Una donna da scoprire: Harmony Collezione
Di Margaret Way
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Info su questo ebook
Vedendo il socio impegnato in una cena intima e molto preso dalla bella commensale, Lang Forsyth è indotto a credere il peggio. Ma lo stupore si trasforma in preoccupazione quando scopre di essere lui stesso catturato dal fascino della giovane. Chi sarà mai quella donna? E anche quando la vera identità della ragazza è rilevata, Lang non riesce a smettere di essere sospettoso. Eden Sinclair è veramente innocente come sembra? Non gli resta che avvicinarla...
Margaret Way
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Una donna da scoprire - Margaret Way
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Mistaken Mistress
Harlequin Mills & Boon Tender Romance
© 2002 Margaret Way
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-187-4
www.harlequinmondadori.it
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Prologo
Per più di vent’anni Owen Carter aveva cercato di dimenticare di avere una figlia. Non che l’avesse mai vista. Neanche per un attimo. Non fino a quella giornata di dolore, di cieli plumbei e di pioggia a catinelle. Aveva viaggiato per più di mille miglia per arrivare a sedersi nell’ultima panca di quella graziosa chiesetta in pietra, senza sentirsi mai libero dall’imprescindibile vincolo che lo legava a Cassandra. La tragica morte di lei, all’età di quarantatré anni, era giunta del tutto inaspettata e adesso, tormentato dai ricordi, lui partecipava a quel funerale. Vi stava partecipando fissando intensamente un volto tanto simile a quello di Cassandra da fargli avvertire l’impulso irrefrenabile di andare verso la giovane donna al centro della sua attenzione. Per poco non era balzato in piedi per farlo, ma poi ci aveva ripensato. Non ora, si era detto.
Sua figlia era in tutto e per tutto come la sua indimenticabile Cassandra. La stessa nuvola di capelli scuri, gli stessi straordinari occhi di un blu tendente al viola. Nella ragazza tutto dipendeva dal vestito che indossava e dall’umore. In quel tragico giorno, mentre le lacrime rigavano le gote di lei che seguiva la bara coperta di fiori di sua madre, gli occhi di sua figlia apparivano color blu scuro e la sua carnagione, di un bianco incontaminato, creava un forte contrasto con i capelli scuri. Non si erano mai incontrati, ma l’avrebbe riconosciuta ovunque.
Era Cassandra, che tornava da lui.
Lo sguardo così ostinatamente inchiodato su di lei dovette in qualche modo far breccia nell’impenetrabile corazza del suo cordoglio, perché sua figlia d’improvviso voltò la testa come se si sentisse osservata, e fermò l’attenzione su di lui, mettendolo bene a fuoco. Fu uno sguardo profondo e diretto, tanto simile a quelli di Cassandra, che lui si sentì afflosciare inaspettatamente le spalle, come se avesse appena ricevuto un gran colpo in pieno stomaco. Sua figlia. Mio Dio! Il grande amore, così profondamente racchiuso nel suo cuore, di colpo balzò prepotentemente in superficie. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.
Di certo gli dei lo avevano già punito abbastanza. Aveva escluso Cassandra ed Eden dalla sua vita, pensando in un qualche modo contorto che questo sarebbe servito a proteggere sua figlia. Ora era tutto finito. Lo avvertiva dalla forza che sentiva crescere dentro di sé. È mia, pensò trionfante. Sangue del mio sangue. Mia figlia. La figlia che mi è sempre stata negata.
Ascoltami, Cassandra, gridò mentalmente, fissando la bara ricoperta di gigli.
Questa è mia figlia e io sono venuto per riportarla a casa.
1
Lang e Owen lasciarono insieme la riunione.
«È andata bene» commentò Lang con soddisfazione, facendosi strada attraverso la folla dell’ora di pranzo con quella sua tranquilla fiducia che rendeva sempre la gente felice di essere in sua compagnia.
«Se è andata così, è stato grazie a te» ammise Owen con manifesta simpatia. «Pensavo di essere un buon negoziatore, ma tu mi hai surclassato. Oggi come oggi, sei tu il numero uno della società.»
«Be’, cedermi il timone non è forse quello che desideravi?» Lang lanciò un’occhiata di sfuggita al volto del suo socio. Sebbene Owen apparisse più in forma che mai e sembrasse ciò che era, vale a dire un uomo d’affari affascinante e di successo nel fiore degli anni, il vecchio vigore che l’aveva sempre contraddistinto se n’era andato. Negli ultimi sei mesi, era come se Owen avesse messo in secondo piano i suoi vasti interessi economici. In qualche modo, aveva abbandonato il ritmo di vita frenetico cui era abituato, la sua attenzione era stata chiaramente concentrata altrove.
Era strano. Inquietante. Come lo erano i suoi viaggi mensili nella capitale dello stato, Brisbane, i cui veri motivi Owen non aveva mai divulgato. Non che fosse tenuto a farlo. Owen Carter non doveva rendere conto a nessuno. Né a lui, il suo ex pupillo e ora socio, né a sua moglie Delma. Il mese precedente, quando aveva sostituito Owen in una riunione d’affari a Singapore, Lang si era ritrovato incapace di mettersi in contatto con lui per quarantotto ore di vitale importanza. La loro prassi normale prevedeva che si tenessero costantemente aggiornati l’un l’altro di tutto ciò che accadeva, ma in quell’occasione Owen era scomparso. Già, ma dove diavolo si era cacciato?
Lang lo aveva considerato un grosso cambiamento nell’equilibrio del loro rapporto e ne era rimasto scosso. Più di dieci anni prima, appena terminata l’università con una laurea con lode in economia e commercio e la medaglia d’oro universitaria, aveva presentato domanda di assunzione presso la Carter Enterprises e l’aveva spuntata su una dozzina di altri soggetti altamente qualificati. Adorava l’eccitazione dei grandi affari tipici dell’alta finanza e le iniziative imprenditoriali di alto livello almeno quanto Owen. Aveva dimostrato di poter gestire qualunque cosa Owen gli passasse. E Owen non aveva esitato a coinvolgerlo, sovraccaricandolo spesso di lavoro. A Owen era piaciuto subito. Si fidava di lui. Si capivano al volo. Tanto che Lang ormai era diventato uno di famiglia. Owen gli permetteva di operare al massimo livello praticamente senza alcun input da parte sua.
Doveva esserci sotto qualcosa. Avevano notato tutti il grande cambiamento in Owen, ma nemmeno Delma aveva osato chiedergli di che si trattasse. Se Owen non fosse apparso così meravigliosamente in forma, avrebbero sospettato una malattia. L’unica altra ragione possibile per tutti quei viaggi misteriosi era una relazione sentimentale, il che era piuttosto assurdo. Nei dodici anni di matrimonio con Delma, una donna molto bella, di una decina d’anni più giovane, Owen non aveva mai degnato di uno sguardo nessun’altra donna, sebbene ce ne fossero diverse che gli avevano fatto capire di essere più che disponibili. Il fatto è che Delma, la quale ammetteva candidamente la cosa, aveva fatto di tutto per accalappiare Owen. Come biasimarla? Owen era affascinante, ricco e... libero. A chi avrebbe lasciato tutti i suoi soldi? Aveva bisogno di una moglie che gli desse un erede, e Delma lo aveva convinto di essere perfetta per quel ruolo.
Il matrimonio si era rivelato solido ma, almeno all’occhio attento di Lang, non proprio felice. Un fatto questo che non era mai stato apertamente ammesso da nessuno dei due coniugi, ma che era sempre stato presente, appena sotto la superficie. Con un marito tutt’altro che focoso, sempre preso dagli affari, Delma aveva cominciato ad accettare qualche discreto corteggiamento. Oh, cose puramente platoniche, intendiamoci, perché, nonostante tutto, Owen non era un uomo che meritasse di essere tradito. Però, di recente, Owen era diventato misterioso. Pedinarlo sarebbe stato il più grande degli insulti, ma Lang si ritrovava spesso a chiedersi che cosa stesse accadendo nella vita del socio. Owen era un uomo sposato, con una moglie e un figlio piccolo. Godeva di una notevole reputazione nel mondo degli affari e nella parte del paese in cui viveva era assai noto. Perché mai un uomo così avrebbe dovuto complicarsi la vita con un legame extraconiugale? Ammesso e non concesso, naturalmente, che il mistero nell’esistenza di Owen portasse la gonna.
Di qualunque natura fosse la storia di Owen, di certo lui, della vita che aveva condotto prima di trasferirsi al Nord, non faceva parola. Diversamente, parlava di qualunque cosa con il suo socio. Lang aveva la sensazione che Owen avesse sofferto di una dolorosa ferita, in gioventù. Qualcosa che non aveva mai del tutto metabolizzato. Probabilmente, Owen si sarebbe portato nella tomba quel segreto.
Ora Lang camminava a fianco di Owen, del tutto ignaro dell’attenzione causata dal suo portamento. Lang era sempre stato molto casual nel vestire. Essere e non apparire era il suo motto. D’altra parte aveva accantonato certe cose dopo il tracollo finanziario di suo padre, che aveva letteralmente perduto la fattoria di famiglia, anche se il termine fattoria non rendeva giustizia a Marella Downs. Appezzamento di terreno di oltre diecimila chilometri quadrati, sul lato occidentale della Grande Catena Divisoria, Marella era una proprietà di inestimabile valore. I Forsyth ci vivevano da oltre un secolo, quando suo padre, sempre più disperato in seguito a una serie di rovesci finanziari, se n’era dovuto privare.
Suo padre era morto, incapace non tanto di sostenere le avversità economiche, quanto il peso della colpa che avvertiva per aver perduto il patrimonio di famiglia. Suo padre non era sopravvissuto abbastanza per vederlo gradualmente recuperare il terreno perduto, ma sua madre sì. Grazie a Lang, infatti, Barbara Forsyth ora viveva nuovamente a Marella Downs.
Quella di ricomperare la tenuta era diventata una ragione di vita per Lang. Ma era troppo impegnato con la Carter-Forsyth Enterprises per condurre personalmente l’allevamento. Sua sorella Georgia e il marito di quest’ultima, Brad Carson, grande amico di Lang fin dai tempi dell’infanzia, gestivano l’allevamento in modo più che efficiente. Brad gli aveva confidato che intendeva rilevare la proprietà, ma quel giorno, per ora, era alquanto lontano.
Lang e Owen pranzarono al club, un elegante, vecchio edificio che dava sul Giardino Botanico. Entrambi gli uomini gustarono l’eccellente pasto che venne loro servito in maniera impeccabile dal cameriere che di solito si occupava di loro. Chiacchierarono amabilmente. Era stato così fin dall’inizio, ma Owen, in questo frangente, evitò accuratamente di parlare d’affari, cosa di per sé straordinaria, nonostante il cambiamento degli ultimi mesi. Invece si concentrò sui loro interessi extraprofessionali, come l’ossessione comune per le imbarcazioni, la vela e la pesca d’altura. Dopotutto, avevano le magnifiche acque della Grande Barriera Corallina a portata di mano.
Entrarono alcuni conoscenti con le loro inseparabili valigette portadocumenti. Si scambiarono i saluti di rito da lontano. Un uomo invece attraversò a grandi passi la morbida moquette rosso rubino, per venire a dare un’energica pacca sulle spalle di Owen. «Come te la passi, Owen? Ti trovo in grande spolvero! Stai facendo la spola con la città, eh?» L’occhiata maliziosa del nuovo arrivato si spostò quindi su Lang. «Ciao, Lang, è un piacere rivederti.»
L’uomo aggiunse qualcos’altro, ma Lang lo udì a malapena. Era rimasto sconcertato