Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Turchese come i tuoi occhi (eLit): eLit
Turchese come i tuoi occhi (eLit): eLit
Turchese come i tuoi occhi (eLit): eLit
E-book160 pagine2 ore

Turchese come i tuoi occhi (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Le sorprese arrivano sempre nel momento in cui meno te lo aspetti...

Un quadro rotto, una busta ingiallita e un documento segreto. In un attimo la vita di Zoe Lambert imbocca una strada inaspettata. Sembra infatti che sua madre fosse la proprietaria di una villa nell'isola greca di Thania. Zoe parte immediatamente e scopre che Villa Danae non è una casa diroccata e abbandonata ma una splendida dimora circondata da un giardino curato in modo davvero impeccabile. Va alla ricerca di informazioni che possano sollevare il velo che oscura quella parte della vita della madre e conosce Andreas e Stephanos Dragos, che la turbano profondamente. Il primo la seduce con il suo sguardo dal fascino misterioso. Il secondo le fa una rivelazione sconvolgente.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2016
ISBN9788858951415
Turchese come i tuoi occhi (eLit): eLit
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

Leggi altro di Sara Craven

Correlato a Turchese come i tuoi occhi (eLit)

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Turchese come i tuoi occhi (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Turchese come i tuoi occhi (eLit) - Sara Craven

    successivo.

    1

    «Ci ho pensato, e mi sono convinto che tu e io dovremmo sposarci» affermò George.

    Zoe Lambert, che stava sorseggiando del vino bianco, fece uno sforzo sovrumano per non strozzarsi.

    Se fosse stato chiunque altro ad asserire una cosa del genere, gli avrebbe riso in faccia. Ma non poteva rispondere in quel modo a George, seduto di fronte a lei al tavolino del wine bar, con i suoi capelli unti e il sorriso incerto.

    George era suo amico, uno dei pochi con cui era riuscita a stabilire rapporti cordiali al Bishop Cross College, dove lui insegnava matematica. Dopo la riunione settimanale, solitamente tutti gli insegnanti si ritrovavano al bar per bere qualcosa insieme, ma lei e George non si erano mai visti da soli. D'altra parte, non c'era la minima attrazione, fra di loro. Anche se Zoe avesse avuto intenzione di interessarsi a George, bastava il solo pensiero della madre di lui a dissuaderla.

    La madre di George era una fragile vedova dal cuore di pietra, e non faceva prigionieri nella sua strenua lotta per tenersi a casa l'unico figlio, uno schiavo mite e ubbidiente, scapolo. Nessuno degli sporadici interessi sentimentali di George era mai sopravvissuto all'azzurro sguardo gelido di lei, e la donna faceva di tutto per mantenere inalterata la situazione. I suoi occhi di ghiaccio si sarebbero trasformati in fessure minacciose, se avesse scoperto che suo figlio si trovava in un bar proprio con Zoe Lambert, e per giunta le stava proponendo il matrimonio.

    «George, io non credo...»

    «Fra le altre cose, ora che sei rimasta sola, le cose non saranno facili per te. Sei stata molto coraggiosa durante tutto il tempo della malattia di tua madre. Ora mi piacerebbe prendermi cura di te. Non voglio che tu abbia una sola preoccupazione al mondo.»

    Zoe pensò che avrebbe dovuto preoccuparsi soltanto che la madre di George non la avvelenasse, aiutata dalla sua migliore amica, Megan, la zia di Zoe.

    Al pensiero di come Megan si era comportata al funerale, quindici giorni prima, Zoe ebbe un sussulto. Megan Arnold aveva trattato in modo brusco e scortese tutti coloro che le si erano avvicinati per farle le condoglianze, e aveva a malapena rivolto la parola a sua nipote, l'unica parente che le fosse rimasta.

    Quando erano tornate a casa dopo la funzione religiosa, non aveva accettato nulla da mangiare né da bere. Si era limitata a guardare in silenzio con aria di disapprovazione.

    «Non te la prendere, cara. A volte le persone esprimono il dolore in una maniera incomprensibile» aveva cercato di consolarla la signora Gibb, che negli ultimi dieci anni aveva fatto le pulizie in casa di Gina Lambert.

    Sul viso della zia, però, non si vedeva alcun segno di dolore. Megan Arnold era sempre stata distante durante la malattia della sorella minore, e se adesso provava rimpianto, non lo dava certo a vedere, come non lo aveva mostrato prima del funerale.

    Zoe si scosse da questi pensieri dolorosi e sgradevoli, si scostò una ciocca di capelli biondi dalla fronte e guardò con gli occhi grigio chiaro l'uomo che le stava di fronte.

    «Forse ti sei innamorato di me, George?» gli chiese, a bassa voce.

    «Be'... tu mi piaci molto, Zoe, e ti stimo più di ogni altra persona. Questo lo sai. Ma io non sono il tipo da colpo di fulmine o da passione incontrollabile, e penso che nemmeno tu lo sia. Ritengo che sia molto più importante l'amicizia.»

    «Sì, capisco. Forse hai ragione» rispose lei, mentre pregava che George si sbagliasse. «Senti, George, tu sei molto gentile, e io apprezzo tutto quello che hai detto, ma non voglio prendere decisioni avventate. È passato troppo poco tempo dalla morte di mia madre, e io non ho ancora le idee chiare sul mio futuro.»

    «Capisco perfettamente. Non voglio metterti fretta. Ti chiedo solo di pensarci. Mi prometti che ci penserai?»

    «Sì, certo» mormorò Zoe, sapendo di mentire. Era la sua prima proposta di matrimonio, e le sembrava assai bizzarra.

    «Se a un certo punto crederai di essere pronta a sposarmi... ma non voglio metterti fretta. Aspetterò tutto il tempo che sarà necessario.»

    «Non ti merito, George.»

    Per tutto il percorso fino a casa, mentre era sull'autobus, Zoe cercò di pensare ad altro. La proposta di George era il problema minore, per lei, in quel momento.

    Era tornata ad Astencombe, tre anni prima, quando si era laureata, e poco dopo era stata diagnosticata la malattia che avrebbe condotto sua madre alla morte. La casetta dove aveva vissuto fino a quel momento era di Peter Arnold, il defunto marito di zia Megan, che aveva acconsentito a darla in affitto alla cognata Gina e a sua figlia.

    Zoe aveva sempre sospettato che lo zio avesse affittato la casetta contro il volere della propra moglie. Comunque fosse, dopo la morte di Peter, Megan aveva aumentato la pigione ogni anno, anche se non aveva certo bisogno di quel denaro. Aveva addirittura preteso che l'inquilina si facesse carico delle spese di manutenzione straordinaria.

    Anche Gina era vedova, e integrava la piccola pensione di suo marito guadagnandosi da vivere come esperta di giardini. Era comunque un lavoro precario, e lo stipendio da insegnante di Zoe la aiutava a tirare avanti dignitosamente.

    In realtà, i progetti di Zoe erano stati diversi. All'università aveva conosciuto Mick, che aveva progettato un lungo viaggio subito dopo la laurea. Avrebbe lavorato saltuariamente, per pagarsi le spese, e intanto avrebbe visto il mondo. Aveva proposto a Zoe di partire con lui, e la ragazza aveva preso in seria considerazione il progetto.

    Un finesettimana di tre anni prima era tornata a casa, da sua madre, proprio per dirle che aveva intenzione di partire. Ma aveva trovato Gina stranamente preoccupata e taciturna e, nonostante la donna avesse negato che ci fossero problemi, Zoe aveva intuito che doveva essere successo qualcosa. Una vicina le aveva riferito di una recente visita di Megan e di una lite fra le due sorelle.

    Zoe aveva trascorso l'intero finesettimana cercando il momento giusto per parlare alla madre dei propri progetti, ma non ci era riuscita.

    Seguendo invece un istinto oscuro, aveva detto a Mick che non sarebbe più partita. Aveva sperato che anche lui rinunciasse al viaggio per aspettarla, invece il ragazzo non aveva fatto una piega. Piuttosto che cambiare il suo progetto, aveva cambiato compagna di viaggio. Zoe capì allora di essersi illusa riguardo ai sentimenti di Mick.

    Si era detta che era stato meglio così, piuttosto che ritrovarsi da sola in qualche zona sperduta del mondo. Da allora non aveva più avuto una relazione stabile.

    George le aveva proposto il matrimonio, ma nemmeno lui la amava. Zoe si disse che la storia si ripeteva. Continuando in quel modo, le sarebbe venuto un complesso, si disse.

    Però, ripensando a quanto era accaduto, non aveva rimpianti. Il lavoro in paese aveva i suoi limiti, ma le aveva dato la possibilità di stare accanto a sua madre quando lei si era ammalata. Gina non aveva mai perso il suo ottimismo, e Zoe aveva tanti bei ricordi di quel periodo, nonostante il dolore che aveva dovuto affrontare.

    Rimaneva comunque il fatto che un capitolo della sua esistenza si era chiuso per sempre, e lei non aveva intenzione di lavorare per tutta la vita al Bishop Cross College. Aveva qualche soldo da parte, e forse quello era il momento buono per cambiare vita.

    La zia Megan non se ne sarebbe di certo crucciata.

    Zoe si chiedeva ancora come due sorelle potessero essere tanto diverse. Megan aveva dodici anni in più di Gina, ma questo non giustificava il profondo astio che l'una dimostrava nei confronti dell'altra.

    «Credo che a Megan piacesse essere figlia unica, e il mio arrivo deve averle rotto le uova nel paniere» aveva detto una volta Gina, quando la figlia l'aveva interrogata sul motivo di quella distanza.

    «Non ha mai voluto figli?» aveva chiesto Zoe.

    «Forse ne avrebbe voluti, ma purtroppo non ne ha avuti. Povera Megan» aveva risposto Gina, facendosi improvvisamente pensierosa.

    Megan era più alta della sorella, e decisamente più magra. I lineamenti del suo viso erano perennemente atteggiati in una smorfia sprezzante. Non c'era nulla in lei del calore e della vivacità che avevano caratterizzato Gina. Solo raramente la sorella minore aveva mostrato un'espressione malinconica, in quello che lei stessa definiva i miei momenti di silenzio.

    Zoe si era chiesta a volte da che cosa fossero causati, e si era detta che forse era il ricordo di suo padre. Magari sotto il loro matrimonio apparentemente scialbo si era celata una passione profonda che Gina ancora rimpiangeva.

    La zia, invece, era del tutto diversa. A differenza della sorella, la signora Arnold aveva di che essere soddisfatta. In tutta la sua vita, non aveva mai dovuto preoccuparsi del denaro, e suo marito era stato un tipo gentile ed estroverso, conosciuto in tutto il paese. Quell'accoppiamento così squilibrato rispondeva evidentemente alla legge degli opposti, aveva sempre pensato Zoe.

    La zia possedeva anche una bella casa in stile georgiano, circondata da un alto muro da cui la donna usciva soltanto per andare a presiedere le riunioni delle molte associazioni che governava con il terrore. Ma nemmeno questo pareva renderla felice.

    L'astio che provava per la sorella sembrava essere passato alla nipote senza soluzione di continuità. Nemmeno il fatto che Megan Arnold fosse stata insegnante in gioventù aveva riavvicinato le due donne. Zoe non poteva certo dirsi felice dell'ostilità che la zia le dimostrava, ma con il tempo aveva imparato a essere cortese senza aspettarsi nulla in cambio.

    All'incrocio, scese dall'autobus e si avviò lungo la stradina. Era una giornata ancora tiepida e ventosa, e l'aria era piena del profumo dei fiori. C'era sempre da lavorare molto, a scuola, quando si avvicinava il periodo degli esami. Zoe si sarebbe rilassata lavorando un poco in giardino, quella sera. Mentre strappava le erbacce, avrebbe avuto modo di ripensare al corso che la sua vita stava prendendo.

    Ma si fermò di scatto quando si accorse della novità sul cancello di casa sua. Sul cancello era stato appeso un cartello con la scritta In Vendita e il recapito di una nota agenzia immobiliare.

    Correndo verso casa, Zoe cercò di convincersi che si trattava di un errore. Avrebbe chiarito ogni cosa con una telefonata.

    Mentre si accingeva a entrare in casa, la sua vicina, Adele, si affacciò alla porta con il suo bambino più piccolo in braccio.

    «Lo sapevi?» le chiese, accennando al cartello. Zoe scosse la testa.

    «Lo immaginavo. Quando sono venuti a metterlo, stamattina, ho chiesto spiegazioni, e mi hannao risposto che eseguivano gli ordini del proprietario. Lei è qui, adesso. Ha aperto con le sue chiavi.»

    «Accidenti, ci mancava solo questa!» borbottò Zoe.

    Assunse un'espressione determinata mentre entrava in casa. Megan Arnold era in soggiorno, in piedi davanti al camino spento, e fissava il quadro che si trovava sulla parete.

    Zoe la guardò, esitando dalla soglia. Il quadro rappresentava un soggetto abbastanza inusuale per Gina Lambert. Era una scena marittima, mediterranea, con una breve rampa di gradini bianchi su cui erano sparsi petali rosati, e una terrazza dalla balaustra candida in contrasto con il cielo di un azzurro intenso.

    La cosa strana era che la sua famiglia non era mai andata all'estero in

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1