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L eccentrica Miss Boyce
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E-book236 pagine3 ore

L eccentrica Miss Boyce

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1814
Da tutti considerata un'eccentrica destinata a rimanere zitella, Letitia Boyce nasconde dietro l'apparente freddezza un animo pieno di passione. Infatti, è proprio lei l'anonima autrice dello scandaloso L'infedele, audace romanzo d'amore e d'avventura che ha venduto migliaia di copie nella sola Londra. Lettie tuttavia si sente inadeguata: come può scrivere di emozioni che non ha mai sperimentato di persona? Dell'amore tra un uomo e una donna? Essendo tanto inesperta, non è strano che l'affascinante Lord Seton Rayne, così arrogante e sicuro di sé, sconvolga il suo mondo. Ma forse è proprio ciò che ci vuole perché lei stessa e i personaggi che popolano i suoi libri prendano vita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2018
ISBN9788858988244
L eccentrica Miss Boyce
Autore

Juliet Landon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L eccentrica Miss Boyce - Juliet Landon

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Rake’s Unconventional Mistress

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2008 Juliet Landon

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-824-4

    1

    Richmond, Surrey, 1814

    «Ebbene?» chiese Letitia chiudendosi la porta del salottino alle spalle ed escludendo il sommesso vocio. «Che cosa ne pensate? Scongiurerete la mamma di venire a salvarmi oppure le direte che sono in grado di cavarmela da sola?»

    Garnet le si strinse al fianco. «La mamma sa che sei capace di cavartela. È solo che non vuole che affronti tutto questo da sola. Tale situazione non rientrava nei suoi progetti per nessuna di noi, men che meno per la sua primogenita.»

    «Ebbene, ha sempre saputo che intendevo percorrere una strada diversa. Doveva aspettarselo. È un peccato che non abbia trovato il tempo di venire a trovarmi. È abile nel rendere palese il proprio disappunto, vero?»

    «Oh, il disappunto della mamma non è cosa rara di questi tempi, Lettie. Sai bene che non è stato facile per lei, da quando è venuto a mancare papà. Quel che conta è che, anche se te ne sei voluta andare, non vivi lontano e possiamo venirti a trovare quando più ci piace» disse Persephone.

    «Dunque voi approvate?» insistette la giovane.

    «Certo che approviamo» ribatterono in coro le gemelle. «Tutte le signorine pendono dalle tue labbra: Sì, Miss Boyce. No, Miss Boyce

    «Smettetela» le pregò Letitia ridendo.

    La stanza era illuminata dal sole primaverile e, attraverso un paio di doppie porte aperte, si intravedeva un carrozzino elegante, recante lo stemma dei Boyce sulla portiera, e un paio di lacchè in livrea che aspettavano.

    Un castrone baio venne fermato lì accanto e il suo cavaliere non mostrò alcun segno d’impazienza mentre le tre, a braccetto, uscivano sotto l’elegante portico bianco. «Lord Rayne ci scorterà durante il ritorno a Londra» sussurrò Persephone, incapace di trattenersi dall’arrossire. «È così affascinante!»

    «Ci porterà da Almack’s stasera» aggiunse Garnet, con occhi luccicanti. «Sarà una noia tremenda, ma la mamma ha insistito così tanto.»

    Letitia sapeva che, dicendo che non si sarebbero divertite sebbene fossero state invitate dall’uomo più bello e affascinante che conoscevano, le sorelle volevano rincuorarla per il fatto che lei non sarebbe andata con loro.

    Sollevò lo sguardo su di lui e si pentì subito di averlo fatto poiché l’uomo la colse in flagrante e i suoi occhi parvero riflettere, con un certo sarcasmo, la propria mancanza d’entusiasmo. Se non avesse avuto alcun pregiudizio, Letitia avrebbe potuto convenire con la descrizione data da Persephone.

    Ma Letitia aveva dei pregiudizi, che le venivano da alcuni pettegolezzi uditi sul suo conto. Non solo lui era bello come una statua greca, non solo era ricco e titolato – e chi avrebbe mai potuto ignorarlo? – ma era anche un noto libertino. Che cosa era saltato in testa a sua madre quando aveva concesso alle proprie figlie più giovani di frequentarlo, Letitia avrebbe tanto voluto saperlo. Ma Lord Seton Rayne, secondogenito del Marchese di Sheen, nonostante la sua pessima reputazione, aveva tutte le ereditiere ai suoi piedi e non aveva ancora fatto la sua scelta.

    Lo sguardo che le rivolse e che la fece volgere altrove con un certo risentimento sembrava averle letto dentro come un libro. Le aveva fatto l’occhiolino, lasciandole intendere che, almeno lei, non avrebbe avuto niente da temere, poiché non aveva alcun interesse per le zitelle che gestivano scuole per fanciulle, per quanto di buona famiglia potessero essere.

    Ma, se con quello Letitia sperava di evitare che le fosse presentato, si sbagliava.

    «Avanti» l’esortò Garnet. «Vieni a conoscere Lord Rayne prima che ce ne andiamo. Milord, ecco nostra sorella maggiore.»

    Lui si inchinò rimanendo in sella, toccandosi la punta del cappello con il pomo d’argento del frustino, gli occhi scuri che scandagliavano l’alta figura di Letitia come se fosse un cavallo su cui scommettere a Tattersalls. «Miss Boyce» disse poi, «sono felice di conoscervi, alla fine. Iniziavo a sospettare che foste un prodotto dell’immaginazione delle vostre sorelle.»

    «Lo posso ben capire» replicò lei senza ricambiare il sorriso. «D’altra parte, non sarete abituato a incontrare donne indipendenti.» Rendendo palese che il loro breve incontro era finito, gli voltò le spalle per baciare sulle guance le sorelle e accompagnarle alla carrozza.

    A un comando del suo cavaliere, il baio castrato si posizionò di fianco al veicolo, prendendo a seguirlo con passo baldanzoso e dimenando la coda come per schernire la figuretta rimasta da sola sul selciato, che, senza saperne il motivo, si sentì insolitamente impacciata.

    Era stata troppo sulla difensiva? Aveva interpretato male? E le importava che se ne fosse accorto?

    Tornò verso l’ingresso e fu sollevata di rientrare nel suo elemento naturale.

    Non era vero che le gemelle non si divertivano ai ricevimenti, attorniate dagli scapoli più ambiti della piazza londinese. Le sue sorelle si divertivano, eccome, ed erano molto popolari. Avevano buone maniere, bei vestiti e un carattere dolce. Inoltre partecipavano a ogni evento aggiungendovi il loro fascino e i loro splendidi boccoli biondi e, cosa non trascurabile, erano due, perciò venivano notate.

    Secondo i parametri della loro madre, le gemelle valevano tanto oro quanto pesavano e l’unica sua preoccupazione al riguardo era trovare al contempo due gentiluomini della stessa levatura morale e benessere finanziario con cui maritarle, poiché era inconcepibile che una si sposasse e l’altra no. Tuttavia, anche le due fanciulle erano piuttosto scettiche circa la riuscita di quell’impresa.

    Quello stesso problema aveva raramente occupato la mente di Lady Boyce per quanto riguardava, invece, la figlia maggiore. Non vi aveva mai perso il sonno, come accadeva per le gemelle.

    Letitia avrebbe potuto benissimo essere un maschio per l’interesse che dimostrava verso la caccia al marito. Per lei, l’aula scolastica non era mai stata un luogo da cui scappare, la vasta biblioteca di suo padre aveva rappresentato il suo rifugio e la visita a un museo, una lettura di poesia classica o una discussione sui vasi greci erano tutt’altro che un semplice obbligo.

    Certo, Letitia assolveva i suoi doveri sociali, ma molti dei suoi amici erano artisti, poeti, politici e scrittori.

    Il suo defunto padre l’aveva capita alla perfezione, sua madre, così presa dalla rete sociale, invece, no. E la morte improvvisa del genitore, durante una battuta di caccia, aveva fatto decidere a Letitia di cercare la propria libertà al di fuori delle mura domestiche. Sapeva che Lord Boyce avrebbe concordato con lei, anche se era stato il fratello maggiore di sua madre, zio Aspinall, ad aiutarla ad acquistare il numero 24 di Paradise Road, a Richmond, nella contea del Surrey. Era anche stato l’unico tra i parenti, a parte le sue sorelle, ad approvare il progetto di aprirvi una scuola per fanciulle.

    «Una... scuola?» le aveva chiesto sbalordita Lady Boyce, quasiché la figlia avesse imprecato. «Come puoi pensare di attrarre un marito, Letitia, se sei rinchiusa in una scuola con dei bambini per tutto il giorno? Davvero, alle volte sei così irritante...»

    «Non vi starò rinchiusa per tutto il giorno, mamma» le aveva risposto Letitia. «E non ci saranno bambini ma signorine con non meno di diciassette anni, che si preparano a fare il loro debutto. C’è così tanto che devono imparare alla loro età» aveva aggiunto ricordando le mancanze della scuola superiore di Mrs. Wood per le figlie dei gentiluomini. «Se papà non mi avesse insegnato tante cose interessanti, mi sarei sempre trovata con la lingua legata, proprio come le altre giovani educate da Mrs. Wood.»

    «E tu non ti trovi mai con la lingua legata, di questo non ti si può certo accusare» aveva ribattuto pronta sua madre, senza intenderlo come un complimento. «Ma, per una volta, vorrei che considerassi i miei sentimenti, Letitia. Come farò a spiegarlo alle mie amiche? Qualcuno inizierà a guardare con sospetto il nostro albero genealogico, aspettandosi di trovarvi delle eccentricità. Che imbarazzo! Quando invece hai ventiquattro anni e dovresti pensare a farti una famiglia.»

    «Essere d’imbarazzo non è mai stato un mio desiderio, mamma, e non ho nulla contro gli uomini, il matrimonio o la famiglia. Ma proprio non ho mai capito perché l’istruzione sia accettata in un uomo e malvista in una donna. Papà non ha mai pensato che il cervello femminile fosse inferiore a quello maschile, giusto? È stato lui che mi ha insegnato a leggere.»

    «Tuo padre, che Dio l’abbia in gloria, aveva idee radicali riguardo a molte cose, Letitia, ma, quando ti ha fatto quel lascito, dubito che abbia pensato che ne avresti disposto in maniera così poco convenzionale, comprandoti una casa e andandoci a vivere per conto tuo. Un completo disastro!»

    «Zio Aspinall non la pensa così, mamma. E io ringrazio il cielo per questo. Senza il suo aiuto non avrei potuto fare la metà di quel che ho fatto.»

    Quella spiegazione non aveva avuto l’effetto di raddolcire Lady Boyce. «Aspinall non ha neppure figli suoi, figuriamoci se s’immagina cosa voglia dire fare il genitore! E certo non mi aspetto che mi spalleggi su un qualche argomento... Ma, se gli garba avere un’intellettuale come nipote, non ci posso fare molto. Ho iniziato a temere che le cose sarebbero andate a finire così quando hai cercato di nascondere nella tua borsetta quel dizionario di latino, per la serata da Lady Aldyth.» L’imponente figura di Lady Boyce aveva ondeggiato mentre la donna fingeva un mancamento per rafforzare le sue parole.

    Era da entrambi i genitori che Letitia aveva ereditato la sua considerevole altezza, superiore a quella media delle altre donne. Una simile statura non l’aveva aiutata quando aveva dovuto accompagnare, nel ballo, diversi gentiluomini guardandoli dall’alto in basso.

    Solo stando seduta a parlare con quegli stessi uomini, era riuscita a mettere sé e loro a proprio agio.

    Letitia, che era dotata di un carattere sereno e aveva l’abilità di discutere di argomenti interessanti senza affettazione, intrigava i suoi interlocutori dalle menti più liberali.

    In tutto ciò, era anche aiutata dal fatto di possedere dei bellissimi capelli biondo cenere che le ricadevano in ricci sul volto e sul collo, resistendo a ogni sforzo di essere contenuti, due grandi occhi color delle nuvole in tempesta, contornati in modo insolito da ciglia nerissime e, ancora, una figura che la stessa Giunone le avrebbe invidiato. Ma quelle non erano qualità a cui facesse caso, poiché, se c’era qualcosa di cui era totalmente ignorante, era tutto ciò che concerneva le preferenze degli uomini riguardo alle donne.

    La priorità nella maggior parte delle menti maschili, aveva ribadito a tutte e tre le figlie Lady Boyce, era che la donna mantenesse la sua innocenza, fosse dotata di grazia e, soprattutto, non mostrasse alcuna inclinazione allo studio. Se c’era una cosa che l’uomo aborriva sopra ogni altra, era constatare che una donna ne sapesse più di lui su qualcos’altro che non fossero le faccende domestiche. Le gemelle avevano accettato serenamente quei dettami, ma per Letitia erano nozioni troppo generalizzate per essere vere, poiché conosceva personalmente uomini che l’accettavano per come era, con il suo amore per i libri e tutto il resto.

    Sfortunatamente per Lady Boyce, quegli stessi uomini non erano interessati a prendere in moglie la sua figlia maggiore, perché erano già sposati oppure ingrossavano le già cospicue fila di coloro a cui tremavano le ginocchia al solo sentir parlare di famiglia.

    Letitia non sembrava darci peso, se non quando mostrava una certa inclinazione alla pietà verso quegli uomini e quelle donne che vivevano nella costrizione delle convenzioni. Ciononostante, la verità era che l’amore per lo studio e il matrimonio raramente andavano d’accordo, che lei si era guadagnata la reputazione di figlia eccentrica di Lady Boyce e che era altamente improbabile che trovasse un’anima gemella all’interno del ton, come sua madre avrebbe voluto.

    «Che cosa dirà la gente?» le aveva ripetuto Lady Boyce. «Non hai bisogno di guadagnarti da vivere, Letitia. Lavorare non è cosa che faccia per le donne del tuo rango, lo sai.»

    Ma lei l’aveva fatto, e Lady Boyce era rimasta sulle sue posizioni, continuando ad addurre troppi impegni per far visita al numero 24 di Paradise Road e facendo affidamento sui resoconti delle gemelle per le informazioni che riguardavano l’attività della figlia maggiore, con le quali alimentava il fuoco della sua disapprovazione. Naturalmente, Lady Boyce non mancava mai di istruire le gemelle a che informassero Letitia dei balli, degli svaghi, delle serate e degli uomini titolati che frequentavano. Le due le avevano persino portato una copia dell’ultimo lavoro dell’autrice de L’infedele, il romanzo che aveva fatto parlare tutta l’alta società l’anno prima. Erano certe che a Richmond non fosse ancora arrivato e ne avevano fatto dono alla sorella maggiore, nonostante la madre avesse liquidato la loro iniziativa con un’alzata di spalle affermando: «Lettie non leggerebbe mai quella roba».

    «Perché, mamma? Che roba sarebbe?» le avevano domandato, innocenti.

    «Oh, quel tipo di cose, insomma. Romanzi. Romanzi spregiudicati

    «Lo ritieni spregiudicato, mamma?»

    «Oh, non lo so, mie care. A me pare spregiudicato. Com’è che si intitola? Waynethorpe Manor? Di certo lo è.»

    «Sei sicura di non averlo letto, mamma?»

    «Io? Leggere certa robaccia? Certo che no.»

    «Allora come puoi giudicare?»

    «Oh, ne ho scorsa qualche pagina quando sono entrata da Hatchard’s, per questo lo posso dire. Non riesco a immaginare che Letitia possa leggere qualcosa che non sia come distinguere un Turner da un Reynolds... Cosa che, francamente, a me non interessa, a meno che non ci sia una differenza di prezzo.» E la conversazione era poi caduta, come poteva prevedersi, su argomenti circa i quali Lady Boyce aveva idee molto radicate e assolutamente nessuna nozione. Le sorelle avevano sorriso e poi avevano portato ugualmente il libro a Richmond.

    Letitia sollevò il pacchetto avvolto dalla carta da pacco marrone e lo aprì, trovandovi i tre volumi rilegati in pelle e incisi con lettere d’oro. Sbirciò le scritte sulla prima pagina.

    Waynethorpe Manor

    Un romanzo in tre volumi dall’autrice de L’infedele. Londra. Stampato dalla Mercury Press, Leadenhall Street

    1814

    Lo richiuse e sorrise. Ma aveva di fronte sette volti incuriositi. «Possiamo leggerlo, Miss Boyce? Per favore, posso essere la prima? È quello nuovo? L’infedele era così pieno di sentimento! La mamma mi aveva detto di non leggerlo, ma io sono sicura che anche lei lo abbia fatto!»

    Letitia rise. «Forse prima dovrei darci un’occhiata io, poi vi dirò se lo ritengo adatto. Non voglio offendere le vostre madri. E ora...» concluse scoccando un’occhiata all’orologio sul camino. «È il momento della lezione di contabilità. Mr. Waverley sarà qui a momenti e non dobbiamo farlo attendere. Riprenderete i disegni dopo il tè. Avanti, signorine, nel salottino.»

    Riavvolse i volumi nella carta, portandoli con sé per sicurezza. L’Onorevole Bartholomew Waverley era già arrivato davvero ed era pronto a iniziare le pupille di Miss Boyce agli oscuri misteri della contabilità. Era quel genere di materie che Letitia aveva voluto includere nel suo programma scolastico e che altre scuole per signorine si guardavano bene dall’insegnare; ed erano stati molti i genitori che avevano approvato, decretando che fosse una disciplina essenziale per una brava moglie, ricca o meno.

    Mr. Waverley era amico di Letitia sin da quando si erano conosciuti a una lezione che il padre della giovane aveva tenuto a Londra, anni prima. Per buona sorte, Waverley viveva in una bella casa a nordovest del Richmond Green e il suo entusiasmo nel dare un apporto alla scuola come accompagnatore, guida e insegnante era stato una delle ragioni che avevano convinto Letitia ad assumersi una tale responsabilità.

    Condividevano una calorosa amicizia, ma nulla più di quella. Si consideravano come fratello e sorella ed erano contenti entrambi di lasciare le cose così come stavano.

    Mr. Waverley non era solo un amico fidato, ma anche un’eccellente compagnia e non vedeva nulla di male negli interessi di Letitia. Insieme, partecipavano a incontri, discussioni e letture, e l’inclinazione del gentiluomo verso gli argomenti scientifici e matematici controbilanciava in modo perfetto la predilezione per le arti che, invece, mostrava lei.

    «Vieni pure, Bart. Le allieve ti stanno aspettando nel salottino» lo salutò Letitia.

    «Con Gaddy?»

    «Sì, c’è anche Gaddy, ovviamente.»

    Miss Gaddestone era la cugina di Letitia e viveva con lei ricevendo vitto e alloggio per i suoi servigi di chaperon. Visto che molti degli insegnanti impiegati da Letitia erano uomini, Miss Gaddestone se ne stava sempre in un angolo della stanza per salvare le convenzioni. Era gentile e beneamata da tutti e prendeva molto seriamente il suo dovere. Parlava poco ma sentiva tutto.

    Waverley e Letitia si scambiarono un sorriso che non aveva bisogno di spiegazioni poiché entrambi sapevano che una o due studentesse cullavano certe fantasie riguardo all’insegnante di contabilità. Fantasie che avevano poco a che vedere con i conti. Lui era alto e aveva dei bei lineamenti, capelli castani e mani curate, e sorrideva con naturalezza. Era anche figlio di un visconte, ricco e scapolo, perciò avrebbe rappresentato un’opportunità per ogni signorina, se solo avesse mostrato una certa inclinazione al matrimonio. Ovviamente, le allieve erano sicure che lui e Letitia fossero più che amici.

    «Vado, allora» disse lui.

    «Sì. Ah, le gemelle sono venute a farmi visita.»

    «Davvero? Con Lady Boyce?»

    «No.

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