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Cuore veneziano: Harmony Jolly
Cuore veneziano: Harmony Jolly
Cuore veneziano: Harmony Jolly
E-book190 pagine2 ore

Cuore veneziano: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Vacanze milionarie 2/3
Un viaggio può cambiare la vita, soprattutto se lo si fa con un affascinante milionario


Il cuore di Ginger Lawrence impazzisce quando incontra Vittorio Della Scalla durante un magico viaggio a Venezia. Mentre il milionario la porta in giro per la città, Ginger, che è vedova, si accorge di provare dei sentimenti sempre più forti per la sua affascinante guida: improvvisamente amare le sembra di nuovo possibile. Tuttavia, è Vittorio che non si sente libero di poterla desiderare, poiché il suo animo è prigioniero dei sensi di colpa. Riuscirà Ginger a trovare la chiave per accedere al suo cuore?
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830501027
Cuore veneziano: Harmony Jolly
Autore

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Cuore veneziano - Rebecca Winters

    successivo.

    Prologo

    Dopo una mattinata trascorsa a guidare il motoscafo per sua sorella e le sue amiche, Vittorio Della Scalla, trentenne direttore finanziario presso la Della Scalla Shipping and Passenger Lines Company a Venezia, annunciò che doveva tornare in ufficio.

    «Per favore, porta Paola a fare un altro giro» lo supplicò sottovoce Maria, sua sorella minore, per evitare che la sua migliore amica la udisse.

    Paola Coronna aveva ventiquattro anni, la stessa età di Maria, ed entrambe lavoravano nell'agenzia di viaggi Della Scalla.

    «Ha fatto pratica con lo sci d'acqua e muore dalla voglia di mostrarti la sua capriola frontale» aggiunse Maria.

    Pochi sciatori erano in grado di eseguire quel tipo di evoluzione, ma Paola e suo fratello Dario, che aveva un anno in meno di lei, erano sempre stati delle pesti scatenate, se non peggio.

    «Devo andare al lavoro adesso o arriverò in ritardo» cercò di sottrarsi Vittorio.

    «Per favore» mormorò Maria, con un'espressione di supplica nei begli occhi blu grigio. «Fallo per me... Paola vuole far colpo su di te.»

    Questa era l'ultima cosa che Vittorio avrebbe desiderato sapere, nell'ultimo giorno di vacanza per tutti. Era ormai settembre e per quell'anno non avrebbe più avuto tempo di trascorrere le giornate nella villa di famiglia al Lido di Venezia.

    La prossima volta che avrebbe fatto ritorno lì sarebbe stato il prossimo anno, a primavera inoltrata.

    «D'accordo» cedette con un sospiro. «Ma questa è l'ultima corsa. Tu e Dario non perdetela d'occhio un istante.»

    «Grazie!» sorrise Maria. Diede un bacio sulla guancia al fratello e si allontanò in fretta.

    Vittorio rammentò che anni prima, con altri amici, erano usciti in mare a sciare, a fare gli sbruffoni e a bere più del dovuto. Com'era prevedibile, c'era stato un incidente.

    Lui era stato alla guida del motoscafo e nessuno aveva fatto troppa attenzione a quello che succedeva dietro a loro, compreso lui.

    Quando una delle ragazze era caduta in mare mentre sciava, non se ne erano accorti in tempo e per poco non era stata travolta da un altro natante che era sopraggiunto in quel momento. Alla guida dell'imbarcazione c'era un loro vicino di casa del Lido.

    L'uomo aveva rallentato, affiancato il motoscafo e dopo avergli dato una lavata di capo magistrale, aveva avvertito la guardia costiera. Da quel giorno, quel tale non aveva smesso di tenere d'occhio il comportamento della progenie dei Della Scalla quando uscivano in mare con gli amici, a loro volta figli di famiglie veneziane altolocate.

    A peggiorare la situazione, la notizia della bravata in mare e dello stato di semiubriachezza della maggior parte del gruppo era apparsa su giornali e tivù locali.

    Una vicenda che ebbe altre sgradevoli ripercussioni.

    Vittorio rammentò, infatti, che per suo padre quell'episodio spiacevole fu una pessima pubblicità. La stampa pubblicò anche proteste dei residenti del luogo, che si lamentavano che gli adolescenti delle famiglie facoltose del Lido, incluso il figlio minore del conte Della Scalla, erano una minaccia per la quiete e la sicurezza pubblica.

    Vittorio si accigliò, ricordando che da quel giorno i paparazzi avevano iniziato a stargli alle costole, nella speranza di potere immortalare altre sue intemperanze.

    Suo padre era un'ottima persona, e proprio per questo non risparmiò misure educative nei confronti del figlio minore per correggere queste tendenze pericolose.

    Vittorio ricordò che da quel disgraziato giorno erano seguiti mesi di rigore disciplinare. I suoi privilegi adolescenziali pesantemente decurtati. Niente più scorribande in mare con motoscafo o moto d'acqua, niente più immersioni subacquee. Niente più soggiorni al Lido durante le vacanze scolastiche senza la supervisione di un adulto.

    Per suo padre non aveva avuto importanza che lui non fosse stato ubriaco alla guida del motoscafo. Aveva agito comunque da irresponsabile non vigilando sulle azioni dei suoi amici.

    Inoltre, in un momento di collera, suo padre si era lasciato sfuggire che Gaspare, il maggiore dei suoi figli, non si sarebbe mai comportato come aveva fatto lui, mettendo in imbarazzo tutta la famiglia.

    Quell'osservazione, assieme alla nota di delusione nel tono di suo padre, aveva fatto una profonda impressione su di lui, che aveva giurato a se stesso di non lasciare che si ripetesse mai più qualcosa del genere.

    Da quel giorno il suo comportamento era cambiato radicalmente. Era diventato uno studente modello, e in seguito aveva guadagnato abbastanza denaro per acquistare una barca a vela e fare progetti professionali in autonomia.

    Anche quando aveva iniziato a lavorare alla compagnia navale, lui aveva continuato a gestire la propria azienda in parallelo, deciso a fare in modo che suo padre fosse fiero di lui.

    «Paola è pronta, Vittorio!» lo avvertì Maria.

    Tornato bruscamente alla realtà, Vittorio accese il motore del motoscafo.

    Dopo essersi guardato intorno per sicurezza, accelerò e qualche istante dopo sentì lo strattone della fune e poi Paola che emergeva dall'acqua con gli sci.

    L'amica di sua sorella era una brava sciatrice a cui piaceva esibirsi in acrobazie. Eseguì diversi ampi archi, avanti e indietro.

    A un certo punto Vittorio, giudicando di averla fatta divertire abbastanza, si diresse a riva, osservandola attraverso lo specchietto retrovisore.

    Paola si mise in posizione per fare il suo salto, ma improvvisamente il suo corpo volò in avanti e colpì l'acqua con un'angolazione strana.

    «Fermati!» gridarono Dario e sua sorella all'unisono.

    Vittorio invertì immediatamente il senso di marcia per andare a recuperare Paola. Quando la raggiunse, mise il motoscafo in folle e aiutò Dario a fare salire la ragazza a bordo.

    Fu un attimo dopo che Vittorio notò uno sci da slalom che galleggiava nell'acqua.

    E quello da dove diamine è spuntato?, si chiese, accigliandosi.

    Paola si sedette sulla panca, il sangue che le colava da una caviglia. Nel tentativo di eseguire il salto, doveva essere finita contro l'altro sci d'acqua e l'impatto le aveva provocato la ferita alla caviglia.

    Vittorio afferrò un asciugamano per tamponare il punto colpito, che si stava già gonfiando.

    «Resta qui con lei, Dario. Ci penso io a chiamare un'ambulanza.»

    Pochi minuti dopo, l'idroambulanza proveniente dal Lido di Venezia comparve a distanza a sirene spiegate.

    «Andrà tutto bene, Paola» disse Maria, cercando di confortare l'amica.

    «Ti accompagniamo subito in ospedale» aggiunse Vittorio.

    Mentre sua sorella e Dario restavano accanto alla ragazza in attesa dei soccorsi, Vittorio recuperò lo sci d'acqua.

    Forse lo aveva perso qualcuno che aveva sciato dietro alle altre barche che aveva visto in lontananza... La corrente marina doveva averli spinti nella loro direzione prima che qualcuno avesse avuto il tempo di recuperarli. Oppure erano caduti accidentalmente in acqua dalla poppa di uno di quei natanti o di altri transitati chissà quando.

    A buon conto, meglio toglierlo dall'acqua per evitare che potesse fare altri danni, si disse.

    Restava il fatto che in mare non gli era mai successo niente del genere prima di allora.

    Mentre i paramedici trasferivano Paola a bordo dell'idroambulanza, Vittorio telefonò alla famiglia Coronna per informarli dell'incidente.

    Dario, invece, salì a bordo dell'idroambulanza per accompagnare Paola all'ospedale.

    Maria tornò alla villa del Lido con Vittorio, che nel frattempo aveva telefonato per avvertire la sua segretaria che non sarebbe stato presente in ufficio.

    Due ore più tardi, Paola era già stata sottoposta a un'operazione chirurgica in anestesia generale per ridurre la frattura, inserire alcuni chiodi e piastre metalliche, suturare la ferita e applicare il gesso.

    Fra qualche settimana una radiografia avrebbe stabilito se la caviglia sarebbe stata pronta per la riabilitazione.

    Questo fu quanto l'ortopedico comunicò a Vittorio al termine del delicato intervento.

    Le brutte notizie arrivarono quando a gennaio Paola dovette sottoporsi a un'altra operazione alla caviglia per la sostituzione di alcune parti metalliche.

    Al secondo intervento chirurgico seguì un intenso programma di fisioterapia riabilitativa. Ma nonostante ciò, Paola non riusciva più camminare come prima dell'incidente e il fisioterapista le consigliò di indossare sempre scarpe con la suola bassa. Niente più tacchi alti.

    Maria si sentì orribilmente in colpa per quanto era accaduto a Paola e desiderò di non aver chiesto a Vittorio di concedere a Paola un'altra corsa sugli sci d'acqua.

    Anche Vittorio era molto dispiaciuto per l'incidente, che era accaduto un'altra volta in mare con lui al volante del motoscafo, esattamente come molti anni prima...

    Suo padre aveva espresso il suo disappunto anche per quella vicenda e Vittorio non aveva potuto dargli torto.

    Aveva impiegato parecchio tempo a fare ammenda per il comportamento sconsiderato che aveva tenuto in passato, e da quel momento era stato sempre attento a non danneggiare in alcun modo la reputazione della sua famiglia.

    Naturalmente non era responsabile dell'incidente avvenuto lo scorso settembre in mare, ciò nonostante non poté fare a meno di sentirsi in colpa.

    1

    Otto mesi dopo

    Il mese di maggio volgeva al termine e anche il suo lavoro in Italia, pensò Ginger Lawrence, controllando una serie di file sul computer portatile.

    Alcuni di essi contenevano i dati che aveva raccolto sulla condizione dei bambini nel mondo. Altri, le ricerche iconografiche che negli ultimi sei mesi aveva svolto su Lord Byron, affidatele da Magda Collier, una regista statunitense che voleva realizzare un film sul grande poeta inglese.

    Le ricerche su Byron erano state la ragione per cui era partita da Los Angeles ed era venuta in Europa.

    Il giorno prima era stata a Genova, l'ultima località italiana in cui Byron aveva abitato.

    Quel pomeriggio, invece, aveva incontrato alcuni ricercatori a Ravenna, tra cui il dottor Welch e il dottor Manukyan. Oltre a un gruppo conosciuto fra circoli letterari con il nome International Lord Byron Association.

    Al termine dell'incontro, i due professori l'avevano invitata a cena a bordo della Sirena, una nave da crociera ancorata nel porto di Ravenna e lei aveva accettato con piacere l'invito.

    Con quel gruppo di studiosi, aveva trascorso buona parte della giornata a condividere notizie e informazioni su Lord Byron, che aveva viaggiato e vissuto in quella regione adriatica.

    Era proprio in quei luoghi che si era dedicato al teatro e aveva scritto I due Foscari, una delle commedie che lei preferiva. E anche Cain, ovvero una drammatica riflessione byroniana sul biblico Caino.

    Quella sera Ginger ebbe la possibilità di incontrare altri membri dell'associazione, che avrebbero presentato materiale al Byron Conclave in Armenia a luglio.

    Peccato solo che sia lei che le sue due colleghe che stavano eseguendo altre ricerche su Byron in altre zone d'Europa per conto di Magda, a quell'epoca sarebbero già rientrate in California per riprendere la docenza all'università.

    Durante la cena con il gruppo di studiosi, Ginger ammise di essere molto dispiaciuta per non avere abbastanza tempo per visitare Venezia.

    Infatti, per esplorare in modo soddisfacente quella città unica al mondo, ci sarebbe voluto almeno un mese, ma lei avrebbe dovuto accontentarsi di una sola giornata.

    A quelle parole, il professor Manukyan, di nazionalità armena e ospite della serata, sorrise.

    «A Venezia, Byron trascorse molto del suo tempo proprio nel monastero armeno sull'isola di San Lazzaro, durante i due anni che frequentò i monaci per imparare la loro lingua.»

    Ginger annuì. «Ho intenzione di passare buona parte della mia giornata a Venezia proprio al monastero.»

    «L'isola si chiama così perché in passato era un lazzaretto per i lebbrosi, il cui patrono è San Lazzaro» le spiegò il professore. «I malati abitarono sull'isola dal XII al XVI secolo. Al termine di quel periodo, l'isola rimase disabitata. In seguito Mechitar, un monaco armeno, fuggì dai Turchi e arrivò a Venezia, dove gli fu concessa l'isola per la sua congregazione. Attualmente nel monastero abitano una dozzina di monaci che si occupano di custodire il prezioso museo e la biblioteca. Oltre a essi, ci sono gli studenti armeni che vengono a studiare l'italiano. Durante i suoi viaggi in Europa, Byron decise di integrare i divertimenti con i piaceri intellettuali, fra i quali l'apprendimento della lingua armena.»

    «Un aspetto che ho intenzione di approfondire» dichiarò Ginger.

    Non era mai sazia di studiare tutto quello che aveva scritto e fatto Lord Byron, pensò, gustando una deliziosa frittura di pesce seguita da dessert e caffè all'italiana.

    Nel corso della serata, il professor Manukyan annunciò le date di altri seminari che l'International Lord Byron Association avrebbe organizzato nei prossimi mesi.

    Ancora una volta Ginger si rammaricò del fatto che presto sarebbe tornata in California per riprendere la docenza: a causa degli impegni professionali non avrebbe potuto partecipare agli incontri.

    Con il pensiero rivolto alle colleghe, con le quali aveva appuntamento in Svizzera prima di rientrare negli Stati Uniti, Ginger si appoggiò allo schienale della sedia, sorseggiando il caffè.

    Era arrivata in Italia a gennaio, alla ricerca di informazioni inedite o poco note riguardanti la biografia Lord Byron.

    Poco prima di Natale, il rettore della Vanguard University di Costa Mesa, in California, dove lei insegnava, l'aveva convocata nel suo ufficio per chiederle se le sarebbe piaciuto partecipare a un seminario a Los Angeles, in cui la regista Magda Collier avrebbe illustrato il progetto di realizzare un nuovo film biografico su Lord Byron.

    Il lungometraggio sarebbe stato prodotto da un amico di Magda, e alcune ricerche iconografiche erano necessarie per fornire materiale originale agli sceneggiatori.

    In altre parole lei avrebbe dovuto sospendere la docenza per un semestre e trasferirsi in Europa.

    Dopo la prematura scomparsa di suo marito, avvenuta due anni prima per una malattia incurabile, aveva colto al volo l'opportunità di lavorare in Italia

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