Il cuore parla greco: Harmony Jolly
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Un viaggio può cambiare la vita, soprattutto se lo si fa con un affascinante milionario
Il primo incontro tra Zoe Perkins e il milionario Andreas Gavras sembrava destinato a non avere futuro, ma quando si ritrovano, tempo dopo, le cose sono cambiate: se prima lei arrivava da un doloroso divorzio mentre lui era sposato, ora sono entrambi liberi e consci dei reciproci sentimenti.
Zoe è pronta a fidarsi ancora di un uomo e a concedere il suo cuore a quell'affascinante greco, anche se gli ostacoli che hanno di fronte non sono pochi. I due, mossi dal profondo amore che li lega, sono però disposti a lottare: sarà sufficiente la forza di quelle emozioni per condurli nuovamente all'altare?
Rebecca Winters
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Il cuore parla greco - Rebecca Winters
successivo.
1
A fine maggio c'era bel tempo in Grecia, ma il traffico a Patrasso era caotico come ad Atene, pensò Zoe Perkins.
Era in Grecia da gennaio, per eseguire alcune ricerche su George Byron, poeta romantico inglese dell'Ottocento, e quella mattina aveva preso un taxi per raggiungere il porto. Il traghetto per Itaca sarebbe partito di lì a pochi minuti e sperava di non perderlo.
«Può andare più veloce?» disse Zoe, rivolta all'autista.
«Impossibile con questo traffico» rispose l'uomo in inglese.
Zoe sospirò, guardando fuori dal finestrino dell'auto.
Di colpo a un incrocio vide un camion svoltare a forte velocità e sbandare.
«Stop!» esclamò. «Ci sta venendo add...»
L'impatto avvenne prima che potesse terminare la frase.
L'urto fu violento, ma la cintura di sicurezza le impedì di essere sbalzata in avanti.
Mentre Zoe cercava di calmare i battiti del cuore, notò che l'autista si era accasciato sul volante e del sangue gli colava lungo il lato del viso.
«Oh, no! Tutto bene?» gli chiese ad alta voce, inorridita.
L'uomo non rispose e Zoe provò un orribile senso di colpa per avergli chiesto di guidare più velocemente.
In attesa dei soccorsi, il taxi fu circondato da una piccola folla di passanti. A quell'ora di punta, l'incidente stava causando un ulteriore ingorgo.
Zoe sganciò la cintura di sicurezza per scendere dall'auto e soccorrere l'autista. Ma quando aprì la portiera posteriore, un uomo la bloccò con decisione, dicendole qualcosa in greco.
«Per favore, voglio scendere!» gli intimò Zoe in inglese.
«Mi spiace, kyria, ma potrebbe avere bisogno anche lei di cure mediche. I soccorsi stanno arrivando.»
La voce profonda e virile di quello sconosciuto e il modo in cui pronunciò quelle parole in inglese erano a dir poco affascinanti, pensò Zoe.
«Grazie, ma sto bene» gli assicurò. «È l'autista che ha bisogno di soccorso. Ho provato a parlargli ma non risponde.» Quando alzò lo sguardo, si trovò di fronte l'uomo più attraente che le fosse capitato di incontrare.
Lo sconosciuto, sulla trentina, alto e bruno, occhi scuri, la osservò con attenzione, come per verificare se gli stesse dicendo la verità.
Zoe notò che lui era in giacca e cravatta, come se fosse diretto a qualche riunione d'affari.
«Perché non lasciamo decidere ai paramedici se ha bisogno o meno di cure?» ribatté l'uomo, senza muoversi di un passo e con un tono di autorità di cui probabilmente non era nemmeno consapevole.
«È meglio che pensino a soccorrere subito l'autista» replicò Zoe, preoccupata.
«Si sta riprendendo, kyria. È svenuto perché deve essersi rotto il setto nasale.»
«Io... Non avrei dovuto distrarlo per chiedergli di guidare più velocemente» balbettò Zoe, in leggero stato di shock. «Avevo paura di perdere il... traghetto per Itaca.»
«Qualcuno la sta aspettando sull'isola?» s'informò lui.
«No, ma avevo un programma ben preciso per la giornata e non ci sarà un altro traghetto fino a domani... Ma adesso quello che conta è l'autista. È ferito e ha bisogno di aiuto.»
«Non ha nulla di grave» la rassicurò l'uomo. «Respiri a fondo e cerchi di calmarsi.»
Si udì il suono della sirena di un'ambulanza che si avvicinava. Poco dopo i paramedici scesero dal mezzo di soccorso e sembrarono riconoscere l'uomo fermo accanto a Zoe. Lui riferì loro qualcosa brevemente e poi si fece da parte.
Il taxista venne caricato sull'ambulanza, mentre a Zoe furono controllati tutti i segni vitali.
Dopo che il medico ebbe stabilito che tutto sembrava a posto, aiutò Zoe e scendere dall'auto.
Per tutto il tempo, lo sconosciuto era rimasto accanto a lei.
Fino a quel momento Zoe non si era resa conto che lui fosse così alto. Forse l'incidente doveva averle lesionato la vista, perché quel tale le sembrò un dio greco in carne e ossa. Le gambe le tremavano per l'emozione.
Il medico prese nota delle generalità di Zoe, e infine le disse che le avrebbe chiamato un altro taxi.
Stava per rispondergli, ma lo sconosciuto la precedette.
«Accompagnerò io la signora fino alla sua destinazione» intervenne.
«Efkaristo, kyrie Gavras» rispose il medico.
Gavras?, ripeté lei mentalmente. Ricordava di essere passata molte volte nel centro di Patrasso di fronte all'entrata di un hotel di lusso chiamato Gavras House. Per caso era lui quel Gavras?
Zoe aveva anche udito spesso quel nome durante i notiziari televisivi e ovunque si trovasse durante la sua permanenza in Grecia.
«Non ci siamo ancora presentati, kyria Perkins» le disse lo sconosciuto, fecendole capire in quel modo che aveva ascoltato con attenzione quando lei aveva dato le sue generalità al medico. «Mi chiamo Andreas Gavras e, se me lo permetti, ti accompagnerò dove eri diretta con il taxi. La mia auto è a tua disposizione.»
«Grazie, ma non mi devi niente» rispose Zoe.
«Il mio autista era proprio dietro al camion che si è scontrato con il taxi. Sono stato io a chiamare i soccorsi e vorrei continuare a essere d'aiuto. Non faresti lo stesso per me se le nostre posizioni fossero invertite?» replicò Andreas. «Dimmi solo dove posso accompagnarti.»
Pensa, Zoe, si ordinò lei, cercando di riordinare le idee.
«Forse è meglio che torni al mio alloggio... Si trova a pochi isolati di distanza da qui.»
Andreas si chinò a prendere la borsetta di Zoe, che era rimasta sul sedile del taxi, e gliela porse con gentilezza.
«Grazie» mormorò lei, accorgendosi solo in quel momento di averla dimenticata nell'abitacolo.
Andreas la prese per un braccio e la guidò attraverso le macchine bloccate per l'incidente fino a una lussuosa limousine nera. Aprì una delle portiere posteriori e le fece cenno di accomodarsi.
«Come ti senti?» le domandò, quando furono all'interno.
«Un po' scossa» ammise Zoe.
«È normale. Hai bisogno di bere qualcosa» replicò lui. Dopodiché disse qualcosa in greco al suo autista attraverso un microfono, e la limousine si mosse. Qualche minuto più tardi l'auto si fermò davanti a una caffetteria.
«Aspettami qui. Torno subito» le disse Andreas.
Poco dopo tornò con due bicchieri di carta.
«Con questo caldo, limonata fresca» le disse, porgendole uno dei bicchieri.
Zoe si accorse che le tremava la mano mentre afferrava il bicchiere.
«Grazie» mormorò, prima di bere un lungo sorso del liquido deliziosamente fresco e profumato.
Andreas fece altrettanto e poi mise i bicchieri vuoti in un contenitore.
«Non ho mai bevuto una bibita così buona» osservò Zoe.
«Mi fa piacere che sia stata di tuo gradimento. Ti senti meglio adesso?» le chiese con sollecitudine.
«Direi di sì» rispose Zoe, pensando che Andreas Gavras aveva proprio l'aspetto del proverbiale cavaliere in armatura, ma in abiti moderni. Bello e protettivo, comparso dal nulla in suo soccorso.
«Ti prego di scusarmi un istante mentre telefono in ufficio» le disse. «Poi cercheremo un posto piacevole dove fare uno spuntino.»
«Sei stato molto gentile a occuparti di me, ma immagino ti stessi recando a qualche importante incontro d'affari. Per cui non voglio farti perdere altro tempo» ribatté Zoe.
Andreas le rivolse un'occhiata eloquente, che le provocò un delizioso brivido.
«Sono contento che grazie a te potrò evitare di partecipare a una di quelle riunioni del consiglio in cui di solito mi addormento» le rispose. Zoe non ci credette neppure per un istante. Andreas Gavras aveva l'aspetto di un falco, non certo di un uomo che si assopiva durante una riunione d'affari.
«Inoltre, ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, visto che stamattina non ho avuto tempo di fare colazione» proseguì lui. «E tu?»
«A dire il vero, nemmeno io» ammise Zoe. «Pensavo di fare uno spuntino sul traghetto.»
«Conosco un locale dove servono le specialità migliori. Concedimi solo un minuto» disse Andreas, estraendo il cellulare da una tasca della giacca.
Mentre lui telefonava, Zoe si accorse con sollievo di avere recuperato un po' del suo solito autocontrollo.
A un certo punto, la limousine lasciò il traffico cittadino e si diresse verso la costa, a pochi chilometri di distanza.
«Sono dell'umore giusto per qualche specialità di pesce. E tu?»
«Perché no?» rispose Zoe, anche se in realtà in quel momento non aveva appetito.
«Quando arriveremo, posso ordinare anche per te?»
«Sì, grazie. Non conosco ancora bene le specialità greche.»
Andreas scambiò ancora qualche parola con il suo autista e poco dopo la limousine si fermò davanti a un locale di lusso in riva al mare.
A quell'ora la sala era affollata, ma per loro era stato riservato un tavolo e Zoe immaginò che Andreas avesse prenotato in anticipo quando era sceso dall'auto per comprarle la limonata.
Era sicura che non fosse un sogno, ma stentava a credere che fosse tutto vero, guardandosi intorno.
Andreas la aiutò ad accomodarsi e poi si sedette di fronte a lei, al tavolo coperto da una deliziosa tovaglia a fiori. Dopo che il cameriere ebbe preso i loro ordini, i suoi occhi neri studiarono un istante il bellissimo viso della sua ospite.
«Perché stavi andando a Itaca?» le domandò.
«Sono arrivata in Grecia a gennaio per svolgere delle ricerche biografiche sul poeta inglese George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, meglio conosciuto come Lord Byron» rispose Zoe. «Sto cercando di raccogliere documenti e notizie inedite, ripercorrendo l'itinerario del poeta in questa nazione.»
Con una certa sorpresa da parte di Zoe, lui la guardò con espressione interessata.
«Perché proprio lui e non un altro?» le domandò.
«Byron soggiornò per un breve periodo a Itaca e dintorni. Voglio recarmi lì e parlare con alcuni storici locali che mi daranno di sicuro degli spunti interessanti per le mie ricerche.»
«Che tipo di lavoro svolgi di solito?»
«Sono docente universitaria di letteratura inglese e ho ottenuto da poco il dottorato di ricerca all'UCLA. Magda Collier, la nota regista di Hollywood, vuole realizzare un film biografico su Byron. Le servono notizie e particolari inediti sulla vita avventurosa del poeta, per rendere più interessante la sceneggiatura.
«E Magda Collier ha scelto te?»
«Io e altre due mie colleghe statunitensi. Anche Abby Grant e Ginger Lawrence, che sono entrambe docenti universitarie. Insegnano rispettivamente a Stanford e alla San José State University, in California. L'idea di fare squadra con loro mi piace molto.»
«Un vero e proprio onore.»
«In un certo senso lo è» annuì Zoe. «Prima di Natale abbiamo trascorso una settimana a Los Angeles con gli sceneggiatori per capire quello che la regista desidera. Ormai sono mesi che invio regolarmente notizie inedite a Magda, così come come le mie colleghe dall'Italia e dalla Svizzera, altre nazioni in cui Byron soggiornò dopo il suo esilio volontario dall'Inghilterra. Purtroppo arriverà il momento in cui dovrò tornare negli Stati Uniti, e quindi sto cercando di sfruttare al meglio possibile il tempo che mi resta di questa trasferta professionale.»
«A quanto pare sei una studiosa byroniana anche da prima di accettare questo incarico» osservò Andreas.
Lei annuì. «Ho studiato per anni la produzione poetica e letteraria di Byron, e ho imparato cose incredibili sul suo soggiorno in Grecia.»
«Da quanto tempo sei a Patrasso?»
«Circa sei settimane.»
Il cameriere servì quello che avevano ordinato, e guardando il piatto Zoe pensò che aveva un'aria invitante e un profumo delizioso. Perfetto per stuzzicarle l'appetito. Così che alla fine si scoprì a gustare ogni boccone dell'insalata di riso e pesce, condita con una salsa molto saporita.
«È tutto squisito ma... mi sento in colpa a essere qui mentre quel povero taxista sarà probabilmente in ospedale, in preda a chissà quali sofferenze. Se ha una famiglia, immagino sarà sconvolta per quello che è accaduto.»
«La tua compassione è encomiabile» asserì Andreas.
«Vale lo stesso per te» replicò Zoe, pensando a tutte le attenzioni che Andreas Gavras le stava dedicando. «L'incidente non è colpa del taxista, vero?»
«Penso di no. Comunque sia, cercherò di sapere in quale ospedale è ricoverato quel tale. Così potremo avere sue notizie.»
«Davvero? Ci terrei a dirgli che mi dispiace molto per quanto è accaduto. Da quando sono in Grecia utilizzo i taxi per i miei spostamenti e si sono sempre rivelati un mezzo affidabile. Gli autisti sono sempre gentili, parlano tutti inglese. Io, invece... Se dovessi accompagnare una persona di nazionalità greca in un giro turistico, non sarei in grado di comunicare. È vergognoso che conosca solo poche parole dopo tutti questi mesi di permanenza nel vostro paese» ammise Zoe con un certo imbarazzo.
«Non tutti sono così sensibili e riconoscenti come te. Sono davvero impressionato, kyria, e vedrò cosa posso fare sulla via del ritorno a Patrasso.»
«Grazie» disse lei con gratitudine.
«Dessert?» le propose.
«Non credo di farcela ad assaggiare altre specialità, ma ordina pure per te» disse Zoe.
«Preferisco riaccompagnarti a Patrasso» rispose Andreas. «Nel frattempo cercheremo di scoprire come sta il taxista. Sono sicuro che quando avrai sue notizie, ti tranquillizzerai.»
«Mi spiace» mormorò Zoe.
«Non hai nulla di cui scusarti. Un brutto incidente spaventa chiunque.»
Andreas pagò il conto e cinque minuti dopo erano di nuovo sulla limousine.
Durante il tragitto verso Patrasso, lui fece una serie di telefonate e Zoe immaginò che se c'era qualcuno che poteva ottenere informazioni da canali riservati, questi era proprio Andreas Gavras.
«Buone notizie» le disse infine, dopo l'ultima chiamata. «L'autista ha riportato solo un taglio all'arcata sopraccigliare e gli sono stati applicati dei punti. È già stato dimesso dall'ospedale.»
«È un vero