Un capo da proteggere: Harmony Jolly
Di Soraya Lane
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Info su questo ebook
Candace Evans, famosa cantante country, aveva bi-sogno di una guardia del corpo, ma per proteggersi da attacchi esterni e non da se stessa. Logan Murdoch va oltre ogni sua aspettativa: bello, affascinante, sguardo magnetico e un corpo da cui non staccheresti mai lo sguardo. Andare in turnée con lui sarà un vero tormento. Perché Candace sa che non bisogna mai mischiare gli affari con il piacere.
Logan credeva che sarebbe stata una passeggiata: proteggere un personaggio noto non è poi così difficile. Ciò che è veramente arduo è tenere ferme le mani, invece di farle scorrere su quel corpo mozzafiato che pare reagire positivamente al suo solo sguardo.
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Anteprima del libro
Un capo da proteggere - Soraya Lane
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Her Soldier Protector
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2014 Soraya Lane
Traduzione di Anna Sibilia
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-144-7
1
Logan Murdoch sorvegliava la folla in attesa.
Dopo anni passati a servire il Paese oltreoceano, perlopiù nel deserto e con uno zaino da dieci chili sulla schiena, non ci pensava neppure a lamentarsi, anche se fosse stato necessario attendere per un’altra ora buona l’arrivo della sua cliente superstar.
«Prepararsi all’arrivo tra cinque minuti.»
Logan portò la mano all’auricolare mentre la voce di un collega della sicurezza lo raggiungeva.
«Area sgombra all’arrivo tra cinque minuti.»
Logan si spostò lunga la fila, controllando che i fan fossero tutti dietro la recinzione provvisoria di sbarramento. C’era un paio di poliziotti di guardia che davano una mano a tener d’occhio la folla, e lui aveva una squadra di sicurezza pronta a intervenire in caso ce ne fosse stato bisogno.
Dopo essersi chinato ad accarezzare il suo cane, si spostò verso il punto in cui si sarebbe fermata la macchina. Col cane aveva già perlustrato l’intero perimetro, in cerca di eventuali esplosivi, e adesso il loro obiettivo primario era far sì che la cliente percorresse sana e salva i pochi metri dall’auto all’interno dell’edificio.
«Vedo la macchina» disse. «Prepararsi all’arrivo.» Poi si rivolse al cane. «Al piede» ordinò.
Il suo cane lo conosceva meglio di qualunque essere umano e quel comando verbale era solo procedura. Con una sola occhiata Ranger era in grado di capire cosa lui volesse.
L’auto – una berlina nera con i vetri oscurati – si fermò accanto al marciapiede e Logan si fece avanti per aprire la portiera posteriore.
Aveva fatto ricerche accurate sulla sua cliente e sapeva tutto ciò che di pubblico c’era da sapere su di lei, ma niente avrebbe potuto prepararlo all’impatto del vederla in carne e ossa. Alla visione delle gambe snelle e abbronzate che emersero dalla vettura, al bellissimo viso che si levò su di lui o al fascino che trasudava.
Era splendida.
«Signorina Evans» salutò, porgendole la mano per aiutarla a scendere. «La prego, mi segua subito all’ingresso. Dovrà firmare autografi oggi?»
Gli occhi di lei – grandi, di un blu intenso, eccezionale – incontrarono i suoi. Poi scosse il capo.
Anche se non l’aveva mai incontrata prima, Logan capì che era terrorizzata.
«Sì!» latrò qualcuno da dentro la macchina. «Oggi firmerai autografi, Candace. Vai!»
Logan rafforzò la stretta mentre lei scendeva. Nel giro di qualche secondo vennero circondati dai flash dei fotografi.
«Tranquillo, Ranger» disse, tenendo saldamente il guinzaglio. «Tranquillo.»
Poi si avviò verso l’ingresso, una mano sulla schiena della star e Ranger al fianco. Se la cantante voleva fermarsi a parlare con i fan, fatti suoi, ma al minimo accenno di problema avrebbe preso in mano lui le redini della situazione, al diavolo il suo agente.
«Non mi lasci» lo implorò in un sussurro che solo lui percepì.
«Resto con lei sino a che non mi dirà di andarmene» replicò Logan avvicinandosi ancora di più, il fare protettivo. Non si era sbagliato: la poveretta era nel panico.
«Ho controllato ogni millimetro di questo posto e il mio cane non fa mai errori. Lo posso garantire.»
Candace annuì, poi drizzò le spalle e alzò una mano a salutare la folla.
I flash erano come fuochi d’artificio e la gente gridava estasiata.
Logan aveva pensato che non avesse bisogno di un tale livello di protezione, ma il tremore che aveva avvertito nella sua voce lo giustificava pienamente.
«Candace, qui!» stava gridando una ragazzina. «Ti prego, Candace. Ti adoro!»
Logan rimase al suo fianco, fermandosi quando lei si fermava. Notò che le tremava la mano mentre scriveva dediche e autografi. A un certo punto angolò il corpo in direzione dell’edificio e lui colse al volo il messaggio.
«Basta autografi» annunciò, mentre la folla ricominciava a urlare.
Da lì in poi, puntarono diretti all’ingresso, fermandosi solo una volta, accanto a un paio di ragazzini che sventolavano una foto di Candace per farla autografare.
«Siamo dentro» disse Logan nel ricetrasmettitore non appena fu all’interno. «Mettete in sicurezza le uscite.»
Mentre le porte si chiudevano alle loro spalle, Candace si afflosciò contro una parete, pallida come un cencio.
Logan le fu accanto in un batter d’occhio. «Signorina Evans?»
«Sto bene» mormorò lei, appoggiando la nuca al muro. «Non pensavo che ce l’avrei fatta a camminare dalla macchina a qui.»
Logan lasciò andare il guinzaglio e ordinò a Ranger di non muoversi. Poi attraversò la stanza per andare a prendere due bicchieri d’acqua.
«Non mi farà del male, vero?»
Logan abbassò lo sguardo e vide che Ranger era seduto vigile, con le orecchie drizzate e gli occhi puntati su Candace. La stava fissando come fosse prossimo a cedere alla curiosità.
«Giù» ordinò Logan.
Mentre il cane eseguiva, sorrise. «È dolcissimo e molto educato. Il peggio che potrebbe fare è leccarla e direi che, da come la guarda, gli piacerebbe moltissimo.»
Il sorriso di lei fu poco convincente, ma parve rilassarsi.
Le porse il bicchiere, cercando di non guardare troppo apertamente i begli occhi blu e i capelli biondi che le sfioravano il seno. Dal vero era stupefacente – più bassa di quanto avesse immaginato e minuta, come una bambola.
«Mi dica per quale ragione è così spaventata» la invitò. «Scommetto che non sono le bombe che cadono in giro per il mondo ogni giorno a gettare nel panico una superstar come lei.»
Candace annuì e, dopo aver sorseggiato la sua acqua, gli restituì il bicchiere. «Ho ricevuto delle minacce» spiegò. «Le prime a casa, poi c’è stato un pacco, spedito durante una delle mie tournée, e un altro è stato inviato al mio agente. All’inizio non mi ha creato problemi, ma ora ho paura.»
Dannazione. Logan aveva avuto il sospetto che ci fosse qualcosa in ballo, ma il fatto grave era che lui era il capo della sicurezza e nessuno gli aveva passato quelle informazioni.
Rimase impassibile, per trasmetterle affidabilità e senso di sicurezza. Non era colpa della signorina Evans se non era stato informato a dovere – avrebbe tenuto in serbo la collera per quelli che la meritavano. Tipo il suo capo, o l’agente di Candace Evans.
«Ho lavorato diverse volte con Ranger in zone di guerra e le garantisco che non c’è alcuna possibilità che, con lui intorno, vengano piazzati in giro dei dispositivi esplosivi. L’unica cosa che deve fare lei è accertarsi che il suo staff mi tenga costantemente aggiornato su qualunque eventuale sviluppo. Nessun segreto, niente bugie.»
Il sorriso timido che Candace gli rivolse le illuminò il viso. «Rimarrà con me sino a che non salirò sul palco? Tra poco avrò un’intervista, ma poi andrò in camerino e ci resterò sino al momento dello spettacolo.»
«Sì, signorina.» Ora che aveva visto quel sorriso, non l’avrebbe mollata per nulla al mondo.
«Non conosco neppure il suo nome» disse Candace, scostandosi dalla parete, mentre il suo entourage arrivava nell’atrio.
«Logan» ribatté lui. «E questo è Ranger.»
«Mi chiami Candace» disse lei, senza staccargli gli occhi di dosso. «Visto che si occuperà della mia incolumità, direi che possiamo lasciar perdere le formalità.»
Logan le sorrise, quindi recuperò il guinzaglio e la seguì, a qualche passo di distanza. Gli era seccato che l’avessero chiamato dall’esercito per occuparsi di sicurezza, ma quel lavoro stava rivelandosi molto più interessante di quanto si fosse aspettato. Candace era lì per esibirsi davanti a un pubblico pagante, ma anche per promuovere l’Australia in giro per il mondo, e farle da guardia del corpo sarebbe stato il compito più gradevole che gli fosse mai capitato.
Senza contare che quel tipo di lavoro non avrebbe popolato di incubi le sue notti come le ultime missioni che gli avevano affidato.
Per la prima volta da settimane, Candace si sentiva rilassata. La rigidità delle spalle era quasi sparita e non era perennemente in allerta, a voltarsi di continuo per accertarsi che nessuno sconosciuto la stesse seguendo. Da quando erano iniziate ad arrivare le lettere non riusciva più a dormire. Aveva persino preso in considerazione l’idea di cancellare la tournée, ma non le andava di deludere i suoi fan, così aveva lasciato perdere.
Poi Logan l’aveva scortata dalla macchina all’interno dell’edificio e la paura e il terrore l’avevano lentamente abbandonata.
Nel corso degli anni aveva avuto decine di guardie del corpo, in genere ragazzoni pieni di muscoli che non avrebbero avuto difficoltà a gestire qualunque situazione che richiedesse forza fisica. Ma tra le lettere e i continui attentati in giro per il mondo, non voleva avere intorno solo forza bruta. Aveva chiesto il meglio e, a quanto sembrava, lo aveva avuto.
«Da questo momento ci pensiamo noi.»
Candace guardò il suo agente, Billy. Aveva sempre agito nel suo interesse, o almeno lei lo sperava, ma adesso non aveva voglia di fare quello che le diceva. «Voglio che Logan resti con me» disse dunque.
Le venne quasi da sorridere all’espressione severa con cui Logan rispose alle sopracciglia inarcate dei presenti. Non era tipo che si faceva intimidire ed era pronta a scommettere che nessuno aveva il fegato di contrariarlo, specie quando aveva il suo cane al fianco.
«Da questa parte» disse Candace, indicando una porta con il suo nome.
Lui la seguì e Candace trovò stranamente confortante il rumore dei suoi scarponi sul pavimento a ritmo col ticchettio dei suoi sandali.
«Così adesso lavora nel privato?» chiese, meravigliata che un soldato che era stato in zone di guerra fosse stato assegnato a lei.
Logan ridacchiò. «Ci crederebbe se le dicessi che sono ancora nell’esercito, ma il governo voleva a tal punto che lei promuovesse la nuova campagna turistica da decidere di mandarmi qui a dirigere la squadra della sicurezza?»
Scuotendo il capo, Candace aprì la porta. Logan entrò dietro di lei e Ranger si guardò intorno come stesse facendo un rapido controllo della stanza.
«Non sta scherzando, vero?»
«No. Ma non posso dire che mi dispiaccia. Dopo anni di servizio nel bel mezzo del nulla, è un gradevole cambio di direzione prima del pensionamento.»
Candace si sedette sul divano e gli fece cenno di accomodarsi. Stava ancora cercando di capire se credergli o meno. «Cosa le va? Sushi? O qualcosa di più sostanzioso?»
Logan inarcò un sopracciglio. «Ordina il pranzo per entrambi?»
«Certo» replicò lei, stupita che lo trovasse tanto insolito. «A meno che non sia abituato a fare qualcosa di diverso in questa fascia oraria.»
Un largo sorriso incurvò le labbra di Logan. «Se ordina il pranzo, non mi lamenterò di sicuro.»
«Ho una specie di rituale, per cui mangio sempre giapponese prima di uno spettacolo. Stavo pensando a sashimi e zuppa di miso, ma forse gradisce qualcos’altro.»
«Candace, sono abituato a mangiare cibo disidratato dell’esercito mentre sono in servizio, perciò se mi propone del sashimi va benissimo.»
«Perfetto.» Candace si alzò e, preso il telefono, ordinò più cibo di quanto sarebbero mai riusciti a mangiare. Poi si voltò verso Logan, che incontrò il suo sguardo. Era un qualcosa cui non era abituata – un uomo che non era intimidito dalla sua presenza, o dalla calca che l’aveva circondata all’esterno.
Lei sapeva di non essere affatto speciale, ma in genere gli uomini reagivano male alla sua fama e alla sua ricchezza. Logan era l’opposto. Stava ricambiando il suo sguardo come se fosse... una donna comune, normalissima.