Un matrimonio interessato: Harmony Collezione
Di Sara Craven
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Info su questo ebook
Roan Zandros, milionario con l'hobby della pittura, ha accettato l'accordo impostogli dal padre: se non riuscirà a farsi strada nel mondo dell'arte prenderà il suo posto a capo della società di famiglia.
I loro interessi sembrano convergere verso un matrimonio di facciata. Ma accetteranno davvero di essere marito e moglie solo formalmente?
Sara Craven
E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.
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Anteprima del libro
Un matrimonio interessato - Sara Craven
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Virgin’s Wedding Night
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2007 Sara Craven
Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-702-9
1
«Cosa significa che non se ne fa più niente?» Harriet Flint fissò il volto arrossato del giovane seduto di fronte a lei. «Abbiamo un accordo e siamo qui per definire i dettagli per il matrimonio. Io conto su di te.»
«Ma le cose sono completamente cambiate adesso. Quando ho accettato, non m’importava cosa sarebbe successo. La ragazza che amavo era uscita dalla mia vita, quindi l’idea di guadagnare un po’ di soldi e andarmene in giro per il mondo mi sembrava accettabile. Janie però è tornata e adesso siamo di nuovo insieme, questa volta per sempre. Stiamo per sposarci e non permetterò che niente rovini i nostri piani.»
«Ma se tu le spiegassi...»
«Spiegare?» Peter Curtis rise ironico. «Dovrei dirle che mentre eravamo separati ho accettato di sposare una perfetta sconosciuta per denaro?»
«Potresti chiarire che non si tratta di un matrimonio vero, ma solo di un accordo temporaneo.»
«Janie non concepirebbe mai un mio coinvolgimento in una situazione così bizzarra» obiettò. «E anche ammesso mi credesse, penserebbe che sia andato fuori di testa e, sinceramente, non potrei darle torto. Quindi signorina Flint l’accordo è saltato. Non voglio correre il rischio che mi lasci ancora, perché Janie è la sola cosa che conta per me. Sono certo che lei possa capirmi.»
«E io ho un’eredità che conta allo stesso modo per me» puntualizzò Harriet. «E che rischierò di perdere se non mi sposerò entro il mio prossimo compleanno. È ovvio che tu non l’abbia mai capito. Mettiamola in questo modo. Sposarsi oggi costa parecchio. Sono certa che la tua Janie se ne renda conto e che tu riuscirai a persuaderla che un bel gruzzolo esentasse val bene un piccolo sacrificio, soprattutto se ti offrissi più di quanto pattuito.»
«No, lei non la vedrebbe proprio così. E perché dovrebbe?» Curtis si alzò, pronto ad andarsene, poi si fermò e la guardò con cipiglio. «Santo cielo, signorina Flint... Harriet, lei non ha bisogno di comprarsi un marito. Se si vestisse diversamente, se facesse qualcosa ai capelli, sarebbe una donna attraente. Perché allora non la vede come una fortunata scappatoia e non si impegna a trovare la felicità vera?»
«Grazie, ma non mi servono i tuoi consigli. Preferisco fare le cose a modo mio e attrarre un uomo non è nelle mie intenzioni. Né ora, né mai.»
«Be’, non sarò certo l’unico ad aver risposto al suo annuncio! Contatti uno degli altri.»
Tu però sei l’unico che mio nonno avrebbe creduto possibile come mio futuro marito. Sei la sua concezione di perfetto e onesto giovane inglese. Giuda Iscariota probabilmente ti assomigliava.
Curtis fece per estrarre il portafoglio, ma Harriet scosse il capo.
«No, lascia. Faccio io. Mi auguro che resterai sempre convinto di aver preso la giusta decisione» aggiunse con un sorriso. «E buona fortuna.»
Non lo pensava davvero. In quel momento avrebbe voluto uccidere lui e quella strega della sua fidanzata che si era permessa di infrangere i sogni di Harriet.
Cosa diavolo avrebbe fatto ora?
Be’, per quel pomeriggio non le restava altro che relegare quel problema inaspettato nei recessi della sua mente. Aveva una riunione insidiosa che richiedeva tutta la sua concentrazione.
Chiamò il cameriere che la raggiunse subito, storcendo il naso alla vista del suo piatto di penne all’arrabbiata ancora pieno.
«Qualcosa non va nella pasta, signorina?»
«Nient’affatto» lo rassicurò. «Io... non avevo molto appetito, tutto qui.»
Piuttosto carino, pensò, poi scosse il capo. Quanto si poteva diventare remissivi?
Lei probabilmente assomigliava al suo ignoto padre. I capelli erano di certo il suo punto forte, castani con riflessi dorati. E, se mai avesse deciso di lasciarli sciolti, le sarebbero caduti sulle spalle in morbide onde. Aveva gli occhi grigio chiari e le ciglia folte, ma per il resto il suo viso era insignificante. Cosa poteva aver visto in un uomo così la bionda e affascinante Caroline Flint? A meno che non avesse avuto fascino da vendere.
Non ho proprio preso il meglio dai miei genitori, pensò con cinismo.
Non che ciò la turbasse. Non voleva assomigliare a sua madre né nell’aspetto né nel temperamento. Anzi, era rimasta piuttosto infastidita dall’insinuazione di suo nonno che lei non vedesse l’ora di seguire le tracce di sua madre e infangare il nome di famiglia.
Al contrario di Caroline Flint, lei non aveva mostrato la minima propensione per avventure brevi e pubbliche con uomini sposati o scapoli che fossero.
Non che le fosse mai capitata l’occasione, in tutta onestà. Era uscita un paio di volte al suo arrivo a Londra, ma nessuno di quegli incontri si era mai trasformato in una relazione. Di recente poi non aveva più avuto appuntamenti. E questo le andava più che bene.
Harriet si alzò e raggiunse Luigi, il proprietario del ristorante, alla cassa.
L’uomo però era già impegnato con un giovane alto che era appena entrato nel locale. Sembra un uomo di strada, pensò Harriet, risentita all’idea di dover aspettare.
Jeans sdruciti, scarpe da ginnastica vecchie e maglietta sbiadita non erano proprio il genere di abbigliamento usato dalla clientela maschile di Luigi. I capelli lunghi e la barba incolta poi erano ancor meno indicati.
Harriet era stupita che quell’intruso non fosse già stato accompagnato cortesemente alla porta.
Al contrario, Luigi era tutto sorrisi e cortesie. E stava anche prendendo il libretto degli assegni.
Stava forse pagando quell’uomo perché se ne andasse? Luigi gestiva un ristorante eccellente, ma Harriet non se l’era mai figurato come uno che si lasciasse intenerire facilmente. A meno che quella visita non avesse un taglio più sinistro e quell’uomo non stesse riscuotendo una sorta di pizzo.
Harriet sorrise fra sé e sé. Si stava lasciando trasportare dall’immaginazione.
E poi, gente di quel genere non accettava di certo assegni.
L’uomo invece lo infilò nel portafoglio, poi strinse la mano a Luigi e si girò.
Per un attimo Harriet si ritrovò a faccia a faccia con lui. Nonostante l’aspetto trasandato, l’espressione sul suo viso era altera. Non si poteva dire fosse un bell’uomo, ma aveva un fascino particolare. Spalle larghe, fisico asciutto e due occhi neri come la notte, che la fissarono con la più totale indifferenza. Poi, in silenzio come era entrato, l’uomo lasciò il ristorante.
Harriet si sentì stranamente scossa e si portò la mano al colletto della camicia bianca.
Come se le fosse importato del suo aspetto. Come se non avesse deliberatamente scelto ogni giorno della sua vita degli abiti poco appariscenti e non si fosse legata i capelli dietro alla nuca in un’insipida coda di cavallo. Perché con l’esempio di sua madre sempre presente nei suoi pensieri, era l’ultima persona al mondo che volesse attrarre l’attenzione di un uomo.
Specie di uno con quell’aspetto, pensò prendendo la carta di credito.
Ma Luigi quel giorno sembrava essere bendisposto con tutto il mondo e le fece cenno di lasciar stare.
«Non ha mangiato niente, signorina Flint e ha bevuto solo acqua. E il suo amico ha consumato poco più di lei. Spero che alla prossima occasione, avrete più appetito.»
Alla prossima occasione potrei aver perso tutta la mia eredità, pensò Harriet con amarezza, sforzandosi di sorridere. E l’amico in questione non sarà con me.
Stava per andarsene, quando Luigi la fermò. «Quell’uomo che è appena stato qui... si sarà forse chiesta chi sia.»
Harriet arrossì, suo malgrado. «Non è davvero affar mio...»
«No, invece credo che possa interessarle, perché lei è stata la prima a notare il quadro e ad ammirarlo» osservò, indicando la parete alle sue spalle. «Avrei dovuto dirglielo.»
«Dirglielo?» ripeté Harriet, osservando il quadro che adornava il muro da tre settimane e corrucciando la fronte per lo stupore. «Vuol dire che è lui l’autore?»
«Sì» confermò il gestore in italiano, con un sorriso divertito. «Ha proprio l’aspetto dell’artista relegato nella sua soffitta in attesa di sfondare, vero? Eppure ha talento. L’ha detto anche lei, signorina.»
Harriet osservò nuovamente il quadro. Era vero, ammise con riluttanza. Aveva catturato la sua attenzione e la sua immaginazione dal primo momento in cui l’aveva visto, anche se non era il genere di rappresentazione che prediligeva di solito.
A prima vista era una composizione semplice, il classico paesaggio mediterraneo con limpido cielo azzurro, spiaggia a mezzaluna e mare incontaminato. Sullo sfondo c’era una piccola spianata di roccia su cui era sistemato un tavolo con una bottiglia di vino rosso mezza vuota e due bicchieri, uno dei quali disteso con il contenuto rovesciato sulla superficie di metallo bianca. Sotto la roccia, mezzo sepolto nella sabbia, c’era il sandalo a tacco alto di una donna.
Era un quadro che suscitava domande e che provocava speculazioni, ma non era questo che aveva scatenato l’interesse di Harriet. La prima volta, come in quel momento, la calda luce dorata che lo coloriva le aveva dato l’impressione di guardare nell’essenza stessa del calore.
Ed era questo che le aveva fatto intuire le capacità dell’artista... che aveva elevato il dipinto a un’altra qualità.
Quando si era informata inizialmente, Luigi aveva scrollato le spalle, sostenendo si trattasse di un esperimento e che lo avesse esposto per valutare la reazione dei suoi clienti.
«Io penso... anzi sono sicura che sia di un buon livello» aveva commentato Harriet. «E mi piace davvero molto, per quanto possa contare.»
Di certo era di un altro livello rispetto al paesaggio di Positano che era stato appeso allo stesso posto in precedenza.
Oltre a trovarlo molto bello, però, Harriet l’aveva sempre considerato piuttosto angosciante. Con il suo soggetto misterioso, sembrava emanare una rabbia intensa, come un graffio di artigli affilati.
«È in vendita?» domandò impulsivamente.
«Mi dispiace, è già stato comprato. Ma ha altre opere che vorrebbe vendere e gli ho già mandato dei possibili acquirenti. Accetta anche lavori su commissione» la informò. «Quello di cui ha bisogno però è un mecenate, qualcuno con contatti nel mondo dell’arte, che gli consenta di esporre in una galleria per farsi conoscere.»
Frugò sotto la cassa e le porse un biglietto da visita che recava semplicemente la scritta Roan e un numero di cellulare.
Harriet lo studiò, domandandosi se Roan fosse il nome o il cognome. «Piuttosto essenziale.»
«Non è facile quando si è agli inizi della carriera.»
«Suppongo di no» concordò infilando il bigliettino in borsa, con l’intento di disfarsene più tardi. Informarsi sul dipinto era stato semplicemente un capriccio, che avrebbe presto dimenticato.
Oltretutto aveva le sue battaglie da combattere, pensò uscendo in strada e la situazione con suo nonno era in stallo.
Harriet sospirò, incamminandosi verso l’ufficio. Adorava suo nonno e gli doveva tantissimo, ma non si illudeva su di lui.
Gregory Flint era un tirannosauro in carne e ossa. Lo era sempre stato e non aveva certo intenzione di cambiare... non a quell’età e non nelle sue condizioni di salute.
E per quanto le sue richieste fossero assurde, era poco saggio ignorarle nella speranza che lui se ne dimenticasse.
Immaginava la scena di quando sua madre, single diciottenne, gli aveva rivelato che era incinta, che non avrebbe sposato il padre e che non voleva nemmeno prendere in considerazione l’idea dell’aborto. La reazione di suo nonno doveva essere stata pari a una scossa di terremoto.
La notizia doveva aver di