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Il segreto della segretaria: Harmony Destiny
Il segreto della segretaria: Harmony Destiny
Il segreto della segretaria: Harmony Destiny
E-book155 pagine3 ore

Il segreto della segretaria: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il milionario Easton Lourdes è un maniaco del la-voro, e come tale non ha mai preso in considerazione non solo il matrimonio, ma neanche una relazione stabile. Bloccato da un uragano insieme a Portia Soto, sua ineccepibile segretaria, perde il controllo e si lascia andare con lei a un'incontenibile passione.

Per quanto tempo Portia potrà tenergli segrete le inaspettate conseguenze di quell'avventura, visto che Easton sembra non volersi fermare davanti a nulla pur di averla ancora nel proprio letto?
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2017
ISBN9788858971475
Il segreto della segretaria: Harmony Destiny
Autore

Catherine Mann

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il segreto della segretaria - Catherine Mann

    successivo.

    1

    La mamma le diceva sempre che i medici non crescevano sugli alberi, che non bastava un nome esotico per compensare un aspetto ordinario. E che avrebbe dovuto ringraziare il cielo se avesse ricevuto una proposta di matrimonio da uno straccio di podologo con il doppio dei suoi anni.

    Portia Soto sorrise malinconica al ricordo. In effetti sua madre non poteva vedere la figlia seduta sotto una palma a contemplare il dottor Easton Lourdes appeso a testa in giù a un ramo di mangrovia, mentre cercava di salvare un rarissimo esemplare di picchio dal becco avorio. Una specie in via di estinzione e pertanto meritevole della totale attenzione dell'eccentrico veterinario dell'oasi naturalistica delle Florida Keys. Il che era un bene, dal momento che così non si sarebbe accorto di aver monopolizzato, a sua volta, l'interesse di Portia che non smetteva di fissarlo imbambolata.

    Tra i rami delle mangrovie secolari, piccole stelle occhieggiavano davanti ai suoi occhi, mentre le sfumature violette del tramonto diventavano sempre più intense.

    I momenti appena dopo il crepuscolo al bioparco erano i preferiti di Portia, quando gli uccelli notturni diffondevano il loro canto tra la fitta boscaglia. Tutto sembrava in qualche modo più bello, vivido, intenso in assenza di luce solare, e la riserva naturalistica si trasformava in una sorta di lussureggiante giardino dell'Eden. Di notte, quel luogo era di una bellezza misteriosa, molto più accattivante di quanto lei stessa non avesse immaginato quando vi aveva messo piede per la prima volta.

    Erano due anni, ormai, che viveva in quel paradiso. Non poteva augurarsi location migliore. L'unico problema era il senso di disagio che continuava a provare quando stava accanto al dottor Lourdes.

    Obiettivamente, Easton era bello come un dio, sexy da morire con quei capelli lunghi e disordinati, e il modo di vestire non convenzionale. Ricco di famiglia, era anche un veterinario eccellente, geniale, con una specializzazione in fauna esotica.

    Per di più, era l'insospettabile padre del figlio che Portia portava in grembo, concepito in una folle notte di sesso – l'unica – durante una tempesta tropicale, due mesi prima.

    Da allora, lei aveva cercato in tutti i modi di avere un rapporto che fosse esclusivamente di tipo professionale con il suo datore di lavoro, per salvaguardare lo spazio faticosamente conquistato e la sua indipendenza. Un compito che si stava rivelando assai difficile da sostenere con lui che le inviava occhiate intense e torride, pensando di passare inosservato.

    E invece non c'era un solo istante in cui lei non fosse pienamente consapevole della sua presenza.

    E così, a quanto pareva, per Portia i medici crescevano sugli alberi. Tuttavia, lungi dall'essere una benedizione, come sosteneva la buonanima di sua madre, quello in particolare aveva fatto esplodere il caos nella sua vita, vanificando anni e anni di sforzi profusi per organizzare e controllare al meglio il suo mondo. E ora voleva avere le idee più chiare sulle prospettive per il futuro, prima di annunciare all'amante di una notte che c'era un figlio in arrivo.

    Il tempo, però, stringeva. Non poteva camuffare una gravidanza a lungo.

    E dire che lei non era mai stata il tipo da incontri di una notte, con il suo capo, per giunta. Aveva sempre rispettato le regole e i ruoli, negando l'attrazione per Easton, finché la tensione per la furiosa tempesta tropicale che si era scatenata quel giorno fatidico non le aveva offuscato la lucidità mentale e indebolito la capacità di autocontrollo. Ed era successo l'irreparabile. Ciò che non sarebbe mai dovuto accadere.

    Era stata una notte favolosa, e lei si era goduta ogni istante di essa. Il mattino seguente, però, si era lasciata prendere dal panico. Aveva avuto paura di perdere il lavoro, alloggio incluso, e si era spaventata dell'intensità del coinvolgimento emotivo con Easton. Non aveva tempo per delle emozioni confuse, tantomeno per impegnarsi in una relazione sentimentale stabile. Viveva alla giornata, e quel lavoro le era indispensabile se non voleva affogare nei debiti, soprattutto con un fratello da mantenere agli studi.

    Ora, poi, con un figlio in arrivo, non poteva permettersi di non pensare al futuro. Il suo bisogno di indipendenza era diventato essenziale. Non sopportava l'idea di non riuscire a dare stabilità al suo bambino, così come era capitato a lei, avendo avuto due genitori che a tutto pensavano fuorché al benessere e alla serenità dei loro figli.

    Il pensiero del futuro fu la molla che la riscosse dal suo stato di stordimento. Fu un piccolo movimento, in realtà... non poteva certo scappare e lasciare il suo capo appeso a un albero, al buio, privo della luce della torcia che lei teneva in mano. Abbassò quindi lo sguardo e poggiò l'altra mano sul ventre ancora piatto coperto da una morbida T-shirt, indossata sopra un paio di pantaloncini militari perfettamente stirati.

    Una foglia cadde sul terreno con velocità sorprendente, seguita da altre dieci staccatesi dal ramo sopra la sua testa, ricordando a Portia di non distogliere l'attenzione dall'uomo che penzolava dall'albero.

    «Puoi orientare la torcia un po' più a sinistra?»

    «Di quanto?»

    «Più a sinistra.»

    Bello e... vago, come al solito. «Dieci centimetri? Venti?»

    «Spostala e ti dico io quando fermarti.»

    «Dimmi se così va be...»

    «Stop.»

    Dieci centimetri. Aveva spostato la torcia di dieci centimetri. Era così difficile?

    Portia sospirò. Era diventata troppo irritabile, ultimamente, aveva la nausea e i seni gonfi e doloranti. Le serviva con urgenza un reggiseno di una misura più grande, si disse. Con il favore delle tenebre, riposizionò una bretellina.

    «Va bene così? Ci vedi?»

    «L'ho quasi preso. Devo solo riuscire ad allungarmi ancora un po'...»

    Un sinistro scricchiolio echeggiò nella notte. Portia scrutò fra il groviglio di fronde, sforzandosi di mettere a fuoco l'immagine davanti a sé. E assistette, attonita e impotente, a una sorta di scena al rallentatore in cui Easton si staccava dal fitto intreccio di rami – una sagoma di foglie e arti che si agitava in maniera scomposta – e atterrava ai suoi piedi con un tonfo sordo. Il coro di uccelli notturni si arrestò all'istante, come se quei volatili fossero interessati al destino del dottore.

    Si spaventò. Mani e piedi rimasero pietrificati, nonostante il cervello avesse dato loro l'input di muoversi.

    Il dottor Lourdes non si muoveva e dalla posizione in cui era lei, non riusciva a vedere se il petto si gonfiasse e sgonfiasse. «Easton!»

    Il suo grido era un'implorazione e al tempo stesso un ordine affinché le rispondesse. Il corpo del suo capo giaceva a qualche centimetro di distanza da una grossa radice che fuoriusciva dal terreno. Il sangue le si ghiacciò nelle vene al pensiero della tragedia sfiorata.

    Portia si accovacciò per tastarlo, esaminarlo. Grazie al cielo, respirava. Gli sentì il polso. Il ritmo cardiaco non era affatto debole, solo che lui non sembrava reagire al contatto.

    Gli poggiò quindi una mano sulla spalla e lo scosse leggermente. Aveva bisogno di sapere che stava bene. L'idea che si fosse ferito gravemente la mandava in tilt. Non voleva pensare al peggio, ma vedendo il padre di suo figlio disteso per terra in quel modo, privo di sensi, i peggiori scenari le si spalancarono davanti alla mente.

    Per fortuna i suoi occhi azzurri come dei lapislazzuli si schiusero lentamente e lei sussultò allo sguardo intenso che lui le rivolse.

    «Sto bene, però resta qui, non muoverti» mormorò, sollevando un angolo della bocca in un sorrisetto che esprimeva sicurezza e sensualità.

    Ramoscelli e fronde gli adornavano la testa come la corona di un mitico principe dei boschi. Un principe tremendamente sexy. Portia stringeva ancora le dita attorno al suo polso e il contatto le fece pensare alla notte trascorsa insieme, a lui che la teneva stretta.

    Aveva evitato ogni contatto dalla mattina dopo il risveglio per tutelarsi e ritornare al loro normale rapporto di lavoro. Poi aveva scoperto di essere rimasta incinta e tutto si era complicato.

    Spingendosi all'indietro verso un vicino albero di mango, deglutì forte. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a mantenere il suo impiego, vivendo nel capanno al rifugio, a pochi passi da lui, e a nascondere la verità. Non c'era il tempo materiale per poter mettere da parte una somma di denaro che le garantisse di non dover dipendere economicamente da nessuno, prima che la verità diventasse evidente.

    La preoccupazione le toglieva il respiro, ma si sforzò, come faceva ormai da settimane, di mantenere il sangue freddo.

    Glielo doveva dire, lui aveva tutto il diritto di saperlo. Prima, però, voleva andare dal medico. Nel frattempo avrebbe raccolto le idee e cercato di affrontare la situazione con il maggior equilibrio possibile.

    A complicare le cose c'era il ricordo della passione esplosiva che aveva sperimentato quella notte con Easton. E averlo accanto in quel momento, sentire il suo profumo, mentre pensava ai loro momenti insieme, era una tortura.

    Disteso supino, gli occhi azzurri che la fissavano, lui le sfiorò una ciocca di capelli. «Lo sai che sei proprio bella?»

    «Non dirlo, se non lo pensi» lo ammonì, aspra.

    Perché aveva reagito così? Era sempre piacevole ricevere un complimento, soprattutto dopo aver giurato a se stessa di non voler costruire la sua vita sulle apparenze, come aveva fatto la madre, ex reginetta di bellezza che aveva puntato invece tutto sull'aspetto fisico, sfruttandolo per accalappiare un riccone e farsi sposare.

    Lui continuava a tenerla incatenata con lo sguardo. «Chi ti ha detto che non lo penso? Eppure tu dovresti saperlo» aggiunse, allusivo.

    «Forse sì, a modo tuo. Ma il nostro è stato un... momento di debolezza. Pensiamo al lavoro, vuoi? Come sta il picchio?»

    Sebbene il movimento gli facesse torcere il viso in una smorfia di dolore, Easton si sollevò, mettendosi seduto. Era miracolosamente riuscito a proteggere durante la caduta il fragile volatile, che ora teneva con orgoglio appollaiato sulla mano.

    «A quanto pare, è uscito indenne, almeno dall'ultimo trauma. Bisogna comunque portarlo alla clinica e capire perché non riesce a volare.»

    «Guido io, se non hai nulla in contrario. In ogni caso non dovresti» borbottò lei, «dal momento che sei appena caduto da un albero.»

    Easton si strinse nelle spalle, tirandosi in piedi lentamente. «Certo che ti faccio guidare. Quando mai ho avuto problemi a cederti il volante?»

    «La maggior parte degli uomini non è molto propensa a lasciar guidare una donna.» Come il padre, che sosteneva che sua madre era troppo distratta per poter stare alla guida di un qualunque mezzo di locomozione. Arricciando il naso al ricordo, Portia si alzò, scrollandosi di dosso le foglie che le si erano impigliate ai pantaloncini.

    «Io, però, non sono la maggior parte degli uomini e, come dici bene tu, sono appena caduto da un albero.» Mentre si dirigevano verso il fuoristrada, lasciava una scia di ramoscelli e fogliame dietro di sé.

    «Allora, mi siedo io al volante»

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