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Il vento sulla brughiera (eLit): eLit
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E-book450 pagine6 ore

Il vento sulla brughiera (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Diventare dama di compagnia della Regina d’Inghilterra è la massima aspirazione per la maggior parte delle fanciulle del regno, eppure per Jane Sweetwater è solo una sgradita imposizione. Da sempre, infatti, la fanciulla sogna di vivere ad Allerbrook House, la casa nella brughiera in cui è nata e che ama più di ogni altro luogo al mondo. E quando finalmente vi fa ritorno, dopo un'avventurosa fuga da corte e il matrimonio impostole dal fratello con un uomo vecchio e rozzo, Jane fa a se stessa una silenziosa ma vincolante promessa: fintanto che vivrà si adopererà per proteggere Allerbrook e i suoi abitanti. E questa è solo la prima di tante decisioni che Jane dovrà prendere negli anni seguenti, mettendo più volte in pericolo se stessa e persino i propri cari pur di mantenere quella promessa.

La vita, gli amori e le aspirazioni di una donna, sullo sfondo delle lotte di religione e degli intrighi politici che turbano l'Inghilterra di Enrico VIII ed Elisabetta I.



Titoli collegati:

1) La casa nella brughiera - Exmoor saga vol. 1

2) Il vento sulla brughiera - Exmoor saga vol. 2
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2016
ISBN9788858959725
Il vento sulla brughiera (eLit): eLit
Autore

Valerie Anand

Nata e cresciuta a Londra, è un'affermata autrice di romanzi e saghe storiche che scrive anche con lo pseudonimo di Fiona Buckley.

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    Anteprima del libro

    Il vento sulla brughiera (eLit) - Valerie Anand

    successivo.

    PARTE PRIMA

    1535 - 1540

    Una riluttante dama d'onore

    1

    Allerbrook House è una fascinosa e singolare dimora signorile, situata nella regione del Somerset nota con il nome di Exmoor. La sua grazia risiede nelle proporzioni gradevoli, nei tre timpani che si affacciano sul tetto d'ardesia, ripresi da un timpano più piccolo sovrastante il porticato, e nelle due ali che si protendono all'indietro, verso il fianco della collina che risale fino al crinale dove ha inizio la brughiera.

    Di fronte alla casa, il terreno digrada dolcemente, ma a ovest scende a picco a formare una valle boscosa in cui il fiume Allerbrook scorre impetuoso verso il villaggio di Clicket, situato nella valle a circa un miglio da lì.

    A dire il vero, non esistono altri edifici di questo genere, nell'Exmoor. E vi sono altre peculiarità, tra cui le belle rose Tudor, oggi nuovamente dipinte di rosso e di bianco, come lo furono in origine, intagliate nei pannelli e negli alloggiamenti delle finestre del salone, e il grandioso ritratto di Jane Allerbrook, appeso al piano superiore, nell'ala orientale.

    Il ritratto è firmato Spenlove ed è l'unica opera conosciuta di questo artista. In esso, Jane dimostra poco più che quarant'anni. È di costituzione robusta, ha carnagione chiara e lineamenti decisi: non una bellezza sensazionale, ma, proprio come la casa, dotata di un certo fascino. È vestita secondo la moda elisabettiana, però senza eccessi, con gorgiera e crinolina di modeste dimensioni. Ha i capelli castani raccolti sotto una reticella d'argento. Indossa un abito di damasco color bronzo, aperto sul davanti a rivelare una sottogonna di seta color panna. I suoi occhi castani sono dolci e sorridenti.

    Ma il pittore conosceva bene la propria arte ed è riuscito a immortalare ogni dettaglio del viso della modella. C'è un'espressione cauta in quegli occhi sorridenti, come se colei a cui appartengono celasse un segreto, e attorno a essi vi sono piccole rughe di preoccupazione. Ebbene sì: a quarant'anni Jane aveva già sperimentato la propria dose di guai.

    In origine si chiamava Jane Sweetwater. Il suo casato non adottò il nome Allerbrook fino agli anni '40 del sedicesimo secolo. Aveva sedici anni quel giorno del 1535 in cui la sua famiglia si stava preparando a inviare a corte sua sorella maggiore, Sybil, dove sarebbe diventata dama d'onore della regina, Anna Bolena. Ad appena una settimana dalla partenza di Sybil, con un pranzo di festeggiamento organizzato per il giorno successivo, nella casa regnava grande agitazione, perché il nuovo guardaroba della futura dama d'onore non era ancora stato consegnato.

    «Eleanor» disse Jane Sweetwater a sua cognata, «Madame La Plage sta arrivando. L'ho appena vista dalla finestra del salotto.»

    «Grazie a Dio» mormorò Eleanor, scostando una ciocca di capelli sfuggita alla cuffietta. «So che ci aveva promesso di venire oggi senza fallo, ma incominciavo a temere che Sybil avrebbe dovuto presentarsi al suo pranzo d'addio indossando un abito vecchio.»

    Si asciugò la fronte sudata. Quel giorno di marzo era abbastanza freddo, ma lei aveva spostato panche da un punto all'altro del salone e l'intera casa era invasa dal fumo proveniente dalla cucina. I preparativi per la festa dell'indomani erano in pieno corso, per accogliere gli illustri ospiti che si sarebbero presentati a congratularsi con Sybil per il suo ingresso a corte, un grande onore per la figlia di un semplice proprietario terriero del Somerset.

    E così si stava preparando tutto quanto si poteva preparare in anticipo, il che sovraccaricava di lavoro le domestiche e rendeva la cucina un fulcro di attività.

    «Lasciate che vi aiuti» disse Jane, rivolgendo uno sguardo contrito alla trafelata cognata. «Sarei dovuta scendere prima, ma stavo rammendando. Dove metteremo a sedere gli ospiti?»

    «Sir William Carew e Lady Joan siederanno lì. Messer Thomas Stone e sua moglie Mary andranno di fronte a loro e di certo vorranno avere accanto anche la figlia Dorothy. Poi c'è Ralph Palmer. Lui probabilmente verrà con il padre. Sono nostri parenti, anche se non ho mai capito bene come...»

    «Sono lontani cugini. Non l'ho mai capito bene nemmeno io» osservò Jane.

    «Be', li faremo sedere da quella parte» decise Eleanor, indicando il luogo prescelto. «Quindi ci sono i Lanyon di Lynmouth...»

    «Anche loro lontani parenti.»

    «Sì. Dalla parte di Francis. Sono quasi contenta che i miei familiari non possano venire. Mio padre non sta bene. Se metto Owen e Katherine Lanyon qui, potranno parlare con gli Stone, i Carew e...»

    In cortile i cani avevano iniziato ad abbaiare e le oche a starnazzare.

    «Questa sarà di sicuro Madame La Plage, finalmente» annunciò Jane. «Vado ad avvertire Sybil.»

    «Mi scuso per il ritardo» disse Madame La Plage arrivando in cortile con un pony e un mulo da soma nell'istante stesso in cui Eleanor usciva ad accoglierla. «Ma apporterò le modifiche necessarie agli abiti seduta stante.»

    Madame La Plage sfoggiava nome e accento francesi, ma in verità era una donna del posto, che aveva sposato un certo Will Beach di Porlock, una cittadina poco più a ovest di Minehead. Dopo la morte del marito era stata lei a prendere le redini della sartoria di famiglia.

    Da quando Anna Bolena, che aveva vissuto per anni in Francia, aveva catturato l'interesse di Re Enrico VIII, il cibo e gli abiti francesi erano di colpo diventati di gran moda, così Madama Beach aveva trasferito casa e sartoria a Minehead dove, assunti un falso accento francese e un nome esotico, aveva ricominciato una nuova vita come Madame La Plage.

    La maggior parte dei suoi clienti sapeva benissimo che non era più francese di quanto non lo fossero loro, ma le sue creazioni erano deliziose e il suo giro di affari si era presto ampliato, tanto che i suoi servigi erano ora richiesti anche al di fuori di Minehead, in luoghi come Dulverton, Dunster e, per l'appunto, ad Allerbrook e nel vicino villaggio di Clicket, anch'esso proprietà della famiglia Sweetwater.

    L'incarico di confezionare il nuovo guardaroba di Sybil era prezioso per madame e il fatto di non essere mai riuscita a recarsi ad Allerbrook per effettuare le prove l'aveva preoccupata non poco, ma era sempre stata troppo oberata di lavoro per farlo. Così quel giorno smontò dal pony con aria trafelata, agitando le mani per tenere alla larga le oche e i cani che l'accerchiavano. «Madama Sweetwater, non potreste...?»

    Eleanor afferrò i due cani per il collare e rivolse un secco comando alle oche proprio mentre nel cortile apparivano due domestici per occuparsi del pony, del mulo e dei numerosi involti che essi trasportavano. Nel fare ciò, Eleanor si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. La sua famiglia d'origine era ricca e raffinata e abitava in un elegante maniero, per cui a volte l'ambientazione rustica in cui le toccava vivere da quando si era sposata le pesava non poco.

    Fino a qualche generazione prima, infatti, Allerbrook House era stata una semplice fattoria, presa in affitto assieme alla terra da un proprietario locale. Anche se ora nessun membro della famiglia lavorava più nei campi, tutto attorno regnava ancora un'atmosfera contadina.

    Peggy Ames, cuoca e governante, uscì indossando un vecchio grembiule macchiato e brandendo un lungo mattarello con cui si mise a rincorrere le oche per aiutare la padrona a scacciarle. Finalmente, Madame La Plage e il suo armamentario vennero portati nel salone.

    Eleanor mandò Jane a chiamare la sorella e offrì alla nuova arrivata dei rinfreschi che, dopo la lunga cavalcata, madame accettò con gratitudine. Non per questo, però, si lasciò distrarre dal proprio dovere: nel sorseggiare il vino che le fu servito, infatti, iniziò subito a parlare degli abiti di Sybil.

    «Credo che la veste color bronzo vi piacerà particolarmente. Starà molto bene con una sottogonna gialla ed è l'ideale per una fanciulla con i capelli chiari. Ah, è una ragazza così graziosa, vostra cognata Sybil! Certo, adesso le chiome brune vanno per la maggiore, ma quei capelli così chiari sono davvero rari, soprattutto accompagnati a occhi castani.»

    «Sybil è piuttosto graziosa» ammise Eleanor, con solo una punta di acidità. I suoi capelli erano di un insignificante color topo e i suoi occhi di un grigio slavato. Non era mai stata bella. Si era sposata grazie a una generosa dote e con il tempo Francis si era affezionato a lei, ma sapeva bene che nessun uomo si sarebbe mai voltato a guardarla per strada. Sybil, invece, a corte si sarebbe presto procurata una piccola folla di ammiratori. C'era solo da sperare che si comportasse a dovere. «È forse un po' troppo golosa, temo» osservò poi. «Mangia troppa panna. L'ho avvertita che così facendo ingrasserà, ma lei non mi dà retta.»

    «Forse dovrebbe dirglielo Messer Francis. Lui non c'è, adesso?» si informò Madame La Plage.

    «No, è fuori a cavallo.»

    «Ah, a cavallo!» le fece eco la sarta. «La passione di vostro marito per i bei cavalli è risaputa. È un uomo di buongusto e spero proprio che apprezzerà anche le mie creazioni. Ebbene, Madama Sweetwater, vogliamo mandare a chiamare Sybil e vedere come le stanno?»

    In quel momento la porta del salone si aprì e le due donne si voltarono in quella direzione, ma videro entrare soltanto Jane.

    «Dov'è Sybil?» le domandò Eleanor. «Vi avevo chiesto di andare a chiamarla.»

    «È in camera sua» rispose Jane con una certa perplessità nella voce. «Sembra... angustiata per qualcosa.»

    «È piuttosto silenziosa, di recente» commentò Eleanor. «Possibile che sia nervosa all'idea di andare a corte? Non è da Sybil. Non sarà malata?»

    «Non credo» replicò Jane. «Ma mi pare che abbia pianto.»

    «Be'» intervenne Madame La Plage. «Vediamo se i suoi abiti nuovi riusciranno a tirarla su di morale.»

    «Posso venire anch'io?» chiese Jane.

    «Certo.» Eleanor si era molto impegnata a voler bene e a fare da madre alle due sorelle minori del marito, ma non era mai riuscita ad affezionarsi davvero a Sybil. La florida, bruna Jane, invece, sempre pronta a sorridere, era assai più facile da amare. Sybil era vivace e affettuosa, ma così goffa! Se le si chiedeva di fare qualcosa, immancabilmente faceva la cosa sbagliata o se ne dimenticava addirittura. E adesso pareva proprio che avesse trovato un nuovo modo di creare delle difficoltà. Che diavolo aveva da piangere? «Andremo tutte» decise poi. «Venite.»

    Trovarono Sybil in camera sua, seduta a leggere nel vano della finestra. Quando le vide entrare depose il libro di poesia che aveva in mano, si alzò ed eseguì un'aggraziata riverenza. Il suo piccolo viso appuntito era pallido e aveva senza dubbio gli occhi arrossati. Guardò i cesti colmi di abiti che Jane e Madame La Plage avevano portato su come se si fosse trattato di strumenti di tortura.

    «Suvvia, perché quella faccia triste?» l'apostrofò Eleanor in tono sbrigativo. «Vi attende una bella avventura. Andrete a corte per servire la Regina d'Inghilterra! Jane vi aiuterà a svestirvi e a provare gli abiti. Vediamo come vi stanno. Madame, vogliamo incominciare proprio da quello color bronzo?»

    «La ragazza non ha una cameriera?» si stupì madame. «Di certo a corte...»

    «Sì, ne abbiamo trovata una, ma abita a Taunton. Passeremo a prenderla sulla via per Londra. Qui ad Allerbrook viviamo con semplicità e ci aiutiamo a vicenda, invece di impiegare delle cameriere» le spiegò Eleanor con una traccia di rimpianto nella voce. Nella sua casa natale del Dorset sì che aveva avuto una cameriera, ma Francis aveva decretato che lì non era necessaria. Era un uomo parsimonioso, tranne quando si trattava di acquistare i costosi destrieri per cui avrebbe fatto follie.

    «Ti aiuto» si offrì Jane, avvicinandosi alla sorella.

    «No, no, faccio da sola» si schermì Sybil.

    Con l'eccezione dei giorni di festa, ad Allerbrook si portavano abiti assai semplici. La veste giallo pallido di Sybil era ampia e comoda, ed era possibile sfilarsela dalla testa senza difficoltà. Lentamente, quasi con riluttanza, la giovane se la tolse, liberandosi poi della sottogonna e della camiciola e restando solo con il corsetto.

    «Avrà bisogno anche di nuovi corsetti» disse Madame La Plage. «Sono compresi nel prezzo e li ho qui con me.»

    E così Sybil si tolse anche il corsetto.

    «Ma... qui non c'entra niente l'aver mangiato troppa panna!» ansimò Madame La Plage.

    «Sybil, oh, no!» gemette Jane.

    «Oh, mio Dio!» esclamò Eleanor, poi si premette le mani sulla bocca e scoppiò a piangere.

    Più avanti, ciò che più rimase impresso nella mente di Jane riguardo a quel giorno fu la paura: per Sybil, ma anche quella, più intima e recondita, che quella terribile scoperta avrebbe portato con sé spaventosi cambiamenti e che nulla nelle loro vite sarebbe più stato lo stesso.

    Era quasi buio quando Francis arrivò in sella al suo splendido sauro di nome Copper. Era soddisfatto delle condizioni in cui aveva trovato la tenuta, perciò entrò in cortile fischiettando. In cucina, Peggy Ames scambiò un'occhiata con le due domestiche, Beth e Susie, e borbottò con aria cupa: «Sentitelo! Non resterà di buonumore ancora a lungo!».

    Di sopra, nel salottino situato nella torretta che si ergeva sopra la cappella, Jane ed Eleanor, rimaste di vedetta per scorgere l'arrivo di Francis, lo udirono fischiettare e si guardarono con aria angosciata.

    «Non riesco nemmeno a immaginare che cosa dirà» mormorò Eleanor. Era una donna calma e assennata, tuttavia in quel momento era terrorizzata. «Sarà così furioso... e ha ereditato il temperamento collerico dei Lanyon! Darà a me la colpa di tutto per non avervi tenuto d'occhio come avrei dovuto?» si lamentò.

    «Ma voi l'avete fatto» la rassicurò Jane. «Non potete essere sempre dappertutto.»

    «No, non posso» ammise Eleanor. «Per l'amor di Dio, Sybil è la ragazza più sciocca di questo mondo! Ora scendo e gli vado incontro. Oh, non so davvero come dirglielo!»

    Pallida per l'apprensione, discese la scala a chiocciola che conduceva nel salone. Madame La Plage se n'era tornata da tempo a Minehead e Sybil era stata chiusa in camera a chiave.

    Entrato nel salone, Francis si tolse il cappello di velluto rosso e i guanti, quindi le chiese se erano arrivati gli abiti nuovi di sua sorella. «Se così non fosse, scambierò io qualche parola con Madame La Plage!» aggiunse.

    «Sono arrivati» esordì Eleanor. «Ma...»

    «Ottimo. Spero che le vadano bene» replicò Francis. «Dov'è Sybil, ora? Voglio vederla agghindata a festa.» A quel punto scorse Peggy che lo fissava dalla soglia della cucina e lesse la paura sul viso suo e di Eleanor. «Dio mio, che succede?»

    «Ti prego, vieni in salotto, Francis» lo invitò Eleanor. «Ho delle terribili nuove. Peggy, portate del vino. Il padrone ne avrà bisogno.»

    «Per l'amor del cielo, che cosa è successo? Sybil sta bene?»

    «Devo spiegartelo in privato. Non che si possa tenere il segreto ancora a lungo... anzi, non è già più un segreto. In casa lo sanno tutti e anche Madame La Plage. Jane è nel salotto e lo sa. Era presente quando...»

    «Smettila di blaterare, donna!» gridò Francis mentre la moglie si voltava per fargli strada su per le scale. «Dimmi la verità!»

    Giunti nel salottino, Eleanor si voltò a fronteggiarlo e, mentre Jane restava seduta in un angolo tutta tremante, gli comunicò quanto andava detto. «Sybil non può andare a corte. Aspetta un figlio. Probabilmente per agosto.»

    Francis crollò sulla sedia più vicina. «Che cosa hai detto? Ripetilo, ti prego.»

    «Sybil non può assumere il proprio incarico a corte. È incinta.»

    Francis portava il nome degli Sweetwater, ma discendeva anche da un'altra famiglia, i Lanyon, originari della Cornovaglia. Aveva ereditato gli occhi azzurri dalla madre, ma per il resto era un Lanyon fatto e finito: alto, attraente, di corporatura possente e scuro di capelli. Possedeva anche il famigerato caratteraccio dei Lanyon: impetuoso, passionale e più esplosivo della polvere da sparo.

    Nell'osservare Francis in quel momento a Eleanor e a Jane parve quasi di udire lo scoppiettio della fiamma che consumava la miccia, avvicinandosi sempre di più al barile.

    E poi ci fu l'esplosione. Francis balzò in piedi e abbatté il pugno sullo schienale della sedia. «È inaudito! Chi è il colpevole? Chi è stato? E dov'è Sybil adesso?»

    «È chiusa in camera sua. Ho io la chiave» rispose Eleanor. «È stato Andrew Shearer.»

    «Andrew Shearer? Un mio fittavolo? Ma è sposato!»

    «Sì. In novembre siamo tutti andati al battesimo di suo figlio, se ben ricordi» gli fece presente Eleanor mantenendo a fatica la voce calma. «Accadde proprio allora, a quanto pare. Andammo dagli Shearer per festeggiare e restammo oltre il tramonto... rammenti? Si danzò a lume di candela. Sybil e Andrew ballarono insieme, ma non mi accorsi che sparirono per un po'. In un modo o nell'altro lui riuscì ad attirarla in un luogo isolato e... Sybil dice di non averlo più visto, da allora, ma che in passato lui le aveva rivolto sempre molti complimenti. Dice anche di non essere stata costretta, ma di avergli ceduto di sua spontanea volontà.»

    «Andrew è sposato. Non posso costringerlo a riparare. Posso cacciare gli Shearer dalle mie terre, ovviamente, anche se troveranno facilmente un altro podere da coltivare. Ci sono parecchie tenute bisognose di fittavoli, nella zona, soprattutto dopo l'epidemia di vaiolo dell'anno scorso. Tuttavia è una questione di principio... devo sbatterli fuori! E... Oh, mio Dio!» sbraitò Francis. «Il pranzo d'addio di Sybil è domani! Ormai è troppo tardi per cancellarlo. Probabilmente i Carew si sono già messi in viaggio per venire fin qui dal Devon.»

    La collera nella sua voce era così acuta che Eleanor si mise a tremare e Jane a piangere. Ma Francis proseguì imperterrito.

    «Verranno anche gli Stone da Clicket Hall con la loro Dorothy. Vogliono mandare anche lei a corte tra un anno o due, quando sarà grande abbastanza. E ci saranno anche Owen Lanyon e sua moglie, che verranno fin da Lynmouth...» La voce gli morì gola. Paradossalmente, l'unico ramo della famiglia a portare ancora il nome Lanyon era proprio quello che meno ne aveva il diritto. Molti anni prima era nato un figlio illegittimo, i cui discendenti, tuttavia, si facevano tuttora chiamare Lanyon. Ma la gravità della situazione, che gli si presentava sempre più chiara alla mente, costrinse Francis a continuare: «Vengono anche Luke e Ralph Palmer! Saranno già per strada, probabilmente. Bideford è a solo venticinque miglia da qui, ma Luke ha almeno sessant'anni e deve prendersela comoda».

    Francis si stava letteralmente strappando i capelli.

    «Sono solo dei lontani parenti, è vero, ma sono stati i loro ricchi cugini di Londra a procurare a Sybil un posto a corte. E ora... Che cosa potrò mai dire loro? Io... dirò che Sybil è malata. E poi gliele suonerò talmente che, con un po' di fortuna, perderà il bambino e potrà andare a corte lo stesso. Sì, è la cosa migliore da fare...»

    «No!» singhiozzò Jane. «No, non puoi! Francis, non devi! Potresti ucciderla. È incinta di più di quattro mesi.»

    «E nessuno se ne era accorto?» si stizzì Francis. «Non l'ha detto a nessuno?»

    «Ha detto...» gli spiegò Eleanor, «... di aver sperato fino all'ultimo che non fosse vero. Oh, che sciocca!»

    «Sciocca davvero» convenne Francis. «Un difetto a cui intendo porre subito rimedio. Dammi la chiave, Eleanor.»

    «Francis, no, non devi farlo!» Jane era spaventata, ma decisa. «Se farai del male a Sybil potrebbe perdere il bambino, sì, ma potrebbe morire anche lei. Non puoi volerlo sul serio!»

    «Non permetto a una ragazzina di sedici anni di dirmi che cosa devo o non devo fare!» sbottò Francis incollerito.

    «Potrebbe anche non perdere il bambino» gli fece notare Eleanor. «Ma anche se lo perdesse e andasse a corte, come potremmo continuare a fidarci di lei? E se, una volta a corte, creasse uno scandalo ancora maggiore?»

    «È un completo, totale disastro!» borbottò Francis. «È già stato abbastanza difficile mettere da parte una dote per le mie sorelle. Quando ero piccolo eravamo una famiglia ricca, prima che mio padre vendesse la cava di pietre per poter ricostruire l'ala orientale. Senza la cava ci siamo impoveriti e nemmeno la rendita che deriva da Clicket Hall riesce a ricompensare la perdita. Ho penato tanto! Far entrare una sorella a corte mi avrebbe aperto ogni sorta di opportunità... Avere conoscenze illustri può procurare un buon matrimonio anche a una giovane con una dote modesta.»

    «Noi abbiamo già delle ottime conoscenze» obiettò Eleanor.

    «Voglio qualcosa di meglio! Adesso... non possiamo mantenere il segreto. L'hai detto tu stessa, in casa lo sanno tutti. Peggy e le domestiche. Susie fa gli occhi dolci a Tim Snowe, li ho visti tubare in cortile mentre rientravo. Entro domani si saprà in tutta la tenuta. E Madame La Plage avrà di certo portato la notizia a Minehead.»

    «Sì» ammise Eleanor con sgomento.

    Seguì uno spaventoso silenzio.

    «Bene» riprese poi Eleanor. «Non possiamo far altro che affrontare lo scandalo a testa alta. E mi dispiace, Francis, ma, anche se ha solo sedici anni, Jane ha ragione. Non puoi picchiare una donna incinta.»

    «Ne ho il diritto e nessuno oserebbe darmi torto.»

    «Non se la uccidessi, cosa che potrebbe accadere.»

    «Allora cosa facciamo?» Francis tornò a sedersi e si prese il capo fra le mani.

    «Io suggerisco» gli propose Eleanor, «di tenere lo stesso il pranzo, ovviamente senza la presenza di Sybil. Diremo la verità ai nostri ospiti e chiederemo loro consiglio. Andrew non può sposarla, è vero, ma forse loro conoscono qualcuno disposto a farlo. Siamo onesti. In questo modo la verità non potrà riemergere a tradimento nel futuro e danneggiarci. Sono cose che capitano. Il padre di Owen Lanyon era un figlio illegittimo, dopotutto. Non oserà voltarci le spalle e non lo faranno neanche gli altri. Sono tutti nostri amici e parenti. Ci aiuteranno.»

    Dopo una lunghissima pausa, Francis si decise. «Va bene. Va bene. Ma mi libererò degli Shearer. Sybil deve restare in camera sua, non voglio né vederla né parlarle. E racconteremo la verità ai nostri ospiti.»

    «Troveremo una via d'uscita, caro» lo rassicurò Eleanor. «In un modo o nell'altro. Vedrai!»

    2

    Le quattro famiglie che parteciparono a quel memorabile ritrovo ad Allerbrook House, il 16 marzo 1535, arrivarono tutte in orario, rallegrandosi per la festosa occasione e ansiose di congratularsi con Sybil per la sua chiamata a corte.

    Furono quindi sorprese di scoprire che Sybil, che avrebbe dovuto essere il centro dell'attenzione generale, non era presente. La padrona di casa, Eleanor Sweetwater, aveva un'aria ansiosa e inquieta e suo marito Francis, il capofamiglia, aveva l'espressione assorta, un livido sulla mandibola e un vistoso occhio nero.

    I primi ad arrivare, sebbene fossero anche quelli che abitavano più lontano, furono Sir William Carew e sua moglie, Lady Joan. Lady Joan era l'epitome della raffinatezza, mentre Sir William, pur appartenendo a una delle famiglie più potenti della propria contea d'origine, era un uomo schietto e alla mano, con un forte accento del Devon.

    Dopo essere sceso di sella, allungò un calcio a un'oca troppo invadente e andò ad aiutare la moglie a smontare. Poi salì i gradini in cima ai quali lo attendevano i padroni di casa, pronti ad accoglierlo. Dopo aver rivolto una rapida occhiata al viso tumefatto di Francis, non si trattenne dal chiedergli: «Che Dio ci aiuti, con chi avete fatto a pugni?».

    «È una brutta storia» borbottò Francis. «La racconterò per intero quando ci saranno tutti.»

    «Siete giovane, immagino siate ancora in grado di farvi valere. Aspettate di vedere come ve la caverete quando avrete passato i quarant'anni, come me» osservò Sir William, che a dire il vero dimostrava un'età ben più avanzata, con il suo viso troppo arrossato per poter sembrare sano e i baffi e i capelli già grigi. «Come avete ridotto il vostro avversario?»

    Fu Eleanor a farsi avanti per trarre il marito d'impaccio. «Stamattina mio marito ha dovuto ordinare a uno dei nostri fittavoli di lasciare il podere» gli spiegò. «Si tratta di Andrew Shearer, che abita al di là del fiume. Mastro Shearer se ne è risentito e c'è stata una zuffa. Gli Shearer se ne andranno entro domani.»

    «Shearer è conciato peggio di me» ci tenne comunque a precisare Francis. «Ma non soltanto a causa dei miei pugni. Ci si è messa anche sua moglie... a padellate. Erano destinate a lui, però, non a me.»

    «Buon Dio!» esclamò Carew. «Non vedo l'ora di sentire tutta la storia.»

    A quel punto intervenne sua moglie. «Mia cara Eleanor, questa faccenda deve essere davvero una seccatura, per voi. Ma dov'è la vostra dolce Sybil?»

    «La storia riguarda proprio lei» le rivelò Francis. «Ed è per questo che preferisco aspettare che tutti gli ospiti siano arrivati, prima di spiegarvi il resto. Nel frattempo mia sorella Jane accompagnerà Lady Joan nella sua stanza. Ah, eccoti, Jane. Occupati della signora, per favore, ma, mi raccomando, niente pettegolezzi!»

    Il prossimo ad arrivare fu il lontano cugino di Francis, Ralph Palmer, che si presentò inaspettatamente solo. «Vostro padre non c'è?» gli domandò subito Francis, prevenendo ogni commento sul proprio viso pesto.

    Ralph, un giovane di bell'aspetto, con occhi e capelli scuri, stava scrutando il padrone di casa con evidente curiosità, che tuttavia seppe tenere a bada. «No. Mio padre ha avuto un attacco di gotta e non se la sentiva di compiere il viaggio fin da Bideford.»

    «Me ne rincresce» replicò Francis con aria grave. «Quando tornerete a casa vi prego di dirgli che ha tutta la mia comprensione e che gli auguro una pronta guarigione.»

    «Certo, cugino» rispose Ralph, con pari gravità. Poi, a voce più bassa, aggiunse: «Anche se devo ammettere che in un certo senso è meglio che non sia qui. La sua fissazione per la dottrina luterana si è talmente acuita che non parla d'altro, il che può risultare imbarazzante».

    L'interesse crescente di Luke Palmer per la nuova eresia luterana, che di recente si era iniziata a chiamare protestantesimo, era in effetti fonte di non poca preoccupazione per i suoi familiari. Erano opinioni assai pericolose da avere, dato che alcuni protestanti particolarmente infervorati erano stati addirittura mandati a morte. Dunque anche Francis non poté che sentirsi sollevato di quell'assenza.

    Il successivo gruppo di invitati ad arrivare fu la famiglia Stone, formata da Messer Thomas Stone, sua moglie Mary e la figlia Dorothy. Gli Stone avevano da poco preso alloggio a Clicket Hall, in seguito alla morte del precedente fittavolo.

    Clicket Hall, una costruzione che si ergeva su una piccola altura sovrastante il villaggio di Clicket, era un tempo stata nota con il nome di Sweetwater House, perché era lì che aveva risieduto la famiglia Sweetwater finché non aveva deciso di trasferirsi ad Allerbrook House. Francis aveva cambiato il nome in Clicket Hall per non creare confusione, ossia per evitare che qualche visitatore si presentasse alla vecchia dimora per sbaglio. Gli Stone l'avevano presa in affitto perché Mary aveva dei cugini nella zona e desiderava abitare vicino a loro. Ciononostante, Thomas Stone possedeva terreni ben più vasti, nel Kent, ed era di gran lunga più ricco, più colto e più influente dello stesso Francis.

    Dato che gli Stone erano nuovi da quelle parti e non avevano ancora incontrato il resto della famiglia, al suo arrivo Messer Stone scambiò Jane per Sybil e si affrettò a porgerle le proprie calorose felicitazioni.

    «Purtroppo questa è mia sorella minore, Jane» intervenne subito Francis. «Oggi non avrete occasione d'incontrare Sybil. È successo un fatto davvero spiacevole, che riguarda mia sorella, me... e quest'occhio nero che mi sono fatto. Vi presento mia moglie Eleanor.»

    «Quindi Sybil non andrà a corte?» si informò Dorothy. Aveva sedici anni, era bassa di statura, pallida e fin troppo paffuta. Era vestita di color porpora, una tonalità troppo intensa per la sua carnagione smorta. Il tono con cui aveva formulato la domanda tradiva compiacimento più che preoccupazione per la sgradevole situazione in cui si trovava Sybil.

    Sua madre e suo padre le rivolsero un'occhiataccia che la ridusse a un imbronciato silenzio, ma Francis non esitò a soddisfare la sua curiosità. «Mi rincresce ammettere che Madamigella Dorothy ha ragione. I nostri programmi per Sybil sono cambiati. Vi prego, venite nel salone. Sedetevi accanto al fuoco.»

    Poco dopo la famiglia Stone giunsero gli ultimi ospiti attesi per la festa.

    Owen Lanyon era il distinto, barbuto mercante il cui padre era stato il celeberrimo figlio bastardo dei Lanyon. Era arrivato dalla cittadina portuale di Lynmouth in compagnia della moglie Katherine e del figlio quindicenne Idwal. Owen e Idwal avevano entrambi i capelli rossi, ma mentre il colore di quelli del padre stava ormai sbiadendo, le chiome di Idwal sembravano di fiamma viva. In una dimostrazione di gran tatto, ignorarono l'occhio nero di Francis e passarono subito a complimentarsi per il delizioso profumo di carne arrosto che si sprigionava dalla cucina.

    «Per l'occasione Harry Hudd, uno dei nostri fittavoli, ci ha regalato un cosciotto e una spalla di montone» spiegò Francis. «È stato molto gentile da parte sua.»

    «Sarà dei nostri, oggi?» si informò Madama Stone.

    «No, non oggi» rispose Francis, pensando al rozzo accento di Mastro Hudd, al suo viso rubizzo e al suo sorriso mezzo sdentato. «Non sarebbe appropriato.»

    Tanto per cominciare, sebbene la tavola fosse già pronta al centro del salone, apparecchiata con una tovaglia candida e argenteria scintillante, il padrone di casa radunò gli ospiti attorno al camino acceso. Peggy arrivò dalla cucina insieme a Susie e Beth per portare vino, sidro e piccoli piatti di peltro ricolmi di pasticcini.

    «Vi abbiamo preparato un pasto succulento» esordì Francis, «ma ciò che devo dirvi non si addice a un'allegra tavolata. Spero solo che non fuggirete inorriditi quando mi avrete ascoltato, lasciando questo splendido festino.»

    «Pare» si intromise Owen nella sua bassa, profonda voce, «che dobbiate raccontarci qualcosa di scandaloso.»

    L'attraente Ralph sorrise, rivelando denti bianchi e regolari. «Siamo tutte persone di mondo... e stiamo morendo di curiosità. Si tratta davvero di uno scandalo?»

    «Be', ascoltiamo ciò che ha da dire Francis» tagliò corto Thomas Stone. «Mi chiedo solo se sia il caso che Dorothy resti» aggiunse poi, guardando la figlia. «Ha soltanto sedici anni.»

    Dorothy ne fu chiaramente indispettita, ma tenne a freno la lingua. Francis indicò con il capo il vano della finestra, dove Jane si era seduta in disparte. «Mia sorella Jane ha la stessa età e sa tutto.»

    «Va bene.» Thomas scambiò un'occhiata con la moglie, poi scrollò le spalle. «Dorothy può restare.»

    Da stizzita, l'espressione di Dorothy divenne compiaciuta. Francis prese posizione con le spalle rivolte al camino, si schiarì la voce e si lanciò nell'ingrato compito di spiegare la situazione.

    Jane rimase seduta in silenzio con le mani strette in grembo. Aveva ricevuto in dono l'abito color bronzo con la sottogonna gialla in origine destinato a Sybil. Per quanto fosse più giovane, Jane era alta quanto la sorella, i cui abiti dunque le andavano a meraviglia. Prima di tornare a casa, Madame La Plage aveva dovuto apporvi solo qualche piccola modifica.

    «Vi prego, non voglio il vestito di Sybil» aveva insistito Jane, mentre la sorella piangeva di paura e di delusione nel veder andare infranta ogni speranza per il futuro. Ma Eleanor non aveva voluto sentire ragioni e così Jane era lì, al ricevimento che avrebbe dovuto essere in onore di Sybil, nell'abito che avrebbe dovuto essere indossato da Sybil, estremamente a disagio nella sua prima crinolina. Era come se quegli illustri ospiti, inizialmente invitati a rendere omaggio a Sybil, ne fossero tutto d'un tratto divenuti i giudici supremi.

    Francis terminò il discorso, quindi fissò Ralph Palmer con aria grave. «Mi sento particolarmente in difetto davanti a voi, Ralph, perché fu vostro cugino Edmund a usare la propria influenza a corte per ottenere la nomina di Sybil. Quella sciocca vi ha delusi entrambi. E in un certo qual modo pare anche a me di avervi deluso. Mi dispiace.»

    Ralph scosse il capo. «Non vedo come possiate essere responsabile, Francis. Dovevo andare a Londra come parte della scorta di Sybil. Lì vedrò mio cugino Edmund e, se volete, gli dirò che la ragazza non è forte abbastanza per affrontare la vita di corte. Forse» aggiunse, sorridendo in direzione di Jane, «potrei dirgli che c'è anche una sorella minore, che sarà pronta per la corte tra un anno o due.»

    «È davvero gentile da parte vostra, Ralph» disse Eleanor. «Vi siamo molto grati.»

    Oh, no! Quando tutti gli sguardi si puntarono su di lei, Jane desiderò di poter sprofondare nel sedile che occupava. Erano sguardi amichevoli, ma la spaventarono comunque. Non voleva essere strappata dalla brughiera e dalle valli dove si sentiva a casa e che amava profondamente. Mandare una fanciulla a corte, con un guardaroba e dei gioielli adeguati, era una spesa davvero ingente. Finora, quindi, quel progetto aveva riguardato soltanto Sybil. Ma adesso... sotto i pesanti strati dell'abito e all'interno della scomoda crinolina, Jane rabbrividì da capo a piedi.

    Per fortuna non si trattava ancora di un pericolo imminente. Francis le sorrise, ma poi disse: «Ci penseremo più avanti. Nel frattempo, desidero chiedervi consiglio. Che cosa devo fare con Sybil? Devo occuparmi di lei, lo so, ma non posso perdonare ciò che ha fatto».

    Ci fu una pausa. Owen e Katherine si erano messi a confabulare sottovoce, ma fu Mary Stone la prima a prendere la parola.

    «Sono d'accordo con Messer Sweetwater.» Mary era grassa e pallida, con la voce appesantita dal catarro. Il suo abito di damasco color ametista era costoso, ma le andava talmente stretto da formare delle sgradevoli pieghe sul davanti. Era una deprimente anticipazione dell'aspetto che Dorothy avrebbe assunto andando avanti con gli anni. Le grassocce dita di Mary si erano servite generosamente di pasticcini. Prima di proseguire, dunque, la donna si leccò lo zucchero dai polpastrelli. «Se fosse nostra figlia la sbatterei fuori di casa, affidandola alla clemenza della parrocchia. Non è vero, Thomas?»

    «Non arriverei a tanto» obiettò Stone. «Ma non me la terrei certo in casa.»

    «Neanch'io» convenne William Carew. «I

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