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Il gioco delle apparenze: Harmony Destiny
Il gioco delle apparenze: Harmony Destiny
Il gioco delle apparenze: Harmony Destiny
E-book162 pagine2 ore

Il gioco delle apparenze: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il nuovo datore di lavoro di Isabelle Browne è affascinante, bello come il peccato... e di certo le sta nascondendo qualcosa. Altrimenti perché un uomo ricco e influente come Cristiano Veron si dimostrerebbe tanto interessato a lei, semplice governante? E infatti i sospetti di Isabelle vengono confermati quando scopre il vero motivo per cui lui l'ha assunta: per tenerla d'occhio.

Cristiano farebbe qualsiasi cosa per proteggere la sua famiglia e tenere Isabelle il più vicino possibile rientra nei suoi piani. Anzi, il compito è molto più piacevole di quel che pensava, dato che lei è una sorpresa continua. E quando il desiderio si fa irresistibile, le fa una proposta.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2018
ISBN9788858986660
Il gioco delle apparenze: Harmony Destiny
Autore

Bronwyn Jameson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il gioco delle apparenze - Bronwyn Jameson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Magnate’s Make-Believe Mistress

    Silhouette Desire

    © 2009 Bronwyn Jameson

    Traduzione di Giuseppe Biemmi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-666-0

    1

    «Calma, piccola, non c’è nessuna fretta. Abbiamo tutto il tempo del mondo.» Cristiano Veron spostò il proprio peso sulla schiena di Gisele, il contatto della sua mano sul collo di lei capace di tranquillizzarla al pari della sua voce morbida. Sotto di lui, Gisele fremette tenendo a stento a freno l’eccitazione mentre il loro ritmo si faceva dolce e continuo.

    «Brava la mia ragazza» mormorò lui. Un’altra tenera carezza dall’orecchio fino alla spalla seguì l’approvazione. «Perfetto.»

    Gisele era così reattiva, così docile, così desiderosa di compiacere. Così diversa dalle altre femmine della sua vita. La cinica considerazione non smorzò il piacere trasmessogli dal momento che stava vivendo, né gli offuscò il sorriso soddisfatto. Il profumo prematuro della primavera gli riempiva le narici. Una gloriosa luce solare gli riscaldava schiena e braccia per la prima volta da settimane. E quando la fece oscillare, il colpo secco che la mazza da polo produsse entrando in contatto con la palla gli spedì una scarica di adrenalina per tutto il corpo.

    Subito dopo il sesso, scendere sul campo da polo, anche da solo, veniva al secondo posto nella personalissima scala dei piaceri della vita di Cristiano.

    Ultimamente aveva avuto ben poche occasioni per abbandonarsi al piacere. Non riusciva a ricordare l’ultimo fine settimana senza impegni di lavoro o di famiglia, né l’ultima domenica che aveva trascorso nella sua tenuta nello Hertfordshire. E, Dios, gli mancava la sua scuderia, gli mancavano i suoi pony, gli mancava quel gioco.

    Con una leggera pressione delle cosce, Cristiano guidò la favorita fra i suoi pony in una serie di cambiamenti di direzione. Come sempre, l’animale rispose docilmente, eseguendo ogni comando senza far bizze. Se solo la stessa cosa fosse valsa per...

    Cristiano interruppe il corso dei suoi pensieri. Socchiudendo gli occhi, fissò la figura solitaria che se ne stava al centro del campo di allenamento. Non si trattava di una delle tante femmine decise ad accalappiarlo, ma di un parente. Quasi.

    Hugh Harrington, il fidanzato di sua sorella.

    Rassegnato a essere interrotto, Cristiano imprecò tra sé senza comunque infervorarsi particolarmente. Non che il futuro genero non gli fosse simpatico. Hugh aveva inseguito Amanda con la stessa determinazione che lui riservava al polo, e quell’atteggiamento caparbio aveva ottenuto la sia pur riluttante approvazione di Cristiano. Ora, se Hugh si fosse presentato nel bel mezzo del terreno di gioco in tenuta da polo, Cristiano non avrebbe potuto che accogliere il suo arrivo con gioia. Ma no, l’uomo più giovane era in abiti da lavoro e sul viso quasi effeminato aveva stampata un’espressione arcigna.

    L’ennesimo dramma collegato al matrimonio, immaginò tra sé Cristiano. Quel dannatissimo evento si era trasformato in un circo di dimensioni mastodontiche e, dato che era lui a staccare gli assegni, Cristiano doveva anche sorbirsi le crisi quotidiane riferitegli da Amanda e da Vivi, la loro madre.

    Scrollando il capo, si rammentò che in meno di un mese sarebbe stato tutto finito. Amanda avrebbe abbandonato le ansie da futura sposa. E Vivi si sarebbe potuta lanciare in caccia del suo quinto marito. Insomma, la vita sarebbe tornata alla normalità.

    Solo ventotto giorni ancora...

    Facendo arrestare Gisele, Cristiano salutò l’inaspettato visitatore alzando laconicamente un sopracciglio. «Pensavo stessi visionando una proprietà in Provenza.»

    «Sono rientrato in aereo ieri sera» disse Hugh. Spingendo indietro le spalle, tirò un respiro che gli gonfiò il torace. «Mi spiace intromettermi nel tuo allenamento, e per giunta di domenica. Non ti tratterrò a lungo, ma devo assolutamente parlarti.»

    «Sembrerebbe qualcosa di grave. Di che cosa si tratta stavolta?» chiese pacatamente Cristiano. «Le rose si rifiutano di sbocciare? Il responsabile del catering ha rinunciato all’incarico per l’esasperazione? Una damigella d’onore della sposa si è ritrovata incinta?»

    Nonostante l’abbronzatura acquisita nel Sud della Francia, Hugh impallidì. «No, non una damigella d’onore» borbottò.

    «Amanda?»

    «No, un’altra donna. Non so nemmeno chi sia» disse Hugh, chiaramente agitato. «A parte che è australiana e che ha chiamato mentre ero via per lasciare uno sgradevole messaggio sulla mia segreteria. Sostiene di essere incinta.»

    Gisele agitò la testa, segnalando a Cristiano che aveva inavvertitamente serrato la presa attorno alle redini. Lui placò la contrarietà del pony posandole una mano sul collo, ma il suo sguardo rimase fisso sul volto tormentato dell’uomo più giovane. «Stai cercando di dirmi che questa donna aspetta un figlio da te?»

    «Questo è quanto afferma lei, ma sono delle balle colossali.»

    «Hai detto che non sai chi è.» Cristiano parlò lentamente, manifestando tutta la sua incredulità. Il suo tono però, da tenero, si fece sarcastico. «Stai dicendo che non vi siete mai incontrati?»

    «Come posso affermarlo con certezza? Sai che sono stato in Australia per quasi un mese all’inizio di quest’anno, impegnato nella preparazione della vendita della tenuta Hillier.»

    Hugh viaggiava spesso e volentieri come rappresentante della casa d’aste di famiglia, ma Cristiano ricordava bene quel viaggio a causa della reazione della sorella, inconsolabile per la prolungata assenza del fidanzato.

    «Credo di aver conosciuto qualche centinaio di persone» continuò Hugh.

    «Buona parte delle quali donne, non c’è dubbio.»

    «Non le ho conosciute in quel senso. Stavo solo sottolineando che posso anche aver incontrato questa donna, ma che il suo nome non mi dice niente. Da quando ho chiesto ad Amanda di diventare mia moglie, non ho più guardato nessun’altra. Perché mai dovrei mettere a rischio la mia felicità?»

    Non fosse stato per il suo cinismo nei confronti di amore e matrimonio, Cristiano avrebbe potuto bersi quell’affermazione pronunciata con ardore. Ma sottoscriveva in pieno il proverbio citato spesso dal suo patrigno secondo cui dove c’è fumo, c’è fuoco. «Qualcun altro sa della rivendicazione di questa donna?» domandò.

    Hugh scrollò il capo.

    «Non l’hai detto neanche ad Amanda?»

    «Vuoi scherzare? Sai bene in che stato di apprensione è per via dei preparativi delle nozze.»

    Purtroppo, Cristiano lo sapeva.

    «Tua sorella merita una giornata perfetta. E se quella donna si presentasse qui, sulla soglia di casa mia, il giorno prima del matrimonio?»

    «E quindi, che cosa vorresti fare?» chiese Cristiano. «Comprare il suo silenzio?»

    Hugh sbatté le ciglia esterrefatto, come se non avesse nemmeno preso in considerazione quella possibilità. Cristiano si domandava se avesse considerato una qualsiasi possibilità. «Non so cosa fare» disse, confermando quella sensazione. «Mi sarei consultato con Justin, ma è a New York, impegnato a mettere una pezza alla reputazione degli Harrington. Non potevo appioppargli un altro problema, dopo tutti quelli che ha dovuto risolvere quest’anno. Ecco perché mi sono rivolto a te.»

    Il discorso non faceva una grinza e Cristiano non poté che annuire. Dopo la morte della moglie, il fratello maggiore di Hugh stava occupandosi di uno scandalo scoppiato nella sede americana dell’attività di famiglia.

    «Perché proprio io?» Hugh scosse la testa in preda a un evidente sconcerto. «Deve avermi scelto per una ragione precisa.»

    A Cristiano ne venivano in mente diversi milioni. «Ha parlato di denaro?» domandò.

    «No, non ne ha parlato. Ha detto che era da una settimana che cercava di mettersi in contatto con me. Mi ha chiesto se mi ricordavo di lei... mi ha perfino fatto lo spelling del suo nome, come se fosse importante. Poi è saltata fuori con quel sono incinta

    «Una donna che non usa mezzi termini, non c’è che dire.»

    «Mi sembrava piuttosto una donna incavolata nera. Cosa devo fare, Cristiano? Non posso rischiare che Amanda scopra questa faccenda, ma non posso nemmeno ignorare questa... questa...» Hugh si passò una mano nei capelli ed esalò un respiro sofferto. «Forse è tutto un malinteso. Oppure un errore di persona. Forse dovrei semplicemente telefonarle.»

    «Hai il suo numero?»

    Hugh estrasse un foglietto dalla tasca interna della giacca. Per un istante, Cristiano osservò il tremolio della sua mano. Nonostante l’abbronzatura, appariva pallido e teso, e Cristiano non poté non interrogarsi al riguardo. Forse il vecchio Hugh Harrington, l’impenitente playboy in soccorso del quale era dovuto intervenire più volte il fratello Justin per sbrogliare i numerosi pasticci combinati, era riaffiorato in quel lungo viaggio d’affari.

    Con mezzo mondo a separarlo da casa e qualche drink di troppo, una bella femmina tentatrice che andava dritta al sodo poteva averlo incastrato...

    Forse questo spiegava la sua ritrosia a confidarsi con Amanda, o a ricambiare la telefonata della misteriosa donna. Forse era venuto lì a recitare la parte del santarellino sconcertato, fiducioso che Cristiano avrebbe coperto la sua scappatella, mettendo a tacere l’australiana e convincendola a sparire con argomenti a vari zeri. Hugh sapeva che la famiglia per Cristiano era tutto, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di garantire la felicità di sua sorella.

    «Hai intenzione di chiamarla?» si informò Hugh.

    «Ho in programma un viaggio in Australia per l’inizio di giugno. Potrei anticiparlo.» Cristiano prese la decisione sul momento, delineando un piano d’azione mentre parlava. «Sarebbe auspicabile incontrare questa donna di persona e al più presto possibile. Per scoprire cosa vuole esattamente.»

    «Faresti questo per me?»

    «No» rispose Cristiano. «Lo farò per Amanda.»

    Chinandosi in avanti, si abbassò per prendere il foglietto svolazzante dalla mano di Hugh. Isabelle Browne, lesse. Seguiva un numero di telefono e quello che aveva tutta l’aria di essere il nome di un’attività. At Your Service? Con gli occhi socchiusi, alzò lo sguardo di scatto. «È un’agenzia di escort?»

    «Non ne ho idea. Ho trascritto i dati salienti del messaggio che mi ha lasciato. Immagino che sia il nome di una società, ma non mi dice niente.» La testa di Hugh si sollevò impercettibilmente. Un’espressione allarmata gli si disegnò in volto. «Tu non mi credi, non è così?»

    «Diciamo che non posso dire di non crederti, ma che preferisco formarmi un’idea più precisa e diretta.»

    «Cercando di rintracciare questa Isabelle Browne?»

    «Sì» dichiarò Cristiano con voce mortalmente bassa. «La rintraccerò e scoprirò la verità che sta dietro alle sue asserzioni prima di accompagnare all’altare mia sorella. Se salta fuori che stai mentendo, non ci sarà nessun accomodamento e, soprattutto, nessun matrimonio.»

    «Tutto quello che ti ho detto è la pura, sacrosanta verità, Cristiano. Te lo giuro.»

    «Allora non hai nulla da temere, non trovi?»

    Isabelle Browne aveva trascorso ventiquattro ore a convincersi che non aveva nulla di cui preoccuparsi. L’uomo che l’aveva prenotata come governante per la settimana successiva era il CEO di una compagnia aerea privata. A raccomandarla, facendo il suo nome, avrebbe potuto essere stato qualunque cliente altolocato della Chisholm Air, dato che era quello il genere di persone che si rivolgeva alla At Your Service perché fornisse loro dei domestici quando visitavano l’Australia. Non era la prima volta che veniva richiesta espressamente. Era brava... anzi, no, era maledettamente brava nel suo lavoro.

    Ma adesso lui era arrivato, con quasi un’ora di anticipo, e l’aveva colta alle prese con una miriade di incombenze ancora da sbrigare. Per diversi istanti chiuse gli occhi e respirò profondamente fino a quando non ebbe placato l’agitazione. Ecco l’ennesimo cliente, si disse aspramente, talmente ricco e pieno di sé da non accettare un no come risposta.

    Sentendosi più calma ma non per questo meno curiosa, Isabelle si appropinquò alla finestra per vedere meglio l’uomo che stava scendendo dall’auto di fronte all’ingresso. Distrattamente, Isabelle spense l’iPod

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