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Il ricordo di una notte: Harmony Collezione
Il ricordo di una notte: Harmony Collezione
Il ricordo di una notte: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Il ricordo di una notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una notte con Zandor ha segnato Alanna per sempre!
Un anno prima, durante la presentazione di un libro, il carismatico imprenditore Zandor Varga aveva risvegliato in Alanna Beckett una sensualità che lei non credeva di avere. Sconvolta dalla propria risposta al suo magnetismo, Alanna era fuggita, convinta di non rivederlo mai più. Ma si sbagliava.

Adesso lui è tornato per rivendicare ciò che è suo.

Quando all'improvviso Zandor ricompare nella sua vita, Alanna sa che non potrà più sfuggire alla rovente intensità della loro attrazione.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2019
ISBN9788858994207
Il ricordo di una notte: Harmony Collezione
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Anteprima del libro

    Il ricordo di una notte - Sara Craven

    successivo.

    1

    «Allora, Beck, racconta. Com'è a letto?»

    Per poco ad Alanna non andò di traverso il boccone mentre con apprensione si guardava intorno nell'affollata vineria.

    «Susie... per amor del cielo, parla a voce bassa. E non chiedermi certe cose.»

    «Invece l'ho appena fatto» ribatté l'amica imperturbabile. «La mia sete di informazioni è tale che non può essere soddisfatta neppure da questo delizioso vino. Rifletti... vado in America per sei settimane, lasciandoti sola, a vivere nel tuo abituale guscio. Torno terrorizzata all'idea che tu abbia adottato un gatto randagio, che ti sia iscritta a un corso per imparare a lavorare all'uncinetto, e invece stai per fidanzarti. Alleluia!»

    «No» protestò Alanna. «Non è così. Mi ha solo invitato al party per l'ottantesimo compleanno di sua nonna. Tutto qui.»

    «Organizzato da un'importante famiglia nella tenuta di campagna. È una cosa seria, Beck. Allora, dammi qualche dettaglio... si chiama Gerard, vero?»

    «Gerard» confermò Alanna. «Gerard Harrington.»

    «Chiamato Gerry?»

    «No, che io sappia.»

    «Ah... Descrivimelo così com'è, difetti compresi.»

    Alanna sospirò. «Poco meno di un metro e ottanta, attraente, capelli biondi, occhi azzurri... e nessun difetto.»

    «Per quanto ne sai. Come l'hai conosciuto?»

    «Mi ha salvato quando ho rischiato di essere investita da un autobus.»

    «Buon Dio!» Susie era sconvolta. «Quando... e come?»

    «Non lontano dal Bazaar Vert in King's Road. Stavo pensando ad altro e... sono scesa dal marciapiede. Lui mi ha trattenuta.»

    «Be', che Dio lo benedica.» Susie la fissò. «A cosa diavolo stavi pensando?»

    Alanna alzò le spalle. «Credevo di aver visto qualcuno che conoscevo.» Esitò riflettendo rapidamente. «Lindsay Merton, per la precisione.»

    «Lindsay...» fece eco Susie dubbiosa. «Ma lei e suo marito vivono in Australia.»

    «Lo so» convenne Alanna, imprecando tra sé. «Quindi ho rischiato di essere investita per niente.»

    «E poi cos'ha fatto sir Galahad... alias Gerard?»

    «Be', ovviamente io ero un po' scossa, quindi mi ha condotto al Bazaar Vert e ha chiesto alla capocommessa di prepararmi del tè molto dolce.» Rabbrividì. «Avrei preferito essere investita.»

    «No, non dirlo neppure» la riprese Susie. «Pensa a quel disgraziato autista. E come mai il tuo cavaliere senza macchia ha così tanta confidenza con le altezzose signore del Bazaar Vert

    «Qualcuno della sua famiglia - suo cugino, mi pare - è il proprietario dell'intera catena. Gerard è il direttore.»

    «Caspita!» esclamò Susie. «Deve guadagnare un sacco di soldi. Mia cara, sono veramente impressionata. Non si dice che se qualcuno ti salva la vita la tua gli appartiene per sempre?»

    «Si dicono un sacco di cose, e spesso proprio stupide» ribatté Alanna. «E non c'è nessuna appartenenza... da parte di nessuno dei due. O, comunque, non ancora.» Alzò le spalle. «Siamo... semplici conoscenti, e questo party segna un primo passo nel processo.»

    «Vedere se la nonna appone il sigillo dorato dell'approvazione?» Susie storse il naso. «No, non mi piace.»

    «Be', in ogni caso si tratta di un fine settimana in campagna, che mi consentirà di rilassarmi, e intendo lasciarmi... trascinare dagli eventi. E questo non comporta andare a letto con Gerard» precisò subito, «nel caso tu te lo stessi domandando. A Whitestone Abbey le camere sono rigorosamente separate.»

    Susie fece una smorfia. «Ma lui saprà dove trovare un conveniente fienile.» Alzò il bicchiere verso di lei. «A te, mia bellezza orgogliosa. E che in questo fine settimana tutti i tuoi sogni si avverino.»

    Sorridendo, Alanna bevve il succo d'arancia. Dopotutto, si disse, sarebbe anche potuto accadere.

    E forse, finalmente, avrebbe potuto buttarsi alle spalle gli incubi e godere di un meritato oblio. Cominciare a vivere la vita in pieno senza essere tormentata da ricordi di quella disgraziata esperienza che l'aveva portata a vivere da reclusa.

    Tutti commettono errori, ed era ridicolo aver dato tanto peso al proprio. Non era il caso di continuare a colpevolizzarsi, avvelenandosi in quel modo l'esistenza.

    «Ma perché?» si era spesso lamentata Susie. «C'è un party quindi, una volta tanto, dimenticati dei tuoi dannati autori e dei loro dannati manoscritti e per una sera esci con me. Sarebbero tutti felici di vederti. Mi chiedono sempre di te.»

    E, invariabilmente, lei si attaccava alla scusa del lavoro. Una giustificazione del tutto comprensibile perché aveva bisogno di buttarsi anima e corpo nel lavoro. E non era difficile, perché era qualcosa che adorava.

    E, come armatura, si era creata questa immagine di lavoratrice indefessa, quieta, irreprensibile, educatamente distaccata, la massa di capelli castano dorati costretta da una forcina d'argento alla base della nuca. Aveva smesso di truccarsi gli occhi verdi, limitando l'uso dei cosmetici a un velo di rossetto così discreto da essere quasi invisibile.

    Solo lei sapeva il motivo che l'aveva spinta ad adottare questa immagine. Non ne aveva mai parlato neppure con Susie, la sua migliore amica dai tempi della scuola, e ora coinquilina, che alleviava la monotonia del suo solitario rifugio e che in quel momento pareva felice della sua rinascita.

    Non che pensasse di abbandonare l'attuale versione di sé. Ormai si era abituata, ripetendosi che era meglio essere al sicuro che doversene pentire in seguito.

    E pareva che a Gerard piacesse com'era benché, forse, fosse il caso di fare qualche piccolo passo in avanti senza compromettere il proprio modo di vedere.

    Ma tutto sarebbe dipeso, rifletteva, da come sarebbero andate le cose al party di sua nonna.

    L'invito l'aveva sorpresa. Gerard era innegabilmente affascinante e attento, ma fino a quel momento la loro relazione era stata limitata. Non che lei avesse qualche obiezione in merito. Anzi, il contrario.

    Aveva accettato il suo invito a cena in quell'occasione perché lui aveva corso un rischio intervenendo in suo aiuto e sarebbe sembrato scortese rifiutare.

    Tuttavia si era ritrovata rilassata e si era goduta una piacevole serata in sua compagnia. Solo al terzo appuntamento le aveva dato il bacio della buonanotte... un lieve sfiorare di labbra.

    Non, come lo definiva Susie, un bacio-martini. E, con suo gran sollievo, lei non era rimasta né scossa, né infastidita. Anzi, era rassicurante rendersi conto di non aver obiezioni al fatto che lui la baciasse di nuovo. E quando l'aveva fatto, rendersi conto che in fondo era piacevole.

    Stiamo facendo un passo per volta, si era detta divertita all'idea di un corteggiamento vecchia maniera. Divertita ma anche riconoscente. E questa volta, si era detta convinta, andrà bene.

    Allo stesso tempo si rendeva conto che un fine settimana a Whitestone Abbey avrebbe potuto dare una svolta decisiva alla loro relazione, una svolta per la quale lei non era ancora pronta.

    D'altra parte rifiutare l'invito forse sarebbe stato un errore.

    Con questa convinzione aveva speso buona parte dei risparmi per l'acquisto di un abito di seta di un pallido azzurro, aderente, lungo fino alle caviglie, pudico a sufficienza per incontrare il gusto della nonna più esigente, ma nello stesso tempo che esaltava le curve nel modo che sarebbe potuto piacere a Gerard.

    «Spero che il tutto non sia troppo noioso per te» aveva detto Gerard, aggiungendo timidamente: «Un tempo la nonna avrebbe ballato tutta la notte, ma temo che cominci a sentire il peso degli anni».

    «Ma non immaginarla tutta pizzi e profumo di lavanda» aveva proseguito, «va ancora a cavallo tutti i giorni prima di colazione, inverno ed estate.» Si era interrotto. «Vai a cavallo?»

    «Un tempo» aveva risposto. «Fin quando me ne sono andata di casa per frequentare l'università, e i miei genitori hanno deciso di trasferirsi in un cottage con giardino, lasciando quello con il maneggio.»

    «Porta con te degli stivali» le aveva suggerito. «Potremo fare un giro d'ispezione di tutta la proprietà.»

    «Sarebbe meraviglioso» aveva sorriso lei, e ne era convinta, benché timorosa del giudizio della formidabile ottantenne Niamh Harrington.

    E poi, ovviamente, c'era il resto della famiglia.

    «La madre di Gerard è vedova, e suo padre era l'unico figlio maschio della signora Harrington» spiegò a Susie quella sera stessa.

    Contò sulle dita. «Poi ci sono zia Caroline e zio Richard, con il loro figlio e sua moglie; sua zia Diana col marito Maurice e le loro due figlie, una sposata e una no.»

    «Mio Dio» sbottò Susie. «Per il tuo bene mi auguro che portino le targhette col nome. Bambini?»

    Alanna sgusciò un gambero. «Sì, ma con babysitter molto attente. Ho avuto l'impressione che la signora Harrington non approvi gli attuali metodi educativi.»

    Quindi aggiunse: «Aveva anche una terza figlia, la minore, Marianne, ma lei e suo marito sono morti e pare che il loro unico figlio non interverrà al party».

    «Che fortuna!» esclamò Susie. «È il figlio di Marianne il proprietario del Bazaar Vert

    Alanna alzò le spalle. «Credo di sì. Gerard non mi ha detto molto di lui.» Prese un altro piatto. «Facciamo a metà del riso?»

    «Volentieri» accettò Susie. «Ti dirò che sono felice di evitare un fine settimana così complesso» aggiunse pensierosa.

    Ma le complicazioni, per la verità, ebbero inizio già il venerdì mattina durante una riunione aziendale.

    Alanna rientrò in ufficio, si chiuse la porta alle spalle e subito imprecò.

    «Oh, Hetty» sbottò, «dove ti cacci quando ho bisogno di te?»

    Be', in permesso di maternità, era la risposta ovvia, ed era per questo che Alanna era stata temporaneamente promossa come editor senior della collana di romanzi rosa della Hawkseye Publishing durante l'assenza del suo capo.

    All'inizio era stata eccitata per quell'incarico, ma adesso che si era tolta le lenti rosa si era resa conto di essere in un terreno di guerra; l'avversario era Louis Foster, responsabile della narrativa prettamente maschile, tutta accoltellamenti e sangue, ma che includeva autori di un certo nome. E alcuni importanti, come aveva scoperto Alanna.

    Era stata alla riunione per proporre una nuova autrice innovativa, che era una sua scoperta personale.

    Ne aveva parlato in modo entusiastico e persuasivo, ma solo per scontrarsi con l'opposizione determinata di Louis.

    Non era pensabile, aveva detto lui, correre un rischio del genere investendo su un autore sconosciuto.

    «Soprattutto» aveva aggiunto, «dopo che Jeffrey Winton durante il pranzo ha ammesso di essere più che disposto ad allargare il proprio campo d'attività, e ciò che ha suggerito mi pare molto simile a quanto propone quella giovane sconosciuta di cui parla Alanna. E, naturalmente, avremmo il nome Maisie McIntyre che si vende da solo.»

    Jeffrey Winton, rifletté Alanna furiosa, il re dei best seller, che scriveva sotto uno pseudonimo femminile saghe di villaggi così dolciastre da far venire il mal di pancia.

    Inoltre era un autore di Hetty, e allora cosa diavolo trafficava con Louis, e per di più discuteva con lui di programmi futuri?

    Non si sarebbe avvicinata a lui nemmeno con la distanza di sicurezza di un miglio, pensò rabbrividendo al ricordo dell'unico incontro che aveva avuto con il flaccido, viscido autore di Love at the Forge e di Inn of Contentment e, ancora peggio, di quello che ne era seguito... Tutto ciò che aveva fatto del proprio meglio per cancellare improvvisamente riemergeva in ogni dettaglio, rendendola intontita per qualche istante.

    E mentre cercava di riprendersi da quel torpore, con il suo potere di persuasione, Louis era riuscito a convincere gli altri intorno al tavolo. Per l'autrice in cui lei tanto credeva non c'era possibilità di contratto. Una sconfitta che la feriva nell'orgoglio e nella capacità professionale.

    Inoltre dava la possibilità a Louis di fare un passo avanti verso l'obiettivo che si era riproposto: riunificare sotto la propria direzione la serie rosa e quella

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