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Un bacio in gondola: eLit
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Un bacio in gondola: eLit
E-book151 pagine2 ore

Un bacio in gondola: eLit

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Info su questo ebook

UNA VALIGIA PER... VENEZIA - Lontana da casa e abbandonata sull'altare, Jillian Colby è disperata, non può dunque credere ai propri occhi quando viene salvata da quella situazione niente meno che da un duca italiano. Gianni è tutto ciò che una donna possa desiderare, gentile, premuroso, e poi conosce benissimo Venezia e, complice la luna, le giornate che i due passano insieme hanno i contorni della magia. Ora a Jillian non resta che convincerlo che il sentimento che prova per lui è un po' diverso dalla semplice riconoscenza...

LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2016
ISBN9788858948996
Un bacio in gondola: eLit
Autore

Tracy Sinclair

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un bacio in gondola - Tracy Sinclair

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Pretend Engagement

    Silhouette Special Edition

    © 2001 Tracy Sinclair

    Traduzione di Maria Elena Giusti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-899-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Io, Rinaldo, prendo te Jillian come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.»

    Nell’udire le parole che l’avrebbero legata per il resto della sua esistenza a Rinaldo Marsala, un uomo che conosceva a malapena, Jillian Colby fu percorsa da un brivido.

    Come poteva essere certa di non commettere un errore imperdonabile?

    Fu un colpetto di gomito di Rinaldo a rammentarle che toccava a lei pronunciare la formula di rito.

    Angosciata, si guardò intorno cercando un appiglio cui aggrapparsi per prendere tempo.

    L’antica chiesa, situata in una tipica calle veneziana, era completamente deserta. Del resto a Venezia lei non conosceva nessuno e Rinaldo non aveva invitato né amici né tantomeno familiari. Le uniche persone presenti erano venute per la messa del pomeriggio, ignare di trovarsi ad assistere a un matrimonio. Fra queste vi era una donna che teneva in braccio un bimbo in fasce e che doveva essere entrata dopo l’inizio della funzione.

    Sentendosi incitare da un secondo colpetto di gomito, stavolta più deciso, Jillian fece appello a tutte le proprie forze e stava per parlare, quando venne interrotta bruscamente dalla donna con il bambino.

    «Non possono sposarsi. Rinaldo è già fidanzato con me e questo è suo figlio» dichiarò alzandosi in piedi e, per avallare l’affermazione, mostrò il bambino avvolto in una copertina azzurra.

    Dopo un attimo di silenzio imbarazzato parlarono tutti all’unisono: la donna, Rinaldo, il sacerdote e i pochi presenti. Tutti tranne Jillian, che si limitò a fissare ammutolita lo sposo che cercava di difendersi con inutili giustificazioni.

    «Mi dispiace, tesoro. Mi dispiace davvero che Maria abbia cercato di rovinare il nostro bel matrimonio.»

    «Allora la conosci? Non si tratta di una pazza arrivata qui per caso. Sei davvero il padre di quel bambino!»

    «Non è come sembra, ma devi fidarti di me. Se avrai un po’ di pazienza sistemeremo tutto.»

    Lei scosse la testa, incredula. «Ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo?»

    «Dobbiamo parlare, tesoro, ma non possiamo farlo qui. Andiamo in un posto più tranquillo.»

    Mentre Rinaldo cercava di convincerla a non lasciarlo, gli altri fecero cerchio attorno a loro: Maria per far valere le proprie ragioni coprendo con le urla quelle del bambino che aveva in braccio, il sacerdote per chiarire la situazione piuttosto confusa e il resto dei presenti per non perdersi una vicenda che aveva tutta l’aria di essere interessante.

    Respingendo bruscamente Rinaldo, Jillian corse lungo la navata in direzione dell’uscita e, una volta fuori della chiesa, non si fermò finché non arrivò in un elegante quartiere sul Canal Grande.

    Ormai completamente senza fiato, si mise a sedere su un basso muretto, lo sguardo fisso in direzione del canale.

    Stentava ancora a credere che fosse accaduto proprio a lei! Che scena orribile!

    Respirò lentamente cercando di calmarsi e solo quando il cuore smise di battere all’impazzata provò a pensare al futuro.

    Benché avesse ormai finito i soldi, non aveva la minima intenzione di tornare a casa: l’idea di dover affrontare gli amici e i familiari che avevano cercato di convincerla a desistere da un matrimonio affrettato era insostenibile. Tuttavia, aveva forse un’alternativa?

    Immersa in quei pensieri cupi, non si accorse di un motoscafo che, mentre curvava all’improvviso a poca distanza da lei, sollevò un’ondata bagnandola da capo a piedi.

    L’uomo alla guida dell’imbarcazione sembrava un gondoliere. Aveva la camicia bianca dal colletto sbottonato e un foulard di seta dello stesso blu dei pantaloni annodato al collo. Il sole del tardo pomeriggio sottolineava il biondo scuro dei suoi capelli e i lineamenti decisi del suo viso abbronzato. Era un bell’uomo, ma lei non era dell’umore adatto per apprezzarne il fascino.

    Jillian lo vide saltare su un molo davanti a un elegante palazzo alla sua destra, ormeggiare il motoscafo e raggiungere rapidamente il muretto dove lei era seduta.

    «Mi dispiace tantissimo» le disse in italiano allungandole una mano per aiutarla ad alzarsi. «Spero di non avere rovinato il suo bel vestito.»

    «È l’ultima delle mie preoccupazioni» gli rispose nella stessa lingua, spostandosi una ciocca di capelli bagnati dalla fronte. «Non credo che lo indosserò ancora.»

    L’interesse dell’uomo parve aumentare a una seconda occhiata. Perché aveva dei fiori d’arancio fra i capelli? Quell’abito bianco di organza con il collettino bordato di perle avrebbe potuto essere perfetto per un matrimonio pomeridiano. Possibile che un uomo sano di mente avesse potuto abbandonare una donna di tale bellezza all’altare?

    «Non deve essere piacevole avere addosso abiti inzuppati. Mi permetta di invitarla da me ad asciugarsi. Mi chiamo Gianni e abito qui.» L’uomo indicò il palazzo davanti al molo dove aveva ormeggiato.

    Rifiutando quell’offerta Jillian avrebbe avuto come unica alternativa di tornare in albergo con il vestito inzuppato e i capelli grondanti. Quindi accettò di seguirlo.

    Lo splendore del palazzo nel quale entrarono ebbe il potere di distrarla almeno per un po’ dagli spiacevoli avvenimenti delle ultime ore. Era la prima volta che aveva occasione di vedere, in un posto che non fosse un museo, tappeti così pregiati su lucidi pavimenti di marmo, preziosi damaschi che ornavano ampie finestre, mobili antichi in legni pregiati, quadri con preziose cornici intagliate e soprammobili d’argento degni delle vetrine di un’oreficeria.

    «Venga con me e le troverò qualcosa da indossare mentre farò asciugare e stirare i suoi vestiti.» Gianni si fermò alla base dello scalone di marmo per aspettare che lei lo seguisse. Jillian esitò un attimo prima di decidere che non aveva niente da temere.

    Era evidente che quell’uomo era un personaggio importante ed era inutile negare che era anche molto affascinante. Nella sua posizione non avrebbe certo cercato di approfittare di una donna nelle sue condizioni.

    Jillian lo seguì al piano superiore in un’immensa camera da letto e, mentre lui passava in un’altra stanza, forse il guardaroba, si fermò a osservare i particolari che la circondavano. La lussuosa coperta di seta del letto matrimoniale a baldacchino era decorata con arabeschi dorati e intonata ai tendaggi delle ampie finestre; l’elegante salottino di velluto si trovava davanti a un caminetto in marmo e i preziosi cassettoni in stile veneziano erano letteralmente coperti di cornici d’argento con foto di famiglia. Tutto parlava di un mondo che lei non aveva mai neppure osato sognare.

    «Può indossare questa mentre il suo abito asciugherà. Lo lasci pure sul letto, manderò un domestico a prenderlo» le disse Gianni, porgendole una vestaglia di seta bianca in stile giapponese.

    «La ringrazio. È molto gentile.» Jillian gli sorrise.

    «È il minimo che possa fare dopo averle causato questo spiacevole disguido. In bagno troverà un asciugacapelli e, quando sarà pronta, potrà raggiungermi al piano inferiore per prendere un caffè. L’aspetterò nel salotto alla destra dell’ingresso.»

    Dopo che se ne fu andato, Jillian entrò in bagno per cambiarsi. Anche questo era splendido, come il resto della suite, e arredato secondo un gusto molto maschile: tre delle pareti erano in marmo marrone screziato di bianco, come il pavimento e le mensole, mentre una era a specchio.

    Fu questa a riportare la sua attenzione sul proprio aspetto e particolarmente sui capelli. Indossava ancora la coroncina di fiori d’arancio che da sola parlava in modo inequivocabile di matrimonio. E il fatto che Gianni non vi avesse fatto riferimento non significava che non l’avesse notata.

    Con un gesto di rabbia la strappò e la gettò nel cestino, poi prese l’asciugacapelli.

    Quando, poco dopo, scese al piano inferiore, il suo ospite misterioso era seduto a un’antica scrivania nel salottino dove l’aveva invitata a raggiungerlo: era una stanza molto accogliente con comode poltrone di pelle e due pareti ricoperte di libri finemente rilegati.

    Anche in abiti sportivi quell’uomo era in perfetta sintonia con l’ambiente che lo circondava. Lei si sentiva invece terribilmente a disagio con quella sottile vestaglia di seta, indossata sulla biancheria intima.

    Gianni era un estraneo e, come se non bastasse, era anche molto affascinante. Jillian abbassò lo sguardo per assicurarsi che la vestaglia fosse ben chiusa.

    Fu in quell’istante che lui si rese conto di quanto fosse carina. Fino a quel momento era stato troppo occupato a rimediare al mezzo disastro che aveva fatto per fermarsi a osservarla, ma doveva ammettere che era una ragazza deliziosa. Con i capelli dai riflessi ramati sciolti sulle spalle e la vestaglia di seta che avvolgeva morbidamente il corpo dalle proporzioni armoniose, sembrava appena uscita dal letto dopo una notte d’amore.

    Quel pensiero bastò a procurargli un brivido lungo la schiena, reazione cui cercò di non prestare troppa attenzione e, quando lei alzò di nuovo lo sguardo, le sorrise. «Ha trovato tutto ciò di cui aveva bisogno, signorina...?»

    Notando che era in attesa di sapere il suo nome, lei ricambiò il sorriso. «Mi chiamo Jillian e ho trovato tutto, grazie. Ho messo gli asciugamani nella cesta dei panni sporchi e ho lasciato il vestito in bagno perché era fradicio. Se qualcuno potesse metterlo in un’asciugatrice in pochi minuti sarebbe pronto.»

    «Possiamo fare di meglio» la rassicurò lui

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