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Dolce compromesso: Harmony Collezione
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E-book152 pagine2 ore

Dolce compromesso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Alejandro Santiago è un uomo potente, determinato e, come sempre accade nel caso di ogni milionario che si rispetti, abituato a ottenere ciò che vuole. Senza alcuna discussione.

Una sua vecchia fiamma gli ha tenuto nascosto il figlio avuto da lui, così quando lo viene a sapere, sei anni dopo, Alejandro sa di non voler perdere altro tempo. I suoi soldi e la sua influenza significano una sola cosa: nessun problema per la custodia del piccolo. Ciò che non ha tenuto in considerazione, però, è la determinazione e la passione che animano la bella Brynne Sullivan, zia del piccolo, per nulla disposta ad arrendersi alle sue pretese. L'unica soluzione possibile è, quindi, trovare un compromesso.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788830506077
Dolce compromesso: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Dolce compromesso - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Mediterranean Millionaire’s Reluctant Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Carole Mortimer

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-607-7

    1

    «Signor Symmonds, sarebbe così gentile da informare la sua cliente che si è comportata in modo del tutto irragionevole ieri, quando sono venuto a prendere Miguel a casa sua?»

    «Signor Shaw, potrebbe dire al suo cliente che ho trovato il suo comportamento inumano!» esclamò Brynne con le guance arrossate e gli occhi blu accesi per la rabbia mentre osservava, dall’altra parte dello studio dell’avvocato, l’uomo in piedi accanto alla finestra che ricambiò il suo sguardo.

    Paul Symmonds, il suo avvocato, le si sedette accanto e le parlò con calma. «Temo, signorina Sullivan, che il señor Santiago abbia la legge dalla sua parte.»

    «Forse...»

    «Nessun forse al riguardo, signorina Sullivan. Il giudice ha stabilito tre settimane fa che, in quanto suo padre, Miguel dovrà stare con me» la informò Alejandro Santiago, glaciale. «Tuttavia, quando ieri ho chiamato casa sua, come d’accordo, si è rifiutata di darmi il bambino.»

    «Michael ha solo sei anni» ribatté lei usando deliberatamente la versione inglese del nome di suo nipote. «E recentemente ha perso in un incidente d’auto gli unici genitori che abbia mai conosciuto. Non è un pacco depositato all’ufficio bagagli in attesa di essere prelevato dal padre naturale.» Era agitata e parlava in modo concitato. In realtà avrebbe voluto gridare a quell’uomo che, anche se era il padre del bambino e lei soltanto la zia acquisita, il piccolo doveva restare a casa sua.

    Peccato che non potesse essere così. Ormai aveva perduto la sua battaglia legale, una battaglia che aveva avuto larga risonanza su tutta la carta stampata.

    Alejandro la fissò freddo e imperturbabile. Era alto, con i capelli neri lunghi e gli occhi grigi più gelidi che Brynne avesse mai visto. Il volto era spigoloso e il completo di sartoria rendeva il suo aspetto ancora più distaccato. Era un uomo che lei aveva imparato a disprezzare e a temere nelle ultime settimane, durante la sua fiera opposizione a cedere la custodia del nipote.

    «Sono consapevole dell’età di Miguel, signorina Sullivan» ribatté lui rigido. «Così come sono sicuro che il posto di mio figlio sia con me.»

    «Non la conosce neppure» protestò Brynne.

    «Mi rendo perfettamente conto anche di questo. Sfortunatamente non posso fare niente riguardo ai sei anni della sua vita che mi sono perduto.»

    «Avrebbe potuto sposare sua madre sette anni fa.»

    Alejandro contrasse la mascella. «Lei non conosce la situazione per cui eviti di dirmi cosa avrei dovuto fare sette anni fa» l’ammonì duramente.

    «Maledizione!» sbottò Brynne decisa a dirgli almeno ciò che avrebbe potuto fare in quell’ultimo mese. «Da quando il giudice ha emesso la sentenza in suo favore, tre settimane fa, mi sarei aspettata che usasse questo tempo per approfondire la conoscenza con Michael e invece lei non si è mai visto. Ho avuto la sensazione che non fosse nemmeno in Inghilterra.»

    Alejandro strinse gli occhi, minaccioso. «Dove sono stato in queste ultime settimane non sono affari suoi!» sbottò impaziente. Poi, rivolgendosi all’avvocato, aggiunse: «Signor Symmonds, le dispiacerebbe riferire alla sua cliente che non ha alcun diritto di trattenere mio figlio? L’unico motivo per cui ho acconsentito a questo incontro oggi, alla presenza dei nostri avvocati, è stato per gentilezza nei suoi confronti e...».

    «Così non deve tornare in tribunale» ribatté Brynne disgustata.

    «Non ho alcuna paura a incontrarla in tribunale, signorina Sullivan» le assicurò Alejandro Santiago impassibile. «Sappiamo benissimo entrambi che perderebbe. Per la seconda volta. Tuttavia mi rendo conto che è affezionata al bambino...»

    «Affezionata?» sbottò lei oltraggiata. «Io amo Michael. È mio nipote e...»

    «In realtà non è suo nipote di sangue» le ricordò in tono duro lo spagnolo. «Miguel aveva già quattro anni quando la madre ha sposato suo fratello.»

    «Il suo nome è Michael» ribatté lei acida.

    «Ascolti, signorina Sullivan» la interruppe Paul Symmonds. «L’ho già avvertita prima di questo incontro che non ha nessuna possibilità se non quella...»

    «Michael è completamente distrutto dalla perdita dei suoi genitori» protestò Brynne. «Sono sicura che, quando il giudice ha scritto la sentenza, pensava che il padre del bambino avrebbe usato queste tre settimane per stare insieme al figlio e non che si presentasse alla mia porta aspettandosi che Michael lo seguisse come se niente fosse.»

    Alejandro inarcò un sopracciglio, impaziente, chiedendosi perché quella donna continuava a lottare contro di lui. E lo stava facendo fin dal giorno in cui le era stato detto che il nipote, acquisito grazie al matrimonio del fratello con la madre del bambino, era figlio suo; il figlio nato in seguito a una sua breve relazione con Joanna sette anni prima.

    Se Brynne Sullivan pensava che quella scoperta lo avesse lasciato indifferente si sbagliava. Era stato terribile leggere sui giornali dello spaventoso incidente che aveva causato la morte di otto persone, tra cui Joanna e suo marito Tom. Ma era stata la fotografia del figlio di lei, miracolosamente scampato allo scontro, e l’incredibile somiglianza con lui alla sua stessa età a fargli sorgere il sospetto sulla sua paternità.

    A quel punto aveva svolto delle indagini discrete su Joanna e Michael e aveva scoperto che il bambino aveva già quattro anni quando lei si era sposata con Tom Sullivan e che prima di allora non c’era mai stato nessun padre presente. Quella informazione, la coincidenza con le date e l’incredibile somiglianza gli avevano fatto pensare a una reale possibilità che Miguel potesse essere suo figlio.

    Era partito immediatamente per l’Inghilterra per approfondire le sue ricerche e alla fine aveva promosso davanti al tribunale una istanza di riconoscimento della paternità. Il giudice aveva ordinato l’esame del DNA che aveva confermato senza ombra di dubbio la sua paternità.

    Eppure quella donna continuava a contrastare la decisione del giudice.

    Alejandro si staccò dalla finestra, impaziente. «Come le ho già detto, ho accettato questo incontro per una cortesia nei suoi confronti, ma adesso credo che sia concluso.»

    «Direi proprio di no» si oppose lei.

    «E invece sì. Preparerà le cose di Miguel e lo voglio trovare pronto a partire con me domani a quest’ora.»

    «Non posso permettere che se lo porti via così!»

    «Purtroppo temo che non abbia altra scelta, signorina Sullivan» la interruppe l’avvocato di Alejandro. «La legge è dalla parte del señor Santiago.»

    Brynne gli lanciò un’occhiata di fuoco prima di voltarsi a guardare Alejandro.

    In altre circostanze lui avrebbe trovato quella donna attraente con la sua figura snella, i capelli lunghi color tiziano, la pelle avorio e gli occhi blu vivaci e intelligenti. Invece, date le circostanze, la considerava assolutamente irritante. Così irritante da volersene sbarazzare il prima possibile.

    «Allora la legge è un grande imbroglio» dichiarò lei arrabbiata.

    L’avvocato la guardò scuotendo la testa. «Imbroglio o no, signorina, la paternità del señor Santiago è stata dimostrata e confermata.»

    «Ma lui non ama Michael come lo amo io! Il bambino aveva solo quattro anni quando Joanna e Tom si sono sposati e ora che sono morti, i miei genitori e io siamo l’unica famiglia che gli è rimasta.»

    «Ha dei nonni, uno zio, una zia e dei cugini in Spagna» la contraddisse Alejandro.

    «Non sa nemmeno chi siano così come non sa chi è lei.»

    Lui respirò a fondo per mantenere il controllo. «Signorina Sullivan, mi ha ripetuto lo stesso discorso in continuazione nelle ultime sei settimane e come le ho già detto né lei, né i suoi genitori, avete un legame di sangue con il bambino.»

    «Lei è davvero un mostro!» sentenziò Brynne con odio. «Michael ha ancora incubi di notte per la morte della madre e dell’unico padre che abbia mai conosciuto. Come può pensare di strapparlo alle persone che lui ritiene suoi parenti in questo modo?»

    «Sto semplicemente prendendo ciò che è mio» ribatté freddo lui. Era ancora incerto sui propri sentimenti riguardo a Joanna e al fatto che gli avesse celato l’esistenza di suo figlio per tutti quegli anni. Vero, la loro relazione era stata breve, nient’altro che una di quelle storie che iniziano e si concludono nell’arco di una vacanza, tuttavia questo non giustificava il suo deliberato silenzio.

    Brynne lo fissò frustrata. Sapeva che, in quanto padre naturale del bambino, quell’uomo aveva il diritto di portare Michael dove voleva e che lei non aveva alcuna possibilità di avere la custodia del piccolo. Come poteva una donna single di venticinque anni, insegnante, competere con un miliardario che possedeva case in tutto il mondo e che si spostava con il suo jet privato?

    A ogni modo ci aveva provato.

    «Non ho altro tempo da perdere, mi dispiace» commentò Alejandro rivolgendosi con decisione agli avvocati. «Ho delle riunioni d’affari a Majorca che ho già dovuto rimandare nelle ultime ventiquattro ore e...»

    «Mi spiace che discutere della felicità futura di Michael abbia interrotto il suo lavoro» ironizzò lei.

    Lui le lanciò un’occhiata sprezzante prima di rivolgersi a Paul Symmonds.

    «Penso sia arrivato il momento di avvertire ancora una volta la sua cliente di tenere pronto Miguel a partire per Majorca con me domani mattina alle dieci» disse brusco. «In caso contrario sarò costretto a portare di nuovo in tribunale la signorina Sullivan.»

    E lo avrebbe fatto, pensò Brynne sconfitta osservando l’espressione implacabile di lui.

    Le sembrava ancora incredibile che la sua bella e simpatica cognata Joanna avesse potuto avere una relazione con un uomo come Alejandro

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