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L erede spagnolo: Harmony Collezione
L erede spagnolo: Harmony Collezione
L erede spagnolo: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

L erede spagnolo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Eredi milionari 3/3
Dopo che il potente Rodrigo Cabrera aveva messo fine alla loro relazione, a Lola Price era mancato il coraggio di rivelargli che presto sarebbe diventato padre. L'unica cosa che poteva fare in quel momento per proteggere il suo bambino era fuggire il più lontano possibile da lui.
Ma nonostante tutti gli sforzi, il suo segreto è comunque venuto alla luce e adesso Rodrigo esige che lei diventi sua moglie per garantire una famiglia al figlio che aspettano. Per Lola questo significherebbe non doversi più preoccupare del futuro, ma anche dover condividere la propria vita con un uomo che non la ama. È possibile che l'amore che lei prova per Rodrigo sia sufficiente per entrambi?
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2019
ISBN9788830508392
L erede spagnolo: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L erede spagnolo - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    Il denaro significava tutto per Lola Price.

    Costituiva la differenza fra gioia e sofferenza. Fra felicità e tragedia. Aveva imparato la lezione a cinque anni, e da allora ne aveva ricevuta la conferma ogni giorno.

    Cresciuta in una roulotte parcheggiata in una polverosa cittadina nei pressi del deserto californiano, aveva assistito alla strenua lotta quotidiana sostenuta da sua madre per tirare avanti dopo la morte del marito. Infine sua madre si era risposata, ma la situazione era soltanto peggiorata.

    A diciotto anni aveva capito che esisteva un unico modo per proteggere le persone care e tenerle in vita.

    Bisognava essere ricchi.

    Così aveva abbandonato gli studi e si era trasferita a Los Angeles.

    Con l'intenzione di salvare ciò che era rimasto della sua famiglia, senza particolari talenti e priva anche di un diploma, aveva sperato di diventare come per magia una diva del cinema, ma la sua carriera di attrice non era mai decollata.

    Senza soldi, aveva perso tutto.

    Ora aveva un figlio di quattro mesi e quasi un milione di dollari.

    Nessuno le avrebbe portato via di nuovo la sua famiglia.

    La voce baritonale di Sergei Morozov la ricondusse alla realtà, esattamente nella sala dove si stava svolgendo un evento benefico.

    «Posso baciarti, lolitchka?» le domandò l'uomo mentre ballava con lei al centro della pista.

    Sorpresa, Lola reclinò la testa per guardarlo. «Cosa? Vuoi baciarmi?»

    «Certo. Quando?»

    «Mmh... mai?» replicò Lola, e vide il magnate trasalire. Vicino alla sessantina, tarchiato e con radi capelli grigi, il russo era l'amministratore delegato di una grande azienda di Wall Street. Era anche stato, fino a quattro mesi prima, il suo datore di lavoro.

    «Quando hai acconsentito a uscire con me questa sera, ho pensato che...»

    «Mi dispiace» lo interruppe Lola. «Non sono interessata a te in questo senso» aggiunse, guardando le coppie che volteggiavano intorno a loro nel grande salone. La raccolta fondi destinata ai bambini disagiati era una delle occasioni sociali di maggiore rilievo nell'ambito dell'autunno newyorchese. In effetti era sorpresa che le sue due migliori amiche, Hallie e Tess, che di recente avevano sposato entrambe un milionario e che adoravano intervenire a manifestazioni del genere, non fossero lì.

    Continuò a cercarle con lo sguardo, facendo attenzione a mantenere la giusta distanza da Sergei, ma le sembrò di vedere ovunque e soltanto uomini bruni in giacche da sera che le rammentavano dolorosamente un altro suo ex datore di lavoro, Rodrigo Cabrera, lo spagnolo magnate dei media che circa dodici mesi prima le aveva consegnato un assegno da un milione di dollari per poi cacciarla via dalla sua bella villa sulla spiaggia, lasciandola incinta, per quanto inconsapevole del fatto, e con il cuore spezzato.

    Sergei si schiarì la voce. «Se hai bisogno di più tempo...»

    «No» lo interruppe Lola con decisione. Non avrebbe mai dovuto accettare l'invito, pensò, ma la sua vicina di casa, una vedova gentile che a volte la aiutava con il bambino, l'aveva convinta a farlo, affermando che aveva bisogno di riprendere a vivere. Non solo, ma partecipare in rapida successione alle nozze delle sue due amiche, aveva anche acuito in lei quella brutta sensazione di vuoto.

    Uscire con Sergei Morozov le era sembrato il primo passo verso la normalità dopo un anno molto triste e difficile.

    Ora avrebbe voluto essere rimasta a casa.

    «Un uomo ti ha fatta soffrire» sentenziò il russo. «Ha abbandonato te e tuo figlio.»

    Lola sollevò la testa di scatto. Non aveva mai parlato di Rodrigo con nessuno, nemmeno con Hallie e Tess. «Questo io non l'ho mai detto» puntualizzò.

    «Hai trascorso la gravidanza da sola. Hai partorito da sola, cosa dovrebbe significare?» ribadì Morozov, stringendola un po' di più a sé. «Forse dovrei sposarti.»

    Lola sussultò. «Sposarmi?»

    «Ti desidero sin da quando ti ho conosciuta» dichiarò il russo. «Se il prezzo per averti è il matrimonio, sono disposto a pagarlo.»

    Attonita, Lola lo fissò.

    Sergei Morozov non era una cattiva persona. Era stata la sua segretaria, sapeva che era ricco e arrogante, ma non crudele. A diciotto anni avrebbe fatto i salti dalla gioia alla prospettiva di diventare la moglie di un uomo simile.

    Peccato però che di anni adesso ne aveva venticinque, e che aveva anche una bella somma di denaro in banca oltre a tanta amarezza nel cuore.

    «Sono lusingata, davvero, ma...»

    «Sposami, Lola» insistette Sergei Morozov. «Io ti coprirò di gioielli, ti...»

    «Ora tocca a me.»

    Lola avvertì il cuore balzarle in gola al suono della voce maschile che era risuonata alle sue spalle. Una voce che non sentiva da più di un anno. Una voce che non avrebbe mai dimenticato.

    Lentamente, si girò.

    Rodrigo Cabrera indossava una giacca da sera dal taglio perfetto che enfatizzava l'ampiezza delle spalle. Capelli e occhi scuri, zigomi sporgenti e una corta barba che gli ombreggiava la linea decisa delle mascelle, era anche più bello di come ricordasse.

    «Rodrigo?» sussurrò.

    «Lola. È passato molto tempo.»

    Non benvenuti, frammenti dei giorni e delle notti che avevano trascorso insieme durante la loro breve relazione apparvero nella sua mente. Il piacere, la gioia, le risate, la certezza di non essere più sola. «Cosa vuoi?» replicò lei.

    «Solo ballare con te» le rispose. «Se non le dispiace» aggiunse guardando il russo.

    «Ovvio che mi dispiace» protestò Sergei.

    Lola gli posò una mano sul braccio. «È tutto a posto. Solo pochi minuti.»

    «D'accordo, ma tornerò subito» concesse Sergei poi, un'espressione tempestosa sul viso, si allontanò.

    «Dunque adesso abiti a New York» commentò Rodrigo non appena rimasero soli.

    «Tu sei qui per lavoro?»

    «E per quale altro motivo?» replicò lo spagnolo, prendendola fra le braccia.

    Nonostante tutto, un brivido di eccitazione le increspò la pelle. Tutto intorno a lei era sparito all'improvviso, gli ospiti, la musica e le risate. C'era solo Rodrigo, si rese conto Lola, e il profumo inconfondibile della sua colonia, sandalo e muschio e qualcosa che apparteneva solo a lui.

    «Dunque vuole sposarti» affermò Rodrigo, indicando Sergei con un cenno del capo.

    «Non tutti sono refrattari al matrimonio come te, e non tutti mi odiano come fai tu.»

    «Io non ti odio.»

    Lola reclinò la testa per riuscire a guardarlo in viso. «No?»

    «Io ti disprezzo, il che è differente» puntualizzò Rodrigo, una scintilla altezzosa negli occhi. «Devi avere già sperperato il milione che ti ho dato se adesso stai cercando un nuovo protettore. Intendi accettare la sua proposta? Le congratulazioni sono d'obbligo?»

    Socchiudendo gli occhi, Lola si chiese come avrebbe reagito Rodrigo se avesse scoperto che la gravidanza era stata il motivo che l'aveva indotta ad accettare il suo assegno.

    Il denaro era più importante del suo orgoglio. Il denaro significava sicurezza. Suo figlio non avrebbe mai dovuto sapere cosa significava avere fame. Suo figlio non avrebbe mai dovuto assistere alla disperazione della madre perché in casa non c'erano soldi sufficienti per pagare le bollette, non sarebbe stato preso in giro dagli amici perché indossava abiti di seconda mano o rimproverato dagli insegnanti perché si addormentava in classe, troppo stanco dopo aver trascorso l'ennesima notte badando alle sorelle più piccole mentre la madre era al lavoro.

    E soprattutto Jett non avrebbe mai provato il dolore di perdere la sua famiglia.

    I soldi di Rodrigo erano la sua garanzia. Nessuno poteva portarle via il suo bambino.

    Nessuno, tranne Rodrigo stesso, ovviamente.

    Anche se aveva conservato quasi interamente il milione lui ne aveva molti di più. Era ricco al punto da poter ottenere tutto ciò che voleva. Incluso Jett.

    E questo la spaventava.

    Perché era stata la sua segretaria per due anni prima di diventare la sua amante. Era consapevole di come il magnate spagnolo poteva diventare spietato, di com'era capace di infierire su chi lo deludeva.

    Purtroppo Rodrigo aveva ottimi motivi per credere il peggio di lei, poiché era a conoscenza del suo passato.

    Comunque lui era a New York per affari, del resto succedeva spesso. Possedeva persino una casa a SoHo. Ma appartenevano a due ambienti diversi, non frequentavano le stesse persone, così non poteva scoprire l'esistenza di Jett.

    In caso contrario...

    Scosse la testa. Non voleva nemmeno pensarci.

    «Allora? Lo sposerai?»

    «Non l'ho ancora deciso.»

    «È la verità?»

    La verità era che non aveva alcuna intenzione di uscire con Sergei anche una sola altra volta, diventare sua moglie poi era assolutamente fuori questione. Ma questo non era necessario comunicarlo a Rodrigo, decise Lola. «Perché t'interessa tanto?»

    «Non m'interessa. Mi chiedevo soltanto se fosse il caso di spiegare al poveretto che razza di donna sei.»

    «E che razza di donna sarei?»

    «Sei bella» dichiarò Rodrigo, accarezzandole con lo sguardo il fisico sinuoso fasciato nel semplice tubino nero. «Molto bella» precisò, sfiorandole una guancia con la punta delle dita.

    Un contatto appena accennato che però originò una sorta di scossa elettrica che le riverberò in tutto il corpo. Un brivido le accapponò la pelle, perché quello era il suo uomo, e le era mancato tanto.

    Lo aveva sognato ogni notte da quando Rodrigo le aveva portato via la verginità, facendola sentire...

    «Ma sei brutta dentro» andò avanti lui, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. «Faresti qualsiasi cosa per denaro, e andresti con chiunque.»

    Parole cattive che la colpirono con la forza di uno schiaffo in pieno viso.

    Lola respirò a fondo e interruppe la connessione fra cuore e cervello. Anche se la insultava, non aveva il potere di ferirla, si disse. Ora doveva solo resistere per pochi altri minuti, poi si sarebbe assicurata che la sua strada non s'incrociasse mai più con quella di Rodrigo Cabrera. «Ah, ecco il tuo famoso fascino» commentò, scoccandogli un'occhiata sarcastica. «Ma se il tuo giudizio è così negativo, perché non ti cerchi un'altra dama?»

    «Perché? Sei davvero così ansiosa di tornare fra le braccia del tuo amante?»

    La cantante finalmente tacque e, scossa da un brivido di sollievo, Lola smise di muoversi. «Okay, hai avuto il tuo ballo, e non posso dire che per me sia stata un'esperienza gradevole. Adesso vai a torturare un'altra povera malcapitata» lo esortò.

    «È tutto quello che hai da dirmi? Dopo un anno di separazione?»

    Lola lo guardò negli occhi, e per un terribile istante e nonostante tutte le sue paure fu sul punto di confessare la verità. Una volta erano stati così vicini. Una volta aveva avuto l'abitudine di dirgli sempre tutto.

    No, non tutto, si corresse. E questo era stato ciò che li aveva distrutti.

    Un'ombra massiccia si proiettò su loro due. «Ora me la riprendo» affermò Sergei.

    Lola lanciò un'occhiata di gratitudine al russo, poi si rivolse all'uomo che un tempo aveva amato con tutto il suo cuore. «Immagino che questo sia un addio» ipotizzò.

    «Infatti» confermò Rodrigo, girandosi.

    Lola posò una mano sul braccio di Sergei. «Sono stanca, ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa?» chiese.

    «Ma certo. Sono sicuro che ti manca il tuo bambino.»

    Sperando che Rodrigo non avesse sentito quelle parole, Lola trattenne il fiato. Avrebbe dovuto sapere però che non poteva essere così fortunata.

    «Bambino?» ripeté lo spagnolo, tornando sui suoi passi.

    «Nulla che ti riguardi» affermò Lola, ma la sua voce risuonò falsa persino alle sue stesse orecchie. Si sistemò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, i gesti lenti come se non avesse un solo problema al mondo, e si rivolse al suo accompagnatore. «Andiamo» lo esortò.

    «Quanti mesi ha il bambino?» intervenne Rodrigo.

    «Come ti ho già detto, è una faccenda che non ti riguarda» ribadì Lola, accingendosi a oltrepassarlo.

    «Quanti mesi ha il bambino?» ripeté Rodrigo afferrandole un polso.

    «Non vedo come questo

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