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Patto milionario: Harmony Destiny
Patto milionario: Harmony Destiny
Patto milionario: Harmony Destiny
E-book160 pagine2 ore

Patto milionario: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Milionari e potenti 3/3
Tre fratelli senza scrupoli a capo dell'impero del bourbon

Quanto lontano può spingersi un ambizioso ereditiere per raggiungere i propri obiettivi? Parker Abbott è disposto a qualunque cosa pur di diventare il nuovo capo della King's Finest Distillery, anche recitare la parte del fidanzato di Kayleigh Jemison, sua antagonista fin dall'infanzia, per un'intera settimana.
Per poter apparire come una coppia credibile, i due stabiliscono dieci appuntamenti durante i quali pianificare ogni aspetto del loro piano, ma incontro dopo incontro la finzione si trasforma in realtà. Finché non si rifà vivo l'ex di Kayleigh...
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2019
ISBN9788830508484
Patto milionario: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Patto milionario - Reese Ryan

    successivo.

    1

    Parker Abbott parcheggiò davanti all'edificio a due piani che aveva visto giorni migliori.

    Forse addirittura decenni migliori.

    Kayleigh.

    La sua nemesi del liceo e l'unica persona in città che avrebbe fondato volentieri un club di detrattori di Parker.

    Di solito gli piaceva trattare in nome della distilleria di famiglia. Ma il pensiero di negoziare qualcosa con Kayleigh gli provocava un nodo allo stomaco.

    Forse perché, in cuor suo, la immaginava ancora come la ragazzina con i codini e gli occhiali spessi che una volta era stata la sua più cara amica. Finché un litigio li aveva trasformati in avversari.

    Parker emise un sospiro, aprì la portiera e scese.

    Aspettare altri cinque minuti, o persino cinque giorni, non avrebbe facilitato il compito.

    Si raddrizzò la cravatta e prese il portadocumenti dal sedile posteriore. Non era più quel ragazzino con una cotta paurosa per Kayleigh Jemison. Era un professionista, per la miseria, e si sarebbe comportato come tale, anche se questo lo avrebbe ucciso.

    Mentre si avvicinava al negozio, Parker scorse la massa di ricci ramati di Kayleigh attraverso la vetrina. Era stupenda, come sempre, con la pelle color caramello e gli occhi scuri.

    Kayleigh stava ridendo con una cliente. Mentre la salutava lo vide guardarla da fuori, come un allocco.

    Il suo cipiglio e l'occhiataccia che gli rivolse confermò esattamente quello che si era aspettato. Kayleigh Jemison gli avrebbe fatto passare le pene dell'inferno.

    Infilò una mano in tasca, trovò il tubetto di antiacidi e ne ingerì due.

    Kayleigh Jemison incrociò le braccia mentre guardava fuori attraverso la vetrina.

    Che diavolo ci faceva lui lì? Non era Natale e mancava ancora molto ai compleanni della madre e della sorella. E lui non era certo il tipo che indossava gioielli artigianali. Allora perché si trovava lì? E perché diavolo la fissava come un reperto in un museo?

    Involontariamente Kayleigh si passò le dita tra i ricci arruffati per dar loro una parvenza d'ordine.

    Era un giorno infrasettimanale fiacco, così era rimasta nel retro, a incidere e foggiare pezzi di metallo da inviare a clienti sparse per tutto il paese. Indossava una vecchia maglietta scolorita e un paio di jeans sdruciti macchiati di tintura per il pellame. Aveva i capelli fermati da una bandana colorata.

    Per farla breve, era in condizioni pietose.

    Di tutti i giorni in cui poteva capitare nel suo negozio... Kayleigh sospirò, rinunciando a ogni speranza di migliorare il proprio aspetto.

    E poi che importanza aveva?

    Non era mai stata all'altezza degli Abbott. Erano la famiglia più potente di Magnolia Lake, Tennessee, una gemma incastonata ai piedi delle suggestive Smoky Mountains.

    Gli Abbott, proprietari della King's Finest Distillery, la più grande impresa locale, erano conosciuti e amati da chiunque in città.

    Tranne lei.

    La campanella sulla porta tintinnò quando Parker la spinse e la tenne aperta per la cliente che se ne stava andando. La donna si stava destreggiando tra la borsa, i sacchetti degli acquisti e un bimbo turbolento.

    Allora conosce le buone maniere. Solo che le dispensa in maniera selettiva.

    «Parker Abbott, cosa ti porta nel mio negozio?» Kayleigh cercò di rilassare il cipiglio.

    Era tornata a Magnolia Lake per aprire un'attività dopo aver studiato a Nashville e aver vissuto ad Atlanta. Ingaggiare una guerra aperta con gli Abbott sarebbe stato dannoso per i suoi interessi. Inoltre, nonostante il disprezzo che provava per Parker e suo padre, la madre e la sorella erano piuttosto gentili. Erano sue clienti di lunga data e ne avevano portate moltissime altre.

    Così, nonostante il totale dispregio per l'uomo che un tempo era stato il suo migliore amico, ma che l'aveva tradita senza il benché minimo rimorso, si sarebbe mostrata gentile.

    Per ora.

    «Mi chiedevo se avevi intenzione di entrare o se stavi facendo un'audizione per diventare una statua vivente.»

    Okay, forse non proprio gentile, ma quasi.

    Lui la fissò con un tipico sguardo alla Parker Abbott, poi fece qualcosa di, a dir poco, bizzarro.

    Sorrise.

    «Buon pomeriggio, Kayleigh» esordì Parker in un tono che era insolitamente allegro per lui. «Speravo di poter rubare due minuti del tuo tempo, se non sei troppo occupata.»

    Kayleigh scrutò il negozio deserto, ma si trattenne dal rivolgergli una frecciatina. «Certo. Cosa posso fare per te, Abbott?»

    «A dire il vero, vorrei fare io qualcosa per te.»

    «Non mi dire...» Kayleigh incrociò le braccia, inarcando un sopracciglio. «E che sarà mai?»

    Parker indicò le due sedie in negozio. «Ti va se ci sediamo?»

    Kayleigh fece spallucce. «Certo.»

    Dopo che Parker si fu accomodato, lei si sedette di fronte a lui, controllando il cronografo che portava al polso. «Stavi dicendo?»

    Parker era uno degli uomini più impazienti che conoscesse. Perché non arrivava al punto, santo cielo? Aveva degli ordini da ultimare e spedire.

    «Vorrei comprare il tuo negozio.»

    «Cosa?»

    Doveva aver sentito male. Perché mai Parker voleva fare una cosa simile?

    Kayleigh cercò di non lasciar trapelare la propria sorpresa. «Scusa, hai detto che vuoi comprare il mio negozio?»

    Parker si raddrizzò la cravatta e tentò di nuovo di sorridere. «Non il negozio in sé. Quello che ci interessa è lo stabile. Tu saresti libera di ricollocare il negozio dove preferisci.»

    Kayleigh per poco non scoppiò a ridere. Indicò le assi logore ai suoi piedi. «Tu vuoi questo edificio?»

    Adorava quel posto, ma in effetti stava cadendo a pezzi. Aveva comprato lo stabile cinque anni prima, aspettandosi di aumentarne il valore con il tempo. In realtà l'edificio aveva richiesto costosi interventi di manutenzione, nuovi impianti sia idraulico sia elettrico. Tutto questo era costato una fortuna, ma aveva contribuito ben poco a migliorarne l'estetica.

    Il tetto decrepito era stato rattoppato più volte di quanto volesse ammettere e l'impianto di aerazione del negozio stava per esalare l'ultimo respiro.

    Il suo appartamento, al piano di sopra, era molto shabby ma ben poco chic.

    «Perché vorresti comprare il mio edificio? La distilleria è a dieci miglia di distanza.»

    «Abbiamo dei progetti.»

    Era evidente che Parker non voleva renderla partecipe di questi progetti.

    «Grazie per l'offerta, però non è in vendita» disse Kayleigh, alzandosi.

    «Non hai nemmeno sentito la mia offerta.» Anche Parker si alzò.

    «Non ha importanza l'ammontare dell'offerta, perché l'edificio non è in vendita.» Incrociò di nuovo le braccia.

    «Nonostante le attuali condizioni, ti pagherò il valore catastale dell'edificio.»

    Anche se sapeva che quell'informazione era di dominio pubblico, il pensiero che Parker avesse curiosato nella documentazione le fece venire la pelle d'oca. Si accigliò.

    «Grazie, ma no grazie.»

    Si infilò dietro al bancone, sperando che lui cogliesse il segnale.

    «Kayleigh, ti stai dimostrando irragionevole. Ti sto offrendo una cifra generosa.» Quando lei non replicò, lui agitò una mano a indicare il negozio. «Mio Dio, guarda questo posto. Nessuna persona sana di mente ti offrirà una cifra simile viste le sue attuali condizioni.»

    «Ho intenzione di rimetterlo a nuovo.»

    «Sappiamo entrambi che non te lo puoi permettere. Se potessi, di sicuro a quest'ora avresti già fatto sostituire il tetto che perde.»

    Il viso di Kayleigh si irrigidì. Un conto era se lei denigrava il suo vecchio stabile che cadeva a pezzi; tutt'altro se a farlo era l'eccellentissimo Parker Abbott.

    «Tu non sai niente di me o di che cosa io possa permettermi» dichiarò, ribollendo di rabbia.

    Parker sospirò, esasperato dal fatto che lei non si fosse inginocchiata ai suoi piedi per baciargli i costosi mocassini italiani e ringraziarlo per la generosa offerta.

    «È il primo immobile che hai acquistato e in cui hai inaugurato la tua attività. Ha un valore sentimentale per te. Lo capisco. Ti offrirò il cinque per cento in più del suo valore catastale.»

    «No.»

    «Il dieci per cento in più.»

    «No.» Il cuore le martellava nel petto. In parte perché era indignata che Parker Abbott pensasse di potersi presentare lì e rubarle l'edificio da sotto i piedi. In parte perché si rendeva conto di agire contro il proprio interesse.

    «Maledizione, Kayleigh, la nostra è un'offerta più che generosa. Dimentica per un momento che sono io a proportela e pensaci. Puoi trasferirti nel nuovo centro commerciale, che attirerà tutto il traffico turistico. Ci guadagneremo entrambi.»

    «C'è un modo migliore per dirlo? Mmh, vediamo... Col cavolo, Parker. Il mio edificio non è in vendita.»

    «D'accordo, Kayleigh. Che ne diresti del cinquanta per cento in più del suo valore catastale?»

    Le si rizzarono le orecchie. Se quello spilorcio di Parker Abbott era disposto a sborsare tanto per il suo stabile, voleva quel posto a tutti i costi. Il che significava che era lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Questa era l'occasione che aspettava da sempre. La possibilità di rivendicare parte di ciò che Duke Abbott aveva portato via alla sua famiglia.

    Mentre lei e la sorella maggiore, Evelisse, erano al college e il padre era molto malato, Duke aveva pagato alla madre una miseria per il terreno che aveva ereditato dal nonno materno di Kayleigh. Si era approfittato di sua madre in un momento di estrema necessità e li aveva derubati della terra appartenuta alla famiglia per generazioni.

    Kayleigh raddrizzò la schiena e tenne la testa alta mentre lo guardava dritto negli occhi. «Sarebbe bello trasferire il mio negozio nel nuovo centro commerciale, ma come credo tu sappia già, l'affitto non sarebbe a buon mercato. E poi c'è qualcos'altro che non hai considerato...»

    «E sarebbe?» Parker, il super perfezionista, parve indignato per la sua insinuazione che avesse tralasciato qualche dettaglio.

    «Questo edificio non ospita soltanto la mia attività. È anche casa mia. Poi c'è l'entrata che ricevo dall'affitto dell'altro appartamento. Anche se la tua offerta sembra generosa in apparenza, tutto considerato... non lo è assolutamente.»

    «Ecco perché ti sto offrendo più dell'effettivo valore di questo... posto

    «Non è abbastanza se ti aspetti che trasferisca negozio, laboratorio e appartamento, e nel frattempo cerchi di recuperare la mancata entrata dell'affitto.»

    «Non ci ha più abitato nessuno da quando Savannah se n'è andata tre anni fa» le fece notare Parker, riferendosi alla cognata.

    «Adesso guadagno molto di più con Airbnb» replicò con nonchalance.

    «Okay, va bene. Secondo te, quale cifra sarebbe adeguata?» Parker infilò le mani in tasca.

    Lo sguardo di Kayleigh fu attirato automaticamente in basso dai contorni del suo...

    No. Uh-uh. Neanche per sogno.

    «Dammi il doppio del valore catastale e ti cederò volentieri il palazzo oggi stesso. Armi e bagagli.»

    Parker sembrava un vulcano sul punto di eruttare.

    «Sei impazzita? Sul serio, Kayleigh, dovresti pagarmi tu per il fastidio che ti toglierei. Questo maledetto palazzo ci crollerà addosso.»

    Prima che lei potesse dirgli dove poteva ficcarsi la sua ultima offerta, le squillò il telefono. Si lasciò sfuggire un sospiro esasperato e tirò fuori il telefono dalla tasca.

    Kira

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