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Un altra chance per il capo: Harmony Jolly
Un altra chance per il capo: Harmony Jolly
Un altra chance per il capo: Harmony Jolly
E-book177 pagine1 ora

Un altra chance per il capo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!

Quattro anni prima, l'imprenditore Damon Macy ha tradito senza pietà la fiducia di Eve Clark solo per la sua dannata sete di successo, spezzandole il cuore e demolendo la loro unica chance di felicità. Ma adesso è finalmente arrivato il momento di rimediare ai propri errori, impedendo la costruzione di un resort di lusso che potrebbe danneggiare seriamente gli affari di Eve!
Eve non può credere ai propri occhi. A Damon non è bastato pugnalarla alle spalle quattro anni prima, adesso ha deciso anche di bloccare l'unico progetto che potrebbe rivitalizzare il turismo della piccola cittadina di Mirror Glass Bay. Senza contare il fatto che lei sarà costretta a lavorare per l'unico uomo che non è mai riuscita a dimenticare.
LinguaItaliano
Data di uscita19 mar 2021
ISBN9788830526372
Un altra chance per il capo: Harmony Jolly
Autore

Michelle Douglas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un altra chance per il capo - Michelle Douglas

    successivo.

    1

    Il telefono nella tasca di Damon Macy vibrò. Lo prese e gli diede una rapida occhiata. Una e-mail con un link e poi un messaggio.

    Questo devi proprio leggerlo.

    A che diamine stava pensando Clay, per mandargli qualcosa proprio quel giorno? Si rimise il cellulare in tasca. Dopo.

    Il telefono vibrò di nuovo, ma lui lo ignorò. Darrell, il suo autista, come se percepisse l'impazienza del suo datore di lavoro, lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore. «Il suo volo è in orario, signor Macy. Arriveremo all'aeroporto di Sydney tra circa quattro minuti.»

    «Grazie, Darrell.»

    Quel dannato apparecchio vibrò ancora una volta. Per l'amor del cielo, Clay sapeva che stava partendo per concludere uno dei più importanti accordi della sua carriera. Ci lavorava da ben otto mesi. Non aveva tempo per le distrazioni.

    Estrasse di nuovo il telefono.

    DEVI PROPRIO LEGGERLO!!!!!!

    Damon fissò il messaggio. Clay non lo avrebbe contattato se non avesse ritenuto importante quello che era contenuto in quel link. Il suo migliore amico non avrebbe mai compromesso il suo lavoro o le sue aspirazioni; sapeva bene quanto fosse importante quell'accordo.

    «Hai due minuti, Clay» mormorò cliccando sul link.

    Sullo schermo comparve il titolo di un articolo di giornale. Damon lo fissò.

    Gli abitanti di Mirror Glass Bay indignati dai nuovi sviluppi!

    Damon si irrigidì.

    Mirror Glass Bay?

    Lei vive a Mirror Glass Bay. Si sporse in avanti, per leggere più in fretta l'articolo. Si era trasferita lì e rifatta una vita, dopo che lui aveva...

    Si portò una mano alla fronte, sentendo l'acido nello stomaco mentre respingeva quel pensiero ed esaminava il testo. Non c'erano riferimenti a una certa Eve Clark.

    Stando al trafiletto, a Mirror Glass Bay sarebbe stato costruito un resort di lusso sulla spiaggia – a meno di sette minuti a piedi dal motel sulla spiaggia gestito proprio da lei. Strinse il telefono così forte da farsi sbiancare le nocche. Un nuovo albergo avrebbe compromesso il giro d'affari del suo.

    Cercò di calmare l'emozione che gli torceva le viscere. Era in debito con quella donna. Ed ecco un'opportunità per rimediare – occasione che lui attendeva da quattro lunghi anni.

    Ha detto di non volerti mai più rivedere.

    Il cuore gli batteva all'impazzata. Gli sembrò di non vedere bene e ci vollero tre respiri prima di poter allentare la presa stritolante che gli massacrava i polmoni.

    Non l'avrebbe mai più ferita. Mai. Ma lei non doveva rivederlo – poteva fare in modo che ciò non accadesse. A prescindere da quanto la desiderasse, vederla anche solo per un attimo, con ogni fibra del suo essere.

    «Siamo arrivati, signore.»

    Tornò di colpo alla realtà. Owen, il suo vice presidente, l'attendeva già in aeroporto. Aspettando che scendesse dall'auto, teneva la portiera aperta.

    «Cambio di programma, Owen» disse, uscendo con un movimento fluido, anche se dentro di lui le cose bruciavano, tremavano e si schiantavano. «Andrai a Francoforte senza di me.»

    Owen mosse la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Con un grosso sforzo, tenne a bada lo shock. «Ma pensi di raggiungermi, dopo? Voglio dire...»

    «Certo» lo interruppe, irritato dal turbamento del suo vice, anche se era perfettamente giustificato. «È solo un piccolo ritardo.»

    Owen raddrizzò la schiena, annuendo. «Quando mi raggiungerai?»

    Damon ripensò all'articolo di giornale. Dietro allo sviluppo di cui parlava c'era la Greamsman Industries Pty Ltd. Fece una smorfia. Lui e Kevin Greamsman avevano dei trascorsi. «Con tutta probabilità, non riuscirò prima di mercoledì.» Non poteva esserci tempismo peggiore.

    «In teoria le negoziazioni devono partire non appena arriviamo.» Owen arrossì e poi impallidì. «Herr Mueller sarà... deluso.»

    Herr Mueller avrebbe preso la cosa come un affronto personale. Lo sapevano entrambi. «Grazie per la precisazione.»

    Il suo vice ebbe la decenza di mostrarsi in imbarazzo.

    «Non mi aspetto che tu faccia miracoli, Owen. Cerca solo di spianare la strada come meglio puoi fino al mio arrivo.»

    «Capito» rispose l'altro, con una deplorevole mancanza di entusiasmo.

    Damon si costrinse a parlare in tono stanco ma severo. «È per questo che ti pago così tanto. Se non sei all'altezza, ci sono almeno altri cinque candidati, e...»

    «Certo che sono all'altezza» lo rassicurò Owen, con una fretta che avrebbe dovuto essere gratificante. «Mi hai colto di sorpresa, ecco tutto.»

    Damon aveva colto anche se stesso di sorpresa; stava compromettendo otto mesi di duro lavoro.

    Glielo devi.

    «Mi occuperò di Herr Mueller. Hai la mia parola.»

    Damon diede una leggera pacca sulla spalla del suo vice. «Bravo.»

    Poi si voltò a guardare l'hostess in piedi a poca distanza, in attesa. Fino a quel momento, non possedere un jet privato non era mai stato motivo di rimpianto per lui.

    Si consolò con il pensiero che avrebbe potuto comprarsi un'intera flotta di jet se avesse voluto, dopo aver concluso l'accordo con Herr Mueller.

    «Devo andare a Byron Bay. Mi può organizzare un volo charter?»

    La ragazza annuì.

    «C'è qualcosa che devo sapere?» Owen esitò. «Su Byron Bay?»

    Damon scosse la testa. «Temo che sia una cosa personale. Non si tratta di affari.»

    «Capito.»

    Poco dopo, uno steward comparve e fece cenno a Owen di seguirlo. I due uomini si salutarono sbrigativamente, e la hostess di Damon lo condusse a una lussuosa sala d'attesa privata. «Dovremmo riuscire a farla arrivare a Byron Bay per le quattro di oggi pomeriggio, signor Macy.»

    Damon guardò l'orologio: mancavano quasi quattro ore.

    «Nel frattempo, posso farle avere qualcosa da bere?»

    «Del caffè caldo, nero e forte.» Prese il cellulare e premette il tasto per la chiamata rapida al suo assistente personale. Doveva rimanere lucido e attento. Si portò il telefono all'orecchio. «Philip, ho bisogno che tu scopra tutto il possibile sul nuovo progetto della Greamsman che sta per cominciare a Mirror Glass Bay. E mi serve per ieri.»

    «Subito» rispose Philip senza esitare.

    «Vuole che cosa?»

    Kevin Greamsman si sporse sul tavolo della sala riunioni di uno dei più esclusivi alberghi di Byron Bay per fissare Damon, sollevando esageratamente le sopracciglia.

    «Voglio acquistare la sua quota» ripeté. Mirror Glass Bay si trovava a trenta minuti di automobile da Byron Bay e, a detta di tutti, era una zona tranquilla. Anche se apparentemente bellissima, a Mirror Glass Bay mancavano i colori di Byron, la sua ricercatezza e l'atmosfera da surfer ultra-hippy che attirava a frotte i turisti da ogni angolo della terra.

    Greamsman lo guardò con occhi socchiusi. «Lei non mi piace, Demon, e non mi piacciono le sue tattiche. Che cosa sa che io non conosco?»

    Nel loro settore, molti usavano quel soprannome, ma pochi avevano il coraggio di farlo guardandolo in faccia. «Io non devo piacerle, Greamsman. Come le ripeto, è una questione di affari, non personale.»

    Senza dubbio, Greamsman pensava che Damon avesse avuto una soffiata su qualcosa che avrebbe modificato la natura del progetto a Mirror Glass Bay in modo più favorevole.

    Damon scelse di essere onesto, invece che fare giochetti o rispondere alle domande. «Mi sono scoperto sentimentale in tarda età.» Tarda? Aveva solo trentadue anni, anche se la maggior parte delle volte gli sembrava di averne sessanta. «Voglio preservare la bellezza naturale di Mirror Glass Bay, la sua natura tranquilla. Qui a Byron c'è abbastanza sviluppo e progresso, e anche più a nord, sulla Gold Coast. Non è irragionevole chiedere ai costruttori di lasciare incontaminati alcuni posti.»

    «Non le credo.»

    Ma la postura dell'uomo diceva tutt'altro a Damon.

    «So quanto ha pagato quel terreno. Qualche ricerca preliminare mi ha mostrato altri due siti in quella zona che risponderebbero ai requisiti della costruzione di lusso che ha in programma. Sono pronto a offrire un prezzo equo.» Scrisse un numero e spinse il biglietto dall'altra parte del tavolo.

    Per un attimo straziante, pensò che Kevin potesse respingerlo senza nemmeno guardarlo, balzare in piedi e dirgli di andare al diavolo, giusto perché poteva farlo. Damon era arrivato dov'era grazie alla sua capacità di capire le persone, e notò quell'impulso ben evidente sul viso dell'uomo davanti a lui.

    Ma tutto questo faceva a gara con un altro impulso – la curiosità. Quando Kevin si allungò per prendere il biglietto, Damon seppe che il secondo istinto aveva vinto. L'uomo inarcò le sopracciglia. «È davvero un prezzo equo.»

    «Le ho già detto che non sto facendo giochetti.»

    «Eppure non sono impressionato da questa offerta. Anche se forse un duecentomila in più potrebbero riuscirci.»

    Damon aveva già preso in considerazione la cosa, ma non batté ciglio. «Sono certo che si possa fare.»

    «E non intendo cedere il terreno a meno che lei non firmi una clausola di non concorrenza. Non mi fido di lei, Demon.»

    «Abbiamo un accordo, ma solo a condizione che lei possa far preparare al suo avvocato i documenti e mandarmeli da revisionare, entro oggi» disse Damon, rifiutandosi di dare a vedere quanto lo infastidiva essere chiamato con quel soprannome.

    Greamsman guardò l'uomo alla sua sinistra, che annuì, poi si alzò e gli porse la mano. «Affare fatto. Ci rivediamo domani mattina, alle nove in punto, per firmare i documenti.»

    Damon si rifiutò di mostrarsi soddisfatto. «A domani.»

    I documenti vennero firmati e l'accordo concluso entro le dieci della mattina successiva.

    Kevin si appoggiò allo schienale della sua sedia, intrecciando le dita sulla pancia. «Adesso vuole dirmi che cosa intende davvero fare?»

    Damon sorseggiò il caffè. Era la prima volta in due giorni che riusciva finalmente a sentire il sapore di qualcosa. Il nervosismo lo aveva irrigidito troppo. Non voleva deludere Eve. Non un'altra volta.

    Di certo lei non lo avrebbe mai saputo.

    Guardò fuori dalla finestra la spiaggia, il sole, la sabbia dorata e il mare color smeraldo. Avrebbe avuto il tempo di fare una passeggiata sulla spiaggia prima di partire, di affondare le dita nella sabbia?

    Respinse quel pensiero. Che gli era venuto in mente? Doveva andare a Francoforte senza indugio.

    «Non ho scopi segreti. Le ho detto la verità.»

    «In questo caso, avrebbe dovuto aspettare un altro paio di giorni, Demon.»

    Quel soprannome lo spinse a serrare la mascella.

    «La sua fretta mi ha sorpreso. Non è da lei. Di solito è molto più attento prima di avviare un affare di queste dimensioni.»

    Quell'accordo era stato tutto meno che solito, e le parole di Kevin gli fecero torcere le budella. Che cosa non aveva considerato? Dove aveva sbagliato?

    «Lo confesso, mi è piaciuto approfittarmi della sua... avventatezza.»

    Kevin si strofinò le mani, come se si stesse godendo un enorme scherzo a sue spese. Damon si sentì gelare il sangue. Che cosa diavolo non aveva valutato?

    «Non posso dire che mi dispiaccia, però.» Kevin ridacchiò ancora un po'. «Niente di personale, Demon, capisce? Sono solo affari, giusto?»

    Damon sorseggiò tranquillo il suo caffè, anche se il suo stomaco non era d'accordo. «Vuole dirmi cosa sta succedendo?»

    «L'eccellente terreno che lei ha appena comprato sta per essere protetto da un'ordinanza ambientale. Io ero pronto a lasciare il progetto e considerarlo un'esperienza. Invece ho fatto il colpaccio! E a spese di Demon Macy, per di più.» Diede una manata sul tavolo, con una risata di pancia che gli fece tremare il doppio mento. «A volte si vince e a volte si perde, credo proprio che sia stato lei a dirmelo. Devo ammetterlo, è una gioia vederla per una volta dalla parte dei perdenti.»

    Il nodo che stringeva lo stomaco di Damon si allentò. «Ho ottenuto quello che volevo, Kevin.» Mirror Glass Bay e il motel di Eve erano al sicuro, e lui aveva tutte le intenzioni di fare in modo che continuassero a esserlo. «Ora, se vuole scusarmi, devo prendere un aereo.»

    Si voltò per sistemare i documenti che aveva appena firmato in una ventiquattrore, quando la porta della sala riunioni si spalancò.

    «Signor Greamsman» disse una voce femminile. «È vero che si è appena ritirato dal piano di sviluppo del resort?»

    Una voce femminile familiare. Damon chiuse gli occhi e represse un'imprecazione. Eve! Non voleva che lo vedesse, o anche solo che sapesse che era lì. Il giorno prima, aveva evitato di guidare la sua auto verso Mirror Glass Bay, solo per vedere il posto che lei chiamava casa. In quel momento, gli ci volle tutta la sua forza per non voltarsi e saziarsi gli occhi della sua vista.

    «È ben informata, signorina Clark. Lasci che le presenti Damon Macy, che ha appena acquistato il terreno. Temo che sposterò i miei interessi altrove.»

    Passò un istante. «Damon... Macy

    Lui contò fino a cinque per darle la possibilità di ricomporsi. Cinque, quattro, tre, due... Si voltò, la guardò negli occhi e si sentì gelare.

    Lei non era truccata. Sembrava una cosa banale da notare, ma durante il suo lavoro alla Spellman and Spelman non era mai entrata in un ufficio senza la sua armatura: un viso perfettamente truccato. Damon non sapeva cosa significasse.

    Aprì la bocca, ma la richiuse subito.

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