Piacevole inganno: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Stephanie McKinley, abile fisioterapista, ammira da sempre il famoso attore Jordan Simpson, per cui rimane scioccata quando scopre che il suo ultimo paziente è l'affascinante divo dagli occhi scuri e dallo sguardo magnetico. Non può sapere, però, che dietro quella facciata si nasconde il ricco e nobile Jordan St Claire!
In convalescenza dopo un incidente a Mulberry Hall, la grandiosa proprietà di famiglia, Jordan si aggira per il palazzo come un animale in gabbia, pronto a stuzzicare la riservata sensualità di Stephanie.
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Piacevole inganno - Carole Mortimer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Jordan St Claire: Dark and Dangerous
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Carole Mortimer
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-767-5
Prologo
«Devo avvertirla, signorina McKinley: in questo periodo mio fratello si sta comportando come un vero zotico arrogante.»
Una caratteristica di famiglia, pensò Stephanie, osservando Lucan St Claire seduto alla scrivania nell’ufficio londinese della St Claire Corporation. Alto, moro e bello come un principe, con quel suo atteggiamento distaccato che rasentava la freddezza era l’emblema dell’arroganza.
Non aveva mostrato il minimo interesse per lei come donna. Il fatto che il conto in banca di Lucan St Claire fosse maggiore del PIL di qualche staterello e lui frequentasse solo modelle bionde, mentre lei era di media statura e aveva i capelli di un rosso fiammante, probabilmente aveva qualcosa a che vedere con il suo scarso interessamento. E che diamine, però, una ragazza potrà anche sognare di essere corteggiata da un riccone affascinante, no?
Stephanie sospirò. Del resto, lei era soltanto la fisioterapista che quell’uomo intendeva assumere per la riabilitazione del fratello minore, reduce da un incidente. «La maggior parte delle persone che soffrono tende ad assumere comportamenti aggressivi, signor St Claire» gli rispose.
Le labbra scolpite di Lucan si curvarono in un sorriso privo di umorismo. «Credo che troverà Jordan eccessivamente aggressivo.»
Stephanie ripassò mentalmente le informazioni a sua disposizione sul paziente che l’attendeva. A livello personale sapeva solo che Jordan St Claire aveva trentaquattro anni ed era il più giovane di tre fratelli. Da un punto di vista clinico, invece, risultava essere rimasto coinvolto sei mesi prima in un incidente, dal quale aveva riportato diverse fratture alla parte destra del corpo. Malgrado i numerosi interventi, la sua mobilità era ancora compromessa e apparentemente Jordan St Claire si era ritirato dal mondo, rintanandosi in una casa nella campagna inglese con l’evidente intenzione di leccarsi le ferite in privato.
Fino a quel momento lei non aveva notato niente di inusuale nel suo comportamento. «Non mi dice nulla che non abbia già riscontrato in altri pazienti, signor St Claire» ribatté sicura.
Lucan appoggiò i gomiti sulla scrivania e la guardò al di sopra delle mani incrociate. «Quello che sto cercando di spiegarle è che Jordan potrebbe non essere molto entusiasta al pensiero di avere l’ennesimo fisioterapista attorno.»
Stephanie non aveva mai pensato a se stessa come all’ennesimo fisioterapista e trovò quella definizione poco lusinghiera. Era molto orgogliosa del successo che negli ultimi tre anni aveva ottenuto il suo centro riabilitativo, oggetto di lode e raccomandazione da parte di medici affermati ed ex pazienti.
Da quello che aveva letto nel rapporto medico sulla scrivania davanti a Lucan St Claire, i chirurghi avevano fatto il loro dovere e adesso spettava a Jordan St Claire fare il resto.
Socchiuse gli occhi mentre studiava il volto aristocratico che aveva di fronte e chiese: «Cosa mi sta nascondendo, signor St Claire?».
«Noto che la sua fama di essere una donna schietta è ben meritata.»
Stephanie sapeva che i suoi modi bruschi e il suo aspetto austero, con i capelli raccolti in una treccia e gli occhi verdi solo velatamente truccati con del mascara, le davano sempre l’aria di chi non si lascia coinvolgere emotivamente. Il che non poteva essere più lontano dalla verità, ma un conto era l’empatia che provava per i suoi pazienti, tutt’altro era mostrare loro quell’empatia.
Per quanto riguardava la sua reputazione professionale, invece...
Per fortuna Lucan St Claire sembrava non aver sentito i pettegolezzi in merito alle recenti dichiarazioni di Rosalind Newman, che l’aveva accusata di aver intrecciato una relazione con il marito mentre era la sua fisioterapista.
«Non vedo l’utilità di essere meno che sincera» commentò, stringendosi nelle spalle. «Soprattutto quando ci sono di mezzo i miei pazienti.»
Lucan annuì. «Jordan non accetterebbe niente di meno» ribatté lui, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia di cuoio.
«Quindi?» Stephanie lo scrutò con i suoi perspicaci occhi verdi. Se doveva lavorare con il fratello di quell’uomo, aveva bisogno di conoscere tutto ciò che c’era da sapere su di lui. E non solo dal punto di vista clinico.
Lucan sospirò. «Jordan non ha la minima idea della mia intenzione di mandarla da lui.»
Stephanie l’aveva sospettato. Il che naturalmente avrebbe reso il suo compito più arduo. Ah, ma lei aveva già avuto a che fare con pazienti difficili in passato. Anzi, a dire il vero quasi tutti i suoi pazienti erano difficili. Del resto, la sua capacità di gestire persone poco collaborative era proprio uno dei motivi per cui non era mai a corto di lavoro da quando aveva aperto il suo studio. «Mi pare di capire dalle sue parole che vuole mettere suo fratello di fronte al fatto compiuto.»
Lucan sorrise. «È probabile che le dirà di andarsene in maniera poco cortese.»
«Se queste sono le sue intenzioni, bisognerà evitare che suo fratello si trovi nella condizione di potermi mandare via. Se non ricordo male, la casa nel Gloucestershire dove vive appartiene a lei, giusto?»
«Sì, fa parte di una vasta proprietà della St Claire Corporation.»
«In quanto presidente, dunque, lei avrà l’ultima parola su chi può o non può trovarsi lì» concluse Stephanie in modo molto diretto.
Lucan le lanciò un’occhiata di approvazione e sorrise divertito. «Significa che non avrebbe problemi a comparire davanti a mio fratello e affrontare le conseguenze?»
«Se il paziente non mi lascia altra scelta...»
«Credo che Jordan abbia trovato in lei un degno avversario.»
«Allora ha deciso di affidarmi l’incarico di lavorare con lui?»
«Be’, lavorare con Jordan mi pare fin troppo esagerato, visto che mio fratello ha fatto in modo di mettere bene in chiaro cosa ne pensava di tutti i fisioterapisti torturatori.»
«Io non torturo nessuno, signor St Claire» ribatté Stephanie secca, sentendo aumentare il suo interesse per quel caso. «Se è d’accordo, potrei iniziare la settimana prossima.» Non aveva nessuna intenzione di fare capire a quell’uomo quanto si sentisse sollevata al pensiero di lasciare Londra per un po’ e allontanarsi dalle accuse infondate di Rosalind Newman.
«Perfetto.» Lucan era soddisfatto. Apparentemente niente di quello che le aveva raccontato sul fratello l’aveva spaventata.
Stephanie capiva il suo sollievo. Sapeva bene che spesso l’incapacità di un paziente di gestire la propria malattia era motivo di preoccupazione per i parenti più stretti. Malgrado Lucan St Claire fosse conosciuto per la sua freddezza e arroganza, era ovvio che amasse moltissimo il fratello. «Avrò bisogno delle chiavi della casa in cui abita e delle indicazioni per arrivarci» gli disse. «Tutto quello che succederà dopo, sarà solo un problema mio.»
1
«Chi diavolo sei? E cosa ci fai nella mia cucina?»
Stephanie era arrivata ai cancelli di Mulberry Hall circa un’ora prima. Aveva suonato il campanello e bussato invano alla porta, prima di decidere che Jordan St Claire non era in casa, oppure si rifiutava di rispondere. A ogni modo non le era rimasto altro da fare che entrare con le chiavi che le aveva dato Lucan.
Una volta entrata in cucina e preso atto della terribile confusione che regnava sovrana, non era riuscita ad avanzare oltre. I piatti sporchi e quel disordine spaventoso le erano parsi un affronto insopportabile per il suo innato bisogno di ordine e pulizia. Aveva seri dubbi che Jordan St Claire si fosse mai preoccupato di lavare una singola tazzina dal suo arrivo lì un mese prima.
«Ah, perché questa sarebbe una cucina?» disse Stephanie, senza smettere di raccogliere pentole e stoviglie disseminate su ogni centimetro disponibile della stanza e immergerle nell’acqua calda del lavandino. «Credevo di essere in un laboratorio specializzato in colture batteriche» continuò. Quindi si voltò a guardare l’uomo fermo sulla soglia che la stava fissando con espressione accusatoria e, d’improvviso, sentì il bisogno di appoggiarsi a un piano in marmo: aveva riconosciuto la persona che aveva di fronte.
Malgrado i capelli lunghi poco curati e la barba incolta che mascherava parte dei suoi bellissimi tratti – effetto forse desiderato – gli occhi del colore dell’ambra non lasciavano dubbi sull’identità dell’uomo. Altro che Jordan St Claire, quello era Jordan Simpson, l’attore di fama mondiale!
Stephanie dovette appellarsi a tutta la sua rinomata calma per mantenere un atteggiamento distaccato mentre lo fissava.
L’attore inglese aveva conquistato Hollywood dieci anni prima, quando gli era stato affidato il ruolo principale in un film che aveva riscosso un enorme successo. Era talmente bravo che aveva persino vinto l’oscar come migliore interprete già due volte. In quanto fan sfegatata, Stephanie lo sapeva bene e aveva visto tutti i suoi film. Lo avrebbe riconosciuto anche al buio.
Sapeva anche che Jordan Simpson era caduto dalla cima di un palazzo sei mesi prima, durante le riprese del suo ultimo capolavoro. All’epoca i giornali avevano speculato in tutti i modi possibili sulla vicenda, arrivando persino a ipotizzare che l’attore fosse rimasto seriamente sfigurato e che non sarebbe mai più stato in grado di camminare. Figuriamoci di recitare.
Il cuore di Stephanie batteva forte e le guance iniziarono a infuocarsi. Anche se l’uomo di fronte a lei si aiutava a camminare con un bastone, era davvero la star che l’aveva ossessionata per anni. Un dettaglio che Lucan St Claire aveva omesso di menzionarle la settimana prima, pensò con disappunto.
«Davvero divertente!» ribatté Jordan a quel commento sulla sua cucina. Era in piedi sulla soglia e si appoggiava al bastone da cui non si separava mai per non cadere a terra a ogni passo. «Tuttavia questo non spiega ancora chi sei e come hai fatto a entrare.»
Jordan stava riposando sul letto che era stato portato in salotto, dal momento che lui non era in grado di fare le scale, quando