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Tre parole: tu sei mia
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E-book143 pagine1 ora

Tre parole: tu sei mia

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Info su questo ebook

"Tu sei mia." Non solo parole, ma dimostrazione di un grande amore.
Nell'istante stesso in cui il suo sguardo ha incrociato quello di Aldo, Cat ha capito che il suo cuore sarebbe stato per sempre in balia di quell'uomo. Ma quando la passione che ha caratterizzato i primi tempi lascia spazio alla lontananza, e alla gelosia, i dubbi di Cat diventano sempre più assillanti. Come può essere che il loro amore sia svanito all'improvviso? E, soprattutto, come può essere così sfacciato, lui, dall'ostentare di fronte a sua moglie la relazione con un'altra? Proprio quando queste domande stanno per allontanarla per sempre dall'uomo che ama, quelle tre sole parole sembrano riportare uno spiraglio di luce nel cuore di Caterina.
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2020
ISBN9788830519411
Tre parole: tu sei mia
Autore

Diana Hamilton

Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.

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    Anteprima del libro

    Tre parole - Diana Hamilton

    Copertina. «Tre parole: tu sei mia» di Hamilton Diana

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Convenient Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Diana Hamilton

    Traduzione di Maria Teresa Delladio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-941-1

    Frontespizio. «Tre parole: tu sei mia» di Hamilton Diana

    Prologo

    «Stai scherzando! Mi stai proponendo di sposare Aldo Patrucco?» Negli occhi verdi di Cat balenò un chiaro lampo di disprezzo. Poi la ragazza si alzò in piedi e dall’alto del suo metro e settantacinque fissò il nonno con un’espressione a mezzo tra l’incredulità e l’oltraggio.

    L’anziano uomo aveva un’aria rattrappita, seduto nella sua poltrona preferita accanto al camino, in quegli abiti troppo grandi per le sue fragili ossa. Cat provò un moto di compassione. Le dispiaceva parlargli con quel tono. Gli voleva molto bene, ma non avrebbe mai accettato l’assurda proposta che lui aveva avuto il coraggio di farle.

    «Ti rendi conto?» sibilò Cat. «Mi hai appena chiesto di vendermi a uno sconosciuto. Non siamo più nel Medioevo!»

    «E tu, Caterina, stai reagendo come al tuo solito in modo esagerato» replicò Domenico Patrucco con voce atona. «Perché non ci prendiamo un tè e ragioniamo con un po’ di calma? Senza urlare.»

    Cat prese un profondo respiro. Che cosa le costava accontentarlo? Il povero vecchio aveva avuto un sacco di guai negli ultimi tempi. Aveva perso la sorella, Silvana, e Alice, la sua amata moglie, nel giro di soli tre mesi.

    Sia lei sia il nonno non avevano ancora superato la perdita di Alice, e Cat sapeva bene come lui si sentisse. Pur non avendo conosciuto la prozia Silvana, era consapevole di come il nonno attendesse con ansia quelle lunghe lettere dall’Italia che gli raccontavano di come andassero le cose in quel ramo della famiglia che si era spaccata tanti anni prima.

    Ormai Domenico Patrucco era rimasto solo. Aveva soltanto Bonnie, l’anziana governante che viveva in casa da talmente tanto tempo da essere diventata un membro di famiglia. Era stata proprio la donna a raggiungerla nel vecchio granaio, che era stato trasformato in laboratorio con annesso un miniappartamento, nel quale lei abitava, per annunciarle che il nonno avrebbe gradito la sua presenza all’ora del tè.

    Mentre sistemava le tazze e la teiera, Cat si domandò se non fosse il caso di trasferirsi nuovamente nella casa principale per essere di maggiore compagnia al vecchio. La terra era stata venduta già da diversi anni, quando Domenico aveva deciso di andare in pensione, e attualmente il nonno non aveva nulla da fare se non meditare tutto il giorno e uscirsene con idee strampalate come quella.

    Lei gli doveva molto. Era stata allevata dai nonni sin da quando sua madre, e loro unica figlia, era morta insieme al marito in un incidente stradale. Lei era ancora piccina e l’amore e le cure dei due nonni erano stati assoluti.

    Da un paio d’anni Cat aveva terminato gli studi, conseguendo un diploma di artigiano orafo. I nonni, allora, le avevano offerto la possibilità di trasformare il granaio in laboratorio, e con un po’ di riluttanza avevano accettato la sua idea di andare a vivere nella mansarda sovrastante. A quel tempo aveva ventuno anni ed era desiderosa di avere un proprio spazio dove poter lavorare, riposare e ricevere amici. In altre parole, aveva voluto la sua indipendenza.

    Ma ora si domandò se non fosse il caso di tornare a fare compagnia al nonno per qualche mese, almeno fino a quando non si fosse ripreso dalla tragica perdita della moglie.

    Versò il tè nelle tazze e gliene offrì una. Quindi si mise a sedere sulla poltrona di fronte, accanto al focolare. «Che ne diresti se mi trasferissi qui per un paio di mesi? Potremmo trascorrere un po’ più di tempo insieme.»

    E poi avrebbe potuto subaffittare il suo stand al Centro dell’Artigianato e prendersi una pausa dal lavoro, pensò. Interrompere l’attività non era il modo migliore per cercare di farsi strada nel campo che aveva scelto, ma lo doveva al nonno. «Potremmo fare anche delle belle gite. Sono disposta ad accompagnarti ovunque desideri...»

    «E farmi venire un infarto» la interruppe lui brusco. «Il tuo modo di guidare è assurdo, come sono assurdi gli abiti che indossi.» Poi, notando come la nipote fosse rimasta male a quelle parole, aggiunse in tono più gentile: «Ti ringrazio e apprezzo il pensiero, ma non è necessario che ti sacrifichi. Ciò che invece mi renderebbe felice, è che tu prendessi in seria considerazione la proposta che ti ho fatto».

    E così erano tornati al punto di partenza. Visto che le tattiche diversive non avevano funzionato, a Cat non restava che affrontare apertamente l’argomento e fargli capire che la sua idea di maritarla col pronipote era semplicemente pazzesca.

    «Se la tua proposta fosse sensata, ti assicuro che la considererei» replicò quindi, cercando di mantenere la calma. «Per farti contento, ti prometto di ascoltare con pazienza quanto hai da dirmi in proposito.» E si allungò sulla poltrona scostando i lunghi capelli ramati dal collo. Faceva caldo nella stanza. Era soltanto metà settembre, ma nel camino scoppiettava già un bel fuoco. Il nonno viveva da anni nella fredda, brumosa Inghilterra, eppure non si era mai abituato al clima del posto e il sangue italiano che gli scorreva nelle vene reclamava calore.

    L’uomo la fissò per dei lunghi momenti senza parlare. Forse stava cercando le parole adatte per dare senso a un’idea insensata, pensò Cat. In ogni caso, non avrebbe funzionato.

    «La famiglia» esordì infine il vecchio. «Tutto ruota intorno alla famiglia. Dimentica le azioni per un istante. Certo, sono importanti, ma non tanto quanto chiudere il cerchio.»

    Cat avrebbe voluto chiedergli che cosa intendesse dire, ma non lo fece. E per quanto riguardava le azioni, le avrebbe dimenticate con piacere. Per sempre. Crescendo, aveva udito quella storia un’infinità di volte, al punto da non poterne più. Suo nonno si era sentito defraudato e ferito nell’orgoglio quando il fratello maggiore aveva ereditato il settanta per cento delle azioni dell’azienda di famiglia, contro il suo trenta per cento.

    Forte della sua maggioranza azionaria, Marco Antonio era stato l’unico ad acquistare, vendere, prendere decisioni, nonché a ordinare al fratello cosa fare e cosa non fare. In altre parole, aveva avuto il controllo dell’azienda. Così Domenico, amareggiato e ferito, aveva deciso di andarsene. Si era trasferito in America e là, determinato a dimostrare a Marco Antonio che non aveva bisogno né di lui né dei suoi oliveti e vigneti, era riuscito a mettersi nei guai per via di un pezzo di terra grande quanto un fazzoletto.

    In seguito si era spostato in Inghilterra per cercare fortuna. E lì aveva trovato l’amore della sua vita, Alice.

    Figlia unica di una famiglia di agricoltori, Alice Mayhew si era innamorata a prima vista del bel corteggiatore italiano. Dopo il matrimonio, Domenico aveva contribuito alla crescita della fattoria nello Shropshire col lavoro ma anche col capitale. Grazie agli introiti provenienti dalle azioni che avevano causato la divisione da suo fratello, infatti, aveva acquistato nuovi terreni, aggiornato le attrezzature e rinnovato la casa.

    Nonostante lo sdegno per la misera parte che gli era spettata, Domenico non aveva mai trovato il coraggio di vendere la sua quota e, attualmente, a giudicare dal florido stato di salute del suo conto in banca, quelle azioni stavano pagando dei dividendi sostanziosi.

    «Non pensavi che la famiglia fosse importante quando te ne andasti dall’Italia interrompendo tutti i contatti» gli ricordò Cat con garbo, notando che il nonno era a corto di parole.

    «Quello fu orgoglio. L’orgoglio di un uomo può essere cieco e ostinato. Comunque» si giustificò Domenico, «ho mantenuto i contatti con Silvana. Mia sorella mi ha raccontato di come Marco Antonio abbia saputo far crescere gli affari, mi ha informato della nascita di suo figlio Astorre, della morte di nostro fratello, avvenuta dieci anni dopo il matrimonio del figlio. Mi ha raccontato anche del matrimonio di Astorre con una donna appartenente a una ricca famiglia romana e dell’arrivo di Aldo, mio pronipote. Sempre tramite lei, ho saputo che Astorre e la moglie si sono ritirati in pensione e che attualmente vivono ad Amalfi. Ora è Aldo ad avere in mano le redini dell’azienda. Grazie a lui l’attività si è allargata ulteriormente e, a quanto ho capito, oltre all’azienda agricola, ora realizzano lussuose ville e appartamenti da affittare per le vacanze.»

    Cat provò pena per il nonno. Era un vecchio di settantanove anni che viveva un sogno irrealizzabile. Ora le era chiaro che cosa intendesse dire con chiudere il cerchio. Voleva superare i risentimenti e le incomprensioni passate e un bel matrimonio tra lei e il pronipote avrebbe riunito la famiglia e sistemato ogni cosa.

    Il tutto, nella sua fantasia!

    «Grazie alle fotografie che mi ha inviato Silvana» aggiunse Domenico con un sorriso malizioso, «mi sono potuto rendere conto che Aldo è un bell’uomo di trent’anni dal fascino tipicamente italiano. Inoltre, è uno scaltro uomo d’affari, possiede una villa in Toscana, una casa a Firenze e un appartamento a Portofino. Quando gli ho telefonato, un paio di settimane fa, gli ho spiegato quanto sia stato doloroso per me allontanarmi dalla famiglia, e proprio per questo gli ho proposto un matrimonio con te: in questo modo la famiglia potrebbe finalmente ricomporsi.»

    A quelle parole seguì un silenzio che sembrò durare un’eternità. Poi Cat sentì il sangue salire al cervello. «Che cosa hai fatto?» esplose inorridita. «Non posso crederci!» Ma passato il momento di collera e riguadagnata un po’ di lucidità, aggiunse speranzosa: «Immagino cosa ti abbia risposto e che cosa ti abbia suggerito di farne della tua idea. Mi sbaglio?».

    «Credo proprio di sì» replicò il nonno con aria soddisfatta. «Aldo ha accettato il mio invito. Viene qui a conoscerti e a discutere meglio la faccenda. Come ti ho già detto, ha uno spiccato senso degli affari, il che ci riporta alla questione delle mie azioni. Vuoi versarmi dell’altro tè?»

    Con mani tremanti, Cat gli riempì una seconda tazza. Non voleva lasciarsi travolgere dalla collera. Dopotutto, il nonno aveva settantanove anni e stava ancora soffrendo per la perdita di Alice. Anche la sorella era morta e con tutta probabilità ora Domenico viveva col rimorso di non essersi rappacificato col fratello ormai scomparso da parecchi anni.

    Come ultimo tentativo di sanare la frattura all’interno della famiglia, gli era venuto in mente di organizzare un improbabile matrimonio tra lei e il pronipote. Cat doveva sforzarsi di ricordare tutte quelle cose per non mettergli le mani al collo e strozzarlo!

    Sopprimendo l’istinto, cercò di ragionare. Nessuno sarebbe riuscito a farle sposare

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