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L amore viene dal mare
L amore viene dal mare
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E-book164 pagine2 ore

L amore viene dal mare

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Info su questo ebook

Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro? Che il sogno abbia inizio!
Come si può resistere a un principe su un'isola deserta? Claire Tremaine non sa che l'uomo per cui ha perso la testa dopo una sola notte è il principe di Marétal, Raoul de Castelaise. Per Raoul è arrivato il momento di diventare sovrano, succedere al padre e... trovare una moglie all'altezza del suo rango. Una volta svelata la propria identità, il futuro re propone a Claire di seguirlo a palazzo: accettare significherebbe entrare in un mondo a lei del tutto estraneo, nella speranza che l'amore che prova per Raoul le regali la forza di stargli accanto. In cambio, potrebbe scoprire di essersi trasformata nella regina che lui va cercando.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830529106
L amore viene dal mare
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    L amore viene dal mare - Marion Lennox

    978-88-3052-910-6

    1

    Devi assumere il ruolo di erede al trono, e devi trovarti una consorte.

    Se il principe ereditario Raoul Marcus Louis Ferdinand avesse potuto eliminare quell'ultimo ordine dalla lettera di sua nonna, l'avrebbe fatto, ma sapeva che doveva mostrare al proprio superiore, Franz, il documento nella sua interezza.

    E così gli posò la raffinata carta pergamena davanti agli occhi. L'uomo lanciò uno sguardo all'espressione torva di Raoul, prese la lettera e la lesse. Poi annuì. «A quanto pare, non hai proprio scelta.»

    «No, infatti.» Raoul si voltò a fissare fuori della finestra l'imponente montagna che sovrastava la capitale della Tasmania. Non era nemmeno lontanamente paragonabile al sistema montuoso della regione alpina di Marétal.

    Sì. Doveva tornare a casa.

    «Sapevo che la salute di mio nonno non era delle migliori» raccontò al proprio comandante in capo. «Ma ho sempre pensato alla regina come a una donna forte e indomita. In realtà, questa lettera può sembrare autoritaria, ma è una supplica di aiuto.»

    «Sì» concordò Franz, osservando il foglio. Riportava lo stemma reale di Marétal e non era una lettera che si poteva ignorare. Una convocazione della regina... «Se non altro, arriva al momento giusto» considerò.

    Da oltre due mesi le forze speciali di Marétal erano impegnate in esercitazioni internazionali nelle aree selvagge della Tasmania e il battaglione di Raoul si era distinto per il proprio valore. Le operazioni però volgevano ormai al termine.

    «Ce la caveremo anche senza di te» assicurò Franz. Poi esitò un istante. «Anche se, in fondo, Raoul...»

    «Sì, lo so. È anche ora che io lasci l'esercito» terminò per lui l'amico con un sospiro. «Hai ragione. Ma comunque è mia nonna che governa il regno.»

    «La regina ha settantasei anni.»

    «Prova a dirglielo tu.» Scosse la testa al ricordo della nonna ostinata e tenace. Suo nonno, re Marcus, nonostante fosse il vero sovrano, appassionato com'era di letteratura, non usciva quasi mai dalla biblioteca e la regina Alicia aveva governato il paese dal giorno del loro matrimonio senza ammettere interferenze.

    Eppure, con quella lettera gli stava chiedendo aiuto.

    «Comunque hai ragione. Il consigliere di mio nonno, Henri, mi ha privatamente confessato di essere preoccupato per le decisioni che sta prendendo mia nonna. O meglio, per quelle che non prende. Il nostro sistema sanitario e quello legale devono entrare nel XXI secolo. E anche la sicurezza nazionale sembra essere un problema: Henri ha accennato ad alcune minacce che la regina si rifiuta di prendere sul serio, le ha proposto di rafforzare le misure di sicurezza, ma lei non ne vede la necessità.»

    «Quindi sei l'uomo adatto a cambiare le cose.»

    «Non mi hanno mai permesso di cambiare niente» obiettò Raoul con voce piatta. «E adesso...» Si girò verso la scrivania di Frank e fissò tetro la lettera. «Adesso arriva questa. Vuole che torni in tempo per le celebrazioni dei loro cinquant'anni di regno.»

    «Sarà una cosa splendida» considerò Franz riprendendo poi a guardare la missiva, e nel rileggere l'ultimo paragrafo cercò di trattenere un sorrisetto.

    «Lo trovi divertente?» Ufficiale in capo o no, Franz si beccò un'occhiataccia da Raoul. «Che la regina decreti che io partecipi al ballo con un'accompagnatrice adatta, altrimenti me ne procurerà una lei?»

    «Vuole solo vederti sposato e con un erede. Altrimenti il futuro – tuo e della monarchia – è incerto.»

    «Lei vuole solo comandarmi a bacchetta e obbligarmi a sposare una bella e sciocca aristocratica.»

    Franz conosceva il principe da quando era entrato nell'esercito. Per il mondo intero era l'incarnazione del perfetto nobile e del nipote ideale, ma l'ufficiale sapeva bene che dietro quel suo aspetto mite si nascondeva un uomo che sapeva esattamente quello che voleva. Se la regina fosse stata a conoscenza anche solo della metà delle missioni compiute dal nipote sotto le armi, l'avrebbe già richiamato a palazzo da tempo.

    Ma il segreto del successo del rapporto tra nonna e nipote consisteva proprio in quell'inganno sottile. La sovrana riteneva Raoul un giovane dal sorriso dolce che concordava con qualsiasi cosa lei decidesse, mentre lui non le faceva mai promesse che non poteva mantenere e sapeva sempre come ottenere da lei ciò che voleva.

    «Il nostro popolo approverà vedermi vestire l'uniforme militare» aveva spiegato alla regina, annunciandole la decisione di entrare nell'esercito. «È un'ottima mossa, nonna. Il principe ereditario al servizio del Paese, e non solo per le cerimonie ufficiali. Con il tuo permesso, entrerò nelle Forze Speciali. Hai visto che bei berretti che hanno? Una bella uniforme non può che giovare all'immagine della famiglia reale.»

    La nonna aveva dovuto ammettere che gli stava davvero bene e anche la stampa aveva dimostrato di apprezzare la scelta, impazzendo ogni volta che poteva fotografarlo. A trentacinque anni, alto con i capelli neri, il volto abbronzato su cui risaltavano gli occhi grigi e decisi, in uniforme sembrava un vero duro e – come aveva osservato sua nonna – pareva anche più massiccio.

    Franz ripensò agli anni di addestramento estenuante che avevano trasformato Raoul in un perfetto soldato delle Forze Speciali. La sua ammirazione per lui era cresciuta di anno in anno. Era il suo comandante, ma dopo quindici anni erano anche amici.

    Si voltò e gli strinse una spalla. «Senti, se tu fossi un qualsiasi altro ufficiale, l'anno prossimo ti avrei proposto di prendere la mia carica» gli ricordò. «Però sai perfettamente che l'esercito non ti darebbe scampo, e questo significherebbe trascorrere ore in ufficio tra le scartoffie, e io so che le detesti. Come erede al trono, puoi fare molto di più... anche indossare uniformi più coreografiche.»

    Raoul gli disse chiaramente dove poteva mettersele, e l'uomo soffocò una risata.

    «Sì, ragazzo, ma ti daranno comunque le nappe e forse anche una sciabola. Quando devi partire?»

    «Il ballo è tra un mese.»

    «Ma avrai bisogno di andartene prima» considerò Franz, lanciando uno sguardo alla lettera e torcendo le labbra. «Da quello che scrive, ti aspettano tutti i corteggiamenti da fare, ti devi trovare una sposa...»

    Raoul levò gli occhi al cielo. «Può anche essere che io debba tornare a casa» esordì piano. «Che io debba far fronte ai miei doveri di principe ereditario, ma non esiste che mia nonna mi faccia sposare. Non lo accetterò mai!»

    «Be'» disse Franz con un altro sorrisetto, «io sua maestà la conosco bene. Buona fortuna.»

    Raoul non reagì. Su certe cose era meglio non sprecare il fiato.

    Franz se ne accorse e decise di occuparsi dell'aspetto pratico. «Da adesso considerati in licenza. Del congedo ci occuperemo in seguito. Puoi prenderti un volo anche stasera, se vuoi.»

    «Non voglio.»

    «E che cos'è che vuoi?»

    «Un po' di spazio. Un po' di tempo per capire quello che mi aspetta... Però hai ragione tu: devo tornare a casa. I miei nonni sono vecchi. E lo so che il mio paese ha bisogno di me. Quindi tornerò a Marétal, ma non per trovarmi una moglie.»

    Se si fosse avvicinata ancora alla fine del mondo, sarebbe precipitata.

    Seduta sulla rupe più alta del promontorio più elevato dell'Isola delle Orche, Claire Tremaine voltò il viso in direzione di Sydney. Era lunedì mattina. Negli alti palazzi della Craybourne, Ledger and Smythe sciami di aquile legali nerovestite affondavano gli occhi in pile di documenti tediosi, controllando gli indici ASIC, discutendo l'andamento del Dow Jones e preparandosi già il quinto o il sesto caffè della giornata.

    Quanto stava meglio lei là fuori!

    O forse no.

    In un certo senso, quel brusio le mancava.

    D'accordo, non del tutto, però di sicuro le mancava il caffè. E le tempeste, poi, la spaventavano. Anche perché era un pochino isolata.

    Ma ci sarebbe stata una tempesta? Avevano previsto solo lo spostamento di un fronte freddo verso l'est della Tasmania e quindi non avrebbe dovuto raggiungere l'Isola delle Orche, ma ormai Claire era lì da quattro mesi e iniziava a capire quando una formazione nuvolosa bassa sull'orizzonte avrebbe portato guai.

    A Sydney, una tempesta significava un ombrello e ritardi nelle ore di punta. Su quell'isola invece poteva ritrovarsi costretta a restare chiusa in casa per giorni. Un motivo doveva ben esserci se i proprietari la abbandonavano per sei mesi all'anno. Era solo un grosso spuntone di roccia a metà tra Victoria e la Tasmania e il mare in quel tratto era il più agitato del mondo. Durante la peggiore delle tempeste, Claire non riusciva nemmeno a restare in piedi tanto il vento era forte.

    «Ma è per questo che ci siamo candidati» disse a Rocky, il piccolo foxterrier che aveva preso con sé da un canile il giorno in cui era partita per raggiungere l'isola. «Sei mesi d'isolamento per conoscerci a vicenda e dimenticarci del resto del mondo.»

    Il resto del mondo, però, aveva un caffè decente.

    La barca dei rifornimenti non sarebbe tornata prima di un'altra settimana, e la volta precedente le avevano consegnato una miscela sconosciuta al posto della sua marca preferita. Sigh.

    «Ancora due mesi» ricordò a Rocky alzandosi in piedi per scrutare l'orizzonte sempre più scuro.

    Era stata una decisione impulsiva a portarla fin lì e lei aveva avuto tutto il tempo per pentirsene. Come stava facendo in quel momento osservando quella nuvolaglia sempre più densa. «Per me le previsioni sono sbagliate» disse ancora al cane. «Meglio andare a sbarrare le finestre con le assi, non si sa mai.»

    Avrebbe dovuto dire a qualcuno dove stava andando.

    Se l'avesse fatto però, le guardie del corpo avrebbero dovuto accompagnarlo. Gli accordi erano quelli. Quando era in missione con la sua unità, le guardie del corpo si tenevano in disparte, ma l'efficientissimo servizio di sicurezza riappariva non appena non era più circondato dai suoi commilitoni, pronto a trattarlo come un principe bisognoso di protezione e al quale si doveva impedire a tutti i costi di intraprendere qualsiasi cosa potesse mettere in pericolo l'erede al trono di Marétal.

    Come un'uscita in barca a vela da solo.

    Le guardie lo credevano ancora in servizio. Raoul non aveva informato nessuno del congedo, proprio per liberarsi della sorveglianza. Dall'ufficio di Franz era andato diritto al molo con ancora addosso l'uniforme dell'esercito. In una città piena di militari gli garantiva un certo anonimato di cui non avrebbe di certo goduto ancora a lungo: appena rientrato a casa, sarebbe stato per sempre il principe ereditario.

    Sì, ma non accasato con una consorte scelta da sua nonna. Rabbrividì al solo pensiero delle donne che lei riteneva adatte a lui.

    Raggiunto il Rosebud, un piccolo yacht, dimenticò l'obbligo di scegliersi una sposa.

    L'imbarcazione apparteneva a Tom Radley, un ufficiale dell'esercito locale. Raoul lo aveva conosciuto durante alcune operazioni internazionali svolte nelle aree più impervie della Tasmania e con il tempo la loro amicizia era diventata sempre più profonda. «Dai, esci in barca con me quando torni a Hobart!» aveva proposto Tom, e insieme avevano trascorso un fantastico pomeriggio in mare aperto.

    Poi però, prima del termine delle esercitazioni, Tom era dovuto partire per una missione in Nepal.

    «Usala tu, se vuoi, finché sei in Tasmania» gli aveva detto lanciandogli le chiavi dell'imbarcazione. «Ho visto che te la cavi benissimo e ti conosco abbastanza da fidarmi. Sorvegliato speciale come sei, svignatela ogni tanto e fatti un giro.»

    Era un'imbarcazione in legno, vecchia di circa quarant'anni, ma solida e veloce. Tre settimane prima lui e Tom avevano alzato un po' troppe vele e si erano divertiti a governarla lottando contro il vento.

    In quel momento la lotta con il vento però non era affatto divertente. Al porto le condizioni meteo erano state buone, la visibilità ottima, il sole già sufficiente a scaldare l'aria primaverile, agitata da una brezza sottile che

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