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Il piano di seduzione del milionario: Harmony Destiny
Il piano di seduzione del milionario: Harmony Destiny
Il piano di seduzione del milionario: Harmony Destiny
E-book148 pagine1 ora

Il piano di seduzione del milionario: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Nove anni prima si era preso gioco di lei. E ora che Ainsley Patterson è di nuovo davanti a lui, Steven Devonshire ha una sola parola per definirsi: stupido. Perché non appena l'ha rivista l'ha desiderata, anche se lei sembra detestarlo. Quando scopre che Ainsley, come lui, ha una vera passione per il potere e il conseguimento del successo, Steven le propone una collaborazione che gli permetterà non solo di conquistare l'impero finanziario che il padre ha diviso fra lui e i suoi fratelli, ma anche di passare molto tempo da solo con quella bomba sexy.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2019
ISBN9788858994788
Il piano di seduzione del milionario: Harmony Destiny
Autore

Katherine Garbera

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il piano di seduzione del milionario - Katherine Garbera

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Scandalizing the CEO

    Silhouette Desire

    © 2010 Katherine Garbera

    Traduzione di Eleonora Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-478-8

    Prologo

    Steven Devonshire aveva ignorato i primi due inviti – o meglio, convocazioni da parte del proprio padre biologico, ma quando sua madre lo aveva pregato di partecipare almeno alla riunione alla Everest Group, nel centro di Londra, aveva ceduto.

    Entrare nella sala del consiglio d’amministrazione e trovare i suoi fratellastri fu una sorpresa. In certi ambienti loro tre erano denominati gli eredi Devonshire e, in altri, i bastardi Devonshire. Erano nati lo stesso anno da tre madri diverse.

    Malcolm Devonshire aveva ammesso senza problemi di essere il loro padre e aveva fatto il proprio dovere contribuendo finanziariamente alla loro educazione. Steven non aveva idea di che tipo di relazione Henry e Geoff avessero col vecchio, ma lui non lo aveva mai incontrato.

    Henry, il fratello di mezzo e figlio di Tiffany Malone, pop star degli anni Settanta, era stato un famoso giocatore di rugby ma, dopo un incidente accaduto un paio d’anni prima, aveva dovuto abbandonare la carriera. In seguito, aveva fatto da testimonial in diverse pubblicità e partecipato a vari spettacoli televisivi.

    «Malcolm ha preparato un messaggio per voi» li informò Edmond Strom, l’avvocato del padre. Steven lo conosceva da sempre e lo trovava un cordiale ometto attempato.

    La compagnia aveva rappresentato tutto nell’esistenza di Malcolm Devonshire e adesso che si stava avvicinando al suo settantesimo compleanno, aveva deciso di contattare sia lui che i due fratellastri. Lo scopo evidente era di assicurarsi che il lavoro di tutta una vita non finisse nel nulla, dopo la sua morte.

    Geoff, il maggiore dei tre, era figlio della principessa Louisa di Strathearn. Lui e Steven avrebbero dovuto frequentare il college di Eton insieme, ma Geoff non si era mai iscritto.

    «Il signor Devonshire sta morendo» annunciò Edmond. «Ciò che desidera più di ogni altra cosa è che l’impero che ha costruito con tanta fatica sopravviva in ognuno di voi.»

    Steven scrollò le spalle. «Non ha certo realizzato tutto questo per noi.»

    Malcolm aveva sempre agito per il proprio tornaconto e per accrescere il successo della Everest Group. E adesso voleva qualcosa da loro. Ma cosa?

    «Se vorrete accomodarvi, vi spiegherò ogni cosa.»

    Steven prese posto attorno all’ampio tavolo, insieme ai fratelli. Per carattere, era solito fare le cose a modo suo e aveva la capacità innata di volgere ogni opportunità a proprio vantaggio. Quindi, era pronto ad agire allo stesso modo anche in quell’occasione, qualunque affare Malcolm avesse in mente.

    Intanto che Edmond esponeva la questione, diveniva sempre più chiaro che il vecchio desiderasse che loro tre assumessero il controllo degli affari. A ciascuno di loro sarebbe stata affidata una delle divisioni della Everest Group e sarebbero stati giudicati in base al profitto ottenuto. Colui che avesse dimostrato maggior capacità gestionale sarebbe stato nominato presidente della compagnia.

    Steven tentò di elaborare quanto gli veniva detto. Non era interessato alla melensa offerta del padre morente, ma era intrigato dall’aspetto affaristico. Lui possedeva una ben avviata ditta di porcellane di alto livello. La vittoria della competizione avrebbe rappresentato la ciliegina sulla torta. Ed era sicuro di vincere. Non era come Henry, troppo abituato alla luce dei riflettori, o come Geoff, avvezzo ai privilegi di corte. Steven aveva i piedi ben piantati per terra, ed era la persona giusta per riuscire nell’impresa.

    Edmond salutò i tre uomini con un cenno del capo e lasciò la stanza. Appena la porta fu chiusa, Steven si alzò.

    «Io ritengo che dovremmo accettare» affermò con decisione.

    I suoi fratellastri si dimostrarono d’accordo e Steven rimase seduto al tavolo ad ascoltarli mentre si scambiavano le loro impressioni. I due erano dei completi estranei ma, d’altra parte, lui era abituato ad arrangiarsi da solo. Non era mai stato il tipo da gioco di squadra, ed era sicuro che dovesse il suo successo proprio a questo.

    Henry uscì per richiamare Edmond e comunicargli la loro decisione. Una volta che gli altri se ne furono andati, Steven si attardò. Era curioso di sapere quale fosse la reale motivazione dietro la proposta di Malcolm.

    «Perché adesso?»

    L’avvocato sospirò. «Come ho spiegato prima, il suo precario stato di salute lo ha convinto a...»

    «A preoccuparsi per la compagnia a cui ha dedicato l’intera vita» concluse per lui Steven.

    Conosceva abbastanza il padre fantasma per comprendere cosa stesse congetturando. La Everest Group rappresentava tutto per lui e, adesso che sentiva che la vita gli stava sfuggendo tra le dita, desiderava che potesse prosperare anche dopo la sua morte.

    «Già...» Edmond annuì.

    Come se avesse bisogno di una conferma. Steven aveva sempre compreso il padre poiché riconosceva in sé molti dei suoi tratti. Lui era in grado di focalizzarsi sul lavoro, lasciando da parte l’emotività che spesso fuorviava gli altri. Inoltre, sapeva sopportare enormi sacrifici pur di raggiungere i risultati desiderati.

    «Parteciperò, anche se non mi sembra corretto» osservò Steven. «Questa competizione non è leale. Gli altri non hanno la mia esperienza nel campo degli affari. Non possono rivaleggiare con me.»

    «Sono certo che scopriranno di possedere talenti inaspettati» ribatté Edmond, rivolgendogli il solito sorriso pacato.

    Steven corrugò la fronte e considerò che avrebbe fatto meglio a incontrare i fratelli al più presto, per studiarli e assicurarsi la vittoria. Perdere non rientrava nelle sue prerogative.

    «Compirò verifiche e ispezioni di tanto in tanto per controllare il vostro comportamento» lo avvertì Edmond.

    Lui scrollò le spalle, infastidito dall’idea. «Ti scriverò un’e-mail una volta alla settimana per aggiornarti riguardo ai miei progetti.»

    «Sarò disponibile per qualsiasi consiglio, come sempre. Sono al fianco di Malcolm da quando ha avviato la compagnia.»

    «Il che ti rende la persona con la quale ha instaurato la relazione più lunga della sua vita.»

    «Vero, purtroppo. Gli affari sono sempre stati il nostro maggior interesse e questo ci ha unito.»

    Steven annuì. Come ben sapeva, la chiave del successo era rimanere distaccato emotivamente. Gli uomini prendono decisioni stupide quando temono di perdere qualcosa.

    «Risparmia i tuoi suggerimenti per gli altri due. Io preferisco lavorare da solo.»

    L’avvocato strinse gli occhi in due sottili fessure ma Steven non gli diede occasione di ribattere. Non doveva sottostare al braccio destro di suo padre.

    «Buona giornata, Edmond.»

    Uscì, considerando che i Grandi Magazzini Everest, sotto il suo controllo, sarebbero divenuti la meta principale dello shopping della maggior parte dei londinesi. E quando si sarebbe parlato dei bastardi Devonshire, la gente non avrebbe considerato il famoso giocatore di rugby o il giovane nobile. No, si sarebbero ricordati di Steven e del fatto che lui era il migliore.

    1

    «Mi è venuta un’idea» esordì Steven non appena Dinah, la sua vicepresidente alla Porcellane Raleighvale, rispose al telefono.

    «L’ultima volta che ti ho sentito pronunciare questa frase, mi sono ritrovata a dover rispondere a domande piuttosto imbarazzanti alla polizia di Roma.»

    Lui rise. «Non accadrà nulla di tutto ciò.»

    «Non so perché, ma non mi fido. Avanti, spara la tua idea.»

    «Come ti sembra la posizione di mia vice?»

    «Pensavo di ricoprire già questo ruolo.»

    «Per i Grandi Magazzini Everest. Ti chiamo dal mio nuovo ufficio.»

    «La compagnia di tuo padre? Hai sempre sostenuto che non ti saresti piegato al suo volere. Cos’è cambiato?»

    «I motivi sono personali. Ti basti sapere che ci sarà un ingente bonus se mi aiuterai a rendere questo dipartimento il più produttivo della Everest Group

    «Perfetto. Quando avrai bisogno di me?»

    «Domani. Devo acclimatarmi e trovare un ufficio per te.»

    «Caspita, ventiquattro ore sono davvero poche.»

    «Ti aggiorno.»

    «Steven?» Dinah esitò un istante. «Sei certo di ciò che fai? Ti conosco...»

    «Sono sempre sicuro» replicò lui, chiudendo la conversazione. Nessuno lo conosceva, e Dinah meno di chiunque altro. Le aveva concesso d’intravedere solo una minima parte di sé.

    Steven aveva rilevato la ditta di porcellane dal nonno. Fondata nel 1780 per competere con la Wedgewood, la Raleighvale si era dedicata alla produzione di vasellame che rispecchiasse l’autentico stile inglese e, adesso, erano i fornitori della casa reale. Non solo. Di recente, Dinah Miller si era assicurata un altro cliente di prestigio: il presidente francese.

    Il suo iPhone trillò, notificandogli l’arrivo di un messaggio. Era Geoff che lo invitava a trovarsi con lui ed Henry per un drink all’Athenaeum Club. Lui rispose affermativamente.

    Subito dopo ricevette una telefonata. «Pronto, Steven Devonshire.»

    «Sono Hammond del negozio di Leicester Square. Mi dispiace disturbarla, ma abbiamo un’emergenza.»

    «Per quale motivo la direttrice non si sta occupando della faccenda?» si stizzì Steven.

    «Sono il responsabile del reparto vendite al dettaglio e la direttrice ora non c’è» lo informò l’altro, chiaramente agitato. «E non posso aspettare che torni.»

    «Qual è il problema?»

    «Un gruppo di persone si è installato nel reparto per un servizio fotografico. Si tratta di Jon BonGiovanni, il cantante rock, e attorno a lui si è ammassata una gran folla. Hanno persino bloccato l’ascensore! E non hanno intenzione di andarsene.»

    «Arrivo subito.»

    Conclusa la conversazione, afferrò la giacca e si precipitò fuori. Non c’era tempo da perdere. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era di iniziare il suo primo giorno con un fiasco totale.

    Raggiunto il negozio, si fermò di colpo, impietrito. Il problema era più che evidente. Una modella, un fotografo e vari assistenti si aggiravano frenetici per il reparto principale come uno sciame d’api impazzito.

    Avvicinatosi, notò il famoso cantante degli anni Settanta sotto le luci di alcuni riflettori. Indossava un paio di jeans sdruciti, e una maglietta con impressa la bandiera americana che gli copriva a malapena il petto sul quale troneggiava il tatuaggio di

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