In viaggio con il milionario: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
Ci mancava lo sciopero degli aeroporti. Aidan Fairhall, politico, molto noto grazie ai media, si sarebbe dovuto imbarcare sul primo volo disponibile, ma la cosa ormai sembra impossibile. Ha bisogno di un piano di riserva. Noleggio una macchina, non c'è altra soluzione. I problemi, però, non sono finiti. L'ultima jeep disponibile è appena stata presa da una donna con due bambini al seguito. Questa non ci voleva. Aspetta, che cosa mi sta chiedendo la bellissima mamma che mi ha appena rivelato di chiamarsi Quinn? Se voglio un passaggio? Certo che lo voglio!
Michelle Douglas
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
In viaggio con il milionario - Michelle Douglas
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Road Trip with the Eligible Bachelor
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2014 Michelle Douglas
Traduzione di Elisabetta Motta
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-873-1
1
«Salve.» Quinn Laverty si sforzò di trovare un sorriso per l’addetto al servizio clienti dall’altra parte del bancone. Alzò la voce per sovrastare il brusio della folla che si accalcava dietro di lei. «Sono qui per ritirare l’auto che ho prenotato.»
«Il suo nome, per favore?»
Quinn gli fornì le proprie generalità e armeggiò per estrarre con una mano la carta di credito dal taschino della borsa. Con l’altra spinse indietro suo figlio di sei anni che tentava di stare in equilibrio su una gamba, sostenendosi al suo braccio. Il bambino si allungava il più possibile lungo il bordo del bancone per spingere la sua macchinina e accompagnava il gioco con l’immancabile broom-broom.
Quinn lo fece tirare su e poi sorrise al cliente vicino che era stato superato dall’automobilina. «Scusi.»
«Nessun problema.»
L’uomo le regalò un sorriso che lei si riscoprì a restituire. Un bel sorriso. Un paio di occhi fantastici. Ma...
Aggrottò la fronte. C’era qualcosa di familiare in quel volto. Lo fissò e scosse la testa come a volere rimuovere il pensiero e concentrò l’attenzione sull’impiegato di fronte a lei. Era solo l’esatto modello di figlio che suo padre aveva sempre desiderato, di bell’aspetto, professionale e rispettabile. E lei aveva fatto del proprio meglio per deludere le sue aspettative.
A proposito di figli...
Guardò alla sua sinistra. Robbie, la schiena appoggiata contro il bancone, fissava il soffitto, con espressione sognante. Quinn cercò di assorbire un po’ della sua calma. Non immaginava che ci sarebbe voluto tutto quel tempo.
Quando aveva prenotato la macchina più di un mese prima non aveva considerato l’eventualità di uno sciopero nazionale degli aerei.
«Temo che dobbiamo proporle un cambio di modello dell’auto che ha scelto.»
Spostò gli occhi sull’impiegato. «Che genere di cambio?»
«Ahi!» Chase ritrasse la mano dalla sua e la osservò corrucciato.
«Scusa, tesoro.» Gli scompigliò i capelli e sorrise, ma una fitta le strinse il petto. Guardò di nuovo l’uomo. «Che genere di cambio?» ripeté.
«Non abbiamo più quel modello disponibile.»
Ma aveva effettuato la prenotazione un mese prima!
L’agitazione nell’ufficio di noleggio auto non si placava. Accanto a lei, percepì la frustrazione del suo vicino che aumentava. «Io devo lasciare Perth oggi!» Lo sconosciuto cercò di controllare il tono della voce ma ogni sua parola risuonò forte e incisiva.
Poi spostò l’attenzione su Quinn che all’improvviso realizzò di avere gli occhi fissi su di lui. Gli indirizzò un sorrisetto forzato e si girò di nuovo verso l’impiegato, facendo del suo meglio per ignorare il borbottio attorno a sé. «Devo andare a Nullarbor Plain. Ho bisogno di una macchina sicura e confortevole per affrontare un viaggio così lungo.»
«Capisco, signora Laverty, ma in questo momento non abbiamo un fuoristrada da darle.»
Fantastico.
Quinn non si preoccupò di correggere il signora. Tutti davano per scontato che fosse una donna sposata.
Sollevò il mento, pronta ad affrontare una discussione. «Ho tanti bagagli.» Un’altra ragione per cui aveva scelto una jeep.
«Un motivo in più per passare a una classe superiore» argomentò l’uomo.
Non l’avevano nemmeno avvisata. Piegò le braccia sul petto. Aveva scelto quel tipo di auto per una sua sicurezza e per l’affidabilità del motore. Era una delle migliori, oltre a consumare poco carburante. L’auto perfetta per coprire lunghe distanze.
«Le abbiamo riservato l’ultimo modello di una station wagon.»
«Ha quattro ruote motrici?»
«No, signora.»
Quinn chiuse gli occhi per un breve momento, ma ciò servì ad amplificare la disperazione e la rabbia che aleggiavano attorno a sé.
«Voglio parlare con il responsabile» sbottò il cliente accanto a lei.
«Ma, signore...»
«Subito!»
Lei inalò un profondo sospiro e aprì gli occhi. «Ho bisogno di un fuoristrada. Il consumo di gasolio sull’auto che vuole darmi sarà notevole; solo per arrivare a New South Wales ci vorrà una spaventosa quantità di carburante.» Avrebbe dovuto guidare per quaranta ore. Forse anche di più. «E, potrei aggiungere, senza il confort che un fuoristrada può offrire.»
Mettersi in viaggio in macchina le sembrò all’improvviso l’idea più stupida che una donna potesse mai avere. Sollevò di nuovo il mento. «Grazie, ma non mi serve una classe superiore. Voglio l’auto che avevo originariamente scelto.»
L’impiegato si grattò il naso e strofinò i piedi sul pavimento, evitando il suo sguardo. «La questione è che, signora, con lo sciopero dei voli, non ci sono più fuoristrada disponibili» cercò di farle capire.
«Ma io l’ho prenotato un mese fa!»
«Lo so e mi scuso. Non le faremo pagare soldi extra per la classe superiore. Anzi, le offriremo uno sconto e un buono di credito.»
Era il minimo. Quinn non avrebbe potuto permettersi di andare oltre il budget che aveva stabilito.
«La questione è...» l’uomo si sporse sul bancone verso di lei «... che non c’è nient’altro che possiamo darle in questo momento.» Fece un cenno verso la folla che riempiva la stanza. «Se rifiuta, ci saranno altre persone che prenderanno la station wagon.»
Lei si girò e fece una smorfia.
«Non posso garantirle quando sarà disponibile un fuoristrada.»
Quinn trattenne un sospiro. «D’accordo. La prendiamo.» Non aveva scelta. Aveva venduto praticamente tutto quello che avevano. Il contratto di affitto della casa era scaduto e dei nuovi inquilini sarebbero subentrati di lì a pochi giorni. La loro vita non apparteneva più a Perth. E poi lei aveva prenotato un posto in un parcheggio per caravan a Merredin per quel pomeriggio. Non voleva perdere nemmeno l’acconto versato.
«Perfetto. Ho bisogno solo di un paio di firme.»
Quinn scribacchiò il suo nome e poi seguì l’impiegato verso una porta laterale. Si assicurò che i bambini avessero i propri zainetti che non avevano voluto lasciare a casa con il resto dei bagagli.
«Conservi il foglio. Le servirà per l’ufficio di Newcastle. E se aspetta qui, la macchina le sarà consegnata subito.»
«Grazie.»
La relativa calma che calò nell’ufficio dopo l’agitazione di qualche minuto prima fu una benedizione.
Robbie era seduto su una panca vicina e dondolava i piedi. Chase s’inginocchiò accanto a suo fratello e continuò a giocare con la macchinina.
«Mi dispiace, signor Fairhall, vorrei poterla aiutare. Ho il suo bigliettino da visita, se arriva qualcosa la informerò immediatamente» sentì dire dall’impiegato.
Fairhall? Quinn era sicura di averlo già visto. Si girò per avere una conferma. L’uomo accanto a lei era proprio Aidan Fairhall, un politico di fama. Stava probabilmente andando in giro per il paese a farsi propaganda.
Aveva anche dei modi gentili, notò. Senza dubbio il suo atteggiamento era costruito, ma sembrava un tipo intelligente ed educato.
Educato non sarebbe stato esagerato. Secondo lei sarebbe stato fondamentale. Specialmente in politica.
Lo osservò sedersi su una vicina panca mentre l’uomo con l’etichetta da responsabile appuntata alla camicia si allontanava. Aidan Fairhall afflosciò le spalle e si prese la testa tra le mani. Insinuò le dita tra i capelli e Quinn all’improvviso raggelò. Lo vide guardarla con l’angolo dell’occhio e lei deglutì, realizzando di essere stata sorpresa a fissarlo una seconda volta.
Il suo cuore accelerò i battiti. Deglutì di nuovo e scrollò le spalle. «Non ho potuto fare a meno di sentire. Mi scusi.»
Sorrise ma Quinn percepì lo sforzo dietro quel sorriso. «Sembra che lei sia stata più fortunata.»
Premette le labbra.
«Considerato che ho prenotato l’auto più di un mese fa...»
Lui emise un sospiro e annuì. «Sarebbe stato vergognoso da parte loro se fossero venuti meno agli accordi presi all’ultimo momento.»
«Ma non ci daranno la macchina che volevamo» interloquì Robbie.
Quinn avrebbe dovuto sapere che il suo bambino stava ascoltando. La sua espressione sognante aveva sempre il potere di trasmetterle la calma. «Ma è migliore» sottolineò lei per tranquillizzarlo. Robbie si preoccupava per tutto.
«Cambiamo casa» intervenne Chase sollevando lo sguardo dalla sua macchinina. «Andiamo dall’altra parte del mondo!»
«Del paese» lo corresse sua madre.
Chase la fissò e poi annuì. «Paese» ripeté. «Possiamo andare sulla luna?»
Quinn sorrise. Robbie e Chase erano i suoi adorabili bambini che per lei avrebbero meritato qualunque cosa.
«Sembra eccitante» commentò il signor Fairhall. Guardò Robbie. «E se vi daranno una macchina migliore significa che probabilmente il vostro viaggio sarà anche fortunato.»
Le piaceva quell’uomo. Anche se aveva dei problemi riusciva a essere paziente e rassicurante con due bambini. Di sicuro, si era guadagnato il suo voto.
«Lo sciopero aereo sembra avere messo in ginocchio l’intero paese. Spero che finisca presto così potrà raggiungere la sua destinazione.»
Aidan Fairhall doveva avere un programma pazzesco. Quinn puntò una mano su un fianco e lo osservò. Quel contrattempo forse si sarebbe rivelato una benedizione. Sembrava stanco. Riposarsi lo avrebbe fatto sentire meglio. I suoi occhi erano velati da un qualcosa che sarebbe stato destinato a rimanere ignoto per lei, dal momento che non aveva intenzione di indagare. «Si dice che ci vorrà...» afflosciò le spalle, «... parecchio tempo.»
Quinn sussultò.
«Signora Laverty?» Un uomo sbucò da dietro il volante di una station wagon bianca. «La sua macchina.»
Lei annuì e prese le chiavi che l’addetto le offrì insieme a un cordiale: «Guidi con prudenza».
«Grazie.»
Il signor Fairhall si alzò. «Bambini, fate un buon viaggio, d’accordo?» E mentre parlava caricò i loro zaini sul retro dell’auto.
«Posso sedermi qui con gli zaini?» chiese Chase.
«Certo che no» rispose in tono perentorio Quinn sollevando il suo bambino. «Grazie» disse rivolta poi al signor Fairhall mentre lui chiudeva gli sportelli.
«Dove andrai quando gli aerei riprenderanno a volare?» gli domandò Chase mentre sua madre lo sistemava sul sedile posteriore.
«A Sydney.»
«È vicino a dove andiamo noi» osservò suo fratello. «Lo abbiamo visto sulla cartina.» Tirò fuori la mappa dalla tasca dei pantaloncini.
Il rapido sguardo che le indirizzò il gentile politico provocò a Quinn una stretta allo stomaco.
«Andate a Sydney?»
Lei spostò il peso del corpo da un piede all’altro. «Un paio di ore a nord di Sydney» precisò.
«Non le dispiacerebbe...?»
S’interruppe. Di sicuro, doveva avere visto l’espressione che aveva raggelato il suo viso.
I bambini spostarono gli occhi dalla loro madre sull’uomo e poi di nuovo su di lei.
Accidenti! Quello doveva essere un viaggio di famiglia. Una vacanza per i suoi figli... con l’opportunità per loro di rivolgerle ogni domanda che avessero voluto sulla nuova vita che li