Un dono provocante: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Riuscirà ad avere la sua sposa per Natale? L'organizzatrice di matrimoni Maggie Jenkins non vuole sposarsi... o meglio, sa che è inutile anche solo provarci, visto il sortilegio a cui tutti i Jenkins sono soggetti. Per questo ha chiuso il suo cuore, convincendosi che le nozze non fanno per lei, e ha iniziato ha pianificare delle cerimonie indimenticabili per gli altri. Il suo ultimo cliente è Luke St. John, un uomo talmente sexy da farle dimenticare persino il proprio nome. Ha un cugino che deve sposarsi e per questo ha bisogno di lei. Così almeno dice... In realtà non esiste nessun cugino e Luke ha architettato tutto solo per convincere Maggie a diventare sua moglie. È rimasto talmente colpito da quella splendida donna che non passa giorno in cui non la sogni nel suo letto. Il regalo di Natale più bello? Trovarla tra i doni sotto l'albero!
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Recensioni su Un dono provocante
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Anteprima del libro
Un dono provocante - Joan Pickart Elliott
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Bride By Christmas
Silhouette Desire
© 2005 Joan Elliott Pickart
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-542-1
www.harlequinmondadori.it
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1
Luke St. John salì lentamente l’ampia scalinata del duomo e si soffermò ad ammirare il maestoso portale finemente intarsiato.
Davvero una struttura grandiosa, pensò, e comprese perché suo fratello e Ginger avessero scelto di sposarsi proprio in quella chiesa. L’evento, che si sarebbe celebrato l’indomani, aveva alle spalle mesi e mesi di preparazione. Robert gli aveva confidato che Ginger aveva cambiato idea talmente tante volte sui colori e innumerevoli altri dettagli che l’organizzatrice di matrimoni a cui si erano rivolti aveva rischiato l’esaurimento nervoso.
Luke accennò un sorriso mentre spingeva una delle superbe ante e si introduceva nel vestibolo.
Ginger Barrington era una ragazza tanto deliziosa quanto viziata a cui il ricco papà, che data l’occasione non badava a spese, aveva consegnato un assegno in bianco perché realizzasse il matrimonio dei suoi sogni. L’ultima novità era che Ginger aveva deciso di avere ben sette damigelle d’onore.
Ma dopotutto, perché meravigliarsi tanto? La cerchia di amici che suo fratello e la fidanzata frequentavano era abituata a quel genere di stravaganze. L’importante era che la coppia si amasse. E in quanto a questo, non vi erano dubbi: i due erano profondamente innamorati l’uno dell’altro.
Strano, pensò Luke. In più di un’occasione aveva avvertito una punta d’invidia assistendo all’evolversi del loro idillio. E tutte le volte che aveva percepito quel vivido sentimento di gelosia si era sorpreso di se stesso. Lui frequentava abitualmente donne in carriera sicure e indipendenti, non interessate a legami seri e duraturi. E gli era sempre andato bene così. Non cercava nulla di diverso. Tuttavia...
Scacciò quel pensiero bizzarro con una scrollata di testa e consultò l’orologio.
Era in anticipo per le prove del matrimonio, lo sapeva, ma un appuntamento con un cliente dall’altro capo della città si era concluso prima del previsto. Non ci sarebbe stato il tempo per tornare a casa, tanto meno per dirottare verso lo studio; così aveva deciso di recarsi comunque in chiesa e rilassarsi nella pace di quel luogo, in attesa che giungessero gli altri.
Luke attraversò il vestibolo ed entrò nell’imponente santuario, percorse la navata centrale, sfilando accanto a decine di banchi, finché non si fermò e prese posto. Passò in rivista il meraviglioso soffitto a volta e le vetrate istoriate, sottolineando con cenni del capo la propria approvazione.
Poi, la sua attenzione fu catturata da una porta laterale che si apriva. Entrò una donna che reggeva una scatola di cartone. La seguì con lo sguardo mentre raggiungeva le panche e depositava il contenitore sulla prima, estraendo poi un largo nastro di raso giallo.
Luke avvertì un acuto dolore al petto e inspirò a fondo, realizzando che dalla comparsa della donna stava trattenendo il fiato. Si sporse in avanti, appoggiando le braccia sulle schienale di fronte a sé e restò immobile a contemplarla, soffermandosi su ogni dettaglio.
Era molto bella, pensò incantato, ma non era quello l’aggettivo più appropriato per descriverla. La bellezza si poteva conquistare grazie ad abiti griffati, pettinature ricercate e makeup impeccabile. Le donne che lui era solito frequentare erano belle: elegantissime, curate, tutte uguali.
No, quella donna che stava annodando il nastro di raso all’esterno della prima panca era di una bellezza radiosa, naturale, sfacciata, che levava il respiro. Era come un raggio di sole in una giornata nuvolosa, ed era pronto a scommettere che il suo viso non portava alcuna traccia di trucco.
I capelli biondo ramato le cascavano sulle spalle in morbidi boccoli, e persino da quella distanza riusciva a distinguere un paio di grandi occhi marroni da cerbiatta. Indossava un semplice prendisole rosa che le disegnava magnificamente la figura sottile, dalle curve dolci e armoniose.
Che spettacolo, pensò, mentre il fiato gli si bloccava nella gola e il battito del cuore subiva un’improvvisa accelerata. Non gli era mai accaduto nulla del genere. Mai. Quella donna aveva avuto su di lui un impatto decisamente singolare.
Luke continuò a osservarla mentre annodava un nastro verde menta sulle prime file di panche, ripetendo poi con calma e precisione l’operazione dal lato opposto del corridoio centrale, a significare che quei posti erano riservati ai familiari degli sposi.
Doveva essere l’organizzatrice di matrimoni che Ginger aveva fatto impazzire, immaginò. Sembrava piuttosto giovane per quel ruolo, però; non dimostrava, infatti, più di ventiquattro, venticinque anni. Con i suoi trentadue anni, sarebbero stati una coppia perfetta, rifletté.
Un’organizzatrice di matrimoni... Perché mai una persona decideva di fare quel mestiere? Forse perché il proprio matrimonio era stato così meraviglioso da voler regalare una giornata altrettanto perfetta agli altri? No. Non credeva proprio. Era molto più probabile che non fosse sposata e che avesse scelto quella professione perché era un’inguaribile romantica ed era bravissima a concertare accuratamente i dettagli che una cerimonia di quel tipo richiedeva.
Doveva conoscerla, e subito, pensò Luke. Doveva sentire la sua voce, guardare da vicino quei suoi intensi occhi bruni. Doveva stabilire un contatto con lei prima che sparisse dalla sua vita con la stessa rapidità con cui era apparsa. Doveva... Accidenti, ma che diavolo gli prendeva? C’era da preoccuparsi.
Un vociare proveniente dal portico raggiunse le sue orecchie e Luke si alzò in piedi per volgersi verso l’uscita, proprio nell’istante in cui la donna si girava nella sua direzione. Non prevedendo di avere spettatori, fece un sussulto e indietreggiò d’istinto.
«Perdonami, non volevo spaventarti» si scusò Luke, avanzando verso di lei. «Sono arrivato in anticipo e mi ero seduto qui a...» La guardò dritta negli occhi e rimase disorientato.
«Io...» iniziò la donna, lo sguardo perduto nel suo. «Io sono...» Chi sono?, pensò stordita. Quegli occhi parevano due laghi scuri e insondabili nei quali si rischiava di annegare. E quella voce. Così morbida, vibrante e... sensuale, che pareva accarezzarla come un soffice manto di velluto, facendole venire la pelle d’oca.
Era alto, spalle larghe, gambe lunghe, lineamenti marcati e folti capelli neri. Sembrava un attore, un divo del cinema, uno di quelli a cui assegnano normalmente la parte del duro.
«Già... chi sei?» chiese Luke.
«Sono... Oh, sì!» si riprese lei, battendo le palpebre. «Sono Maggie Jenkins, l’organizzatrice delle nozze. Sono la titolare della Fiori d’Arancio, un’agenzia di Phoenix specializzata nella realizzazione di matrimoni... che è per l’appunto quel che faccio... cioè coordino ricevimenti nuziali, dai fiori agli addobbi, dal fotografo alle bomboniere... ogni cosa, insomma. Oddio, sto balbettando.» Accennò un sorriso impacciato. «Chiedo scusa, ma sono molto stanca. Tu sei...?»
Incantato, pensò Luke, sorridendo anche lui. Maggie Jenkins. Maggie. Gli piaceva quel nome. Suonava bene. Abbassò lo sguardo sulla sua mano sinistra e notò che non portava la vera. Grazie al cielo!
«Luke St. John» si presentò. «Il fratello del nervosissimo sposo, oltre che testimone di nozze.»
«Piacere di conoscerti» pronunciò Maggie, distogliendo lo sguardo per rivolgerlo verso l’entrata. «Credo che gli altri siano arrivati. Meglio che vada ad accoglierli, così riusciremo a dare subito il via alle prove generali e a non alterare la tabella di marcia, considerando che dopo ci sarà anche la cena che ho prenotato al ristorante. Se ora vuoi scusarmi...»
Luke la osservò affrettarsi lungo la navata mentre il folto gruppo entrava in chiesa. Non corse a salutare gli altri. Preferì restare qualche minuto in disparte a godersi la vista di quella creatura deliziosa.
Maggie soffocò uno sbadiglio di stanchezza e si stampò un sorriso di plastica mentre si fermava di fronte alla ciarliera comitiva.
Avvertiva uno strano calore serpeggiarle lungo la schiena. Che cos’era? Lo sguardo di Luke St. John, forse, che la fissava con quei suoi occhi magnetici? Smettila, Maggie. Aveva fatto la figura dell’idiota, prima, reagendo in modo eccessivo al fascino di quell’uomo, solo perché era così stanca da non riuscire a ragionare lucidamente. Una volta riposatasi, era certa che avrebbe visto Luke St. John con maggiore obiettività, come un bell’uomo, sì, ma di una virilità troppo sfrontata per i suoi gusti.
«Salve a tutti» trillò gaia.
«Oh, Maggie» la accolse Ginger, sfoderando un sorriso smagliante. «Non è emozionante? Il gran giorno è arrivato, finalmente. Oddio, non ci posso credere.»
A chi lo dici, pensò lei, sorridendo e annuendo alla biondina che sfoggiava una perfetta abbronzatura dorata e indossava un completo pantaloni blu di seta grezza.
«Accidenti, mi sono ricordata di chiederti di trovare qualcuno che ci rifornisse di confetti giallo paglierino e verde menta per le bomboniere da distribuire agli invitati? Dimmi di sì, ti prego» piagnucolò Ginger, iniziando ad agitarsi.
«Sì, sì, me l’hai chiesto» la tranquillizzò Maggie. «E l’ho trovato. Insomma, più o meno. Ho dovuto ordinare dei confetti in più e poi selezionare quelli nei due colori da te indicati.» Operazione che si era protratta fino alle due di notte, tra l’altro. «Volevo sapere che cosa fare dei confetti avanzati.»
«Quello che ti pare» rispose Ginger, ondeggiando la mano in un gesto di noncuranza. «Dov’è il mio tesoruccio? Oh, Robert, eccoti qua, amore. Ti rendi conto, presto io e te