Nobile distrazione: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Lucan, però, non ha idea di quale sia la vera identità della splendida Lexie, e quando lo scoprirà sarà ormai troppo tardi...
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Nobile distrazione - Carole Mortimer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Reluctant Duke
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Carole Mortimer
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-973-0
1
«Buon anno, signor St Claire!»
Lucan era in piedi accanto alla grande vetrata del suo ufficio al decimo piano della St Claire Corporation. Erano solo le otto e trenta di quella fredda mattina di gennaio, ma lui era arrivato alle sei per smaltire il lavoro che si era accumulato durante le feste di Natale.
Be’, questo almeno si era detto, anche se in realtà aveva scalpitato per tornare alla normalità dopo aver festeggiato il Natale a Edimburgo con la madre e i suoi due fratelli, prima di andare tutti a Mulberry Hall, la proprietà di famiglia nel Gloucestershire, per il matrimonio del più piccolo dei St Claire programmato per l’ultimo dell’anno.
Lucan capiva le ragioni per cui Jordan e Stephanie avevano voluto sposarsi lì, visto che era in quella casa che si erano conosciuti, ma lui non amava Mulberry Hall e, non appena aveva potuto, si era defilato per rifugiarsi a Kloster a sciare qualche giorno.
Si voltò nell’udire l’augurio che gli veniva rivolto e, con la fronte aggrottata, squadrò la ragazza che era appena entrata dall’ufficio della sua assistente personale. Solo che quella donna non era la sua assistente personale. Non la conosceva nemmeno.
Doveva avere più o meno venticinque anni, era snella e non particolarmente alta. Il tailleur nero e la camicetta bianca che portava nulla toglievano all’aspetto gitano dei lunghi capelli neri che le ricadevano ribelli sulla schiena. Gli occhi erano di un azzurro intenso, circondati da ciglia lunghe scure, il naso piccolo e dritto. Le labbra, invece, carnose e sensuali. Labbra che, inaspettatamente, eccitarono Lucan, portando la sua mente a immaginare camere da letto e corpi nudi abbracciati.
La cosa di per sé era sorprendente, perché era risaputo che Lucan St Claire, uomo d’affari di successo, era emotivamente spietato nelle sue brevi relazioni amorose tanto quanto lo era nei consigli d’amministrazione.
Lui, però, si sentiva tutto fuorché spietato mentre fissava quella bellezza selvaggia. «Chi diavolo è lei?»
Lexie avrebbe anche potuto essere dispiaciuta per l’espressione di severo sconcerto apparsa sul volto di Lucan St Claire, se la situazione in cui si trovava non fosse dipesa da lui.
Se non fosse stato così freddo, arrogante e incapace di relazionarsi con i suoi dipendenti, forse la sua assistente personale avrebbe evitato di licenziarsi la vigilia di Natale senza prendersi neppure il disturbo di avvertirlo.
Forse.
Lexie sospettava che l’interesse di Jessica Brown nei confronti di Lucan St Claire non si fosse limitato soltanto al lavoro e che la mancanza di attenzioni da parte del capo era stato il vero motivo per cui, alla fine, aveva deciso di andarsene.
Si avvicinò all’imponente scrivania di quercia, consapevole dell’aura di potere che circondava Lucan St Claire, del tutto a suo agio con il gessato grigio e la cravatta di seta perfettamente annodata.
Quell’uomo non era solo alto ed elegante, ma anche bello come un principe, ammise Lexie controvoglia.
Certo, i suoi capelli neri avrebbero potuto essere un po’ più lunghi e i suoi enigmatici occhi scuri trasudavano una tale arroganza da privarlo di qualsiasi attrattiva.
Non che lei corresse il benché minimo pericolo di trovare affascinante un membro qualsiasi della famiglia St Claire.
«Mi chiamo Lexie Hamilton, signor St Claire, e sono la sua assistente personale temporanea.»
Lucan socchiuse gli occhi. «Non sapevo di avere bisogno di un’assistente personale, tantomeno di una temporanea.»
«Be’, la vigilia di Natale la sua ex segretaria aveva chiamato la mia agenzia per organizzare una sostituzione finché non avesse trovato qualcuno adatto a prendere il suo posto. Purtroppo la persona più qualificata a ricoprire questo incarico non sarà libera prima di tre giorni.»
Lucan St Claire era sconcertato da quella spiegazione.
Prima di recarsi negli uffici della società di Lucan, Lexie aveva stabilito un limite alla propria curiosità nei confronti della famiglia St Claire. Tre giorni, solo tre, sarebbero stati sufficienti per confermare tutte le cose negative che aveva pensato e sentito su di loro.
In realtà le erano bastati tre minuti in compagnia di quell’uomo freddo e altezzoso per capire che si credeva superiore al resto del genere umano.
Lo stupore di Lucan era sempre più evidente. «Quando e perché Jennifer ha preso questi accordi?»
Fu il turno di Lexie di adombrarsi. «Ero convinta che la sua segretaria si chiamasse Jessica.»
«Jennifer... Jessica... Il suo nome ha poca importanza, se ha deciso di lasciare questo impiego.»
Lei sorrise mesta. «Forse, se si fosse preso la briga di ricordare almeno il suo nome, non se ne sarebbe andata così all’improvviso.»
«Quando vorrò la sua opinione, signorina Hamilton, gliela chiederò.»
«Stavo semplicemente sottolineando...»
«Qualcosa che a una assistente personale temporanea non deve interessare» disse acido Lucan.
«Probabilmente no» concesse Lexie.
«Come mai Jenn... Jessica si è licenziata in questo modo così poco professionale?»
Lei si strinse nelle spalle. «Se non ricordo male, ho sentito dire a qualcuno in agenzia che l’insulto finale nei suoi confronti è stato quando lei non si è preoccupato di farle gli auguri di Natale o di darle un regalo.»
«Ha ricevuto un bonus sotto forma di assegno il mese scorso, esattamente come tutti gli altri dipendenti.»
«Mi riferisco a un regalo di Natale personale» precisò Lexie.
«Perché mai avrei dovuto farglielo?» domandò lui, sinceramente stupito da quell’accusa.
«Di solito si usa... Okay, lasciamo perdere» tagliò corto, notando l’impazienza di Lucan. «Non avevo idea che fosse già in ufficio. Ho appena risposto a una telefonata che credo richieda la sua immediata attenzione. Ho riportato qui tutti i dati» aggiunse, porgendogli un foglietto.
Lucan guardò il messaggio scritto in bella calligrafia prima di accartocciarlo nella mano. John Barton, il custode di Mulberry Hall, lo avvertiva di alcuni danni nell’ala ovest del palazzo che richiedevano la sua personale attenzione.
In quanto fratello maggiore, Lucan aveva ereditato Mulberry Hall alla morte del padre, avvenuta otto anni prima. Era un luogo in cui si era recato di rado dopo la separazione dei genitori, venticinque anni addietro, e dove non voleva tornare spesso.
In quella dimora aveva vissuto undici anni felici con i genitori. Lui e i fratelli erano sempre stati ignari della relazione del padre con una vedova che abitava in un cottage della proprietà insieme alla figlia. E anche della infelicità che quella storia aveva causato alla madre non avevano mai saputo nulla. Un’infelicità che alla fine aveva spinto Molly a tornare in Scozia, portando i figli con sé.
Lucan aveva dovuto fare un grande sforzo per partecipare al matrimonio di Jordan e Stephanie in quella stessa casa una settimana prima, e di certo non era stato facile nemmeno per Gideon o per la madre. Era davvero inaccettabile chiedergli di recarsi ancora a Mulberry Hall!
Barton riferiva che il danno interessava l’ala ovest, dove si trovava la galleria dei ritratti di famiglia, tra i quali spiccava quello di Alexander St Claire, suo padre, il precedente Duca di Stourbridge, in tutto il suo splendore.
Un ritratto che metteva in evidenza come lui, tra tutti i fratelli St Claire, fosse il più simile al genitore adultero.
«Secondo il signor Barton la questione è urgente» riprese Lexie, guardando il messaggio accartocciato.
«Penso che spetti a me decidere, non crede?»
«Probabilmente non si può fare niente per il suo appuntamento delle dieci» proseguì lei ignorandolo. «Però potrei cancellare quelli dei prossimi due giorni se ha intenzione di...»
«Le assicuro, signorina Hamilton, che la mia priorità assoluta in questo momento è parlare con il responsabile della sua agenzia.»
«Perché?»
Lucan inarcò un sopracciglio. «Non sono abituato a vedere messe in discussione le mie azioni.»
Soprattutto da un’assistente temporanea, aggiunse fra sé Lexie. Peccato che la responsabile dell’agenzia in quel periodo fosse proprio lei, visto che i suoi genitori, nonché proprietari della Premier Personnel, erano partiti per una crociera di tre settimane in occasione del loro venticinquesimo anniversario di nozze.
Il padre e la madre non erano nemmeno a conoscenza della telefonata arrivata alla vigilia di Natale da parte dell’assistente personale di Lucan St Claire. Lexie si era ripetuta più volte che non glielo aveva detto perché non voleva rovinare la loro vacanza menzionando la famiglia St Claire, eppure...
All’inizio Lexie era rimasta molto stupita dall’identità della donna che aveva telefonato e si era limitata a prendere nota dei dati principali e a tranquillizzare Jessica Brown: la Premier Personnel si sarebbe fatta carico del suo problema. Solo a chiamata conclusa aveva compreso le possibilità che le si erano appena aperte grazie a quel contatto.
Di certo lei era molto qualificata per quell’incarico e, inoltre, a gennaio non c’era mai molto lavoro in agenzia. E comunque si trattava solo di tre giorni. Tre miseri giorni, aveva promesso a se stessa, che avrebbe trascorso a osservare Lucan St Claire, il potente proprietario della St Claire Corporation.
Fino a quel momento lui aveva dimostrato di essere tutto ciò che lei si era immaginata.
«Le assicuro che sono qualificata per questo incarico» gli disse, raddrizzando le spalle.
Lucan la squadrò freddo. «Non mi pare di aver messo in dubbio le sue qualifiche.»
«L’insinuazione, però, era chiara» ribatté Lexie arrossendo.
«Davvero?» replicò lui, appoggiandosi alla scrivania in modo da fissarla direttamente nei suoi occhi azzurri e osservare la perfezione del suo incarnato color avorio, il mento determinato e le labbra sensuali... Labbra che avrebbero fatto impazzire un uomo se usate nel modo giusto.
Lucan si scostò di colpo, turbato dalle immagini inappropriate di quella ragazza così poco educata che gli si erano insinuate nella mente, per non parlare della reazione istantanea di una