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Un bacio per ricominciare (eLit): eLit
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E-book174 pagine3 ore

Un bacio per ricominciare (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Irresistibili milionari 2
Il matrimonio di Diana Taylor con Coburn Grant è stato intenso e appagante, anche se solo fino al momento in cui l'inconciliabilità dei loro due mondi non è esplosa in tutta la sua evidenza. Ora, anni dopo, Coburn ha finalmente accettato di apporre la propria firma sul loro divorzio, non prima però di un'ultima, indimenticabile notte insieme. Nonostante le premesse, quella notte di passione cambia tutto, e i due si ritrovano così l'uno accanto all'altra su un'isola paradisiaca, assolutamente incapaci di resistere al loro reciproco desiderio. Lentamente, per la prima volta nella loro vita Diana e Coburn imparano a conoscersi per quello che sono veramente, regalando al loro amore una nuova speranza.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2021
ISBN9788830524590
Un bacio per ricominciare (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Un bacio per ricominciare (eLit) - Jennifer Hayward

    978-88-3052-459-0

    1

    Per un uomo che vedeva la vita sempre in chiave ironica, questo era davvero il colmo.

    Coburn Grant, erede di un impero nel settore automobilistico e nuovo amministratore delegato della Grant Industries, diede uno strattone alla cravatta per non sentirsi strangolare dal proprio cinismo. Intervenire alla festa di fidanzamento del suo grande amico Tony alla vigilia del proprio divorzio, era di un tempismo davvero perfetto. Avrebbe anche dovuto tenere alla coppia felice un discorso che parlava di speranza e arcobaleni? Era la ciliegina su quella torta estremamente sgradevole, ma poteva farcela. Gli servivano solo un altro scotch e un grosso paio di occhiali colorati di rosa.

    «Tutto bene, Grant?» chiese Rory Delaney divertito. «Sembri un po' verde.» Rory era australiano ed erano amici da quando frequentavano insieme Yale.

    Coburn adottò la sua tipica espressione ironica, la sola che avesse sempre permesso al mondo di vedere. «Mai stato meglio.»

    E perché non avrebbe dovuto essere così? Era il leader di una società tra le cinquecento più importanti degli Stati Uniti, che lui stesso aveva contribuito a rimettere in piedi dopo la morte del padre. Harrison, suo fratello, era in piena campagna elettorale, in lizza per la Casa Bianca e questo non faceva che aggiungere lustro alla Grant Industries. Una bionda particolarmente avvenente gli scaldava il letto tutte le notti. Questo era ciò che lui chiamava paradiso.

    Rory, affascinante giocatore professionista di basket, anche lui molto popolare presso le signore, scosse la testa rassicurato. «Sono davvero felice di sentirlo e proprio in questo particolare momento.»

    Il tono di Rory era un misto di sarcasmo e avvertimento. Si stava preoccupando per Coburn, temeva che fosse ancora ossessionato da quella che ben presto sarebbe divenuta la sua ex moglie, che lo aveva lasciato un anno prima, ma si sbagliava di grosso. Il suo matrimonio con Diana era stato solo uno sciocco e precipitoso tentativo di anestetizzare il dolore per la morte del padre, una passione smaniosa e ossessionante su cui dirigere le proprie emozioni. Esattamente quello di cui aveva bisogno di sbarazzarsi ora. «Non ho più venticinque anni, Ror. Un corpo stupendo e una bocca impertinente non fanno più per me.»

    Il viso di Rory si irrigidì allarmato, mentre nella stanza risuonava la dichiarazione finale dell'amico. «Coburn...»

    «Non so perché tu ti stia agitando così. Ho quel discorso qui in tasca.»

    Rory lanciò uno sguardo oltre le sue spalle. «Diana è dietro di te. A ore tre.»

    Lui sentì il colore svanirgli dal viso. «La mia futura ex moglie Diana?»

    «Bingo.»

    Il cuore gli vacillò nel petto e le sue dita si strinsero attorno al bicchiere di scotch. Si era preparato a sostenere quel confronto l'indomani, davanti ai documenti del divorzio da firmare. Allora sarebbe stato pronto a rivedere la donna che un anno prima lo aveva piantato in asso. Tanto più che lei gli aveva assicurato che difficilmente i loro orari si sarebbero sovrapposti. Tuttavia, in un luogo come Manhattan, questo non era così scontato, visto che le cerchie sociali tendevano a rimanere sempre le stesse.

    D'altra parte Diana, la sua bellissima moglie, non aveva mai socializzato perché lavorava tutto il tempo e questo rendeva ancora più sorprendente il fatto che si trovasse lì quella sera. La collera lo travolse, rapida e intensa. Gli attraversò il petto, sfociandogli nel cervello e trasformandolo in una nebbia grigia. Come osava presentarsi lì? Come osava rovinargli la serata? Quelli erano amici di Coburn, non suoi! Inspirò dal naso, buttando fuori lentamente l'aria mentre Rory lo fissava come se fosse un toro furioso pronto a caricare. Il suo atteggiamento quando si spostò fu calmo. Imperturbabile. Gli affranti occhi color ebano fissi su di lui rivelarono che Diana e il gruppo di persone accanto a lei avevano sentito quello che aveva detto. Bene, tanto peggio, non si sarebbe certo rimangiato le parole e inoltre gli erano venute dal profondo del cuore. La sola cosa che rimpiangeva era essersi smascherato in quel modo. L'indomani Coburn aveva pianificato di avvicinare Diana con un'indifferente freddezza che sicuramente lei avrebbe trovato snervante. Era deciso a dimostrarle che l'uomo con cui ora aveva a che fare, non aveva più nulla a che vedere con quello che aveva sposato e, soprattutto, che non era più pazzo di lei. Riportò la propria attenzione su sua moglie. Adesso i suoi occhi avevano perso quella vulnerabilità, indurendosi nelle pozze scure che un tempo lui aveva disperatamente cercato di comprendere, ma senza mai riuscirci. Diana era arrabbiata, furiosa. Proprio un peccato! Ma era stata lei a decidere di venire. Ora tutti li stavano fissando, aspettando la reazione di uno dei due. Con la bocca serrata Coburn si voltò, non prima di avere constatato che la sua futura ex moglie era ancora più bella di quanto ricordasse. Come se la vita lontana da lui avesse aumentato il suo fascino devastante. Posò il bicchiere sul tavolo e si diresse verso il bar insieme a Rory. Lei lo aveva distrutto, ma non gli avrebbe rovinato quella serata. Non sarebbe accaduto.

    Diana barcollò sulle scarpe dai tacchi vertiginosi, mentre Coburn la ignorava come se fosse una delle sue tante sgualdrine. La differenza era che con loro sarebbe stato più affascinante, mentre aveva sempre serbato per lei la parte più brutale del suo amore. Amore. Un nodo le salì alla gola. L'emozione che aveva appena visto ardere nei suoi incredibili occhi azzurri era stata chiarissima. La odiava ancora per ciò che gli aveva fatto e lei avrebbe voluto asserire che contraccambiava quell'odio, ma sarebbe stata una bugia. I suoi sentimenti per l'ex marito erano sempre stati molto più complessi ed era esattamente per questo che Diana aveva bisogno che l'indomani lui firmasse i documenti del divorzio. Finalmente sarebbe stata libera di salire su quell'aereo per l'Africa, dimenticando che il loro matrimonio fosse mai esistito. La mano le tremò leggermente mentre distoglieva lo sguardo dalla folla e si portava alla bocca il bicchiere di vino. Sapeva che Coburn aveva parlato di lei, tutti alla festa se n'erano accorti e ora, compiaciuti come avvoltoi, aspettavano che scoppiasse il dramma. Era per questo che detestava tanto quei dannati eventi. La gente aveva sempre troppo tempo a disposizione per congetture e curiosità piccanti che andavano a rifornire il mulino dei pettegolezzi. Diana era venuta solo perché Annabelle l'aveva scongiurata. Un corpo stupendo e una bocca impertinente non fanno più per me... Le parole di Coburn le risuonavano ancora nella testa. Cercò di trattenere il tremore delle labbra e bevve un altro sorso di vino. Che bastardo era! Avrebbe voluto schiaffeggiarlo con la rabbia che da sedici mesi la stava esasperando, ma avrebbe significato solo ammettere che aveva vinto. Lei era un chirurgo, rimetteva in sesto le persone e non avrebbe permesso a Coburn di farla di nuovo a pezzi, mai. Tentò di girare tra la gente, di dire cose gentili a chi non vedeva da tempo e di cui ora in realtà non le importava, perché quando lui era in una stanza, era impossibile ignorarlo. Era troppo bello nel senso virile del termine. Troppo alto, con i muscoli affinati dalla sua predilezione per gli sport spericolati, troppo affascinante con i capelli scuri e quegli incredibili occhi azzurri, e troppo carismatico. Possedeva un fascino naturale e malizioso contro cui una donna non aveva alcuna possibilità. Diana distolse lo sguardo dai muscoli tesi sotto la camicia. Suo marito non era nemmeno consapevole della propria perfezione fisica. Approfittava del proprio charme e di quell'incredibile capacità di indurre la gente a fare sempre quello che voleva lui. Le sfuggì una smorfia, in realtà lei non aveva mai avuto alcuna chance. Il tempo trascorso con il naso sepolto nei testi di medicina, poi chiusa in ospedale come tirocinante a lavorare ventiquattr'ore al giorno le aveva precluso il tempo per le relazioni. Coburn l'aveva conquistata in una delle sue rare serate fuori, a una festa simile a quella, e anche allora lui l'aveva semplicemente presa. Quanta gente l' aveva avvertita di badare al proprio cuore? Di usare la testa? Diana non aveva ascoltato nessuno e lo aveva sposato perfino contro il parere di suo padre. Un dolore sordo le pulsò dentro, non avrebbe dovuto venire. Si consolò sapendo che ben presto nulla sarebbe più importato e lei sarebbe stata in volo verso un altro continente, sfuggendo a quella claustrofobica vita con i suoi claustrofobici genitori e il suo claustrofobico lavoro, fondato più sulla politica che sul giuramento di Ippocrate che aveva fatto per guarire i malati. Non era la sola a pensare che fosse una pazzia rinunciare al proprio lavoro in uno dei più prestigiosi ospedali di New York per andare a lavorare in un territorio in guerra, dove l'unica certezza era l'incertezza. Ultimamente aveva spesso quella sensazione, in particolare quando vedeva suo padre, che aveva provato a proibirle di andare. Lo sguardo si posò su suo marito, invece di concentrarsi sulla conversazione del gruppo cui si era unita. Le cose tra lei e Coburn non erano sempre andate male. Le tornò alla mente una notte in particolare, i primi giorni del loro matrimonio. Lei era stata promettente come tirocinante, dimostrando subito competenze chirurgiche ben superiori all'età, ma quella sera aveva perso il suo primo paziente, un ragazzo di sedici anni vittima di un terribile incidente stradale. I suoi genitori erano rimasti seduti in sala d'aspetto per otto ore, mentre lei e gli altri specialisti avevano tentato di salvarlo, ma l'emorragia per le gravi lesioni interne alla fine lo aveva sconfitto. Diana era tornata a casa alle sette del mattino, sconvolta e abbattuta, il suo viso raccontava l'intera storia. Coburn l'aveva tenuta stretta tra le braccia e cullata finché non si era addormentata, poi l'aveva messa a letto. Quella mattina era in ritardo per la riunione del consiglio di amministrazione, ma non gli era importato nulla. Allora, entrambi erano in assoluto la cosa più importante nelle rispettive vite. Gli occhi le bruciarono al ricordo. Quando erano stati bene, lo erano stati veramente e, quando erano stati male, era divenuto insopportabile. Coburn le lanciò uno sguardo caustico da dove si trovava, mentre parlava con Rory. Lei raddrizzò le spalle, si voltò e fece quello che le orgogliose donne Taylor avevano perfezionato come un'arte di famiglia. Ignorò l'umiliazione che l'avvolgeva e passò oltre. Stare in mezzo a tanta felicità quando si sentiva così oppressa era straziante. L'unica cosa che la rincuorava un po' era il pensiero che entro tre settimane per la prima volta avrebbe seguito il proprio cuore. Solo lei, solo Diana. Si chiese cos'avrebbe trovato quando avrebbe scoperto chi era veramente.

    Al terzo scotch, Coburn si sentì ribollire il sangue nelle vene. Mosso da quel calore violento, era tentato di relazionarsi con quella bellezza dalle gambe chilometriche che un tempo lo aveva convinto di non avere bisogno d'altro. La forza che lo aveva attratto e sempre lo attraeva verso Diana era quasi irresistibile, nonostante l'amaro rimpianto che lei gli faceva provare con quei suoi modi rigidi e altezzosi. Coburn resistette, tra pochi minuti ci sarebbe stato il suo discorso e necessitava di tutta la propria compostezza per farlo. Osservò la moglie girare tra la folla con le sue maniere ricercate, Diana sapeva sempre cosa dire. Era alta per essere una donna, la sua figura era agile e sottile, i lineamenti sensuali ed esotici lasciavano ancora a bocca aperta, ma i capelli, che di solito portava lunghi fino alle spalle, ora erano più corti e le sfioravano appena le clavicole. Coburn non le aveva mai permesso di tagliarli, adorava sentirseli sulla pelle quando lei si chinava a baciarlo e lui possedeva il suo corpo stupendo, allora l'armonia era perfetta. Poi, a poco a poco, entrambi avevano perfezionato l'arte del cosiddetto sesso rappacificatore, sempre molto presente nella loro tumultuosa relazione. Appassionato e quasi violento, saturo di emozioni taciute, era stato un gioco cui erano divenuti dipendenti, finché non li aveva distrutti. Il suo corpo reagì al ricordo e si irrigidì nonostante la rabbia. Quella famigerata sera della festa a Chelsea, quando si erano conosciuti, tutti gli uomini presenti avevano puntato sua moglie, ritenendola la massima conquista. La principessa di ghiaccio sembrava lanciare a tutti un chiaro sguardo sprezzante che intimava di non avvicinarsi. Era stato come agitare una bandiera rossa davanti a un toro e Coburn non aveva saputo resistere. La secca replica di Diana e la sua totale mancanza di soggezione quando le aveva rivolto la parola lo avevano affascinato. Lei sapeva di essere esigente, era nata così, e Coburn era stato all'altezza della sfida. Ciò di cui a quel tempo non si era reso conto era stata la portata della sua innocenza, che lo aveva schiavizzato con un potere molto più grande dell'abilità sessuale con cui lui l'aveva rivendicata. Coburn non era in grado di sopportare il pensiero di Diana con un altro uomo dopo che l'aveva posseduta e così, per essere certo che non sarebbe mai accaduto, le aveva messo subito al dito un anello prezioso. Che stupido a pensare che questo avrebbe potuto conquistarla! Lui non era stato abbastanza per Diana e sospettava che nessun uomo lo sarebbe mai stato.

    «Pronto?» Tony apparve al suo fianco.

    Lui annuì. Una vita di felicità. Coburn aveva intenzione di augurare ai suoi amici il massimo. Non era così difficile. Aspettò con Tony e Rory, mentre la damigella d'onore di Annabelle si assicurava che tutti avessero un bicchiere di champagne in mano. Poi, al cenno di Tony, si portò al centro della stanza. La folla gli

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