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Le sorprese del cuore: Harmony Collezione
Le sorprese del cuore: Harmony Collezione
Le sorprese del cuore: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

Le sorprese del cuore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Roman non riesce a credere a ciò che ha davanti agli occhi! Quel bambino è la sua fotocopia, eppure lui non soltanto non lo ha mai visto prima, ma neppure ha mai saputo della sua esistenza. Come è possibile? Appena si riprende dallo shock, inizia le ricerche per capire qualcosa in quell'intricata vicenda e scopre che Sam è il figlio di Scarlet, maestra d'asilo e donna che lui non conosce. Eppure il test del DNA conferma che Sam è davvero suo figlio. Incredulo, si reca a casa di Scarlet intenzionato a farle il terzo grado, ma quando scopre la verità ogni cosa per lui diviene più confusa di prima!

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2013
ISBN9788858917374
Le sorprese del cuore: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Le sorprese del cuore - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian’s Secret Baby

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Kim Lawrence

    Traduzione di Aanna De Figueiredo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-737-4

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Pensavo saresti arrivato in ritardo» gli disse la sua assistente quando Roman O’Hagan entrò nella sala conferenze vuota.

    «Non so se te l’ho mai detto, Alice, ma tu hai un tendenza alquanto fastidiosa a controllarmi.» Roman si tolse la giacca e la gettò a caso sulla spalliera della sedia. «E nel caso l’avessi dimenticato, sono io il capo e posso arrivare tardi quanto voglio.»

    Alice, che lavorava per lui da quattro anni e non ricordava una sola volta in cui fosse stato in ritardo, gli piantò davanti una tazza di caffè.

    «Okay, capo, sono riuscita a prenotare due posti sul volo per Dublino delle quattro e trenta.»

    «Eccellente.» Lui allungò con un sospiro le gambe, lanciando un’occhiata disgustata al liquido marroncino. «Aggettivo che certo non si può applicare a questa bevanda.»

    «È decaffeinato e nel caso l’avessi dimenticato, fare il caffè non rientra nei miei compiti. Lo preparo solo perché sono di indole generosa.»

    «Sono un uomo fortunato.»

    «Esatto.» Alice si fermò sulla soglia. «Ha telefonato tuo fratello.»

    «Ha lasciato un messaggio?»

    «Non per te.»

    Roman sollevò le sopracciglia scure con aria imperscrutabile. Diventava sempre più difficile tacere e restarne fuori. Suo fratello Luca non era certo tipo da matrimonio... a differenza di Alice. Che fare?

    «Ha detto che avrebbe richiamato.»

    La conferenza telefonica iniziò molto bene ma scese subito di livello quando incominciò a parlare il secondo oratore.

    Roman cercò di mettere fine a quel profluvio insulso ma le risposte che ottenne furono sempre poco intelligenti e superficiali. Tentò di nuovo: «Così lei ritiene che il mercato europeo sia pronto per un progetto del genere...». Prima che riuscisse a completare la frase una voce femminile, un po’ roca ed estremamente seducente, l’interruppe.

    «Mi scusi, parlo con il signor O’Hagan?»

    «Come? Ma che diavolo...»

    «Il signor Roman O’Hagan?»

    «Guardi che questa è una linea privata.»

    «Sto cercando di contattare il signor O’Hagan. Può dirmi con chi sto parlando?»

    Quella combinazione di tenacia e sordità cominciava a diventare seccante.

    La compagnia F. O’Hagan e Figli aveva di recente incrementato la presenza femminile a livello dirigenziale ma quel giorno non era previsto alcun intervento da parte loro.

    «Non ho idea di come si sia potuta inserire su questa linea» incominciò con un sorriso pigro sulla bocca sensuale. Era insolita quella tolleranza da parte sua. Forse dipendeva dal suono così sexy di quella voce. Una voce che gli suggeriva gambe lunghe, labbra morbide e capelli biondo oro.

    «Non me lo chieda per favore! O non vuole darmi retta nemmeno lei? Non hanno fatto che mettermi in attesa e dimenticarsi di me!» fu la replica amara e aggressiva insieme.

    «Mi dispiace ma questa è una discussione privata e confidenziale.» Non aveva alcuna intenzione di farsi tiranneggiare da quella donna, sexy o non sexy che fosse.

    Ma a differenza dei suoi dirigenti sparsi per l’Europa, che sicuramente non si stavano perdendo nemmeno una parola del battibecco, la sconosciuta parve non rendersi conto che quando il capo della O’Hagan Construction usava quel tono, la conversazione poteva considerarsi finita.

    «La vostra discussione non m’interessa minimamente» ribatté la voce roca.

    Lui sospirò di frustrazione. «Al suo buon cuore. Ma è quello che dicono tutte le spie industriali...»

    «Sta scherzando?» Il tono era gelido. «L’avverto che non sono dell’umore giusto e se sentirò solo un’altra nota de Sul Bel Danubio Blu, non sarò responsabile delle conseguenze.»

    «Vuole essere così gentile da lasciarci finire in pace la nostra conferenza?»

    «Per amor del cielo, non sto mica chiedendo un’udienza privata al Santo Padre! Voglio solo parlare con il signor O’Hagan!»

    Roman si coprì il volto con le mani, esasperato. «È ovvio che la signorina non vuol...»

    «Trovo estremamente scortese che si parli di qualcuno in terza persona quando... Insomma ho spiegato a un numero infinito di gente che si tratta di una faccenda molto seria!» lo interruppe la voce femminile perentoria.

    «Sarei sorpreso che non lo fosse» fu la battuta sarcastica.

    Lo sapeva ormai. Era sempre una questione d’estrema importanza. Ma tutti volevano solo una cosa. Che li aiutasse a far soldi o che finanziasse con il suo denaro i loro progetti. Solo pochissimi riuscivano a parlargli di persona. Era stato costretto per ragioni di sicurezza a ordinare una selezione severa dopo un grave episodio. Era stato assalito nel proprio ufficio da una donna di mezza età, armata di un coltello da cucina. L’aveva giudicata solo triste e amareggiata, certo non pericolosa. Invece la donna in questione aveva preso in ostaggio la sua assistente.

    Alice ne portava ancora i segni. Per sua fortuna non erano visibili a differenza dei suoi, pensò, sfiorandosi la cicatrice sul viso.

    «Alice!» gridò verso la porta di comunicazione. «Ho una maledettissima scocciatrice sulla linea. Fai qualcosa, per la miseria!»

    «Non sono una scocciatrice!» intervenne la voce sexy in tono oltraggiato.

    «Ah, no? Però è su una linea privata, quindi riattacchi! Contatti i canali previsti se ha un messaggio.»

    «Allora non mi è proprio stato a sentire? Non ho tempo per altri canali. Non le ha mai detto nessuno che è molto scortese?»

    «Sì, ma mai in faccia.»

    «Che spirito di patate!» fu la risposta incredibile. «Comunque, è o non è il signor O’Hagan?»

    «Sono il signor O’Hagan. E se non pretendo troppo, ha intenzione prima o poi di dirmi chi diavolo è lei? Per evitare che in futuro riesca a scocciarmi di nuovo... ovviamente» concluse pesante.

    Gli giunse un grosso sospiro. «Era ora! Poteva dirlo subito invece di farmi perdere tempo.»

    «Perdere il suo tempo?» Roman si augurò che i suoi silenziosi e invisibili dirigenti continuassero a restare zitti.

    «Mi chiamo Scarlet Smith.»

    Scarlet... Si ritrovò di nuovo a pensare a gambe lunghe e a capelli biondi. Assurdo! Chi mai poteva essere così sciocco da dare un secondo appuntamento a una donna con una lingua tanto tagliente?

    «Mi occupo dell’asilo all’interno dell’Università. Sua madre l’ha inaugurato ufficialmente oggi.»

    «Mia madre è a Roma.» Roman si bloccò, ricordando ad un tratto qualcosa a proposito del fatto che sua madre avrebbe interrotto le vacanze in Italia con la famiglia per tornare a Londra a causa di un impegno precedente.

    «No, è qui nel mio ufficio e temo non si senta molto bene.»

    Lui si raddrizzò di colpo. «Cosa è successo?»

    «Non vorrei metterla in allarme...»

    «L’ha già fatto, quindi venga al sodo.»

    «Sua madre è svenuta per un attimo. Ora però sta meglio.»

    Sua madre non sveniva. «Che ha detto il medico?» le chiese, infilandosi la giacca.

    «Non l’ha vista nessun medico.»

    Roman strinse le sopracciglia arcuate in un’espressione adirata. «Perché no, accidenti?» l’assalì, rivolgendosi poi ad Alice, ferma in religioso silenzio accanto a lui. «Ho bisogno della macchina. Cancella tutti gli appuntamenti e poi avverti Phil di precipitarsi all’Università.»

    «Il nostro volo...?»

    «Cancellalo.»

    «E se il dottor O’ Condor è occupato?»

    Ricevette in risposta un’occhiata più che significativa. «Spiegagli quanto è successo e basta.»

    «Sua madre non mi ha permesso di chiamare né un medico né l’ambulanza.»

    «Non le ha permesso? Ma se era incosciente?»

    «Per meno di un minuto.»

    Roman non sopportava le persone che tendevano a far ricadere la colpa sugli altri.

    «L’avverto, signorina Smith, se mia madre dovesse aver riportato solo un’unghia rotta per colpa della sua superficialità e inefficienza, denuncerò lei e l’intera Università!» gli intimò prima di sbattere rumorosamente giù la cornetta.

    Alice non riuscì a trattenersi. «A volte sei davvero impossibile!»

    «Cos’è, solidarietà femminile?»

    «Credo non ti renda conto quanto riesci a terrorizzare la gente.»

    «Ti sbagli, Alice. So esattamente quanto la terrorizzo.» Storse la bocca in una smorfia. «È il segreto del mio successo.»

    «Sciocchezze. Il segreto del tuo successo è che vivi del tuo lavoro e non hai una vita vera. Manchi totalmente di equilibrio» ribatté l’assistente.

    «Un po’ più di paura e meno chiacchiere anche da parte tua sarebbero molto apprezzate.»

    «Quella povera ragazza starà piangendo.»

    «Scusa ma odio l’incompetenza. Se poi questa mette in pericolo la mia famiglia...»

    Contrariamente alle previsioni di Alice, la ragazza in questione non piangeva né era terrorizzata. Percorreva i corridoi affollati dell’Università parlando ad alta voce in tono di collera repressa. Chi la conosceva, la fissava stupito. Non sembrava più lei.

    David Anderson, il vice rettore, l’accolse con sollievo quando aprì la porta dell’ufficio.

    «Pensavo ti fossi persa» le mormorò, prendendola da parte e indicandole con un lieve cenno del capo la donna pallida seduta sulla poltroncina.

    «Come sta?» s’informò Scarlet.

    «Meglio di prima. Vuole che le chiami un taxi.»

    «Non preoccuparti. Sta arrivando il figlio.»

    Non era il caso di dire a David dei progetti di vendetta del multimilionario in questione. Le minacce dovevano far parte integrante del suo modus operandi. Tipico dei soggetti come lui del resto. Prepotenti che si approfittavano dei più deboli. L’unico modo era non mostrare mai di avere paura.

    Ne aveva conosciuti tanti ai tempi della scuola ma aveva giurato di non mettersi mai più nel ruolo di vittima. Diavolo, le bastava ripensare alla

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