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Sonno vietato
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E-book195 pagine2 ore

Sonno vietato

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Info su questo ebook

Il sonnambulismo può derivare da sogni proibiti, che magari riguardano una tua vecchia fiamma mai dimenticata? Brynn Sutherland è convinta di sì: da quando Cade Hunter è ricomparso nella sua vita non fa che ritrovarsi tutte le notti nel suo letto, più eccitata che mai!



Cade non riesce a credere a quello che succede ma la cosa non gli dispiace affatto. Peccato che queste scorribande notturne rischino di compromettere la sua missione segreta e soprattutto non sono volontarie. Deve assolutamente trovare il modo per convincere Brynn a entrare nel suo letto consapevole della sua presenza e dell'effetto che ha su di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858960837
Sonno vietato
Autore

Donna Sterling

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sonno vietato - Donna Sterling

    successivo.

    1

    Lo individuò appena salì sul palco.

    Era seduto in prima fila, le braccia conserte, le lunghe gambe stese davanti a sé, e aveva quel leggero sogghigno irritante che ricordava dai tempi del college. Cade Hunter. Di tutte le persone al mondo, perché proprio lui doveva presentarsi alla premiazione più importante della sua vita?

    «Ho il piacere di consegnare questo premio all'incredibile, incomparabile, unica, Brynn Sutherland» aveva appena annunciato il presidente degli Stati Uniti, una donna che assomigliava in modo impressionante all'allenatore di softball di quando Brynn era alle medie, «per avere gestito il miglior bed-and-breakfast nella storia del mondo libero!»

    L'auditorio esplose in un applauso e il pubblico si alzò in piedi. Un successo che andava ben oltre le sue più ottimistiche previsioni. Ma mentre tentava di attraversare il palco per ricevere l'enorme trofeo d'oro - che sembrava proprio un Oscar - lei si ritrovò a muoversi al rallentatore, come se stesse camminando nel letame. Ed era tutta colpa sua. Era l'unico a non applaudire, l'unico a non essersi alzato.

    Brynn tentò di non accigliarsi. Avrebbe dovuto sorridere e avvicinarsi al podio per ritirare il premio, invece di arrabbiarsi per l'atteggiamento insolente di Cade Hunter.

    Prima di poter distogliere lo sguardo dal suo viso, irregolare ma con un suo fascino, lo vide pronunciare la parola bigotta senza emettere suoni.

    Bigotta! Lui sì che sapeva colpire nel segno! Quella era per lei un'occasione importante, un riconoscimento pubblico del suo successo... per non parlare della pubblicità che avrebbe portato al Three Sisters Bed & Breakfast Inn. Eppure Cade Hunter si era presentato senza invito, solo per rimasticare vecchie dispute.

    Stringendo i pugni, Brynn riprese a muoversi lentamente verso il podio. Notò che il presidente si era trasformato in Candice Bergen e il trofeo adesso sembrava la sirena di un'etichetta di tonno in scatola. Ma non gliene importò più di tanto.

    Era ancora troppo arrabbiata con Cade. Le aveva dato della bigotta. Non vedeva che era cambiata? Non capiva che non era più la ragazzina verginale che aveva conosciuto lui, ma una donna emancipata con più tacche nel baldacchino del suo letto delle ragazze di Sex and the City?

    «Bigotta» la provocò di nuovo lui.

    Brynn si fermò di colpo a meno di un metro dal podio. Come osava? Nove anni addietro, forse, avrebbe avuto ragione a definirla tale - ma non ricordava che lo avesse mai fatto. Ora sembrava determinato a umiliarla in pubblico.

    E ci stava riuscendo. Per qualche inspiegabile ragione, un altro uomo fra il pubblico ripeté l'accusa: «Bigotta». Poi lo disse un altro.

    Ben presto, tutto il pubblico stava cantilenando: «Bigotta. Bigotta. Bigotta».

    «Non è giusto» gridò Brynn. «Avevo i miei motivi per non andare fino in fondo con lui. Avevo solo diciotto anni. Non ero pronta!»

    Il pubblico non le diede retta e continuò a urlare sempre più forte.

    «Probabilmente è frigida» disse Cade Hunter.

    «Frigida? Io?» Era più di quanto Brynn potesse tollerare. Scossa dall'offesa, superò Candice Bergen e scese una rampa di scale senza togliere gli occhi dallo spregevole Cade Hunter.

    «Credi che sia frigida, Cade? Una che stuzzica e basta? Be', te lo faccio vedere io.» A ogni passo, si aprì la camicia di seta un po' di più, strappando via i bottoncini di perla e abbassando la cerniera dei pantaloni firmati. «Forza, Romeo, dimostrami chi sei...»

    Ma all'improvviso qualcosa la colpì alla mascella, facendola indietreggiare verso una parete. Qualcosa di umido le coprì la faccia, le luci si spensero e lei piombò nell'oscurità.

    Le ci volle un momento per riprendere i sensi e riconoscere dove si trovava.

    Nello stanzino delle scope. O più precisamente sul pavimento freddo dello stanzino con un manico di scopa contro la gola, uno straccio sopra la faccia, il seno nudo che sporgeva dalla giacca del pigiama e un piede incuneato dolorosamente in un secchio di metallo.

    E anche se non lo vedeva da nove anni, e si augurava di non vederlo mai più, era tutta colpa di Cade Hunter.

    Stress. Semplice stress. Era quella la causa del suo sonnambulismo, dedusse Brynn il mattino dopo. Erano all'inizio della stagione di football, per lei il periodo di maggior lavoro dell'anno, con gli ex alunni che tornavano a tifare per i Georgia Bulldogs. Un periodo divertente, ma febbrile per le pensioni della zona, soprattutto per il Three Sisters Bed & Breakfast Inn, un tempo sede di un'associazione di studentesse universitarie che lei e due sue compagne di college avevano acquistato e ristrutturato. Guadagnare decentemente durante la stagione del football poteva fare la differenza fra il successo e il fallimento. E al contrario degli ultimi tre anni, non erano ancora al completo per la prima partita. Evidentemente la recessione si faceva sentire e Brynn aveva tutte le ragioni per essere stressata.

    E non era un mistero per nessuno perché Cade Hunter fosse il protagonista dei suoi sogni. Trish Howell Hightower, la sua splendida socia, le aveva accennato di averlo incontrato il giorno prima in un caffè locale. Era in città per affari, o così sembrava. Il solo pensiero che fosse nei paraggi bastava a farle venire gli incubi. Nove anni prima, le aveva spezzato il cuore. Certo, se ne era fatta una ragione e non gliene importava più nulla di lui. Ma a meno che non fosse cambiato radicalmente, costituiva sempre una minaccia per qualsiasi donna vulnerabile che gli capitasse a tiro. Odiava pensare alla carneficina sentimentale che avrebbe potuto provocare nella loro cittadina. Trish, per esempio, era fresca di divorzio e pronta a lanciarsi in una nuova avventura.

    «Che c'è, Brynn? Non dirmi che sei d'accordo con Trish sulla salsa per la grigliata!» L'ansiosa domanda di Lexi Dupree la riportò al presente. Erano sedute sui dondoli nella veranda della vecchia villa a bere Bloody Mary - era troppo presto per whisky con zucchero e menta - e a parlare di quello che avrebbero servito al party di quel finesettimana.

    «Salsa per la grigliata?» ripeté Brynn, sforzandosi di capire che cosa avesse detto Lexi.

    «Credevo che andassi pazza per la mia salsa. Solo perché un guru culinario ha dato a Trish una nuova ricetta, non vuol dire che dobbiamo rinunciare alla mia.»

    «Oh... certo, sono d'accordo. Non apporteremo cambiamenti senza una prova d'assaggio.»

    «Una prova d'assaggio?» Lexi incrociò le braccia e si accigliò. «Sbaglio o ero io la responsabile della cucina? E a me piace la salsa che abbiamo sempre usato. Perché dovrei cambiarla per Trish? Si è già intromessa per il buffet della colazione e il dessert serale. E dovrebbe essere la socia non operante, ricordi? Non operante

    L'aria preoccupata, Lexi scrollò le spalle e rivolse l'attenzione ai menu che avevano programmato per gli ospiti del weekend.

    Proprio sul finire della discussione, la Porsche rossa di Trish infilò il viale e si fermò ai piedi degli scalini.

    «Buongiorno a tutti» gridò lei, salendo i gradini che conducevano alla veranda vestita per il tennis, i capelli biondi tagliati a caschetto. Alta e magra, con grandi occhi azzurri, un'abbronzatura presa nel Mediterraneo e la sicurezza tipica delle persone nate molto ricche, sembrava esattamente la studentessa di un tempo. «Lexi, hai già preparato quella salsa? Non vedo l'ora di assaggiarla. È molto di moda a Manhattan. Ho dovuto praticamente pregare lo chef del Club Noir per avere la ricetta.»

    Nonostante il tono allegro dell'amica, Lexi era visibilmente adirata e Brynn si affrettò a rispondere al posto suo. «Abbiamo avuto troppo da fare e Lexi non ha avuto tempo di occuparsi della cucina. Perché non prendi da bere in frigo e ti unisci a noi?»

    «Non posso. Devo fare la doccia e poi precipitarmi in centro per un pranzo alle undici.» L'espressione di Trish rivelò chiaramente che l'appuntamento non la entusiasmava. In quell'ultimo anno, non aveva avuto molta fortuna con gli uomini. «Ma sarò di ritorno per le due.»

    «Non sei di turno alla reception, oggi» le ricordò Brynn. Sapeva che Trish stava concentrandosi sul lavoro per non pensare alla sua vita privata.

    «Pensavo di sostituirvi, così potrete preparare tutto per il finesettimana.» Trish si avviò alla porta, poi si fermò. «A proposito, Brynnie... ci sono forse stati problemi la notte scorsa?»

    «Problemi?»

    «A colazione, la signora Hornsby ha detto di avere sentito un gran chiasso provenire dal tuo alloggio. Urla, tonfi. Io non ho sentito niente, ma la mia camera è dall'altro lato della casa. È successo qualcosa?»

    Sia Trish sia Lexi la guardarono con curiosità e lei si sentì avvampare in viso. «Sarà stata la televisione.» Provò rimorso per avere disturbato una cliente e ancora di più per avere mentito, ma nessuno doveva sapere del suo sonnambulismo. Soprattutto non Trish. Chissà che cosa avrebbe detto! Lei stessa si considerava ormai sull'orlo di un collasso psicotico.

    Trish inarcò le sopracciglia. «Tu guardavi la televisione alle tre di mattino? Ma se di solito alle undici dormi già come un ghiro.»

    «Mi sono addormentata con la TV accesa.»

    «Oh. Meglio così. Però, forse dovresti abbassare il volume, non credi?» Sorridendo, Trish entrò in casa.

    Brynn inspirò a fondo e cercò di non reagire negativamente a quel rimprovero detto in tono mellifluo. Trish aveva il diritto di pretendere che la direttrice della sua pensione evitasse di svegliare i clienti alle tre di mattino.

    «Allora, come è andata veramente?»

    Brynn lanciò un'occhiata a Lexi. «Credi che abbia mentito?»

    «Ne sono sicura. Ce l'avevi scritto in faccia. Stanotte è successo qualcosa.»

    «No, niente, davvero.»

    «Allora, che cosa ti sei fatta al piede?» le chiese Lexy, abbassando lo sguardo sulle sue dita gonfie rivelate dal sandalo. «Ieri, quel livido non c'era.»

    «Sono inciampata, ecco tutto. Mentre correvo a rispondere al telefono. Era mio fratello. Non hanno ancora preso il rapitore - sai il caso a cui John sta indagando - e mi ha chiamato per avvertirmi di nuovo di non accogliere sconosciuti sospetti. Ora, dimmi tu, come posso non accettare sconosciuti in una pensione? Avere un poliziotto in famiglia renderebbe paranoico chiunque.»

    «Non cercare di cambiare argomento. Chi stava urlando e facendo rumore la notte scorsa, e come ti sei fatta male? Dimmi la verità.» Non ottenendo risposta, Lexi sussurrò con aria preoccupata: «Antoine ha perso la calma per qualche ragione?».

    «Antoine!» Se non fosse stata sorpresa, Brynn sarebbe scoppiata a ridere. «No di certo. Non l'ho mai visto perdere la calma. È un tesoro. Inoltre, è troppo civile ed educato, per ricorrere alla violenza.»

    «Civile ed educato non ha niente a che vedere con le tendenze violente di un uomo. E mi stai nascondendo qualcosa.» Guardandola con un'attenzione che accrebbe la tensione di Brynn, Lexi sgranò gli occhi di colpo. «Tu e Antoine stavate facendo... insomma... qualche gioco sessuale che vi è sfuggito di mano? Ho sentito dire che gli amanti francesi possono essere molto creativi.»

    Al che, Brynn scoppiò a ridere forte. «No, ti stai sbagliando di grosso.» L'amica sarebbe rimasta delusa se avesse conosciuto la verità sul rapporto che la legava ad Antoine.

    Era stata entusiasta all'idea che lei uscisse con Antoine, un tipo artistico, bello e affascinante. Fino ad allora, aveva frequentato uomini più intellettuali, propensi alla stimolazione filosofica piuttosto che fisica. Forse Brynn si sentiva più sicura con loro. Sicura, ma fisicamente annoiata e frustrata. Lexi si era resa conto del problema e le aveva consigliato di puntare al piacere. Trish aveva contribuito presentandola ad Antoine, un suo cugino arrivato di recente dalla Francia. Lei aveva trovato lusinghiero l'interesse che Antoine le aveva dimostrato e da allora stavano insieme.

    Non era colpa di Antoine se lei continuava ad annoiarsi. Il problema era lei. Nei momenti di intimità, si ritrovava a pensare troppo, ad analizzare ogni mossa.

    Non che fosse sempre stata così. Anzi. C'era stato un periodo della sua vita in cui bastava il tocco di un uomo a infiammarla. Ma si rifiutava di pensare a quell'uomo. Le bastava già sognarlo.

    Forse era diventata troppo cerebrale per provare piacere sessuale. Dopo cinque settimane che stavano insieme, probabilmente se ne era reso conto anche Antoine. Da qui, i suoi frequenti viaggi d'affari.

    Aveva davvero sognato di avere più avventure delle ragazze di Sex and the City? Sbuffò all'idea. Nella vita reale, erano state poche e lontane l'una dall'altra.

    Però, non inesistenti. Aveva avuto delle relazioni piacevoli. Non era certo frigida come aveva sostenuto Cade Hunter nel sogno.

    «Se Antoine ti ha messo le mani addosso, gli spacco il muso. Non sopporto la violenza» disse Lexi.

    Brynn si trattenne dal ridere e dal farle notare l'incongruenza di quelle affermazioni, immaginando Lexi, minuta com'era, che picchiava un tipo grande e grosso come Antoine. «Non ha fatto niente, lo giuro. Non era nemmeno qui, ieri sera. È partito dopo cena per uno dei suoi viaggi di lavoro.»

    Cogliendo il dubbio sul viso dell'amica, Brynn capì di dover chiarire la situazione, altrimenti Antoine sarebbe stato etichettato come uno che picchiava le donne. Ma odiava confessare! Lexi e Trish si sarebbero preoccupate, la voce che la direttrice di una pensione se ne andava in giro come uno zombie non avrebbe certo giovato agli affari.

    «Se proprio vuoi saperlo, sono stata io a creare quel trambusto» ammise Brynn. «Stavo sognando.»

    Lexi si accigliò, perplessa. «Che c'entra... Oh, no, non avrai cominciato di nuovo a girare come una sonnambula, spero?»

    Lei capì che Lexi si era ricordata della volta al college in cui, svegliandosi, l'aveva trovata che vagava nei dintorni della loro camera parlando di una Pontiac Firebird. Per fortuna, non aveva prestato molta attenzione a quello che lei diceva, ma lei aveva poi passato mesi a bere tisane, a seguire corsi di meditazione e training autogeno per porre fine a quelle sue abitudini notturne. E ne era uscita proprio grazie alla sua determinazione.

    «Ieri è stata la prima volta dopo quell'episodio al college» disse, nella speranza di rassicurare l'amica. «Sarà colpa dell'inizio della stagione di football. Sono troppo stressata.»

    «Insomma, che cosa hai fatto?»

    «Ho sbattuto contro il muro.

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