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La donna del greco: Harmony Collezione
La donna del greco: Harmony Collezione
La donna del greco: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

La donna del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una settimana, sette soli giorni di meravigliosa fuga dalla realtà erano bastati a Lindsay Douglas per innamorarsi di Antonios Marakaios e accettare di diventare sua moglie. La magia era però finita in fretta, dopo quel matrimonio lampo, e Lindsay aveva capito di non essere fatta per la vita solitaria che l'attendeva al fianco del ricco uomo greco. Così, l'unica via di fuga che aveva trovato era stata lasciarlo.

Ora però Antonios le offre la possibilità di chiudere definitivamente con quel doloroso passato in cambio di un ultimo sacrificio: accompagnarlo a una riunione di famiglia per salvare le apparenze...
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2016
ISBN9788858947357
La donna del greco: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La donna del greco - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    «Buongiorno, Lindsay.»

    Com'era possibile che due semplici parole come queste le procurassero quel simile fremito di gioia e di timore al tempo stesso?

    La fugace sensazione di felicità era stata subito sostituita dall'ansia nell'avvertire la freddezza nella voce dell'uomo che un tempo lei aveva promesso di amare e onorare.

    Quell'uomo era suo marito, Antonios Marakaios.

    Lindsay Douglas sollevò lo sguardo dal computer e strinse le mani a pugno, mentre osservava quel volto familiare, ma dall'espressione incredibilmente fredda.

    «Come sei arrivato qui?»

    Era la prima cosa che le era venuta in mente.

    «Intendi dire come ho superato il servizio di sicurezza?» chiese Antonios. «Ho detto che sono tuo marito e l'addetto alla vigilanza mi ha fatto entrare.»

    Lei si passò la punta della lingua sulle labbra e si impose di restare calma.

    Doveva pensare lucidamente.

    «Non avrebbe dovuto. Non puoi restare qui, Antonios...» borbottò infine.

    «No?» ribatté lui con un'espressione beffarda. «Non posso vedere mia moglie?»

    Lei si fece forza per sostenere il suo sguardo.

    «Il nostro matrimonio è finito.»

    «Lo so, Lindsay. Sono passati parecchi mesi da quando te ne sei andata senza preavviso.»

    Era consapevole del tono di accusa di Antonios, ma preferì ignorarlo.

    «Intendevo dire che gli edifici sono chiusi e ci sono le guardie agli ingressi» spiegò.

    Voleva apparire calma, anche se vedere Antonios le aveva risvegliato un turbinio di ricordi, che lei peraltro aveva tentato di cancellare negli ultimi mesi.

    Il modo in cui lui la teneva stretta dopo aver fatto l'amore, come le sistemava i capelli dietro le orecchie, come le baciava le palpebre...

    Aveva tentato di dimenticare quanto si fosse sentita sicura e felice accanto a lui.

    Era meglio che ricordasse solo i mesi di isolamento e angoscia trascorsi nella casa di Antonios in Grecia, mentre lui era oberato di lavoro e si aspettava che lei si abituasse a una nuova vita completamente diversa.

    Era meglio ricordare la depressione e la disperazione che l'avevano spinta a fuggire dalla Grecia.

    «Non ho capito perché sei qui» disse lei.

    Aveva appoggiato le mani sulla scrivania e si era alzata, decisa a guardarlo dritto negli occhi, anche se non era facile perché lui era più alto di lei di una ventina di centimetri.

    Ma quei capelli scuri, i suoi lineamenti forti, le labbra turgide e sensuali e quegli occhi penetranti la turbarono non poco.

    Ricordava ogni piega del corpo di lui e il ricordo dolce e sensuale della settimana che avevano trascorso insieme la travolse.

    Antonios stava aggrottando un sopracciglio.

    «Non hai idea del perché sono qui, Lindsay? Non hai ragione di chiederti come mai sono venuto a cercare la mia mogliettina fuggitiva?»

    Era evidente che lui la riteneva responsabile della rottura del loro matrimonio.

    Lindsay sapeva che non poteva biasimarlo, perché se n'era andata senza dargli una spiegazione.

    Ma era stato lui a costringerla a fuggire e anche se lei non l'avesse fatto, di sicuro non sarebbe mai stato capace di comprendere le ragioni del suo disagio.

    «Sono trascorsi parecchi mesi, Antonios» ribatté freddamente. «Ci siamo sentiti una sola volta. Ritengo che sia giusto essere sorpresa di vederti.»

    «Non ti aspettavi che sarei venuto a chiederti una spiegazione?»

    «Ti avevo già risposto.»

    «Una e-mail lapidaria non è una spiegazione, Lindsay. Dire che il nostro matrimonio è stato un errore senza indicare una ragione è un atto di codardia.»

    Sollevò una mano per bloccare sul nascere una sua replica.

    «Non ti preoccupare. Non mi interessano le tue spiegazioni. Ormai non cambierebbero la situazione. Il nostro matrimonio è finito nel momento in cui te ne sei andata senza dire una parola.»

    A quell'affermazione Lindsay si sentì sommergere da un'ondata di frustrazione.

    Forse non era stata di molte parole quando se n'era andata, ma solo perché le aveva già usate tutte e Antonios non l'aveva ascoltata.

    «Il motivo per il quale sono qui è che ho bisogno che tu ritorni in Grecia» proseguì lui con voce ferma.

    Lei lo fissò incredula e scosse la testa d'istinto.

    «Non posso...» mormorò.

    «Certo che puoi, Lindsay. Fai la valigia e sali su un aeroplano. È molto semplice.»

    Lei scosse nuovamente la testa.

    Solo il pensiero di tornare in Grecia le aveva accelerato i battiti del cuore.

    Si costrinse a respirare con calma.

    Uno dei libri che aveva letto consigliava di concentrarsi sulle piccole cose che poteva gestire anziché lasciarsi sopraffare da quelle che non poteva controllare. Per esempio il ritorno di suo marito nella sua vita.

    Antonios la fissò con i suoi occhi penetranti.

    Inspira, espira. Inspira, espira.

    Con un grande sforzo riuscì a rallentare il respiro e di conseguenza i battiti del cuore.

    Lo guardò, conscia del fatto che lui la stava fissando.

    Ricordò la prima volta che aveva visto Antonios a New York con i fiocchi di neve che si posavano leggeri sui suoi capelli e quel sorriso incontenibile quando l'aveva vista sulla Fifth Avenue intenta a osservare le spirali del Guggenheim.

    «Mi sono perso» le aveva detto. «O almeno, era quello che credevo.»

    In realtà, chi si era persa era lei.

    Devastata dalla morte di suo padre, in preda a un dolore profondo, alla paura e alla solitudine, aveva tentato in tutti i modi di trovare una via di fuga.

    Si era persa in Antonios, nei suoi sorrisi affascinanti, in quello sguardo così intenso, come se lei fosse la donna più interessante e importante al mondo.

    Per una settimana avevano vissuto l'uno per l'altro.

    Poi erano stati richiamati alla realtà.

    «Lascia che ti chiarisca le idee» proseguì lui a quel punto con freddezza. «Tu verrai in Grecia. Io sono tuo marito e te lo ordino.»

    «Non puoi impartirmi degli ordini. Non sono una tua proprietà.»

    «In Grecia la legge è un po' più rigida riguardo al matrimonio.»

    Lei scosse la testa mentre sentiva crescere la rabbia.

    «Non ci sono molte differenze.»

    «Forse no» ammise lui stringendosi nelle spalle. «Ma immagino che tu voglia il divorzio:»

    Quel repentino cambio d'argomento la sorprese.

    «Il divorzio?»

    «È questo il motivo per cui mi hai lasciato, vero? Perché non volevi restare sposata con me.»

    Si sforzò di sorridere, ma era più che altro una smorfia e Lindsay rabbrividì.

    Antonios sembrava una belva pronta ad attaccare la sua preda.

    Un divorzio sembrava una soluzione così definitiva, così estrema, eppure in effetti non c'era alternativa.

    Dopotutto, lei l'aveva lasciato.

    Nei lunghi mesi trascorsi da quando aveva lasciato la Grecia, lei si era rifugiata nel conforto delle teorie dei numeri, nel tentativo di portare a termine il suo dottorato di matematica.

    Aveva fatto di tutto per cancellare la nostalgia di Antonios, aveva provato a dimenticare l'uomo che aveva vissuto con lei quella settimana di magia, prima che tutto cambiasse.

    Si era impegnata a rimettere in sesto la sua vita, a tentare di tenere a bada la sua ansia e a stringere amicizie con le persone che la circondavano.

    Aveva fatto dei progressi e c'erano dei momenti in cui si sentiva normale e quasi felice.

    Eppure continuava a sentire più di ogni altra cosa la mancanza di Antonios.

    Sentiva la mancanza della donna che era stata durante quella settimana trascorsa con lui a New York.

    «Sì, voglio mettere fine al nostro matrimonio» disse infine sollevando il mento.

    «Allora devi fare quello che ti chiedo. Anzi, che ti ordino. La legge greca prevede solo il divorzio consensuale» le spiegò lui.

    Lindsay lo fissò cercando di valutare le implicazioni di quello che lui le stava dicendo.

    «Ci devono essere delle eccezioni.»

    «Sì, in effetti ci sono. L'adulterio e l'abbandono. Ma io non ho commesso nulla di tutto ciò quindi non sono applicabili.»

    Lei trasalì e Antonios se ne accorse e non riuscì a fare a meno di sorridere.

    «Perché vuoi che ritorni in Grecia?»

    «Non temere. Non ho alcun desiderio di rimettere in piedi il nostro matrimonio» borbottò lui.

    Ovviamente. L'affermazione non avrebbe dovuto ferirla, e invece le fece male.

    «Se ricordi, mia madre si era affezionata a te. Non sa perché te ne sei andata e io non le ho spiegato com'è la situazione fra noi.»

    A quelle parole Lindsay si sentì opprimere dal senso di colpa.

    Daphne Marakaios era stata gentile con lei durante il suo soggiorno in Grecia, ma non era stato un motivo sufficiente per restare.

    «Perché non gliel'hai detto?» chiese Lindsay. «Sono già trascorsi parecchi mesi, non puoi seguitare a tenere la cosa segreta.»

    «Perché non lo hai fatto tu? Ah già, dimenticavo. Perché sei una codarda. Sei scappata dalla mia casa e dal mio letto senza neanche degnarti di scambiare due parole con me per spiegarmi il motivo per il quale te ne andavi.»

    Lindsay inspirò profondamente, lottando contro l'impulso di ricordargli quante volte aveva provato a parlare con lui.

    «Capisco che tu sia arrabbiato.»

    «Ti sbagli di grosso, Lindsay. Mi arrabbio per le cose alle quali tengo» precisò. «E ho smesso di tenere a te quando ho letto la tua e-mail. E la pietra tombale l'ho messa quando ti ho telefonato per chiederti che cosa fosse successo e tu ti sei limitata a rispondermi che il nostro matrimonio era stato un errore. Mi hai chiarito quanta poca considerazione avessi di me e del nostro matrimonio.»

    «Esattamente come hai fatto tu tutti i giorni che io ho trascorso in Grecia» ribatté Lindsay.

    Antonios la fissò sbalordito.

    «Stai provando a incolpare me della fine del nostro matrimonio?» chiese, scandendo bene le parole.

    «Oh no, certo che no» ribatté Lindsay. «Come potrei? Come potresti avere qualche responsabilità?»

    Antonios la studiò per un attimo e per poco Lindsay non rise perché si rese conto che lui non era certo se lei avesse parlato sinceramente o con sarcasmo.

    «Non m'interessano le tue ragioni, in compenso la nostra storia sta a cuore a mia madre. Non le ho detto come stanno le cose tra noi, perché sta male.»

    «Male?»

    «Il cancro è tornato» borbottò Antonios. «Ha ricevuto i risultati degli esami un mese dopo la tua partenza.»

    Lindsay lo fissò sconvolta.

    Sapeva che Daphne era in remissione per un cancro al seno e che

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