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Il segreto della debuttante
Il segreto della debuttante
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E-book227 pagine4 ore

Il segreto della debuttante

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Info su questo ebook

La bellezza e la grazia, i modi impeccabili e il perfetto inglese di Miss Sophie Vallois, appena giunta a Londra dalla Francia, fanno di lei la più ricercata fanciulla della buona società. Nessuno direbbe che è la figlia di un contadino e che non ha mai avuto alcuna ambizione matrimoniale, e alle feste e ai balli della stagione mondana attira i gentiluomini come i fiori un'ape. Tutti tranne l'unico che le interessa davvero. Robert Silverton, infatti, nutre un odio immenso nei confronti dei francesi, che gli hanno portato via l'amato fratello. Quando, però, lui si accorge che qualcuno sta tramando nell'ombra per avere Sophie tutta per sé, capisce anche di non poter rischiare di perderla.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973493
Il segreto della debuttante
Autore

Gail Whitiker

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il segreto della debuttante - Gail Whitiker

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Courting Miss Vallois

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2010 Gail Whitiker

    Traduzione di Elena Rossi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-349-3

    1

    «Li abbiamo trovati, signore» annunciò l’ispettore Rawlings in tono di pacata soddisfazione. «Entrambi in buone condizioni di spirito e di salute.»

    Per un istante nessuno parlò. Non il prestante detective le cui parole tanto attese avevano messo fine a una ricerca iniziata quasi diciotto mesi prima. Non la bella signora dai capelli scuri, che chiuse brevemente gli occhi, esprimendo così i propri sentimenti in modo più eloquente di quanto avrebbero fatto le parole. E non il gentiluomo alto e snello, la cui missione segreta in Francia aveva dato il via alle indagini. Niente interruppe il silenzio di quel pomeriggio d’aprile, se non il ticchettio regolare dell’orologio sulla mensola del camino e il rumore delle carrozze sull’acciottolato della strada.

    «E siete certi che si tratti di Sophie Vallois e di suo fratello Antoine?» chiese dopo qualche istante Nicholas Grey, Visconte di Longworth.

    Rawlings scosse il capo. «Nessun dubbio. Il migliore dei miei uomini ha lavorato per mesi a questo caso. Non possono esservi errori.»

    «Grazie al cielo!» Lavinia Grey sospirò, sollevata. «Non oso immaginare cosa devono aver passato.»

    «Nemmeno io» ammise l’ispettore. «Per i seguaci di Bonaparte ciò che hanno fatto Miss Vallois e suo fratello è un vero e proprio atto di tradimento. Non avranno avuto altra scelta che nascondersi nei bassifondi di Parigi.»

    «Cosa che in effetti hanno fatto per quasi tre anni» mormorò Nicholas. «Sanno di essere stati pedinati?»

    «No, signore. Budge è il migliore dei miei uomini. Potrebbe seguire il Principe Reggente alle latrine senza destare sospetti. Con il dovuto rispetto, milady.»

    Lavinia inclinò il capo, anche se le fossette ai lati della bocca mostravano più divertimento che irritazione. «E la lettera di mio marito è stata consegnata?»

    «Secondo le mie informazioni, è stata messa nelle mani di Miss Vallois il pomeriggio del dieci aprile» assicurò l’ispettore, controllando sul suo taccuino. «Stando così le cose, dovreste ricevere presto una risposta.»

    «Ammesso che abbia intenzione di rispondere.» Nicholas si avvicinò al camino e rivide tra le fiamme il volto innocente della giovinetta che l’aveva curato. «Forse non rammenta neppure chi sono. E anche se ricorda, potrebbe non voler avere niente a che fare con un uomo che ha contribuito a rovinarle la vita.»

    «Non sei stato tu a rovinarle la vita, Nicholas» intervenne Lavinia con una punta di esasperazione. «Miss Vallois e suo fratello ti hanno offerto spontaneamente il loro aiuto. Non è giusto che ti assuma tutta la colpa di quanto è successo.»

    Nicholas sorrise, commosso come sempre dal sostegno incondizionato della moglie. Lavinia era una donna eccezionale, capace di comprendere i motivi delle sue azioni senza bisogno di chiarimenti. La sua mente pronta e intuitiva ne avrebbe fatto un ottimo agente dei servizi segreti, se avesse scelto quella strada. Mentre attraversava la stanza per avvicinarsi alla poltroncina di broccato dove lei sedeva, ringraziò Dio - e il suo comandante in capo - che non l’avesse fatto. «Sei la voce della ragione e della logica, come sempre. Anche se la logica è in qualche modo sbilanciata a mio favore.»

    «È naturale, mio caro. Sono tua moglie. Come potrebbe essere altrimenti?»

    «Non tutte le mogli sono d’accordo con i mariti.»

    «Non tutti i mariti lo meritano» ribatté lei con un sorriso. «Tu sei sempre stato una piacevole eccezione.»

    All’altro lato della stanza, l’ispettore Rawlings si schiarì la gola. «Scusate, signore, ma devo informare il mio uomo che la sua sorveglianza continua non è più richiesta?»

    Nicholas e Lavinia si scambiarono un’occhiata, quindi lei sollevò le spalle in un gesto tanto eloquente quanto elegante. «Immagino che non vi sia più ragione di lasciarlo in Francia, adesso che Miss Vallois e suo fratello sono stati rintracciati e che la tua lettera è stata consegnata. Non ci resta altro da fare che attendere la sua risposta.»

    Nicholas guardò l’ispettore per capire se avesse qualcosa da aggiungere, ma dalla sua espressione arguì che era d’accordo con Lavinia. Avevano atteso a lungo la notizia del ritrovamento di Sophie e Antoine Vallois, e ora che era stato stabilito un contatto non restava che aspettare. Era frustrante, certo, ma pareva che ancora una volta il destino avesse messo il suo benessere nelle mani di qualcun altro. Poteva solo augurarsi che gli sorridesse come aveva fatto tre anni prima quando, se non fosse stato per una giovane donna e per suo fratello, che gli avevano offerto rifugio nella campagna francese devastata dalla guerra, avrebbe rischiato di non fare ritorno nella sua amata Inghilterra.

    La pesante carrozza si arrestò nell’animato cortile della locanda del Cigno Nero. Pochi minuti dopo un ragazzo di stalla accorse per prendere le redini del cavallo. Le portiere vennero aperte, fu abbassata la scaletta e i passeggeri stanchi cominciarono a farsi strada verso la locanda.

    Sophie Vallois fu tra i primi a scendere e, mentre aspettava il fratello, si passò le mani sulla gonna stropicciata del completo da viaggio. Per fortuna non aveva rovinato uno degli abiti nuovi. Gli alloggi a bordo della nave erano angusti e il capitano non si preoccupava più di tanto della pulizia. Per di più, quella traversata avrebbe messo alla prova anche il marinaio più incallito. Per fortuna il mare burrascoso non li aveva costretti a letto come aveva fatto con molti altri e al mattino Sophie aveva goduto dal ponte la vista spettacolare del sole che faceva risplendere le bianche scogliere della costa inglese.

    Infine, dopo lunghe ore e innumerevoli miglia via terra, erano giunti alla locanda nella quale avrebbero trascorso la notte, prima di proseguire per Londra.

    «Così è qui che faremo sosta.» Antoine Vallois scese dalla carrozza gettando uno sguardo dubbioso alla facciata dell’edificio. «Mi auguro che la sistemazione sia migliore di quanto lasci presagire l’esterno.»

    «Non ne dubito» replicò Sophie fiduciosa. «Altrimenti Lord Longworth non ce l’avrebbe consigliata.»

    «A meno che non sia passato un po’ di tempo dall’ultima volta in cui è stato qui» mormorò Antoine aggirando un mucchio di stallatico fresco.

    Grazie al cielo, l’interno della locanda si rivelò molto migliore di quanto facessero pensare le vecchie travi e il cortile fangoso. Il profumo fragrante che usciva dalla cucina contribuì a risollevare gli spiriti, come pure il fuoco che scoppiettava nel camino. Sophie vi si avvicinò d’istinto, ansiosa di allontanare il freddo di un aprile insolitamente rigido.

    «Aspetta qui, mentre vado a chiedere delle stanze e a informarmi sulla cena» le disse Antoine, posando sul pavimento le due piccole borse da viaggio. «Se Lord Longworth non è riuscito a prenotare gli alloggi, potremmo trovarci a dormire con i cavalli. E anche se dormire in una stalla non sarebbe una novità, non vorrei ritrovarmi con i vestiti pieni di paglia quando arriveremo a Londra, domani.»

    Sophie fece una smorfia mentre tendeva le mani guantate verso il fuoco. «Sono certa che anche se avessi l’aspetto di un épouvantail Lord Longworth non ci farebbe nemmeno caso, purché arriviamo sani e salvi.»

    «Uno spaventapasseri, eh?» Antoine fece una risatina. «Tiens, non hai rispetto per tuo fratello e ne dimostri troppo per questo lord inglese. Non dimenticare che lo conosciamo appena. Mi sarei aspettato di vederti più sospettosa riguardo al motivo per cui ci ha invitato in Inghilterra.»

    «Ammetto che le circostanze siano singolari, ma non credo che ci avrebbe chiesto di fare tutta questa strada se le sue intenzioni non fossero più che onorevoli.»

    «Mi auguro tu abbia ragione» borbottò Antoine, anche se i suoi occhi rimanevano guardinghi. «Resta qui e non parlare con nessuno. Non desidero vedere questi inglesi intorno alla mia bellissima sorellina.»

    Sophie trattenne a stento un sorriso. «Non credi che la tua sorellina sia capace di difendersi da sola?»

    «Dopo aver visto come maneggi una pistola, ritengo che tu sia più che capace di difenderti. È di quei poveri inglesi che mi preoccupo.»

    Un simile scambio di battute era rivelatore del profondo legame che li univa e, mentre Antoine si dirigeva verso il banco, Sophie si scoprì felice che avesse acconsentito a intraprendere il viaggio con lei. Gli ultimi anni non erano stati facili per nessuno dei due. La tensione di doversi spostare di continuo era sfibrante e quando, pochi mesi prima, si erano sistemati in un alloggio economico non lontano dal centro di Parigi, lei aveva quasi pianto di sollievo. Era la prima volta, dal giorno in cui avevano lasciato la loro casa, che potevano godersi qualcosa di simile a una vita normale. Era quindi comprensibile che, quando era arrivata la lettera di Lord Longworth con l’invito a recarsi in Inghilterra, Antoine si fosse mostrato sospettoso. Dopotutto, cosa sapevano dell’uomo al quale avevano salvato la vita tre anni prima? Il fatto che fosse rimasto nella loro stalla per due settimane non significava molto, dato che per la maggior parte del tempo era stato privo di sensi o in preda al delirio.

    Di certo non era stato il momento opportuno per domandargli che cosa l’avesse condotto in Francia, o perché si fosse ritrovato disteso in un fosso con un proiettile conficcato nel fianco.

    Presa dai timori per quello che li aspettava, Sophie non si accorse subito che stava accadendo qualcosa, nel cortile esterno. Un litigio, a giudicare dalle voci, anche se le parole giungevano attutite dai muri di pietra. Diversi clienti della locanda rivolsero gli sguardi alla porta, ma nessuno pareva intenzionato a muoversi, forse per paura di farsi coinvolgere in qualcosa che avrebbe potuto recare spiacevoli conseguenze. Ma quando un colpo di pistola risuonò nell’aria, seguito da un acuto grido femminile, Sophie capì che la lite era degenerata.

    Si voltò in cerca del fratello e sentì il cuore fermarsi nel petto quando lo vide precipitarsi verso l’uscita. «Antoine!»

    «Resta dove sei, Sophie! Vado a vedere se posso rendermi utile.»

    «Vengo anch’io...»

    «No! Se vuoi fare qualcosa, chiedi delle stanze e aspettami di sopra.»

    Per un istante, Sophie esitò. Se qualcuno era ferito gravemente, Antoine avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. Sarebbe stato quasi impossibile per lui intervenire senza un’assistente o gli strumenti adeguati. «Aspetta, vengo con te!»

    Era a metà strada dalla porta quando una mano, gentile ma ferma, si chiuse intorno al suo braccio.

    «Il gentiluomo vi ha detto di restare dove siete» le sussurrò una voce all’orecchio. «Vi consiglio di fare come dice. Avventurandovi fuori in questo momento non sareste altro che una distrazione per lui.»

    La voce dell’uomo era inflessibile come la sua stretta, ma la sua affermazione arrogante la irritò. «Voi non capite! Qualcuno potrebbe essere ferito!»

    «Ne sono certo, ma se uscite adesso, non sarete di alcun aiuto. Se promettete di restare qui, cercherò di scoprire che cosa è successo.»

    L’uomo non lasciò andare il suo braccio, e quando infine Sophie alzò lo sguardo su di lui capì che probabilmente non aveva alcuna intenzione di farlo. Teneva i piedi ben radicati a terra e irradiava potere e autorità in un modo che indicava l’abitudine ad assumere il controllo delle situazioni. Chiaramente agiato, sotto il pastrano indossava una giacca di buon taglio e pantaloni chiari. Anche se gli stivali di pelle erano consumati e avevano bisogno di essere lucidati, la qualità della fattura era inconfondibile. I capelli scuri ricadevano su una fronte alta, sopra occhi vivaci d’intelligenza e, anche se i lineamenti erano troppo marcati per poterlo definire una bellezza classica, era decisamente attraente. Ma tutto ciò non significava nulla, dato che la stava ancora tenendo prigioniera contro la sua volontà. «Vi prego di lasciare il mio braccio, signore.»

    «Ho la vostra parola che non farete niente di avventato?»

    «È così che giudicate il desiderio di aiutare una persona ferita?»

    «Considero nobile l’intenzione, ma avventato il gesto.» Tuttavia allontanò la mano. «Vostro marito vi ha chiesto di andare a vedere i vostri alloggi. Se volete aspettarmi al banco, andrò a offrire l’assistenza che posso e tornerò a riferirvi quanto sarò riuscito a sapere.»

    «Oh, ma Antoine non è...» iniziò Sophie.

    Ma lui se n’era già andato, facendo svolazzare dietro di sé le falde del pastrano. Altri avventori lo seguirono alla porta, ma nessuno si avventurò fuori. Irritata dalla loro codardia così come dall’atteggiamento arrogante dello sconosciuto, Sophie si diresse a passo spedito verso il banco. Non era abituata a essere messa da parte come una fragile donna che sveniva alla vista del sangue. Aveva assistito spesso Antoine nel suo lavoro. Perché in quell’occasione non aveva cercato il suo aiuto?

    Il suo umore non migliorò quando dovette alzare la voce per richiamare l’attenzione del locandiere.

    «Va bene, va bene, non c’è bisogno di gridare!» brontolò l’anziano oste, staccandosi dalla finestra dalla quale stava cercando di vedere cosa succedeva fuori. «Che cosa volete?»

    «Le nostre stanze. Il mio nome è Vallois.»

    L’oste, dalle sopracciglia brizzolate che sembravano scaglie di metallo, aprì un libro consunto e fece scorrere il dito lungo una lista. «Qui non c’è niente di simile.»

    Stupita, Sophie insistette: «Forse la prenotazione è stata fatta a nome del Visconte di Longworth?».

    Se aveva pensato di impressionarlo con l’uso di un titolo, si era sbagliata. «No. Non c’è nemmeno quello.»

    «Mi hanno assicurato che era già tutto sistemato!» protestò lei con una certa irritazione. «Sua Signoria mi ha mandato una lettera nella quale diceva che ne avrebbe fatta arrivare una copia anche qui. Non l’avete ricevuta?»

    «Forse l’ha avuta Mr. Rastley» grugnì il vecchio.

    «Mr. Rastley?»

    «Il padrone della locanda. Ma è dovuto andare ad assistere la sorella morente e qui non c’è nessuna prenotazione né a vostro nome né a quello dell’aristocratico.» L’uomo chiuse il registro. «Se volete, posso darvi una coperta e farvi dormire nelle scuderie...»

    «Dormire nelle scuderie? Santo cielo, che razza di locanda è questa?»

    La domanda era stata posta da un uomo alto e ben vestito che si era avvicinato a Sophie. Era chiaramente un gentiluomo, a giudicare dal cappello di castoro che ricopriva i riccioli biondi e dalla spilla di diamanti appuntata tra le pieghe di un fazzoletto da collo annodato in maniera elaborata. A differenza del primo gentiluomo che era accorso in suo aiuto, i suoi stivali non avevano un solo granello di polvere e i pesanti anelli d’oro che portava alle dita indicavano un grado di ricchezza che si associava spesso all’aristocrazia. Ma anche se era chiaro che intendeva intervenire a suo favore, Sophie pensò bene di non incoraggiare la confidenza. Nonostante l’aria raffinata, l’espressione dell’uomo era fredda, la bocca aveva una piega cinica e lo sguardo sembrava quello di un gatto che abbia adocchiato un uccellino.

    «Vi ringrazio, signore, ma non dubito che la situazione possa essere risolta con reciproca soddisfazione» dichiarò. «È evidente che c’è stato un disguido riguardo alla prenotazione.»

    «Ma certo. Un disguido che vi ha lasciato priva di un letto confortevole in cui trascorrere la notte.» L’uomo lanciò all’oste un’occhiata sprezzante. «E causare un simile inconveniente a una così bella signora è un crimine imperdonabile.»

    Il vecchio impallidì. «Vi chiedo perdono, Mr. Oberon, ma non abbiamo stanze libere...»

    «Così dite» replicò il gentiluomo. «Ma non potete aspettarvi che questa giovane signora trascorra la notte sola e indifesa.»

    Si voltò verso di lei e, mentre appoggiava il gomito al banco, Sophie vide mutare l’espressione dei suoi occhi. «Chissà cosa potrebbe capitarvi... Meglio che passiate la notte con me, mia cara, che rischiare altrove.»

    Il trucco era così scontato che a Sophie venne quasi da ridere. «Per mia fortuna non sono né sola né indifesa. Non appena mio fratello sarà di ritorno, sistemeremo la questione con soddisfazione di tutti gli interessati.»

    «Vostro fratello?»

    «Sì. È uscito in cortile non appena abbiamo udito il colpo di pistola...» Sophie si interruppe, ricordando quanto era accaduto solo pochi istanti prima. Non aveva modo di sapere se Antoine stesse

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