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Un uomo da non perdere: Harmony Collezione
Un uomo da non perdere: Harmony Collezione
Un uomo da non perdere: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Un uomo da non perdere: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lento, intrigante, inseroabile. L'amore fra lei e Angus Keir, magnate dei trasporti che si è fatto dal nulla, è come un rivolo d'acqua che si è insinuato giorno dopo giorno nelle loro esistenze. Fino ad installare nella mente di Domenica Harris un sogno bello ma impegnativo: il matrimonio. Il "sesto senso" femminile, però, le invia un impulso preciso: Angus è tormentato da qualcosa o da qualcuno che gli impedisce di prendere impegni. E' meglio parlarne o fuggire?

LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2016
ISBN9788858944066
Un uomo da non perdere: Harmony Collezione
Autore

Lindsay Armstrong

Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.

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    Anteprima del libro

    Un uomo da non perdere - Lindsay Armstrong

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    By Marriage Divided

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2000 Lindsay Armstrong

    Traduzione di Paola Ingenito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-406-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    La proprietà si chiamava La Pace dei Lidcombe, due cento acri sulle colline a un’ora di macchina a sud di Sidney.

    La casa, costruita su un’altura dalla vista splendida, era stata progettata con ampie verande tutt’intorno al pianterreno lastricate di pietra, mura color crema e un tetto di assi di legno. Nell’azzurro e nell’oro di quella magnifica giornata estiva, si stagliava elegante alla luce del sole.

    Anche la ragazza che lo attendeva in veranda era elegante, e ad Angus Keir sembrava che si intonasse perfettamente a quello scenario bello e prestigioso. Si trattava infatti di Domenica Harris, i cui genitori avevano costruito la casa attuale e la cui famiglia possedeva la tenuta da molto prima.

    Figlia del noto accademico e storico Walter Harris, e della consorte di ottimo lignaggio Barbara, Domenica aveva ricevuto un’educazione raffinata e aveva frequentato le scuole migliori, come gli avevano rivelato le sue ricerche. E la sola ragione per cui aspettava Angus Keir, un uomo che si era fatto strada nella vita col sudore e stava per prendere in consegna le chiavi, era che con la recente morte di suo padre la situazione patrimoniale degli Harris era diventata precaria e la vendita della Pace dei Lidcombe necessaria.

    Per questo si era immaginato di essere accolto da una figlia addolorata, e non da una ragazza dall’aria serena e attraente come quella, pensò mentre scendeva dalla macchina e si avvicinava alla veranda; più attraente di qualunque ragazza avesse mai conosciuto.

    Era alta e scura di capelli, con la carnagione chiara e liscia e una leggera fossetta nel mento. Gli occhi erano azzurri e le ciglia incredibilmente lunghe; mentre la massa di capelli con la riga da una parte le scendeva come una cascata di seta fin sotto le spalle.

    Aveva tra le mani un cappello di paglia e una cartelletta e indossava un abito a tre quarti con una lunga fila di bottoni in un qualche delicato tessuto rosa camelia che metteva in risalto una figura pressoché perfetta e gambe da purosangue. Le scarpe un po’ infantili e senza tacco completavano l’opera.

    La ragazza gli andò incontro e gli tese la mano. «Signor Keir? Sono Domenica Harris. Come sta? Volevo mandare il mio avvocato per celebrare questo piccolo rituale, poi ho pensato che avrei dovuto farlo io stessa. Benvenuto alla Pace dei Lidcombe; le auguro di trascorrere qui molti anni felici!»

    Angus Keir socchiuse gli occhi; tutto era stato pronunciato con voce educata e musicale, come si era aspettato. Ma non c’era stata traccia di sofferenza né di rimpianto, e non capiva come mai la cosa avesse colpito la sua attenzione.

    «Come sta, signorina Harris?» le rispose stringendole la mano. La stretta della ragazza era ferma, svelta e professionale. «È stata molto gentile a prendersi il disturbo. Spero non le causi troppo dolore.»

    Domenica Harris lo studiò. Tramite un agente immobiliare lei e quell’uomo avevano condotto quasi una guerra per il passaggio della Pace dei Lidcombe. Ed era stata solo la necessità di vendere una parte del patrimonio, e anche alla svelta se non voleva vedere sua madre fare bancarotta, che alla fine l’aveva indotta ad accettare la sua offerta; benché fosse una somma niente affatto irrisoria, era comunque inferiore a quanto lei avesse chiesto.

    Di conseguenza, si era figurata questo Angus Keir un osso duro, e molto più anziano. Ma a vederlo poteva avere al massimo trentacinque anni; era alto, i capelli neri e corti e indossava un abito di sartoria verde chiaro, camicia azzurra e cravatta. Possedeva anche la prestanza che lo avrebbe fatto risaltare in mezzo a una folla, con le spalle ampie e i fianchi snelli e si muoveva con una sorta di autorevole disinvoltura.

    Ma la caratteristica più stupefacente era un paio di occhi grigio scuro sul volto affilato e intelligente. Occhi cui non sfuggiva nulla, sospettò, almeno non lei.

    «Immagino di essere una persona realistica, signor Keir. Dovevamo liberarci di qualcosa e questa proprietà era una specie di buon ritiro che non ci possiamo più permettere. Mio padre, che lo ereditò da sua madre, era quello che l’amava di più ma non è più tra noi.»

    «Mi chiedevo del nome» mormorò Angus.

    Domenica sorrise. «Mia nonna era una Lidcombe e la sua rosa preferita era la rosa Pace.» Con la mano indicò i cespugli piantati tutt’intorno alla veranda. « Anche se questa casa è stata costruita dopo la sua morte abbiamo sempre rispettato le sue preferenze in fatto di rose. Sono tutte Pace.»

    «Incantevoli» commentò lui. «Non vi pentirete di non poter passare qui le vostre vacanze o di non avere un eremo così vicino alla città?»

    Domenica infilò una chiave d’ottone nella toppa e spalancò il grosso portone di legno. «Un po’» gli confessò, «ma sono sempre così occupata che per me le vacanze sono un lusso.»

    «Che lavoro fa?» si informò Angus.

    Domenica lo guardò poi lo precedette nell’ingresso. «Disegno abiti per bambini. Ho una mia linea, e finalmente è decollata! Ho più ordini di quanto mi aspettassi e stavo pensando di estendermi anche nel campo dell’abbigliamento sportivo per donna.»

    Angus era sorpreso. Forse avrebbe dovuto svolgere qualche ulteriore ricerca su quella che credeva solo una ragazza attraente, frivola e mondana e sulla sua famosa famiglia.

    «Mi perdoni» le disse mentre oltrepassava la soglia, «ma mi domandavo perché sto trattando con lei invece che con sua madre, signorina Harris, e a chi è intestata la proprietà.»

    Domenica posò il cappello su un elegante tavolino in mogano col ripiano coperto in pelle. «Sia mia madre che mia sorella Christabel sono persone meravigliose, signor Keir, ma non proprio inclini agli affari. Neppure mio padre lo era.» Domenica parve rattristarsi per un attimo, poi sorrise. «Non so da dove ho ereditato il senso pratico, ma loro sono ben contente di lasciare che me ne occupi io. Ho una delega di mia madre. Adesso, passiamo all’inventario» continuò, energica e concreta. «Credo che lei ne abbia una copia.»

    «Infatti.» Angus estrasse dei fogli ripiegati dalla tasca della giacca.

    «Come si ricorderà, benché la maggior parte degli oggetti fossero inclusi nella vendita, ha acconsentito che tenessimo alcuni ricordi personali.»

    «Sì.»

    «Bene, penso che dovremmo controllare insieme la lista e sottoscriverla in modo che non sorgano disaccordi in futuro.»

    Angus la osservò e gli fu chiara la natura della misteriosa attenzione che aveva provato poco prima. Gli sarebbe piaciuto esercitare un qualche potere su quella creatura controllata, serena e assolutamente affascinante; un qualche ascendente se non altro per farle rimpiangere amaramente di doversi separare dalla casa che lui ora possedeva. Perché? Per poterla riattirare verso la casa e avere una scusa per poterla conoscere meglio? Sì, concluse; e si stupì di averlo pensato.

    Fu allora che si accorse che Domenica lo stava guardando, ma solo perché aspettava; e il fatto di non aver avuto su di lei lo stesso impatto che lei aveva avuto su di lui lo divertì, in segreto, ma gli indusse anche una precisa determinazione a cambiare le cose...

    «Penso che sia un’ottima idea, signorina. E se dovesse avere dei ripensamenti su ciò che le piacerebbe tenere, non esiti a dirmelo. Sarò felice di accontentarla.»

    Questa volta fu Domenica a far trapelare un certo stupore. «È molto gentile, ma non penso che ci sia nulla» disse, come se non fosse sicura di credergli.

    «Allora, vogliamo cominciare?» suggerì lui.

    Ci volle più di un’ora e benché avesse già ispezionato la casa in passato, Angus Keir avvertì un senso di trionfo a pensare che quella deliziosa dimora in legno e ardesia, progettata per sfruttare al meglio la luce naturale e dotata di una vista magnifica, fosse sua; anche se privata di alcuni tesori della famiglia Harris.

    Pur non sembrando uscita dalle pagine patinate di una rivista d’arredamento, era comoda e lussuosa. Eppure, mancava qualcosa.

    E quasi come se gli leggesse nel pensiero, Domenica disse: «Immagino che non sia sposato, signor Keir».

    «Immagina giusto, signorina; ma da cosa lo ha dedotto?»

    Erano nel salotto, a guardare fuori oltre le rose, verso Sidney. Erano quasi spalla a spalla, e benché fosse alta più di un metro e ottanta, Domenica valutò che anche con i tacchi sarebbe stata più bassa di lui. Quella prestanza e quell’altezza così vicini, insieme ai tratti del volto, attraenti ma con un pizzico di intransigenza nella bocca e gli occhi di conosce il mondo ed è abituato a fare a modo suo, le facevano uno strano effetto.

    A differenza di lei era anche abbronzato, ed era impossibile non accorgersi di quanto fosse in forma, non solo per l’asciuttezza del corpo ma per il modo in cui si muoveva. C’era qualcosa di inebriante nel profumo maschile del cotone fresco di bucato, e della stoffa appena stirata; e qualcosa di stranamente toccante nella piccola cicatrice a forma di stella alla fine del sopracciglio sinistro.

    Un eccellente esempio di uomo nel fiore degli anni, ma con un vago senso di imbarazzo. Domenica si ricordò, in ritardo, che le aveva rivolto una domanda.

    «Be’» disse cercando di distogliere la mente dalla pura fisicità, «se fossi una moglie il cui marito ha appena comprato una casa, non si riuscirebbe a tenermi lontana. D’altro canto, potrebbe essere più semplice senza una moglie tra i piedi: vorrebbe cambiare la casa e dare un’impronta personale... il che potrebbe significherebbe altro denaro per lei.»

    «Non credo, ammesso che avessi una moglie, che le lascerei cambiare qualcosa in questa casa, signorina Harris.»

    Domenica lo guardò perplessa. «Davvero?»

    Una sola parola ma pronunciata con una tale altezzosità da annichilire all’istante. «Davvero» ripeté lui, con garbo. «Mi piace così com’è.»

    «Oh.» Domenica si guardò intorno e lui capì che era combattuta tra l’orgoglio per il buon gusto della Pace dei Lidcombe e l’ostilità verso un uomo che non avrebbe consentito alla moglie di esprimere la propria personalità. «Bene.» Gli tese la mano e gli diede una rapida occhiata come dire che in fondo non erano affari suoi. «Sono certa che vorrà esplorarla meglio da solo, così vado. Le altre chiavi sono appese al gancio vicino alla dispensa.»

    Angus non le prese la mano. «Le piacerebbe pranzare con me, signorina Harris? Ho visto un ristorante a qualche chilometro da qui che sembra gradevole. E non avevo intenzione di proporle di fermarsi oltre.»

    Domenica esitò. «È molto gentile, ma... no. Devo tornare al lavoro.» Guardò l’orologio e aggiunse con un sorriso fugace: «Grazie, ma devo proprio sbrigarmi!».

    «Non pranza?»

    «Sì, ma di corsa.»

    «Che ne dice di una cena questa sera, allora?»

    Domenica rimase in silenzio, cercando disperatamente di pensare a una scusa, mentre ogni secondo che passava era ovvio che non ne trovava nessuna.

    «A meno che lei non consumi tutti i pasti di corsa, signorina Harris» le fece il verso.

    Domenica non gradì il sarcasmo. Ma si chiese anche perché fosse così restia a conoscere meglio quell’uomo. Doveva essere una reazione istintiva al sottile processo che si era innescato tra loro dal primo momento che si erano

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