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Sensuale scoperta: Harmony Collezione
Sensuale scoperta: Harmony Collezione
Sensuale scoperta: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Sensuale scoperta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sophie Greenham ha fatto irruzione nella vita di Kit Fitzroy come un tornado, sbaragliando le difese che lui aveva eretto intorno a sé e cambiando per sempre la sua vita. Ma subito dopo lui è dovuto tornare a fare il proprio dovere nel deserto...

Adesso Kit è di nuovo a casa. Stare lontano da Sophie per tutti quei mesi è stato tremendo, ma ora che è tornato ha tutte le intenzioni di risvegliare la perfetta intesa che avevano raggiunto. Peccato che ora lui sia un uomo diverso, e ci vorrà qualcosa di più di un'infuocata passione per superare la sfida che li attende.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2018
ISBN9788858986578
Sensuale scoperta: Harmony Collezione
Autore

India Grey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sensuale scoperta - India Grey

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    In Bed with a Stranger

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 India Grey

    Traduzione di Paola Mion

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-657-8

    Prologo

    Londra, marzo

    Era solo un trafiletto nella sezione delle proprietà immobiliari del giornale della domenica.

    Mentre mangiava una brioche e spargeva marmellata sul letto che era stato il loro mondo nelle ultime tre settimane, Sophie emise un piccolo grido. «Senti questa! Inaspettati risvolti nell’eredità Fitzroy. In seguito alla recente morte di Ralph Fitzroy, ottavo conte di Hawksworth e proprietario di Alnburgh, è venuto alla luce che l’erede non è quello che tutti si aspettavano. Fonti vicine alla famiglia hanno confermato che la proprietà, comprendente Alnburgh Castle e cinquecento ettari di terreno in Northumberland, nonché una consistente fetta di beni immobili a Chelsea, passerà a Jasper Fitzroy, il figlio nato dal secondo matrimonio del conte, invece che al primogenito, il maggiore Kit Fitzroy.»

    Fece una pausa per addentare ancora la brioche, prima di continuare a leggere. «Il maggiore Fitzroy, membro in servizio delle forze armate, è stato recentemente insignito della George Medal per il suo coraggio. Tuttavia, è possibile che il coraggio gli sia venuto a mancare all’idea di ereditare Alnburgh. Secondo gli abitanti del luogo, la proprietà è stata molto trascurata negli ultimi anni e il nuovo erede dovrà sostenere pesanti oneri finanziari. Dal momento che Kit Fitzroy sembra disporre di un ingente patrimonio personale, forse questa è una missione rischiosa di cui non ha voluto farsi carico...»

    Gettando via il giornale e leccandosi la marmellata dalle dita, Sophie guardò Kit. «Ingente patrimonio personale?» ripeté con fare pensoso. Scivolò sotto le coperte sorridendo, mentre gli baciava le spalle. «Mi piace come suona.»

    Emergendo dal sonno profondo che lo aveva finalmente benedetto da quando aveva avuto Sophie nel letto con sé, Kit inarcò un sopracciglio. «Ho sempre pensato» sospirò, mettendosi a sedere e guardandola nei bellissimi occhi verdi, «che non sei altro che una cinica cacciatrice di dote.»

    «E, infatti, hai pienamente ragione.» Lei annuì seria, serrando le labbra per smettere di sorridere. «A essere onesta, sono interessata soltanto ai tuoi soldi e alla tua splendida casa di Chelsea.» Fece un gesto con le braccia per indicare la camera e il giardino che si vedeva dalla finestra. «È solo per questo che ho deciso di mettermi con un uomo dalla personalità noiosa e l’aspetto ordinario. Per non parlare delle deludenti prestazioni a letto.»

    Gridò quando, sotto le lenzuola, una mano le scivolò fra le cosce.

    «Scusa... dicevi?» domandò Kit.

    «Dicevo...» ansimò lei, «che sono interessata solo ai tuoi soldi.» Lui guardò i suoi occhi che si scurivano mentre la mano risaliva. «Ho sempre voluto essere solo un giocattolo per uomini ricchi.»

    Lui si sollevò su un gomito per guardarla meglio. I suoi capelli si allargavano sul cuscino intorno al viso senza trucco. Non gli era mai sembrata più bella.

    «Non la moglie di un uomo ricco?» le chiese, posando un bacio alla base del suo collo.

    «Oh, no. Per il matrimonio voglio un titolo, oltre alla ricchezza.» La voce si ispessì mentre le labbra di Kit si muovevano lungo la gola. «E una notevole proprietà.»

    Lui sorrise, prendendo tempo e respirando il suo profumo. «Buono a sapersi. Quindi, dal momento che ho appena perso il titolo e la proprietà, non vale la pena di chiedere.» Sentì il suo sospiro e il piccolo sussulto di sorpresa ed eccitazione.

    «Be’, potrebbe esserci un po’ di margine per le trattative» ammise lei senza fiato. «E direi che in questo momento sei proprio nella posizione giusta...»

    «Sophie Greenham, ti amo perché sei bellissima e intelligente, onesta e leale...»

    «Con l’adulazione si ottiene molto» sospirò lei, chiudendo gli occhi e sentendo le dita di Kit che scivolavano sulla pelle dell’interno coscia. «E questo probabilmente farà il resto...»

    Lui la guardò. «Ti amo, perché pensi che l’intimo sia un investimento migliore dei vestiti e perché sei coraggiosa, divertente e sexy e mi chiedo se prenderesti in considerazione l’idea di sposarmi.»

    Sophie aprì gli occhi di scatto e incontrò quelli di lui. Il sorriso che le illuminò il viso era di pura, incredula felicità. Era come vedere il sorgere del sole. «Sì» sussurrò, guardandolo con occhi illuminati dall’emozione. «Sì!» ripeté.

    «Però devo avvertirti che sono stato disconosciuto dalla mia famiglia.»

    Lei gli prese il viso fra le mani. «Possiamo costruirne una tutta nostra di famiglia.»

    Kit le scostò una ciocca di capelli dal viso, la gola chiusa per l’emozione forte che stava provando in quel momento. «E non ho nessun titolo, nessun castello, né terre da offrirti...»

    Lei rise, attirandolo fra le sue braccia. «Credimi, non vorrei che fossi in nessun altro modo.»

    1

    Cinque mesi dopo.

    Base militare inglese, teatro delle operazioni.

    Giovedì, ore 6.15.

    Il sole stava per sorgere, colorando il cielo di rosa e la sabbia d’oro. Passandosi una mano sugli occhi che bruciavano per la polvere e la stanchezza, Kit guardò verso il deserto e si chiese se sarebbe stato ancora vivo al tramonto. Aveva dormito per circa un’ora, forse due, e aveva sognato Sophie. Adesso che si era svegliato, al buio, il suo corpo era torturato dal desiderio, la mente era eccitata e il profumo della pelle di lei gli pervadeva ancora le narici.

    Quasi quasi preferiva l’insonnia.

    Cinque mesi. Ventidue settimane. Centocinquantaquattro giorni. In tutto quel tempo la brama nei confronti di Sophie avrebbe dovuto essersi spenta, invece sembrava si fosse intensificata al punto che era impossibile ignorarla. Non le aveva mai telefonato, anche se a volte il desiderio di sentire la sua voce bruciava come un laser dentro di lui, ma sapeva che sentirla sarebbe stato anche peggio.

    Mancava solo un giorno.

    Nel giro di ventiquattr’ore avrebbe preso un aereo per andarsene da lì e tornare a casa. Un vago senso di eccitazione serpeggiava fra gli uomini della sua unità, un misto di sollievo ed euforia che era cresciuto di settimana in settimana, ma che Kit non condivideva. Disinnescava ordigni da troppo tempo e aveva sempre considerato ciò di cui si occupava soltanto un lavoro. Un lavoro sporco, pericoloso, stancante, difficile, ma necessario. Questo, però, accadeva quando ragionava con la testa, anziché con il cuore, quando le sue emozioni erano relegate e sepolte in un punto così profondo dentro di lui che Kit neppure sapeva della loro esistenza. Adesso era tutto diverso. Lui non era più chi aveva sempre creduto di essere a causa – letteralmente – delle menzogne che l’uomo che aveva chiamato padre gli aveva raccontato per tutta la vita. E poi amare Sophie gli aveva aperto un mondo nuovo, rivelando parti di lui che non sapeva esistessero, così adesso quel lavoro gli sembrava anche più sporco, la posta in gioco più alta, i vantaggi più esigui. Molto più esigui.

    Ancora un giorno. La fortuna lo avrebbe assistito per un’ultima volta?

    «Maggiore Fitzroy... Il caffè, signore. Siamo quasi pronti a muoverci.»

    Kit si voltò. L’artiere Lewis era emerso dalla confusione e gli stava portando un caffè, rovesciandone la maggior parte. Era un ragazzo di diciannove anni, pieno di entusiasmo come un cucciolo, e lo fece sentire un vecchio centenario. Kit prese la tazza e sorrise mentre mandava giù un sorso. «Grazie, Lewis. Altri uomini hanno formose segretarie che portano loro il caffè al mattino, io invece ho te che mi porti sciacquatura di piatti» commentò sarcastico.

    Il ragazzo sogghignò. «Sentirà la mia mancanza, quando sarà a casa.»

    «Sinceramente, ne dubito.» Kit bevve un’altra sorsata, poi rovesciò il resto nella polvere e cominciò ad allontanarsi, non prima di aver visto la delusione sul viso di Lewis. «Per nostra fortuna sei molto meglio come artiere che come barista» gli gridò da dietro la spalla. «Tienilo a mente, quando sarai a casa.»

    «Sì, signore!» Lewis gli corse dietro. «E posso dirle che è stato eccezionale lavorare con lei, signore? Ho imparato moltissimo. Prima di questa missione non ero sicuro di voler restare nell’esercito, ma collaborare con lei mi ha fatto decidere di unirmi a questa unità di sminatori. E ne sono fiero.»

    Kit si fermò e si passò una mano sul mento. «Hai una ragazza, artiere?»

    Lewis spostò il peso del corpo da un piede all’altro, imbarazzato e orgoglioso al tempo stesso. «Sì, si chiama Kelly. Aspetta un bambino che nascerà tra due mesi. Le chiederò di sposarmi durante questa licenza.»

    Strizzando gli occhi e guardando lontano, Kit annuì. «La ami?»

    «Sì, signore.» Scalciò un po’ di sabbia con la punta dello stivale. «Non siamo stati insieme molto, ma... sì, la amo davvero.»

    «Allora ascolta il mio consiglio: impara a fare un caffè decente e trovati un lavoro in un bar, perché amore e ordigni da disinnescare non vanno d’accordo.» Con un sorriso freddo gli restituì la tazza vuota. «Adesso andiamo a fare quello che resta, così da poter tornare a casa.»

    «Mi dispiace, sono in ritardo.»

    Sorridendo in un modo che non la faceva sembrare affatto dispiaciuta e cercando di non urtare nessuno con i sacchetti degli acquisti, Sophie prese posto di fronte a Jasper al piccolo tavolo di metallo.

    Lui diede un’occhiata ai sacchetti. «Credevo non fossi un’amante dello shopping...» Inarcò le sopracciglia quando scorse il logo di una boutique di oggetti erotici di Covent Garden. «Mmh... pare che Kit riceverà una bella accoglienza, quando tornerà a casa.»

    Nascondendo la borsa sotto il tavolo, Sophie posò su una sedia vuota il grande mazzo di fiori appena comprato e cercò di smettere di sorridere come un’ebete. «Ho appena speso una cifra indecente» ammise, sollevando gli occhiali da sole sopra la testa e studiando il menu. All’ombra della tenda rossa, il viso pallido di Jasper assumeva una sfumatura rosata. Era così diverso da Kit. Sembrava incredibile che per tanto tempo avessero pensato di essere fratelli.

    «Per acquisti indecenti, se conosco il tipo di negozio.» L’amico si chinò a spiare in un angolo del sacchetto.

    «Solo biancheria da notte» spiegò Sophie, sperando che Jasper non tirasse fuori il microscopico slip grigio argento per metterlo in mostra nel più affollato ristorante di Covent Garden. «Ero di passaggio in zona e avevo appena ricevuto il pagamento per il film dei vampiri, e Kit dovrebbe essere di ritorno domani, così... E che cavolo, non mi devo giustificare! Però è davvero troppo caro...»

    «Non essere sciocca. Sono finiti i giorni in cui compravi abiti di seconda mano e il pane scontato al supermercato.» Jasper cercò con gli occhi il cameriere e gli fece un cenno. «Così, sono le ultime ore da single prima del ritorno di Kit. Hai in programma qualche festa movimentata, questa sera?»

    «Mi conservo per quando tornerà lui.» Sophie controllò l’ora sul cellulare. «Tra... ventotto ore. Fammi pensare, là sono cinque ore avanti, quindi dovrebbe avere appena terminato il suo ultimo incarico.»

    Jasper colse la nota di ansia nella sua voce e le toccò la mano. «Non pensarci, sei stata così brava finora! Io non potrei fare lo stesso, se Sergio rischiasse la morte tutti i giorni. Sei coraggiosa.»

    «Per nulla, in confronto a Kit.» Sophie si schiarì la gola e tornò a guardare il menu, mentre il cameriere si avvicinava. Cercò di immaginare il suo ragazzo in quel momento, accaldato, impolverato ed esausto. Per cinque mesi si era occupato del suo battaglione, ponendo i bisogni dei suoi uomini davanti ai propri. E adesso Sophie lo voleva a casa per occuparsi di lui... fra le altre cose.

    «Soph?»

    «Cosa? Ah, scusa.» Vide il cameriere in attesa e scelse la prima cosa che le capitò sott’occhio, un’insalata nizzarda. Il cameriere

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