Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le incredibili curiosità di Verona
Le incredibili curiosità di Verona
Le incredibili curiosità di Verona
E-book299 pagine3 ore

Le incredibili curiosità di Verona

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dalla prosperità dell’insediamento romano alle lotte tra guelfi e ghibellini, dagli Scaligeri al Regno d’Italia, fino ai giorni nostri

Lo spirito di Verona si rivela nel fascino dei suoi colori, si scorge nei conci in pietra rossa dell’anfiteatro romano, nelle mille righe delle murature romaniche di tufo e mattone, nei brillanti affreschi rinascimentali e nelle sagome delle ville liberty. Nell’immaginario collettivo, Verona è la città romantica per eccellenza, un luogo d’incanto permeato dalla leggenda dell’amore di Giulietta e Romeo e divenuto, nel XX secolo, meta di pellegrinaggio per coppie di innamorati che nella città scaligera vedono l’emblema del sentimento amoroso. Passeggiando tra gli angoli nascosti e le piazze chiassose del centro storico, si colgono suggestioni di secoli e secoli di storia, da osservare con lo sguardo vivace di chi non conosce ma è sempre curioso di scoprire la vera natura delle cose. Un intreccio di racconti, storie e curiosità; in una parola: Verona.

Un viaggio tra le strade, le piazze, i luoghi più noti e gli angoli meno conosciuti della città degli innamorati

Tra gli argomenti trattati:

Dal colle al fiume
Da una città comune a una città signorile
Principi, artisti e mercanti
Nobili di sangue, nobili di cuore
La città cambia volto
L’età dell’oro e del cemento
Il carattere della città
Giulia Adami
è nata nel 1989 a Verona. Si è laureata in Beni Culturali e Discipline Artistiche e ha conseguito il dottorato con uno studio multidisciplinare sull’attività artistica cinquecentesca nella sua città natale.
LinguaItaliano
Data di uscita6 nov 2020
ISBN9788822744197
Le incredibili curiosità di Verona

Leggi altro di Giulia Adami

Correlato a Le incredibili curiosità di Verona

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Storia europea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Le incredibili curiosità di Verona

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le incredibili curiosità di Verona - Giulia Adami

    ES717.cover.jpges.jpg

    717

    Prima edizione ebook: novembre 2020

    © 2020 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-4419-7

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica a cura di Corpotre, Roma

    Giulia Adami

    Le incredibili curiosità

    di Verona

    Dalla prosperità dell’insediamento romano alle lotte tra guelfi e ghibellini, dagli Scaligeri al Regno d’Italia, fino ai giorni nostri

    marchio-front.tif

    Newton Compton editori

    A testa in su

    Indice

    Prefazione

    DAL COLLE AL FIUME

    Il crocevia dell’impero

    Porte di pietra e di mattone

    Intrecci di tessere e colore

    Petronia Tertulla e la città dei morti

    Tutte le facce di Giove

    DA UNA CITTÀ COMUNE A UNA CITTÀ SIGNORILe

    Non è oro solo quello che luccica

    Corri a Verona, corri per il Drappo Verde!

    Avere voce in capitolo

    Un ponte di barche

    Il volto Barbaro degli Scaligeri

    PRINCIPI, ARTISTI E MERCANTI

    Una nuova via della seta

    I Principi della Musica

    Un palazzo senza volto

    River side story

    Architetture di legno

    NOBILI DI SANGUE, NOBILI DI CUORE

    Il giardino di pietra di Scipione

    Se ti sposi, ti regalo Tiepolo

    Bartolomeo Rubele eroe d’altri tempi

    La prima tappa del Grand Tour

    Le Pasque Veronesi

    LA CITTÀ CAMBIA VOLTO

    La riscoperta del Teatro

    Sua Maestà arriva in città

    Una giungla urbana

    Quando l’Adige si ribella

    Il Pantheon di Verona

    L’ETÀ DELL’ORO E DEL CEMENTO

    Una ecclettica e nuova borghesia

    Il crepuscolo del regime

    Com’era, dov’era

    Rosso, oro e blu. Carlo Scarpa e la nuova Verona

    Il tempio dei libri

    IL CARATTERE DELLA CITTÀ

    Dal Bogon al Bacanàl

    L’oro di Verona è fatto di pane

    Non solo il marmo è rosso

    un mare di pietra

    La corona della città

    Ringraziamenti

    BIBLIOGRAFIA

    Prefazione

    Nell’immaginario collettivo, Verona è la città romantica per eccellenza, un luogo d’incanto permeato dalla leggenda dell’amore di Giulietta e Romeo e divenuto, nel xx secolo, meta di pellegrinaggio per coppie di innamorati e curiosi che nella città scaligera vedono l’emblema del sentimento amoroso puro e incondizionato. Negli anni Trenta del Novecento, la grande fortuna del mito e la notizia del progetto cinematografico di George Cukor, che trasformò i due amanti medievali in star hollywoodiane, persuase il direttore dei musei civici di Verona, Antonio Avena, a ideare un avveniristico percorso di story telling delle vicende dei Montecchi e dei Capuleti, portando alla creazione di un itinerario di fittizi luoghi shakespeariani veronesi, che sfruttasse il successo scaturito dalla candidatura all’oscar del film americano del 1937. Malgrado la brillante e precoce intuizione di Avena, il progetto innescò un graduale disinteressamento del pubblico agli aspetti più peculiari e intriganti della storia cittadina, lasciando troppo spesso nel dimenticatoio quelle vicende storiche che rendono Verona, ancora oggi, unica e irripetibile.

    Lo spirito di Verona si rivela nel fascino dei suoi colori, si scorge nei massicci conci in pietra rossa dell’anfiteatro romano, nelle millerighe delle murature romaniche di tufo e mattone, nei brillanti affreschi rinascimentali che le hanno conferito l’appellativo di urbs picta e nelle peculiari sagome delle ville liberty che si scorgono tra le vie di uno dei più prestigiosi quartieri della città. Nata come colonia dell’Urbe, la città scaligera ha fin da subito dimostrato il suo essenziale apporto alla vita della penisola, in virtù della ricchezza naturale del suo territorio e del singolare temperamento dei suoi abitanti, divenendo un crocevia di incontri e di commerci, che le hanno permesso una continua crescita economica, culturale e sociale, dall’antichità fino ai giorni nostri.

    Passeggiando tra gli angoli nascosti e le piazze chiassose e gremite del centro storico, si colgono suggestioni di secoli e secoli di storia, da osservare con lo sguardo vivace dei bambini, quello di chi non conosce, ma è sempre curioso di scoprire la vera natura delle cose. Per cogliere lo spirito originale e intrigante che accompagna questo viaggio fatto di storie e curiosità, bisogna calarsi nel vivo della città e cercare con lo sguardo le tracce del passato che, in un solo colpo d’occhio, dispiegano davanti a noi i segni di una storia millenaria.

    Posta sulla linea stradale che mette in collegamento Milano e Venezia, Verona è oggi la meta privilegiata del cosiddetto turismo mordi e fuggi, che si muove alla ricerca dei baluardi della storia culturale e artistica della città. Ma come tutti i centri italiani che vantano una storia antichissima, la città riserva molte sorprese al di fuori dei classici percorsi di visita storico-artistica, una coltre di racconti stravaganti che si celano nella memoria e nella tradizione locale, sfuggendo non solo agli occhi curiosi dei visitatori ma, a volte, anche agli stessi abitanti del territorio. Custodire e conservare le storie, le tradizioni e le leggende locali è stata, per secoli, una missione per tutti coloro che sono rimasti ammaliati dalla bellezza intrinseca della città, dai suoi scorci pittoreschi e dalla stravaganza dei suoi abitanti. Grazie agli studi di uomini e donne che hanno raccolto le memorie di vicende e aneddoti antichi e moderni, oggi è possibile ricostruire uno sfaccettato ritratto di Verona, fatto di colori, ricordi, suoni e immagini. In un certo senso, questo libro nasce come un piccolo tributo all’impegno di quelle persone che hanno tracciato un percorso di ricerca e che hanno narrato l’illustre passato di Verona con tanto vigore e passione, consegnandolo, come un testimone prezioso, alla nostra memoria. Senza il loro contributo, non sentiremmo oggi l’esigenza di ripercorrere, ancora una volta, la storia della città, alla ricerca di nuovi tasselli per comprendere a fondo il carattere di un tessuto urbano e i suoi mutamenti.

    Non tenterò dunque di cercare nuove ed altisonanti parole per descrivere quella vivida e brillante aura che permea, ancora oggi, Verona, ma consegnerò alla penna dei grandi il compito di stilare un primo ritratto della mia amata città.

    Si come è vero che la città di Verona, per sito, costumi, ed altre parti è molto simile a Firenze, così è vero che in essa, come in questa, sono fioriti sempre bellissimi ingegni in tutte le professioni più rare e lodevoli.¹

    Al tramonto ho percorso l’orlo del cratere dell’Anfiteatro e ho goduto il bellissimo panorama della città e delle vicinanze. Ero solo; in basso, sui lastroni del Brà camminava una folla di gente: era l’ora del passeggio per gli uomini di tutte le condizioni e per le donne del ceto medio.²

    L’unico difetto del luogo è che è troppo ricco. Pietre, fiori, montagne: tutto richiede uguale attenzione.³

    Sul castello di Verona

    batte il sole a mezzogiorno,

    da la Chiusa al pian rintrona

    solitario un suon di corno,

    mormorando per l’aprico

    verde il grande Adige va;

    ed il re Teodorico

    vecchio e triste al bagno sta.

    Depositiamo per tre ore i bagagli alla stazione e ci dirigiamo lungo la strada maestra, attraversando la città e le fortificazioni, verso San Zeno Maggiore. Che strano effetto questo ribollio di colli, queste mura ora ripide, ora smussate, le differenze di altitudine, a volte appena percepibili. Tutto di una sottile sensibilità del tutto celata all’occhio profano.

    Mescolata ed impura, Verona è vibrazione, è irradiazione, è colore, arte divenuta paesaggio e confusa al paesaggio, miraggio di città romantica. Verona fu romana, gota, poi bizantina e longobarda. La tennero i Carolingi e gli imperatori tedeschi; fu un glorioso Comune e una gloriosa signoria, fu scaligera, viscontea, veneziana.

    1 Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, Newton Compton Editori, Roma 2010, p. 796.

    2 Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 2019, p. 43.

    3 John Ruskin, Lettere da Verona, Alba Petralia, Veorna 2013, p. 31.

    4 Giosuè Carducci, Rime nuove in Tutte le poesie, Newton Compton Editori, Roma 2011. Sognatori, poeti, viaggiatori: sguardi su Verona e il lago di Garda, a cura di Paolo Tonussi, Antenore, Roma-Padova 2017, p. 53.

    5 Walter Benjamin, Il mio viaggio in Italia: Pentecoste 1912, Rubettino Editore, Messina 1995, p. 42.

    6 Giudo Piovene, Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 1966, p. 64.

    DAL COLLE AL FIUME

    FIG6.tifFIG1.tif

    La città di Verona vista dai colli in un’incisione settecentesca.

    Il crocevia dell’impero

    «Verona è una piccola Roma» è divenuta, da qualche tempo, la classica espressione che risuona tra i pittoreschi vicoli del centro storico, nella folla dei folti gruppi di turisti che per la prima volta giungono in visita nella città scaligera. Alle orecchie dei veronesi suona un po’ come «Amsterdam è la Venezia del Nord», entrambi inflazionati e facili paragoni che il turismo moderno ha trasformato in mantra per il viaggiatore del xxi secolo, ripetuti e conosciuti in ogni parte del mondo. Questo gioco di facili associazioni non si riscopre infatti appannaggio dei soli grandi centri turistici internazionali, la cui fama e celebrità porta sovente alla nascita di leggende e generalizzazioni sulla storia delle città: la piccola Verona ne è un chiaro esempio.

    L’origine di questo confronto scaturisce abitualmente dal riconoscimento dell’Arena come un Colosseo in miniatura e dell’ondulato territorio che circonda la città come un rimando ai celebri sette colli dell’Urbe. Ma la storia ci insegna che nulla nasce per caso e che anche il più abusato paragone cela in realtà una fitta rete di verità e fraintendimenti che, nel tempo, hanno portato le persone a una percezione condivisa e collettiva di un luogo. Per riscoprire l’essenziale ruolo che Verona ebbe per Roma, soprattutto durante l’epoca imperiale, e sfatare il mito che vede nella città scaligera solamente una piccola copia della Città Eterna, è necessario quindi scavare più a fondo, svelando l’intreccio delle storie dei luoghi e le memorie veronesi che ancora oggi si conservano nella fitta rete di strade e palazzi antichi.

    Verona nacque ben prima dell’arrivo dei romani, sulla cima del cosiddetto Colle Gallo, ribattezzato in tempi più recenti Colle di San Pietro, un’altura situata in corrispondenza di una delle ampie anse che il fiume Adige disegna alle pendici dei monti Lessini. Non dobbiamo immaginare che il primo insediamento si presentasse come un vero e proprio borgo fortificato, ma piuttosto come un piccolo villaggio difeso da un muro di cinta rudimentale che ospitava, già dal vii secolo a.C., un gruppo di abitanti autoctoni di cui ancora oggi rimane incerta la provenienza, ma che gli studiosi identificano con gli antichi veneti, ipotizzando un’origine gallica o celtica di questa popolazione, da cui far discendere l’appellativo gallo.

    La crescita del borgo portò con sé la necessità di sviluppare un sistema agricolo che permettesse alla popolazione di sfruttare gli appezzamenti di terra pianeggiante che circondavano il colle, nonostante questo comportasse un pericoloso avvicinamento al fiume e l’eventualità di subire i danni delle sue devastanti piene. Nei secoli successivi, malgrado le molte incertezze legate all’imprevedibilità del corso impetuoso dell’Adige, fu inarrestabile lo sviluppo di piccoli centri abitati situati lungo il corso del fiume – con la conseguente realizzazione, in corrispondenza del guado naturale posto alle pendici della collina, di un passaggio di legno che conducesse ai terreni agricoli, articolati nella zona piana al di là dell’ansa. Quell’antico guado, oggi sede di uno dei più importanti e scenografici monumenti romani della città, il ponte Pietra, fu dunque sfruttato dalla popolazione locale ben prima dell’arrivo dei romani, per ottimizzare le risorse di un territorio potenzialmente molto produttivo.

    Fu però con lo stanziamento dei romani nel territorio che la città conobbe un repentino sviluppo urbanistico, ancora oggi testimoniato dalla ricchezza di monumenti e resti archeologici visibili nel centro storico. Verona infatti, dopo essere stata una delle colonie di Roma nella Gallia Cisalpina, intorno al 49 a.C. acquisì il tanto agognato status di municipium. Ma cosa voleva dire, in epoca romana, divenire municipium per una città? Sostanzialmente i municipi romani, rispetto alle colonie, potevano godere di svariate politiche di agevolazione economica sulle tasse imposte dall’Urbe e, condizione fondamentale, tutti gli abitanti potevano vantare la cittadinanza romana, da cui scaturivano numerosi diritti e doveri individuali. Questo essenziale cambiamento non mutò solo il ruolo di Verona all’interno dello Stato romano, ma anche l’aspetto e la fisionomia del suo tessuto cittadino. Oltre al notevole ampliamento della città, il centro urbano fu radicalmente spostato rispetto alla posizione originale, con un graduale accentramento all’interno dell’ansa dell’Adige del vero e proprio nucleo politico e abitativo. Intorno al 49 a.C., in un sito originariamente dedicato all’agricoltura e alla coltivazione, si iniziarono quindi a costruire mura, porte, monumenti laici e religiosi in cui svolgere le attività amministrative e culturali, ma anche la vita civile e lavorativa dei cittadini. Questo processo richiese un lungo periodo di elaborazione e ancora nell’ultimo quarto del i secolo a.C. si potevano scorgere zone abitate sulle pendici del colle.

    Un’evoluzione di tale portata e la costruzione ex novo di un’intera zona urbana mettono in luce, fin da subito, le potenzialità che Roma aveva scorto nella città di Verona, caratterizzata da una fortunata posizione geografica, tra la fertile pianura padana e il confine romano con la Gallia. Non a caso, gli studiosi hanno più volte proposto di individuare un nome illustre dietro un’evoluzione così imponente, annoverando anche Gaio Giulio Cesare tra i possibili promotori. Il vantaggio che Roma poteva trarre dalla posizione di crocevia di Verona nel Nord della penisola era infatti impagabile e, viceversa, anche i veronesi trassero il loro bel guadagno dal passaggio da colonia a municipium. Ma oltre alle potenzialità geografiche del territorio, Verona possedeva un altro vantaggio agli occhi di Roma, riconoscibile ancora oggi nella sua struttura, incardinata in una rete stradale progettata e costruita prima dello spostamento della città al centro dell’ansa. La città si trova infatti nel punto di incrocio tra una strada consolare e due assi viari fondamentali, all’epoca, per raggiungere la Gallia e la Germania: da una parte la via Postumia, dall’altra la via Gallica e la via Claudio-Augusta.

    Postumia.jpg

    Un tratto della via Postumia visibile sotto l’Arco del Gavi (foto di Pentti Helenius su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported).

    L’impostazione dei centri abitati su un reticolo ortogonale di cardi e decumani, che proseguivano il percorso delle vie consolari all’interno delle mura urbane, è un retaggio delle pratiche militari romane e deriva dai vantaggi riscontrati dall’esercito nell’organizzazione dell’accampamento durante le campagne di conquista: il castrum. Questa scelta urbanistica permetteva infatti di muoversi all’interno di un vasto numero di isolati in modo intuitivo e veloce, sfruttando la numerazione progressiva delle strade. Nel caso specifico di Verona le due strade principali interne e ortogonali, il Cardo e il Decumano massimo, erano solo piccole porzioni di due assi viari fondamentali per lo Stato romano, che si incrociavano esattamente di fronte al Capitolium, il tempio situato nel centro del foro. Il Decumano massimo era, di fatto, la porzione di Via Postumia situata all’interno delle mura cittadine, una via che tagliava il Nord della penisola e metteva in comunicazione non solo due centri importanti come Genova e Aquileia, ma soprattutto i due mari, il Tirreno e l’Adriatico, promuovendo gli spostamenti e i commerci. Il Cardo massimo era invece la prosecuzione all’interno della città della Via Gallica che, come suggerisce il nome stesso, conduceva verso l’antica Gallia, l’attuale Francia. Questa trama di vie consolari e di strade consentiva di raggiungere Verona agilmente dai maggiori centri abitati dello Stato e, più tardi, dell’Impero Romano. Ma, come avevamo anticipato, queste non erano le uniche due strade a incrociarsi sul territorio veronese: manca infatti all’appello la fondamentale Via Claudia Augusta, che da Ostiglia si inoltrava verso nord, fino ai territori dell’odierna Germania e di cui è stata riportata alla luce una porzione di ciottolato grazie agli scavi archeologici realizzati nei pressi di san Pietro in Cariano in Valpolicella.

    A discapito di ciò che si potrebbe pensare infatti, questa rete viaria antica non è mai andata perduta, e ancora oggi è possibile ritrovare alcuni frammenti di strade romane in punti strategici della città. Il termine strada d’altronde deriva dalla parola latina strata e restituisce l’idea di una articolata stratificazione di materiali che, nel tempo, hanno contribuito alla vera e propria stratificazione di percorsi sicuri e codificati, che non furono cancellati dal trascorrere dei secoli.

    Gli archeologi infatti hanno ricostruito e, in qualche caso, riportato alla luce numerosi frammenti della rete viaria romana, scavando in corrispondenza delle nostre vie e delle strade che abitualmente percorriamo. A Verona, è stato anche possibile individuare le differenze tra le diverse strade venute alla luce, in base alla posizione occupata rispetto alle mura e, soprattutto, ai materiali di realizzazione. I basoli, pietre di basalto nere e solide, utilizzate per lastricare le porzioni di strada più transitate in corrispondenza delle città, si possono ancora oggi scorgere sotto l’Arco dei Gavi, solcate profondamente dalle ruote dei carri antichi e frutto di uno scavo archeologico (e di un conseguente spostamento) effettuato nell’odierno corso Cavour. Per le strade interne alle mura invece, percorse principalmente da pedoni e quindi non sottoposte al continuo passaggio dei carri, furono utilizzati tufo e pietra rossa locale. Lo scavo oggi visibile dirimpetto alla statua di Dante Alighieri in piazza dei Signori ci mostra proprio l’incrocio di un cardo e di un decumano secondari, realizzati in tufo e pietra di Verona.

    Ma oggi non rimangono solo i resti archeologici di queste strade, poiché i percorsi individuati dai romani più di duemila anni fa sono sede delle più importanti strade contemporanee che solcano il Nord Italia, come l’Autostrada del Brennero, che ricalca precisamente il percorso della Claudio Augusta, o la Strada Provinciale Padana, che segue il percorso della Via Gallica. In un certo senso, per rifarci dei consueti paragoni con Roma, per Verona potremmo dunque riciclare un abusatissimo proverbio dedicato all’Urbe, concedendoci una piccola variazione sul tema e affermando che «tutte le strade portano a Verona»!

    Porte di pietra e di mattone

    La data del 49 a.C. è ricordata come uno spartiacque nella storia di Verona, l’anno che segna il definitivo passaggio della città da colonia romana allo status di municipium, un mutamento che portò con sé molti privilegi per gli abitanti, tra cui l’ottenimento della cittadinanza romana per i veronesi. Ma come è stato possibile, ai giorni nostri, ricostruire un evento così lontano nel tempo, in

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1