Segretaria a sorpresa: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
Adelaide Ramsey sapeva di non avere altra scelta. La sua casa con tutti i possedimenti doveva essere venduta. Flynn Mather ha fatto la miglior offerta e ora l'intera esistenza di Addie è nelle sue mani: lei rimarrà nella tenuta come responsabile delle diverse attività. Ma pare che le novità non finiscano qui. Flynn le ha appena comunicato che deve partire immediatamente per Monaco di Baviera, dove ha un urgente affare in sospeso. La sua segretaria è già in vacanza, quindi l'unica dipendente disponibile è lei. Addie andrai in Europa!
Michelle Douglas
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Segretaria a sorpresa - Michelle Douglas
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Snowbound Surprise for the Billionaire
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2014 Michelle Douglas
Traduzione di Federica Jean
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-020-3
1
Addie andò di buon passo al box di Bruce Augustus, tenendo la testa alta anche se il petto le stringeva e gli occhi, in caso qualcuno la vedesse...
Girò l’angolo del recinto, e fu finalmente fuori dalla visuale della fattoria. Premendosi il dorso della mano sulla bocca, entrò nel box, si sedette sul bidone di foraggio e finalmente lasciò libero sfogo ai singhiozzi.
L’enorme toro Hereford, un ex riproduttore in pensione, le strofinò delicatamente l’orecchio con il muso. Addie gli gettò le braccia al collo e pianse sulla sua spalla massiccia. Lui restò pazientemente fermo, sfiorandole i capelli e sprigionando calore e conforto. Alla fine però il toro sbuffò e grattò il terreno con uno zoccolo, e lei comprese che era ora di ricomporsi.
Si staccò dal toro per appoggiarsi contro la palizzata di legno alle sue spalle, e si asciugò il viso con le mani. «Scusa, Bruce Augustus. Devi pensare che sono veramente una piagnona.»
Allungò la mano e gli grattò il muso e le orecchie nel modo che a lui piaceva. Il toro brontolò e spostò il peso da una zampa all’altra, ma Addie non aveva paura. Quei mille e duecento chili di muscoli non avevano mai fatto male a nessuno. Lo conosceva da quando aveva otto anni. Aveva pianto sulla sua spalla quando sua madre era morta, due anni prima, e quando era morto suo padre, quattro mesi prima.
Aveva pianto con lui anche quando era morta la sua migliore amica, Robbie.
Chiuse gli occhi. Robbie.
Aveva sperato di poter finalmente mantenere la promessa che aveva fatto a Robbie, le era sembrato quasi di assaporare la libertà. E invece Flynn Mather, elegantissimo e professionale nel suo completo grigio, aveva appena presentato a tutti loro la sua proposta di contratto, che conteneva una condizione insidiosa.
Si alzò e si voltò per guadare i campi che si estendevano davanti a lei, fino agli antichi alberi della gomma in lontananza. Appoggiò i gomiti sulla recinzione. Ai primi di dicembre, sull’altipiano centro-occidentale del Nuovo Galles del Sud, l’erba era d’oro, il cielo era di un azzurro infinito e il sole feroce. Si asciugò il sudore con il dorso della mano.
«Quanto tempo credi che Robbie mi avrebbe concesso per mantenere la promessa, Bruce Augustus?»
Ovviamente, il toro non rispose.
Addie si sforzò di sorridere. «La buona notizia è che abbiamo trovato un acquirente per Lorna Lee» disse, con un sospiro.
Lei e due dei suoi vicini avevano unito le forze per vendere le loro proprietà tutti insieme. Frank e Jeannie erano ben oltre l’età pensionabile, mentre Eric e Lucy passavano molto tempo a Sydney per far curare il loro piccolo Colin, quattro anni, e il loro ranch rischiava di cadere in rovina. Addie e suo padre avevano cercato di dare una mano, ma dopo la morte del padre Addie riusciva a stento a gestire il suo ranch, Lorna Lee.
Guardò il cielo e prese un profondo respiro. Basta piangere. Aveva già pianto a fiumi per suo padre.
Appoggiò la spalla contro il fianco solido di Bruce. «Ce l’abbiamo fatta, hai visto?» Vendendo in blocco le tre proprietà avevano trovato un compratore: Flynn Mather. «Il nuovo proprietario è molto ricco. Ha un ranch enorme nel Queensland.»
Bruce Augustus sbuffò.
«Non essere scettico. Sa quel che fa. Dice che vuole diversificare il suo portafoglio.» Sbuffò a sua volta. Ma davvero c’era gente che parlava in quel modo? «Vuole espandere il programma di allevamento a Lorna Lee» aggiunse, esercitandosi in un altro sorriso.
Il toro si sferzò i fianchi con la coda, sloggiando alcuni grossi tafani.
«Dovrei essere al settimo cielo.» Strinse la palizzata di legno fino a quando le nocche diventarono bianche. «E invece sai cosa vorrei fare?» chiese, guardando i campi dorati. «Mi piacerebbe restituirgli quel contratto e dirgli di metterselo dove non batte il sole.»
Bruce Augustus scosse il testone per scacciare i tafani che aveva sul muso. Addie prese lo scacciamosche di plastica che aveva appeso a un chiodo dalla recinzione e spiaccicò due insetti con un gesto ben collaudato. «Ecco cosa vorrei fare con quel contratto.»
Due anni! Voleva che lei restasse al ranch due anni interi per avviare il nuovo programma di allevamento e addestrare qualcuno che prendesse il suo posto. Era una delle condizioni del contratto, dannazione!
Deglutì, cercando di scacciare il nodo che le stringeva la gola. «Dovrò passare qui il Natale.» Raddrizzò la schiena e fece una smorfia. «Non esiste! Non sono una serva, e posso andarmene quando voglio. Non intendo trascorrere il Natale al ranch!»
Di colpo, però, la rabbia l’abbandonò, lasciandola svuotata. Si sedette sulla mangiatoia. «Come faccio, Bruce? Dovrò restare altri due anni quaggiù, mentre tutti gli altri sono liberi di vivere la vita che sognano. Quando potrò realizzare i miei sogni?»
Robbie non aveva fatto a tempo a realizzare i propri perché la leucemia se l’era portata via. Ma Addie le aveva promesso che li avrebbe realizzati anche per lei. Erano sogni di viaggio, di avventura in terre lontane. Avevano tracciato percorsi sulla mappa, fatto elenchi di luoghi da vedere. Avevano pianificato nei minimi dettagli come si sarebbero finanziate il viaggio: avrebbero fatto le segretarie a Londra, lavorato agli impianti di risalita in Svizzera e avrebbero fatto le bariste nelle birrerie tedesche. Avrebbero insegnato l’inglese in Giappone, risparmiando abbastanza per fare trekking in Nepal. Avevano preso lezioni di francese e giapponese per prepararsi. Alla fine Robbie stava troppo male per ultimare gli studi, ma Addie aveva fatto il possibile per tenerla aggiornata sulle lezioni della sua lingua preferita, il francese.
Solo che poi Robbie era morta e Addie non avrebbe potuto lasciare Lorna Lee per altri due anni.
Si prese la testa tra le mani. «Sai di cosa ho paura, Bruce Augustus? Che non riuscirò mai ad andarmene, che non vivrò mai un’avventura. Ho paura che mi ritroverò sposata con uno del paese, avrò quattro figli e odierò la mia vita.»
Fissò una balla di fieno. «Tutto ciò che voglio è vedere il mondo. A parte te, Bruce, non c’è niente che mi mancherà di questo posto, ora che anche papà...» Non terminò la frase. «Certo, tornerei a trovare te, Molly Margaret, Roger Claudius e Donald Erasmus, lo sai.»
Cercò di combattere la stanchezza e la tristezza che le incombevano addosso dalla morte di suo padre.
«Direi a Mather di andare a quel paese, ma non dipende solo da me.» Si alzò e si ripulì le mani. Jeannie e Frank meritavano di andare in pensione senza preoccupazione. Il piccolo Colin, affetto dalla sindrome di Down e da tutti i relativi problemi di salute, meritava le migliori cure, e i suoi genitori dovevano poter badare a lui senza preoccuparsi del ranch.
«Hai ragione, Bruce. Devo smettere di piagnucolare e affrontare la realtà.» Non poteva rischiare che Flynn Mather ritirasse la sua offerta: non sarebbe stato facile trovare un altro compratore, tanto meno uno disposto a pagare la cifra che Flynn aveva offerto.
Si lasciò sfuggire un sospiro. «Bene, ora devo tornare dentro. Ho un contratto da firmare.» Diede un bacio a Bruce Augustus, saltò oltre la recinzione e si avviò verso casa, mento alto e schiena diritta, fischiettando come se non avesse un pensiero al mondo.
Flynn guardò Adelaide Ramsey dirigersi verso casa, appoggiò il capo alla lamiera del capannone e imprecò. Accidenti!
Guardandola adesso, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che aveva confidato al toro.
Si voltò a dare un’occhiata a Bruce Augustus, che lo squadrava con sospetto, la grossa testa abbassata. «Sì, lo so. Sono io il cattivo della situazione.»
L’animale ruotò un orecchio in avanti. «Vedi, Bruce Augustus...» Che nome! «Ho grandi progetti per questo posto, e nessuno lo conosce meglio della tua padrona. La sua esperienza è fondamentale per me.»
Il toro sbuffò e Flynn scosse la testa. «Non posso credere che sto parlando con un toro.»
Quando potrò realizzare i miei sogni?
Ripensando a quelle parole, Flynn provò una morsa al petto. Non poteva perdere Addie e la sua esperienza, ma non voleva che lei si sentisse in trappola o fosse infelice. Si ravviò i capelli. Cosa poteva offrirle, per compensare in parte quella delusione?
Il suo cellulare squillò e il toro scosse la testa. Flynn ne sapeva abbastanza, di tori, per capire che era il momento di sparire. Guardò l’ID chiamante e si portò il telefono all’orecchio, mentre si dirigeva al ranch dei Ramsey... che tra poco sarebbe stato il suo ranch.
«Salve, Hans» disse all’avvocato tedesco.
«Buone notizie, Herr Mather. La successione sarà definita tra due settimane. Poi l’immobile sarà messo all’asta e chiunque potrà fare un’offerta.»
Il cuore gli diede un tuffo, e sulle sue labbra si dipinse un sorriso torvo. «Ottimo.»
«Immagino che verrà a Monaco per Natale?»
«Esatto.»
Non intendo trascorrere il Natale al ranch!
Flynn raddrizzò la schiena.
Tutto ciò che desidero è vedere il mondo...
Concluse la chiamata e salì i gradini della veranda, diretto verso le voci che provenivano dal salotto.
«Tesoro, so che volevi lasciare il ranch il prima possibile. Troveremo un altro acquirente.»
«Non dire sciocchezze, Frank» rispose la voce morbida di Adelaide. «Non è detto che lo troviamo, e anche se fosse perderemmo tempo prezioso.»
«Scusate, ma Lucy, Colin e io abbiamo fretta di andarcene. So che suono duro, ma...»
Quello era Eric Seymour, pensò Flynn. Non gli era simpatico, ma forse nei panni di quell’uomo, con il figlio malato, sarebbe stato altrettanto spietato.
Tu sei già spietato.
«Se rifiuti l’offerta di Mather» continuò Eric, «dovrò vendere al primo offerente. Non posso più aspettare.»
«No, Eric, ho intenzione di firmare. Tutti noi capiamo la tua situazione e non vogliamo rimandare. Vogliamo il meglio per Colin.»
«Lo so. Grazie» disse Eric.
«Ma, tesoro...» iniziò Jeannie.
Era ora di intervenire. Flynn attraversò la veranda, assicurandosi che i suoi passi si sentissero, ed entrò in salotto. «Scusate, ho avuto una chiamata di lavoro.»
Addie aprì la bocca, ma lui non le permise di parlare. «Ho l’impressione, signorina Ramsey, che non le vada di restare a Lorna Lee per altri due anni?»
«Chiamami Addie» ripeté lei per quella che doveva essere almeno la sesta volta quel giorno. «Da queste parti ci si dà del tu.» Gli occhi di lei si illuminarono. «Hai cambiato idea su quella condizione?»
«No.»
La delusione sul suo viso gli fece provare una strana fitta al cuore. «Sembra che lo stipendio generoso che offro non basti a superare del tutto le tue obiezioni. Così ho pensato a qualche bonus ulteriore.»
Lei aprì la bocca e la richiuse. «Oh?»
«Non dovrai passare tutti i prossimi 730 giorni al ranch.»
Le spalle di lei si incurvarono leggermente.
«Avrai diritto a quattro settimane di ferie l’anno. E pensavo di offrirti un biglietto aereo andata/ritorno all’anno per qualsiasi destinazione, per i due anni previsti dal contratto. O più a lungo, se vorrai restare.»
Lei aprì la bocca e i suoi occhi si spalancarono, e Flynn si accorse all’improvviso che erano della più straordinaria tonalità che avesse mai visto: un castano ambrato, caldo come le braci