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La casa nella brughiera (eLit): eLit
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E-book440 pagine6 ore

La casa nella brughiera (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Quando due famiglie ugualmente ambiziose occupano la stessa porzione di terra, inevitabilmente sorgono rivalità e gelosie e, se tutto ciò sfocia in una faida, occorrono almeno tre generazioni prima che la pace torni a regnare. È ciò che accade ai Lanyon, fittavoli dei nobili Sweetwater: alla morte del padre, l'ambizioso Richard è disposto persino a sacrificare la serenità dei suoi cari pur di rivalersi sugli odiati padroni. Ma una famiglia non può prosperare senza la presenza amorevole di una donna, e così combina il matrimonio tra il suo unico figlio, Peter, e Liza Weaver. I due giovani si piegano al volere dei genitori, rinunciando ai loro sogni pur con il cuore spezzato, perché se i loro segreti diventassero di pubblico dominio tutto ciò per cui Richard ha lavorato una vita intera sarebbe irrimediabilmente perduto. Ma sarà soltanto la generazione successiva che avrà la possibilità di ottenere in un sol colpo ciò che al capostipite dei Lanyon è sempre sfuggito: la serenità.



Titoli collegati:

1) La casa nella brughiera - Exmoor saga vol. 1

2) Il vento sulla brughiera - Exmoor saga vol. 2
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2016
ISBN9788858959718
La casa nella brughiera (eLit): eLit
Autore

Valerie Anand

Nata e cresciuta a Londra, è un'affermata autrice di romanzi e saghe storiche che scrive anche con lo pseudonimo di Fiona Buckley.

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    Anteprima del libro

    La casa nella brughiera (eLit) - Valerie Anand

    successivo.

    PARTE PRIMA

    1458

    Le fondamenta

    1

    Allerbrook House è un maniero di grande fascino. Il tetto d'ardesia è sormontato da tre timpani, ripresi da un timpano più piccolo, sovrastante il porticato. Due ali parallele, entro le quali è racchiuso un cortile interno, si protendono all'indietro, verso il fianco della collina che protegge l'edificio dai venti di nordest. Di fronte alla casa il terreno digrada dolcemente, ma sulla destra scende a picco a formare una valle boscosa e verdeggiante, solcata dal letto del fiume Allerbrook, che scorre in direzione del vicino villaggio di Clicket.

    Pur non essendo una dimora ampia quanto Chatsworth o Hatfield, Allerbrook è tuttavia dotata di caratteristiche alquanto singolari, come la misteriosa vetrata della cappella, di cui nessuno conosce il vero significato, e le rose Tudor dipinte di rosso e di bianco, intagliate nei pannelli del salone e negli alloggiamenti delle finestre.

    È una dimora unica nel suo genere, situata nella regione nota con il nome di Exmoor, compresa tra le città di Withypool e Dulverton. E tale unicità è legata innanzitutto alla sua storia: a detta del suo stesso fondatore, Richard Lanyon, l'edificio non esisterebbe neanche se, in un giorno d'autunno del 1458, Sir Humphrey Sweetwater e i suoi due figli gemelli, Reginald e Walter, non fossero usciti a caccia di cervi, incappando malauguratamente in un corteo funebre.

    Il maniero non esisteva neanche quando, nel quattordicesimo secolo, i Lanyon arrivarono dalla Cornovaglia per stabilirsi nella fattoria di Allerbrook. A quei tempi l'unico edificio esistente era una casa padronale così vecchia che nessuno sapeva a quale epoca risalisse.

    Costruita nella solida pietra locale grigio rosata e ricoperta da un ispido tetto di paglia, la casa sembrava più un'escrescenza naturale che opera dell'uomo. Tutt'attorno si stendeva un irregolare tracciato di campi e pascoli, mentre il cortile era circondato da una serie di granai, stalle e rimesse. All'interno, i vani principali erano rappresentati dalla cucina e da una grande stanza da giorno che svolgeva diverse funzioni. C'era un massiccio portone di quercia che non veniva quasi mai usato, se non per farvi passare cortei nuziali o funebri, tanto che i cardini erano completamente arrugginiti. Era, insomma, un luogo del tutto ordinario.

    Una bella sera di fine settembre, quando la luce dorata avvolgeva la brughiera ricoperta d'erica e faceva scintillare il canale di Bristol in lontananza, la casa fu pervasa da un'atmosfera di mite dolcezza. E quella dolcezza riuscì a penetrare anche nell'animo di un uomo la cui esistenza si stava ormai avviando al termine.

    Era strano, davvero strano, perché i sessantun anni di vita di George Lanyon erano stati tutt'altro che placidi. Era stato un bambino aggressivo, incline a tiranneggiare le due sorelle maggiori e il fratello minore per il breve periodo in cui costoro erano rimasti al mondo.

    Per qualche strano motivo, i Lanyon non sembravano destinati ad allevare famiglie sane e numerose. Il fratello e le sorelle di George si erano ammalati ed erano morti prima di raggiungere i vent'anni. Solo lui era cresciuto in buona salute e forte, come se la vitalità che sarebbe dovuta spettare agli altri si fosse invece riversata unicamente in lui.

    Da adulto aveva litigato con i genitori, dominato la moglie Alice e ricoperto di grida e insulti il suo fragile figlio minore Stephen, finché il ragazzino non era morto di polmonite all'età di undici anni. La povera Alice, disperata, aveva allora per la prima e unica volta dato mostra di ribellarsi, accusando il marito di aver portato alla tomba il figlio, che lei stessa aveva seguito a un anno di distanza.

    Soltanto Richard, il figlio maggiore, si era dimostrato forte abbastanza da sopravvivere, arrivando addirittura in diverse occasioni a tenere testa al padre. Rifiutandosi di capire quanto fosse pericoloso inimicarsi il padrone, George Lanyon aveva anche avuto da ridire con il proprietario del podere, Sir Humphrey Sweetwater, quando costui gli aveva aumentato il canone d'affitto.

    «Gli Sweetwater non ci cacceranno mai dalle loro terre» aveva sostenuto spesso George. «Sanno che ce ne occupiamo al meglio.»

    «Sarà, ma non mi fido di loro» gli rispondeva Richard. Sapeva bene che gli Sweetwater, pur appartenendo soltanto alla nobiltà minore, erano vicini a Thomas Courtenay, Conte di Devon, e per questo si sentivano talmente superiori ai propri fittavoli da degnarsi a malapena di guardarli in faccia. D'altra parte, se i fittavoli lavoravano male la terra o facevano troppe storie per pagare la pigione, erano pronti a cacciarli seduta stante, liberandosi di loro come se fossero stati una cucciolata di gattini indesiderati. Dunque bisognava stare molto attenti. Richard detestava gli Sweetwater almeno quanto suo padre, ma al contempo li temeva.

    Anche quella divergenza fu comunque superata. George si rassegnò, pagò l'aumento e gli Sweetwater continuarono a guardare i Lanyon con sdegno. I Lanyon iniziarono così a prosperare. E si sarebbero arricchiti ancora di più se il capofamiglia non fosse stato tanto cocciuto.

    Ma ora...

    Era davvero incredibile, pensò Richard guardando il volto scavato del padre e i suoi occhi socchiusi. Per tutta la vita non aveva fatto altro che scontrarsi con quell'uomo, finendo per cedere la maggior parte delle volte. Adesso, il collerico George stava facendo una fine da bravo cristiano.

    Betsy e Kat, le due sorelle che si occupavano della casa e si assomigliavano talmente che si stentava a distinguerle, erano inginocchiate accanto al letto, pregando sottovoce. Ai piedi del letto c'era padre Bernard, l'anziano curato. «La sua anima è al sicuro» commentò con una certa acredine. «Ha ricevuto l'estremo sacramento. Per fortuna con quel vostro cavallo siete venuto ad avvertirmi in tempo.»

    Richard represse a fatica un sorriso. Padre Bernard viveva nel villaggio di Clicket e per raggiungerlo bisognava seguire il corso del fiume Allerbrook per un buon miglio. Quando George aveva supplicato il figlio di correre a chiamare il prete, Richard aveva potuto accontentarlo solo grazie al suo possente destriero, Splash. Pensare a quanto suo padre si fosse opposto all'acquisto di una bestia tanto costosa gli procurava ora un sottile piacere.

    L'agile Splash aveva condotto il padrone al villaggio in un batter d'occhio e poi aveva riportato indietro un doppio carico, dato che Richard non aveva dato a padre Bernard nemmeno il tempo di sellare la giumenta, caricandolo invece in sella dietro di sé.

    «Non ce l'avrei mai fatta senza Splash» osservò ad alta voce, augurandosi che in qualche modo il padre riuscisse a udirlo.

    Il vecchio non ne diede alcun segno e quando Peter, il figlio diciannovenne di Richard, entrò in punta di piedi a domandare se il malato stesse un po' meglio, suo padre si limitò a scuotere il capo.

    «Abbassate la voce, Peter.» Betsy, la maggiore delle sorelle, aveva sollevato lo sguardo dal libro di preghiere. «Vostro nonno si appresta a partire per un lungo viaggio. Non disturbatelo.»

    Con aria alquanto nervosa, Peter si avvicinò al letto. Da bambino aveva visto morire due fratelli e all'età di undici anni era stato convocato nella stanza dei genitori per dire addio alla madre Joan e alla sorellina nata morta. In ognuna di tali tristi occasioni era stato sopraffatto da un senso di pietà misto a timore riverenziale.

    La compassione era questa volta accentuata dall'enormità del cambiamento occorso al nonno. Scuro di occhi e di capelli, dotato di un fisico alto e forte e di lineamenti ben modellati, George Lanyon non era stato solo arrogante e litigioso, era stato anche un uomo molto attraente.

    Adesso il suo bell'aspetto sembrava essersi prosciugato assieme alle sue forze vitali. Nel corso degli ultimi mesi era dimagrito e aveva accusato acuti dolori al ventre, ma nessuno era riuscito a capire esattamente quale male lo affliggesse. Il suo improvviso, grave tracollo aveva colto tutti di sorpresa, riducendolo in poco tempo a un involucro rattrappito. Peter aveva quasi l'impressione che la figura al centro del letto gli si stesse in pratica sciogliendo sotto gli occhi.

    Dal canto suo, George stava fluttuando in un universo nebbioso in cui niente sembrava avere sostanza. Udiva delle voci attorno a sé, senza tuttavia capire che cosa stessero dicendo. Non gli importava più di nulla, nemmeno del proprio corpo. Tanto per cambiare non provava più dolore, bensì una sensazione assai confortevole. Era ben lieto di arrendersi a ciò che lo aspettava. Soltanto per un attimo la fame di vita che lo aveva sempre animato si riaccese, come la fiammella di una candela che si intensifica appena prima di spegnersi. Per qualche istante le nebbie si ritirarono e le voci tornarono ad avere un senso. Aprì gli occhi per mettere a fuoco i volti che lo attorniavano.

    Per primo vide quel vecchio impiccione di padre Bernard. Be', perlomeno gli aveva impartito l'estrema unzione. Dunque ora non doveva più temere nemmeno l'inferno. A fatica girò il capo e vide il giovane Peter, il suo unico nipote rimasto in vita. Aveva un'aria fragile e avvilita.

    Perché mai i Lanyon non erano in grado di generare una prole forte e sana?

    E poi c'era Richard...

    Era sempre stato un ragazzo difficile. Pur essendo vedovo da anni non aveva mai dato ascolto al consiglio paterno di risposarsi. Era un giovane ostinato, con idee più grandi di lui, fin troppo ansioso di sperimentare nuove idee.

    Presto Richard avrebbe finalmente potuto fare di testa propria, perché suo padre non sarebbe più stato lì a impedirglielo. Non ne aveva più la forza e nemmeno la voglia. Era troppo stanco...

    Lentamente girò il capo dall'altra parte e vide le teste di Betsy e Kat nelle loro cuffiette bianche. Alle loro spalle c'era la finestra. Era chiusa. «Aprite... finestra» ansimò. «Presto!»

    Betsy balzò in piedi. Kat si accinse a protestare, ma la sorella la prevenne: «Nessuna corrente fredda può fargli del male adesso, sciocchina. Tanto lo faremo comunque più tardi». Tolse il fermo dalla finestra e l'aprì, permettendo all'aria fresca d'invadere la stanza.

    Con quell'ultima frase aveva inteso dire che avrebbero comunque dovuto aprire la finestra non appena George fosse spirato, per permettere alla sua anima di volare via come voleva la tradizione. George l'aveva capito e in effetti lui stesso era curioso di vedere dove quel viaggio l'avrebbe condotto.

    Aguzzando la vista, riuscì a scorgere le distese di campi che componevano il loro podere e di cui era sempre andato tanto fiero. Oltre ai campi si stendeva una linea verde scuro, costituita dagli alberi che fiancheggiavano il letto dell'Allerbrook, e al di là di essa si intravedeva la vetta della collina più alta della brughiera, avvolta di luce gialla.

    Era lì che George avrebbe voluto essere sepolto, ma sapeva di doversi accontentare di una semplice tomba nel cimitero adiacente alla chiesa di Sant'Anna. Purtroppo da lì non sarebbe riuscito a percepire il gorgoglio del fiume, ma in fondo non importava, perché da morto non sarebbe comunque riuscito a udire più nulla.

    Stava nuovamente piombando nella confusione e le immagini ricominciarono a sbiadire. Era un peccato, perché avrebbe voluto continuare a contemplare quel panorama. In vita era sempre stato troppo occupato per concedersene il tempo, troppo occupato a tentare di far ragionare il suo testardo figlio. Ora invece non desiderava altro che librarsi in quel bel cielo autunnale e dissolversi in esso, diventandone parte.

    Chiuse gli occhi. Le voci attorno a lui si tramutarono di nuovo in mormorii indistinti finché non svanirono del tutto.

    Padre Bernard, ora in tono più dolce, recitò un'ultima preghiera. Richard baciò il padre sulla fronte e sollevò il lenzuolo per coprirgli il viso.

    «È stata una buona morte» disse.

    Il sacerdote annuì. «Sì. Darò disposizioni per la sepoltura. Decidete il giorno e fatemi sapere.»

    «Certo» rispose Richard. «Avrò parecchio da fare.»

    Organizzare il funerale sarebbe stata solo una delle molte incombenze che lo attendevano. In quel momento, infatti, la luce dorata del sole al tramonto sembrò a Richard la promessa di un nuovo inizio, foriero di opportunità altrettanto dorate. Avrebbe detto addio al padre con tutti gli onori, da bravo figlio qual era, ma la sua mente ferveva già di mille progetti che era ansioso di portare a termine.

    Di certo, promise a se stesso, il funerale sarebbe stato ricordato a lungo come un esempio d'impeccabile organizzazione e di estrema dignità.

    In effetti, il funerale di George Lanyon si rivelò memorabile e a tratti davvero dignitoso, ma da quel giorno in poi il contrasto tra Richard Lanyon e la famiglia Sweetwater andò ben al di là della semplice diffidenza reciproca.

    Quello fu infatti il giorno in cui il sospetto e il risentimento degenerarono in una vera e propria faida.

    2

    Nel villaggio di Dunster, situato sulle sponde del canale di Bristol, Liza Weaver era tra coloro che stavano augurando buon viaggio a suo padre Nicholas e a sua madre Margaret, in procinto di partire alla volta di Allerbrook per partecipare al funerale di George Lanyon.

    Liza era una ragazza di costituzione robusta, con caldi occhi castani e capelli dello stesso colore, che però in quel momento erano nascosti sotto una linda cuffietta bianca.

    «Mi dispiace per George e di certo la sua famiglia sarà rattristata. Speriamo però di poter riportare della pancetta fresca dalla fattoria» dichiarò con aria gioviale suo padre, un uomo florido e corpulento. Si sporse dalla sella per baciare la figlia maggiore. «Fai la brava. Aiuta la tua sorellina e» aggiunse abbassando la voce, «non prendertela troppo per la lingua tagliente di zia Cecy. Non è poi così cattiva.» Si raddrizzò sulla sella, si tolse il cappello e lo agitò in segno di saluto. «A presto!» gridò. Margaret sorrise e spronò il pony per seguire il cavallo del marito, già messosi in marcia.

    Eccoli partiti, pensò Liza. Per andare al funerale di George Lanyon. Le due famiglie erano prevalentemente legate da rapporti d'affari, anche se non erano mancate, in passato, le occasioni d'incontro sociale. Liza era stata ad Allerbrook varie volte, di regola in occasione del Natale e della Pasqua, e lì aveva conosciuto George Lanyon, trovandolo piuttosto inquietante. Da brava giovane qual era, si rattristava per chiunque fosse malato o morto, ma a parte ciò la dipartita di Messer Lanyon non rivestiva per lei alcuna importanza.

    Molta di più ne aveva la partenza dei genitori, un'occorrenza da lei accolta con una gioia che i due non avrebbero mai potuto indovinare.

    Fin da bambina, Liza aveva avuto l'abitudine di andare a passeggiare da sola appena possibile. Nella piccola comunità di Dunster, dove tutti si conoscevano, non c'erano pericoli tali da poter indurre i suoi genitori a opporle il divieto di farlo, a meno che non ci fosse talmente tanto lavoro da rendere necessaria la sua presenza. E proprio di quella scusa si sarebbe probabilmente servita zia Cecy, immaginò Liza, ben sapendo, tuttavia, che dopo mangiato eludere la sorveglianza dell'anziana parente sarebbe stato un gioco da ragazzi.

    E nella valletta oltre il mulino, là dove le campanule erano fiorite ai tempi del loro primo incontro, avvenuto la primavera precedente, ci sarebbe stato ad attenderla un giovane chiamato Christopher.

    L'autunno aveva ufficialmente dichiarato il proprio arrivo. Nella brughiera le felci avevano assunto una tonalità bronzea e le cime delle colline erano ammantate di nuvole. Nel corso della notte aveva piovuto e ad Allerbrook il cortile era costellato di pozzanghere. Betsy e Kat erano affaccendate in cucina dalle prime luci dell'alba, per preparare il cibo da servire agli ospiti. Quando Richard scese da basso il brodo stava già bollendo in pentola e i polli giravano sullo spiedo.

    Nella stalla, Higg, il marito di Betsy, stava mungendo le vacche mentre quello di Kat, Roger, era andato a prendere l'acqua al pozzo. Avrebbe avuto più senso se i due si fossero scambiati i compiti, poiché Higg era alto e possente, mentre Roger era esile e si era ingobbito a forza di trasportare carichi. Tuttavia, per qualche strano motivo, le mucche sembravano preferire Higg, dimostrandosi più docili in sua presenza.

    Al piano superiore, gli ospiti giunti da lontano la sera precedente erano ancora a letto, ma Peter si era alzato prima del padre e stava facendo una rapida colazione a base di birra e pane spalmato di miele. Richard andò a sedersi accanto a lui. «Hai dormito bene? Sarà una giornata lunga.»

    «Non ho dormito molto, no. È strano senza il nonno. Niente sarà più lo stesso, vero?»

    Richard rimase in silenzio, pensando che per lui il fatto che niente sarebbe più stato lo stesso era motivo di grande gioia, ma dirlo sarebbe stato del tutto inappropriato.

    Sotto il dominio di George la vita ad Allerbrook si era trascinata nello stesso modo per fin troppo tempo. C'erano molti cambiamenti che Richard avrebbe voluto introdurre, dopo averli visti applicare con successo in altri poderi, ma suo padre si era sempre opposto a ogni tentativo di innovazione.

    Ora invece i cambiamenti ci sarebbero stati eccome! Guardando Peter, notò che il ragazzo stava trangugiando il cibo in tutta fretta. «Fai con calma» gli ingiunse. «Gli ospiti non si vedranno ancora per un bel po'. Ned Crowham non è certo tipo da alzarsi presto.»

    Per un breve periodo Peter aveva frequentato una scuola situata nella parte orientale della contea, dove Ned era stato uno dei suoi compagni di studi. Erano diventati amici, sebbene avessero ben poco in comune. In completo contrasto con il fascino bruno dei Lanyon, Ned era basso, paffuto, biondo e roseo come un pulcino appena uscito dall'uovo. Era anche figlio di un uomo ricco quanto Sir Humphrey, proprietario di parecchi poderi nel Somerset e di un maniero situato a circa venti miglia da Allerbrook. A casa, Ned era viziato come un principe.

    «E i Weaver ieri sono arrivati ben dopo il tramonto» aggiunse Richard. «Madama Margaret era stanca. In linea d'aria siamo ad appena dodici miglia da Dunster, ma in sella a un pony la distanza è molto più grande e lei non è più giovanissima. Mi aspettavo che Nicholas Weaver sarebbe venuto, dati i nostri rapporti d'affari, ciononostante sono rimasto toccato nel vederlo arrivare in compagnia della moglie.»

    «Presto qui ci sarà una gran folla» osservò Peter, ingoiando l'ultimo boccone. «Per fortuna Messer Nicholas non ha portato con sé l'intera famiglia! Il povero nonno invidiava molto i Weaver per la loro numerosa progenie. E voi, padre, perché non vi siete mai risposato, dopo la morte di mia madre? Me lo sono chiesto spesso.» Vedendo Richard aggrottare la fronte, il giovane si affrettò ad aggiungere: «Scusate, non volevo...».

    «Non sono offeso, ragazzo. Mi stavo solo chiedendo come risponderti. Sarò sincero» dichiarò Richard, adottando un tono serio che si confaceva a una conversazione da uomo a uomo, «il motivo principale è stato proprio perché tuo nonno ci teneva tanto. Continuava a darmi il tormento e più lo faceva più mi passava la voglia di accontentarlo. E così sono passati gli anni e non è mai accaduto. Tanto meglio per te, perché così non dovrai dividere la tua eredità con nessuno.»

    Un altro motivo, che però Richard non volle rivelare a Peter, era che il suo primo matrimonio non era stato molto felice. Joan era una brava donna, quello era innegabile, forse fin troppo buona. A volte Richard scorgeva in Peter quella stessa bontà, il che non gli piaceva affatto. Peter era un Lanyon nell'aspetto, ma per carattere assomigliava alla madre, e la cosa non si addiceva a un uomo. Quell'eccessiva mansuetudine era risultata irritante perfino in una donna: Richard avrebbe di gran lunga preferito se Joan gli avesse risposto a tono, di tanto in tanto, così come talvolta faceva Margaret Weaver con il marito.

    Joan invece era sempre stata timida e spaventata, soprattutto di fronte al suocero. Quando era morta di parto, Richard si era sentito molto in colpa e ora, da diversi anni, frequentava una donna del villaggio che aveva già seppellito due mariti senza mettere al mondo un figlio. Con lei Richard si trovava bene e, anche se non l'aveva mai esplicitamente menzionata in famiglia, la sua relazione con Deb Archer era risaputa e accettata.

    «Non credo comunque che riceverai presto quell'eredità» proseguì Richard in tono gioviale. «Spero di avere davanti ancora un bel po' di anni. E ora non vuoi andare a rivolgere un ultimo saluto al nonno?»

    George era stato deposto nella bara, sistemata sul tavolo del salone. Dopo il funerale quella stanza sarebbe ritornata al proprio uso originario: il tavolo sarebbe stato coperto da una tovaglia candida e apparecchiato con il miglior servizio di peltro. Fino ad allora quello spazio sarebbe stato dedicato solo e unicamente al morto.

    Peter scosse il capo. «No... Preferisco di no. L'ho visto ieri, ma non sembra più lui, vero?» Rabbrividì. «Non riesco a credere che quel corpo un tempo sia stato capace di camminare, di parlare... e soprattutto di gridare.»

    «Questi sono pensieri morbosi, ragazzo. Forse presto avrai modo di rivolgere la mente in una direzione più lieta. Aspettiamo e vediamo.»

    Nell'arco di un'ora padre Bernard era arrivato in sella alla sua giumenta, mentre Tilly e Gilbert Lowe erano giunti dalla fattoria sul lato opposto della valle, accompagnati da Martha, la loro scialba figlia. Ai Lowe seguirono i Rixon e gli Hannacombe, fittavoli di altri due poderi della ricca tenuta degli Sweetwater, e vari abitanti del villaggio di Clicket.

    Tra costoro vi era anche Deborah Archer, che a quarantanove anni era ancora fiorente e scura di capelli. Richard la baciò davanti a tutti senza provare alcun imbarazzo e padre Bernard la salutò con garbo. Come tutti, nella vallata, sapeva della relazione esistente tra i due, ma l'accettava senza fare commenti. Lui stesso, d'altronde, era caduto in tentazione almeno un paio di volte in passato, ed era addirittura probabile che Geoffrey Baker, il maggiordomo degli Sweetwater, fosse suo figlio.

    Gli Sweetwater non si presentarono e d'altronde nessuno si aspettava che lo facessero, sebbene ci fossero varie persone che lavoravano per loro, tra cui il pastore, Edward Searle, accompagnato dal figlio Toby e, per l'appunto, Geoffrey Baker.

    Sir Humphrey, annunciò Baker in tono solenne, aveva degli ospiti, parenti di Thomas Courtenay, Conte di Devon, e quel giorno il padrone di casa aveva promesso di portarli a caccia.

    «Sir Humphrey cerca di darsi delle arie, come al solito» borbottò Richard, rivolto a Peter.

    L'amicizia con i Courtenay aveva portato non pochi vantaggi agli Sweetwater, poiché Sir Thomas era il soprintendente della foresta di Exmoor. Tutti i cervi erano proprietà della Corona e a nessuno era consentito cacciarli salvo dietro esplicito consenso reale. Solo un antenato degli Sweetwater, che si era valorosamente distinto nella battaglia di Crécy, aveva ricevuto il permesso di cacciare il cervo nelle terre di famiglia e di tramandare tale autorizzazione ai propri discendenti. Ovviamente Sir Humphrey non perdeva mai l'opportunità di sfoggiare quel privilegio davanti agli ospiti.

    Entro le dieci del mattino alla fattoria tutto era pronto per le esequie. Il falegname aveva richiuso la bara, inchiodandone il coperchio mentre padre Bernard recitava un'ultima preghiera. I sei che erano stati scelti per portare il feretro, Richard, Peter, Higg, Roger, Nicholas Weaver e Geoffrey Baker, se lo issarono sulle spalle. A metà strada sarebbero stati sostituiti da un secondo gruppo di volontari, dato che per raggiungere Clicket bisognava percorrere tutto il miglio segnato dal corso dell'Allerbrook. D'altra parte, caricare la bara su un carretto sarebbe stato rischioso: i cavalli avrebbero potuto inciampare o imbizzarrirsi.

    E così la bara venne portata fuori dal portone principale, i cui cardini erano stati oliati per l'occasione, e il corteo funebre si avviò lungo il sentiero che conduceva giù dalla collina verso la gola solcata dal letto del fiume. I portatori avanzavano con cautela: era uscito il sole, ma il terreno era ancora molle e scivoloso a causa della pioggia caduta durante la notte.

    La voce cristallina del fiume accompagnava il loro incedere. Più che di un fiume, in verità, si trattava di un ruscello dalle acque torbide, che in un tratto della brughiera formava una palude. Il sentiero che conduceva a Clicket correva parallelo al torrente ora gonfio di pioggia. Era l'unico modo di arrivare al villaggio. Il sentiero era ampio, ma a tratti si faceva ripido. La bara sobbalzava spesso, anche perché c'era una certa diversità di altezza tra i portatori.

    Apriva la processione padre Bernard, in sella alla sua fida giumenta. Seguiva il feretro con coloro che lo portavano a spalla e poi il resto dei convenuti. Come spesso accade ai funerali, taluni parlottavano tra loro lungo la via.

    A metà strada il sentiero principale incrociava un viottolo sterrato, che scendeva perpendicolare a esso lungo il fianco della gola. Il punto d'incrocio tra le due strade era particolarmente fangoso. «Attenti ora!» li ammonì padre Bernard, tirando le redini per fermare la giumenta. «Qui la pioggia ha creato un pantano.»

    «Mantenete il passo e procedete con calma» suggerì Nicholas.

    Da un punto al di fuori della gola udirono levarsi il suono di un corno e l'abbaiare dei cani, ma nessuno ci badò, perché erano tutti troppo occupati a non scivolare. Il corno suonò di nuovo, questa volta più vicino. E poi, dagli alberi sulla sponda opposta del fiume, sbucò il cervo.

    A quei tempi c'erano due modi di cacciare il cervo. Se il fine della caccia era semplicemente quello di procurarsi della carne, allora i cacciatori attiravano la preda al centro di un circolo di arcieri affinché questi la trafiggessero con le loro frecce. Ma se i cacciatori volevano divertirsi e guadagnarsi un paio di corna da appendere sopra il camino, allora l'inseguimento a cavallo si protraeva a lungo, culminando nella sanguinosa uccisione della preda.

    Quel giorno Sir Humphrey e i suoi ospiti avevano stanato un maschio particolarmente agile e possente. Quando la bestia sbucò dalla vegetazione, quasi impazzita dal terrore, il corteo funebre si trovava proprio nel mezzo dell'acquitrino formatosi al centro del sentiero.

    Fu un attimo: il cervo attraversò il fiume e poi il sentiero, sfrecciando sotto lo sguardo esterrefatto di padre Bernard, quindi si rituffò nel fogliame dal lato opposto della via, risalendo a grandi balzi il fianco della scarpata. Un attimo dopo il sentiero venne invaso dai cani lanciati all'inseguimento, seguiti subito dal guardiacaccia di Sir Humphrey, da Sir Humphrey in persona, poi dai due figli gemelli, Reginald e Walter, e via via da tutti gli altri partecipanti alla battuta di caccia. In sella ai loro poderosi cavalli, i cacciatori attraversarono il fiume sollevando un'ondata di schizzi, poi il sentiero al centro del quale si era fermato il corteo, del tutto paralizzato dal terrore. La maggior parte dei cani riuscì a evitare gli ostacoli così come aveva fatto il cervo, ma tre di loro si infilarono tra le gambe dei portatori. Uno andò a sbattere contro le caviglie di Richard e un altro colpì gli stinchi di Nicholas Weaver. Richard e Nicholas barcollarono e il carico sulle loro spalle si sbilanciò in avanti.

    Fu uno spostamento di peso minimo ma, accentuato dalla scivolosità del terreno, fece sì che la bara si inclinasse. I presenti lanciarono grida allarmate. I cavalieri fecero in tempo a far deviare i cavalli in modo da passare ai lati del corteo, ma uno di loro non ci riuscì. Il cavallo vide la bara e si scansò per evitarla, ma nel farlo scalciò all'indietro, colpendo Higg al fianco.

    Il malcapitato fu gettato di lato, tentò di resistere, ma finì comunque con l'inciampare, e allora sì che l'inclinazione della bara divenne preoccupante. A quel punto Richard, che apparteneva alla prima coppia di portatori, perse del tutto l'equilibrio e si accasciò seduto, pur continuando a reggere la bara, ma abbassandola di parecchio. Quel tracollo mise a dura prova le forze già stremate dei suoi compagni. Si levarono altre grida allarmate. Margaret Weaver e Betsy invocarono l'aiuto di Dio e gli altri si fecero il segno della croce. Kat e Deborah strillarono all'unisono.

    Nel frattempo i cacciatori erano passati oltre, troppo presi dall'inseguimento per notare l'accaduto, o forse semplicemente per preoccuparsene.

    Ormai del tutto sottratta al controllo dei portatori, la bara scivolò inesorabilmente in avanti e slittò nel fango, puntando dritta verso il fiume.

    In un attimo padre Bernard saltò giù di sella e si gettò sulla cassa, tentando di afferrarla, purtroppo senza riuscirci. Altri si lanciarono al salvataggio. La prima ad arrivare fu Deborah Archer: si buttò a peso morto sulla bara proprio nell'istante in cui questa finiva nel fiume. In un modo o nell'altro Deborah riuscì ad ancorare un piede attorno al tronco di un ontano situato sulla riva. Bloccato dal peso della donna, il feretro iniziò ad affondare là dov'era, invece di venir trascinato via dalla corrente.

    Subito accorse Roger, che entrò nell'acqua per portarsi dal lato opposto della bara e spingerla verso la riva. Presto si aggiunsero altre mani volonterose e in pochi istanti la cassa e Deb vennero tirate fuori dal fiume e riportate sul sentiero.

    Richard, pallido come un cadavere, si era rialzato ed era accorso in aiuto. «Va tutto bene» dichiarò, tentando di tranquillizzare gli astanti, visibilmente scossi. «Non si è aperta. Deb l'ha salvata. Se la corrente l'avesse portata via...»

    E senza Madama Archer sarebbe di certo successo. Le correnti dell'Allerbrook erano rapide e intense, e poco più avanti le sue acque si facevano molto più profonde. Nessuno voleva nemmeno immaginare che cosa sarebbe potuto accadere.

    «Padre Bernard, siete coperto di fango!» Richard guardò il sacerdote con aria costernata. «Andate a casa a indossare degli abiti puliti prima della funzione. Potreste trovare qualcosa di asciutto anche per Roger? È bagnato fradicio. E Deb, oh Deb, non posso nemmeno esprimervi la mia gratitudine! Ma siete bagnata... e avete i brividi! Tenete!» Si tolse il mantello e glielo avvolse intorno alle spalle. «Questo vi terrà al caldo. Correte a casa, andate a cambiarvi. Vi aspetteremo al cimitero. Ma dovete correre subito ad asciugarvi o vi prenderete un accidente. Correte!»

    «Non ho più l'età per correre» rispose la donna, battendo furiosamente i denti, «ma camminerò più veloce possibile e vi raggiungerò al cimitero.» Sollevando le gonne inzuppate per non trascinarle nel fango, si avviò in tutta fretta.

    Solo allora Richard rivolse la propria attenzione a Higg, il marito di Betsy, che si stava sfregando l'anca con aria dolorante. «Che succede, Higg? Vi siete fatto male?»

    «Uno di quei maledetti cavalli mi ha dato un calcio. Nel cadere ho anche appoggiato male il polso. Non credo di poter continuare a reggere la bara.»

    «Be', eravamo comunque giunti al punto in cui ricevere il cambio» commentò Richard, alzando la voce in modo che si facessero avanti i sostituti designati: Ned Crowham, i due Searle, Gilbert Lowe, Sim Hannacombe e Harry Rixon.

    In lontananza si levò nuovamente il suono del corno da caccia, seguito dai latrati dei cani.

    «Maledetti Sweetwater!» imprecò Richard a denti stretti. «Spero che cadano tutti da cavallo e si spezzino il collo!»

    «Alla fine è andato tutto bene» disse Nicholas Weaver a Richard, mentre gustavano l'ottimo cibo cucinato da Kat. «L'incidente avrebbe potuto avere esiti peggiori.»

    «È vero» convenne Richard. «Ma non perdonerò mai gli Sweetwater. Mai!»

    «Probabilmente non si sono nemmeno resi conto di quanto è successo» osservò Nicholas. «È avvenuto tutto così in fretta. E quand'anche si fossero accorti di noi, ormai era troppo tardi.»

    «Avevano tutto il tempo! Per raggiungerci hanno dovuto attraversare il fiume, no? Ed eravamo tutti nel bel mezzo del sentiero. Come potevano non vederci?»

    «Be'... la luce era scarsa, con tutti quegli alberi, e noi eravamo vestiti di nero» argomentò Weaver.

    «Siete un uomo di animo buono» replicò Richard. «Io non sono accomodante come voi. Gli Sweetwater si comportano come se noi fossimo animali senza sentimenti. Ma giuro che insegnerò loro che non è affatto così. In questo momento vorrei tanto poterli ammazzare tutti!»

    «Siete così impetuoso» mormorò Nicholas, affrettandosi a cambiare discorso. «Se davvero la guerra arriverà fin qui, come si va dicendo, saranno in molti a finire ammazzati, credete a me.»

    Nel frattempo anche fra gli altri ospiti l'argomento di conversazione principale non poteva che essere lo scampato incidente alla bara di George Lanyon. Alcuni ne erano divertiti, altri manifestavano apprensione per le condizioni di salute di Deborah Archer, che aveva dovuto camminare per mezzo miglio bagnata fino alle ossa per andare a casa a cambiarsi. Altri, tuttavia, condividevano le preoccupazioni di Nicholas riguardo alla guerra. Da anni infatti Re Enrico VI non era più lucido di mente, o così si diceva, e per questo Riccardo, Duca di York, discendente di Edoardo III, era stato nominato Lord Protettore. Si trattava pur sempre di una situazione rischiosa e precaria.

    «È troppo ambizioso, ho sentito dire» commentò uno degli invitati. «Non gli interessa affatto che il re si riprenda.»

    «Secondo

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