Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La storia di prati: Dalla preistoria ai giorni nostri
La storia di prati: Dalla preistoria ai giorni nostri
La storia di prati: Dalla preistoria ai giorni nostri
E-book422 pagine3 ore

La storia di prati: Dalla preistoria ai giorni nostri

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Centinaia di migliaia di persone si muovono a Prati, capitale dentro la Capitale. Centro nevralgico degli affari, sede delle più note produzioni cinematografiche, Prati è uno dei quartieri più vitali di Roma. Dalla Preistoria al Medioevo, dal Rinascimento ai giorni nostri, Prati è lo scenario in cui personaggi noti a tutti hanno agito per rendere grande Roma, da Furio Camillo a Nerone, dall'imperatore Costantino a Cola di Rienzo, da Braccio Fortebraccio a Vasari, da Raffaello a Leonardo da Vinci. Il libro permette al lettore di compiere una passeggiata nel tempo, anche attraverso personaggi e luoghi che non esistono più. Il lettore troverà vicende straordinarie, come la fuga rocambolesca di Benvenuto Cellini che scappa da Castel Sant'Angelo calandosi dalla finestra con le lenzuola sporche annodate fra loro. O la vicenda di Toto Bigi, il Caronte di Roma che gestiva il passaggio da una sponda all'altra del Tevere, almeno fino a quando fu costruito il Ponte di Ripetta, che non esiste più ma rivive grazie a "La Storia di Prati". Fino agli anni duri della Resistenza, quando, nel 1943, tra la volta a botte e il tetto della Chiesa di San Gioacchino vennero nascosti dissidenti ed ebrei.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2021
ISBN9788836260515
La storia di prati: Dalla preistoria ai giorni nostri

Leggi altro di Sara Fabrizi

Correlato a La storia di prati

Ebook correlati

Storia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La storia di prati

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La storia di prati - Sara Fabrizi

    CommunityBook – La Storia di Roma

    Credits

    CommunityBook – La Storia di Prati

    Edizione Ebook febbraio 2021

    Un’idea di: Luigi Carletti - Edoardo Fedele

    Progetto di: Typimedia editore

    Curatore: Sara Fabrizi

    Project manager: Simona Dolce

    Progetto grafico: Chiara Campioni

    Impaginazione: Giada Patrizi

    Foto: Giada Patrizi

    Organizzazione generale e controllo qualità: Serena Campioni

    Product manager: Melania Tarquini

    In copertina: foto di Giada Patrizi, Cicerone, nel complesso scultoreo del Palazzo di Giustizia, piazza Cavour

    ISBN: 978-88-3626-051-5

    CommunityBook online: www.typimediaeditore.it

    Direttore responsabile: Luigi Carletti

    Crediti fotografici: Veduta di Monte Mario e Ex Manicomio di Sara Fabrizi; incisione di Giovanni Battista Piranesi; Veduta di Roma con il Tevere ai Prati di Castello, di Gaspar van Wittel, Pinacoteca Capitolina, Roma/Fototeca della Fondazione Federico Zevi; Veduta di Roma con palazzo Altoviti, di Ettore Roesler Franz, Museo di Roma in Trastevere/Fototeca della Fondazione Federico Zevi; I Prati di Castello, di Ettore Roesler Franz, Palazzo Braschi, Roma/Archivi Alinari; Luna sulle tavole di un’osteria (Al chiaro di luna), di Mario de Maria, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma/ DeA Picture Library concessa in licenza ad Archivi Alinari; Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), scrittore e creatore del Futurismo italiano/Roger Viollet/Alinari.

    L’editore si rende disponibile al pagamento dell’equo compenso per l’eventuale

    utilizzo di immagini di cui non vi è stata possibilità di reperire i titolari

    dell’avente diritto.

    © COPYRIGHT

    Tutti i contenuti di CommunityBook e degli altri prodotti editoriali della società

    Typimedia in essi citati sono di proprietà esclusiva e riservata della medesima

    Typimedia e sono protetti dalle vigenti norme nazionali e internazionali in materia di

    tutela dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale.

    Essi non possono essere riprodotti né utilizzati in qualsiasi modo e/o attraverso

    qualsiasi mezzo, in tutto o in parte, se non previa autorizzazione scritta di Typimedia.

    Ogni abuso sarà perseguito ai sensi delle leggi vigenti, con relativa richiesta di risarcimento danni.

    Per informazioni o richieste: info@typimedia.it

    Siamo con Leonardo da Vinci mentre sale su Monte Mario per raccogliere conchiglie fossili che raccontano l’origine marina del luogo. Siamo con Benvenuto Cellini quando annoda lenzuola e federe sporche per scappare da Castel Sant’Angelo. Siamo con Giorgio Vasari mentre dipinge Villa Altoviti, oggi scomparsa. Vediamo Buffalo Bill sconfitto dai butteri romani. Incrociamo il volto fiero di Filippo Tommaso Marinetti che passeggia in piazza Adriana. Contiamo le pietre d’inciampo che una dopo l’altra ricordano le vittime del fascismo. Assistiamo alla nascita della RAI. Sentiamo le urla dei ragazzi del Mamiani durante l’occupazione del ’68. Riconosciamo l’accento siculo e la voce roca di Andrea Camilleri, che qui vive e qui ha creato il celebre commissario.

    Le pagine de La Storia di Prati ci trasportano in tutti questi luoghi, a fianco dei grandi personaggi, dentro le più emozionanti vicende storiche.

    In Prati, tra cinema e teatri, mercati e negozi, studi legali e piccoli rigattieri, sono in migliaia a passeggiare per i larghi boulevard, tra palazzine liberty e locali alla moda. Tutto ciò accade oggi. Ma un tempo, dai ponti sul lungotevere fino alle mura di Borgo, si sono mossi imperatori e partigiani, brigatisti e soldati, straordinari interpreti del proprio tempo.

    Prati, è, oggi come ieri, una capitale dentro la Capitale. Centro nevralgico degli affari, sede delle più note produzioni cinematografiche, è uno dei quartieri più vitali di Roma.

    La Storia di Prati è una passeggiata nel tempo, attraverso personaggi e luoghi che non esistono più o che sono profondamente cambiati. Da piazza Mazzini a via Oslavia, da via Cola di Rienzo a via Trionfale, da Monte Mario fino a via Candia. Un percorso che si snoda attraverso tutte le epoche, che incrocia i più grandi personaggi e avvenimenti storici, e che rivive in queste pagine con il passo della contemporaneità.

    L’autore

    Sara Fabrizi (1992) vive a Roma. È laureata all’Università La Sapienza in Filologia Moderna. Ha lavorato come redattrice e coordinatrice editoriale per diverse case editrici. Ha collaborato all’organizzazione di molti festival letterari tra cui Parole in cammino. Festival della lingua italiana. Collabora con Typimedia dal 2017 e ha curato alcuni volumi di successo della collana La Storia di Roma: Appio-San Giovanni, Aurelio, Centocelle, Esquilino, Flaminio, Marconi-San Paolo, Montesacro, Monteverde, Nomentano, Ostia, Parioli, Prati, Tiburtino, Trieste-Salario, Tuscolano. È autrice del volume La Storia del Coronavirus a Roma, il racconto puntuale della pandemia nella Capitale e di come l’abbiamo affrontata. Con Matteo Pucciarelli ha scritto anche Comunisti d’Italia. 100 patrioti rossi che hanno costruito la democrazia.

    Prefazione

    Prati è uno di quei quartieri che meglio di molti altri dimostra come dentro Roma convivano tante città diverse, ciascuna con una propria fisionomia che diventa identità, ciascuna con le proprie vicende che, in una parola, diventano storia.

    La Storia di Prati (dalla preistoria ai giorni nostri) è il secondo volume che Typimedia manda in stampa per la collana CommunityBook-La Storia di Roma. Il primo è stato dedicato al quartiere Trieste-Salario, con un successo di vendite e di critica che è andato ben oltre le aspettative premiando uno sforzo di ricerca e di originalità che evidentemente è stato riconosciuto e apprezzato.

    Questa seconda opera – curata sempre da Sara Fabrizi con il coordinamento di Simona Dolce e le foto di Giada Patrizi – ha seguito lo stesso modello di racconto: una cronaca storica ampiamente documentata e scrupolosamente verificata sulle vicende di una comunità tutto sommato più recente di altre nella Capitale, visto che il quartiere Prati ha poco più di un secolo di vita ed è considerato l’ultimo nato ma le cui origini, in realtà, affondano nelle epoche più lontane. Perché Prati, in fondo, è sempre esistito non solo nella geografia romana, ma anche sulla scena storica, dove ha occupato un posto di rilievo ospitando vicende famose e personaggi di prima grandezza. E la sua prossimità con il Vaticano, così vicino e facile da raggiungere, lo ha reso ancor più strategico.

    Da Cincinnato a Nerone, da Leonardo da Vinci a Benvenuto Cellini fino alle epoche più recenti con i protagonisti degli ultimi secoli, il racconto del volume si snoda attraverso i luoghi che oggi conosciamo e magari frequentiamo senza minimamente pensare a dove ci troviamo. Il lungotevere e Monte Mario, piazza Mazzini e viale Giulio Cesare: davvero potremmo dire che a ogni angolo è possibile incontrare un pezzo di storia, con pagine esaltanti come quelle degli artisti che qui abitarono e lavorarono (Moravia, Balla, Guttuso e tantissimi altri) e pagine tremende legate ai periodi più bui: il nazifascismo con le persecuzioni e le deportazioni di cui restano testimoni le commoventi pietre d’inciampo, o anche il terrorismo (di destra e di sinistra) che negli anni di piombo seminò morte lasciando sull’asfalto vittime i cui nomi sono riecheggiati nelle aule di giustizia fino a pochi anni fa.

    Oggi Prati è considerato un centro nevralgico degli affari e della vita economica romana, regionale e nazionale. è un po’ la City di Roma, poiché con i suoi maggiori poli socio-economici attrae ogni giorno decine di migliaia di persone che arrivano non solo da tutta la Capitale ma da tutta Italia. Il polo televisivo (principalmente la Rai con le centinaia di produzioni collegate) e il polo giudiziario (tutti i più importanti organi della giustizia hanno sede qui) sono gli attrattori di professionisti ed esperti legati al mondo della comunicazione, dello spettacolo e dell’amministrazione della giustizia. Ma poi ci sono i mercati (molto particolare quello dei fiori), i negozi di lunga tradizione e – dato più recente – un’ondata di nuove aperture, principalmente locali legati al cibo e al tempo libero che oggi fanno di questo quartiere una mèta serale in grado di attenuare di molto quell’effetto svuotamento che fino a qualche anno fa era una caratteristica peculiare di Prati: affollatissimo nell’orario degli uffici, improvvisamente deserto nelle ore serali e nel weekend.

    Passeggiando per le strade del quartiere, oggi viene spontaneo alzare la testa per ammirare l’architettura di palazzi che furono costruiti con un evidente slancio creativo al quale, tuttavia, era richiesto di innovare senza eccedere. Di dare un segno di discontinuità con il passato pensando però alle concrete necessità abitative delle persone. Principalmente a quel ceto sociale medio e medio-alto tipicamente borghese di una capitale che si andava formando. È grazie a questo indirizzo d’inizio ’900 che oggi Prati appare – oggettivamente – come uno dei quartieri più eleganti e signorili di Roma, scampato – almeno per la gran parte – alla furia cementificatrice dei decenni del boom in cui palazzoni anonimi venivano su a vista d’occhio, fenomeno che invece ebbe il suo epicentro in molte altre aree della metropoli romana.

    E se poi l’occhio supera uno dei tanti portoni condominiali, succede che si possano aprire dei cortili che sono autentiche oasi di bellezza. Una caratteristica che è anche di altri quartieri romani, e che meriterebbe quasi una narrazione a sé. Gli architetti che disegnarono quei complessi, immaginarono comunità condominiali come villaggi all’interno della comunità di quartiere, consapevoli che solo questo tipo di organizzazione sociale potesse essere l’antidoto al rischio di sfilacciamento relazionale e di emorragia identitaria tipici di una metropoli.

    La Storia di Prati è quindi un libro che – partendo dai preziosi fossili preistorici di Monte Mario – ripercorre fatti e vicende di straordinario interesse e coinvolge il lettore in un giro di orgogliosa consapevolezza, dove i luoghi di oggi appaiono sotto la luce spietatamente vivida e sempre affascinante della ricostruzione storica. Un ponte, una piazza, una finestra, la targa su una via: tutto acquista nuovi significati. Tutto sembra improvvisamente più vero e più prezioso.

    Luigi Carletti

    MONTE MARIO. Il colle di Roma, alto 139 metri, un tempo era sommerso dal mare. Forse proprio per questo si chiama Monte Mario, Monte del mare.

    CAPITOLO 1

    Alle pendici del Monte

    del mare

    1.1 Le conchiglie di Leonardo Da Vinci

    Bisogna partire da lontano per riscoprire le radici storiche di Prati, andando indietro nel tempo di oltre due milioni di anni.

    All’alba dei tempi, molto prima che l’uomo sia in grado di pronunciare parole comprensibili e di dare un nome alle cose, qui non ci sono prati, vigne e paludi – come si è soliti dire – ma un mare vasto e apparentemente immobile. Una distesa d’acqua a perdita d’occhio, laddove oggi ci sono strutture monumentali come il Palazzo di Giustizia o la Chiesa Valdese, piazze e ampie vie alberate. Nel golfo che si estende fino agli attuali subappennini del Lazio ci sono anche piccole isole allungate: sono le cime del Monte Soratte e dei Monti Cornicolani, a nord e a est rispetto al sito su cui sorgerà Roma.

    La linea di costa è a Palombara Sabina, a nord di Tivoli. In questa zona fanno i propri nidi i datteri di mare, piccoli scultori delle rocce. La pietra calcarea è letteralmente crivellata di minuscoli fori, segni del passaggio di questi animali che si scavano la tana corrodendo gli scogli con un particolare acido. Proprio la presenza di cavità a circa 240 metri di quota permette agli studiosi di capire come, durante la preistoria del Lazio, in questa zona le onde si infrangevano sugli scogli.

    L’uomo è arrivato assai dopo e non ci sono, certo, testi così antichi da poter descrivere il mare primordiale, le correnti che lo attraversano o il vento che ne increspa la superficie. Eppure c’è già una vita che brulica a pochi metri di profondità. Una vita primitiva, al suo stato più elementare.

    Andare in Prati, durante l’epoca Pleistocenica, equivale a prepararsi a una passeggiata sottomarina.

    Immergendosi sott’acqua si trovano conchiglie gialle, arancioni, brune, rosate, grandi e piccole. Racchiudono al proprio interno molluschi delle più varie specie, alcuni comuni nel Mar Mediterraneo come la tellina, altre estinte o che si potrebbero trovare oggi sulle coste delle Antille o della Guinea. Balene lunghe fino a dieci metri e piccoli cetacei nuotano indisturbati, banchi di crostacei si nascondono per sfuggire ai predatori. Pesci guizzano tra i coralli e le alghe vicino a quelli che oggi sono lo Zodiaco e l’Osservatorio Astronomico.

    MONTE MARIO. Dove oggi, all’Osservatorio Astronomico, si guardano le stelle, milioni di anni fa si estendeva un mare preistorico.

    Lo testimoniano i tantissimi fossili che si rintracciano tutt’ora a Monte Mario. Un monte che è un antico fondale marino, affiorato alla luce molto lentamente in seguito a terremoti e movimenti di faglia.

    La montagna di Roma, coi suoi 139 metri, deve forse il proprio nome alla suggestione della sua originaria natura marina. Monte Mario, infatti, secondo una delle ipotesi, deriverebbe da Mons Maris, cioè monte del mare, con un riferimento a questo panorama acquatico che nessun occhio umano ha mai potuto vedere. È una cima sottomarina costellata di conchiglie e andarci oggi è un po’ come fare un’escursione in fondo al mare primordiale.

    Si entra in via Gomenizza 81, passando accanto a un parco giochi e ci si inoltra per la Riserva Naturale di Monte Mario. Non è necessario cercare più di tanto, specie dopo un temporale: le conchiglie affiorano in quantità dalla sabbia e dalla ghiaia, rivelando la vera e più profonda identità di questo colle.

    INGRESSO ALLA RISERVA NATURALE. Entrando nella Riserva Naturale di Monte Mario si incontrano conchiglie fossili. Le ha studiate persino Leonardo Da Vinci.

    Un catalogo, datato ai primi del ’900, elenca 654 specie di fossili, tutti ritrovati nel breve arco di tempo che va dal 1854 e il 1871, tutti su Monte Mario. Intere collezioni provenienti proprio da questo immenso parco preistorico si trovano nel Museo di Paleontologia della Sapienza, all’Accademia dei Fisiocratici a Siena e persino al British Museum di Londra. Un successo internazionale e anche molto antico.

    Se ne comincia a parlare già in piena epoca rinascimentale, tanto che la zona riesce ad attirare l’attenzione di uno dei più grandi artisti e inventori dell’epoca: Leonardo da Vinci.

    Fatti insegnare dove sono li nicchi a Monte Mari: una frase brevissima nell’elegante grafia del maestro di Vinci si ritrova all’interno del Codice Atlantico, la più ampia raccolta di scritti e disegni di Leonardo, oggi conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. È un promemoria per farsi indicare – difficile dire da chi – dove trovare i nicchi, termine usato da Leonardo per indicare le conchiglie fossili di cui è alla costante ricerca. È il 1514 e l’artista si trova a Roma, accolto negli appartamenti del Belvedere al Vaticano. Fino all’anno precedente è stato in Val Padana dove, aggirandosi per i colli, ha cominciato a osservare l’affioramento di fossili. Ne ha preso nota nel codice Leicester (anche noto come codice Hammer), che oggi, passato di mano in mano, è finito nella collezione di un privato. Dall’11 novembre 1994, infatti, è di proprietà di Bill Gates, il padre di Microsoft.

    Ospitato nel cuore della cristianità, Leonardo continua a essere non solo un pittore, ma anche uno scienziato dalle geniali capacità intuitive. Giorgio Vasari, il biografo degli artisti, nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori bolla le ricerche di Leonardo degli anni romani come capricci o addirittura pazzie. Ma recuperando gli appunti del maestro di Vinci è possibile dire che precorre di molti secoli la scienza moderna. Egli è il primo, infatti, a ipotizzare – contro il comune sentire della sua epoca – che i fossili scoperti lungo le pendici dei monti non siano affatto da attribuire al Diluvio Universale. Sono piuttosto la dimostrazione che il mondo è più antico di quanto credono i suoi contemporanei. Leonardo intuisce che il monte è nato mare, che le conchiglie non ci sono state trasportate da un evento eccezionale, ma sono qui perché è questo il loro ambiente originario.

    Secondo l’antica numerazione del Codice Atlantico, a conservare l’appunto riguardante i nicchi di Monte Mari è la carta 92, che corrisponde oggi al foglio 253. Quel rapido promemoria ha avuto un seguito. Leonardo, che nel periodo trascorso in Pianura Padana ha cominciato gli studi sulle conchiglie, decide di proseguirli a Monte Mario. Si arrampica tra le rocce e ammira Roma dalla cima. E da quassù porta via almeno un reperto.

    Prendendo in mano il suo manoscritto e sfogliando le pagine che racchiudono anni di ricerca, superando l’appunto del foglio 253, si arriva all’attuale foglio 1036 con annotazioni di questo stesso periodo. Ci sono disegni di macchinari e appunti tecnici. A Roma, infatti, l’artista si sta dedicando anche allo studio dell’ottica. Ma prima di queste osservazioni, ne ha fatte altre, il cui frutto è quel che compare nella parte centrale della carta, in inchiostro bruno.

    Sul foglio la sua mano traccia il disegno di una coclea, il guscio di una conchiglia, con molta probabilità una di quelle rinvenute sul monte, forse prelevata per poterla studiare con calma e più da vicino. È questa l’ipotesi esposta all’interno del catalogo I Diluvi e le profezie. Disegni di Leonardo dal Codice Atlantico (2012). Il disegno non è completo, è parzialmente coperto dagli altri appunti sparsi. Ma è lì, a ricordare che il mare preistorico non è affatto una fantasia, anzi. È la realtà di un passato remoto che continua a ritornare grazie a quei fossili, proprio come le onde.

    1.2 Il mare glaciale di Roma

    Un passato che talvolta appare schiacciato, talmente lontano da divenire indistinto. Eppure la preistoria è un periodo di forti cambiamenti, durante il quale le forze della natura hanno plasmato il mondo in modo violento. Eruzioni, inondazioni, glaciazioni e bruschi innalzamenti della temperatura si sono succeduti nel tempo, imprimendo i propri segni sul territorio. Così il fondale emerso che ha tanto affascinato Leonardo da Vinci regala anche sorprese impreviste.

    ANTENNA RAI. Nella zona dell’ex vigna Gambirasio, vicino all’antenna Rai, è stata rivenuta una Vongola Oceanica: una creatura che di solito si trova nei mari glaciali del nord.

    Procedendo verso nord, nella zona dell’ex vigna Gambirasio, vicino all’antenna Rai di via Cadlolo, ci sono tracce che lasciano intendere come prima di Roma non solo ci fosse il mare, ma un mare che è stato anche freddissimo.

    Nel 1968, infatti, Francesco Paolo Bonadonna, ricercatore presso l’Istituto di Geologia e Paleontologia di Roma, ricostruendo la stratigrafia segnala di aver raccolto un’Arctica Islandica nelle sabbie grigie. Il nome scientifico è sufficientemente eloquente: si tratta della cosiddetta Vongola Oceanica, un mollusco che vive solitamente nell’Oceano Atlantico, dal guscio rotondeggiante e nero. È un ospite nordico cioè una creatura che si trova abitualmente nelle acque gelide dei mari del Nord Europa.

    Il mare primordiale di Roma, dunque, raggiunge temperature tanto rigide da divenire l’ambiente perfetto per animali abituati a vivere tra i ghiacci e le correnti fredde. Durante il Pleistocene, l’epoca compresa tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa, le oscillazioni climatiche sono incredibili e si succedono quattro glaciazioni, intervallate da altrettanti periodi interglaciali. Le temperature scendono vertiginosamente, i ghiacci avanzano sulla superficie della Terra, i mari del nord divengono troppo freddi anche per quelle specie che ne fanno il proprio habitat naturale. È così che la Vongola Oceanica è costretta a migrare alla ricerca di una sistemazione più confortevole. Si sposta, fino a colonizzare le sabbie di Monte Mario, restandoci per tutto il tempo necessario, sostituendo le specie originarie che qui hanno sempre vissuto. Per loro, infatti, il mare glaciale di Roma diviene inospitale.

    Mentre sulle coste e nel fondale di Monte Mario e Prati si stanziano i molluschi del nord, le terre emerse del Lazio su cui cresce una vegetazione rada, simile a quella delle steppe, vedono avanzare animali prima sconosciuti, provenienti dai territori impervi dell’Asia. Grossi mammut

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1