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Scandalosa proposta: Harmony Collezione
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E-book154 pagine3 ore

Scandalosa proposta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Tra Lucy Cardrew e Marcus Canning è riesplosa, improvvisa, la passione, e ora alla bella Lucy si presenta un'occasione irripetibile: sposare l'uomo che ama da sempre. Sembra proprio che il sogno possa diventare realtà, e poco importa che Marcus sia interessato solo a un erede per il suo impero bancario. Inoltre, se lei non accetterà l'offerta, lui non faticherà di certo a trovare una donna disposta a farlo. E vederlo infilare l'anello al dito di un'altra sarebbe davvero troppo doloroso. La speranza di Lucy è che, col tempo, anche lui impari ad amarla. La realtà, invece, le fa sorgere un dubbio: possibile che lui sia già innamorato di lei, senza volerlo ammettere?
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858948088
Scandalosa proposta: Harmony Collezione
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Scandalosa proposta - Penny Jordan

    successivo.

    1

    «Se ho capito bene, lei sostiene che il mio ex marito ha danneggiato a tal punto la mia attività da ridurmi al fallimento?»

    Colta da una incredulità mista a paura, Lucy fissò l'avvocato. La situazione in cui si trovava era assolutamente allarmante e probabilmente senza via d'uscita. Così grave da apparirle irreale.

    Ma era reale. Eccome.

    Era seduta di fronte a McVicar, il quale le stava comunicando che il suo ex marito aveva intaccato l'immagine e danneggiato la solidità finanziaria dell'agenzia per l'organizzazione di eventi che lei aveva avviato con tanto entusiasmo prima del matrimonio, fino ad affossarla.

    Nel corso del loro breve matrimonio, Nick l'aveva tradita sul piano personale e anche su quello finanziario. E lei, aveva forse qualche colpa?

    Cercando di venire a patti con l'enormità dei problemi che avrebbe dovuto affrontare, Lucy si disse che quel tipo di ragionamenti in quel momento non la avrebbe aiutata in nessun modo.

    «Ho alcuni contratti per quest'anno» disse all'av-vocato, incrociando le dita dietro la schiena e sperando che l'interlocutore non le chiedesse di entrare nel dettaglio, poiché in realtà erano ben pochi. «Magari, con questi contratti la banca...»

    Il legale scosse il capo. Quella giovane cliente gli era simpatica ed era dispiaciuto per lei, ma a suo parere era di natura troppo gentile per sopravvivere nella giungla del mondo degli affari.

    «Mi dispiace mia cara» riprese. «Come ha ammesso lei stessa, diversi potenziali clienti hanno annullato l'impegno e hanno chiesto la restituzione dell'anticipo e temo... Be', diciamo che stiamo vivendo in un mondo difficile, in cui la fiducia non ha prezzo.»

    «E a causa del comportamento di Nick nessuno avrà più fiducia nella Prêt a Party... è questo che mi sta dicendo?» ribatté Lucy amara. «Anche se Nick non fa più parte né dell'agenzia né della mia vita, e sono io che ho avviato l'attività?»

    Lo sguardo comprensivo del legale fu tutto ciò che ottenne.

    «Ahimè, ammetto di non poter biasimare i clienti che hanno fatto marcia indietro. Posso capire che se ai loro occhi sono stata tanto stupida da sposare Nick, non offro molta attendibilità» concluse con umorismo caustico. Era la convinzione di Marcus, e lei lo sapeva perfettamente.

    Marcus. Se c'era una persona che avrebbe voluto rimuovere dalla mente per sempre, quella era Marcus, non Nick.

    «Non c'è niente che io possa fare per salvare l'agenzia?» chiese all'avvocato.

    «Se riuscisse a trovare un nuovo socio... una persona di specchiata onestà e solidità finanziaria, disposta a versare il capitale necessario per sostenere la Prêt a Party nei confronti degli impegni assunti...»

    «Ma intendo far fronte agli impegni con il mio denaro. Ho ancora una certa disponibilità nel fondo fiduciario» lo interrupe Lucy decisa.

    «Sì, certo. Ma temo che pagare i debiti della Prêt a Party, cosa peraltro ammirevole, non le restituisca la fiducia dei clienti, Lucy. Disgraziatamente, il comportamento del suo ex marito ha distrutto senza rimedio la reputazione dell'agenzia. E poi, il fatto che entrambe le socie abbiano lasciato la Prêt a Party...»

    «Solo perché si sono sposate, e adesso hanno altre responsabilità...»

    «È così, certo...» Lo sguardo del legale era sempre più comprensivo. «E io lo so, ma sfortunatamente agli occhi degli estranei appare in modo molto diverso. Mi dispiace veramente, mia cara.» Fece una pausa. «Ha pensato di chiedere consiglio a Marcus? Lui...»

    «No! Mai! E le impedisco formalmente di rivolgersi a lui, dottor McVicar.» Si alzò di scatto, rischiando di rovesciare la sedia.

    Il terrore e l'infelicità le serrarono la gola, come se fosse lo stesso Marcus a soffocarla stringendole le dita intorno. Quanta soddisfazione gli avrebbe dato! Quanto gli sarebbe piaciuto ricordarle che lui l'aveva sempre messa in guardia su quel matrimonio! La avrebbe guardata dall'alto in basso, gli occhi freddi come l'acciaio, e le avrebbe elencato puntigliosamente tutto ciò che lei aveva fatto di sbagliato, tutti i campi in cui aveva fallito.

    Lucy aveva l'impressione che Marcus, e i suoi stessi genitori, la giudicassero una incapace che nella vita aveva raccolto solo fallimenti.

    Tanto per cominciare era una femmina, e non un maschio: ovvero, una figlia da maritare e non un erede. E benché i genitori ci avessero riprovato, ottenendo alla fine un maschio, lei non si era mai liberata dalla sensazione di averli delusi nell'essere la primogenita. Non che i suoi genitori avessero mai fatto allusioni in proposito, ma lei era dotata di una sensibilità particolare, e della concretezza di quella sensazione era pressoché certa. Semplicemente, percepiva il loro disappunto, così come negli anni successivi aveva percepito l'impaziente irritazione di Marcus nei suoi confronti.

    Non che fosse necessario intuire ciò che Marcus pensava. Lui non si era mai fatto problemi a esprimere chiaramente le proprie opinioni. Fin dalla prima volta che lei si era seduta di fronte alla sua scrivania dell'ufficio di Londra, aveva chiarito con precisione di non approvare che il prozio le avesse lasciato in eredità quella consistente somma di denaro.

    «Immagino sia per questo che ha accettato di essere l'amministratore del fondo fiduciario» l'aveva accusato Lucy. «Perché non approva che abbia a disposizione quel denaro, e vuole rendermi la vita difficile.»

    «La sua considerazione conferma le mie perplessità sullo stato mentale del suo prozio quando ha fatto testamento» era stata la risposta caustica di Marcus.

    «Sperava forse di essere lei l'erede?» aveva ribattuto velenosa Lucy.

    Marcus le aveva rivolto un'occhiata che l'aveva fatta arrossire fino alla radice dei capelli, portandola a sperare che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi per scomparire.

    «Non credevo fosse tanto stupidamente infantile» aveva replicato lui con freddezza e distacco.

    Ovviamente, all'epoca lei non sapeva che Marcus possedeva milioni, se non miliardi, messi al sicuro nel caveau della banca di famiglia di cui era il presidente.

    McVicar la osservava con simpatia. Capiva perfettamente la tensione e il disagio che si era instaurato tra la sua cliente e il facoltoso banchiere che il suo prozio aveva nominato amministratore fiduciario del denaro che le aveva lasciato.

    Denaro che era stato in sostanza dissipato, ingoiato dall'avidità e dalle azioni fraudolente dell'ex marito di Lucy, che aveva portato sull'orlo del fallimento la sua piccola agenzia, un tempo prospera.

    Ma, secondo il suo punto di vista, soltanto Marcus avrebbe potuto salvarla. Lui stesso aveva cercato di dissuaderla dall'acconsentire alle richieste della banca di offrire il denaro del fondo come garanzia della Prêt a Party, ma lei aveva rifiutato di ascoltarlo. Moralmente era nel giusto ma, sfortunatamente, era stata decisamente ingenua. E ora ne pagava il prezzo.

    «Se trovasse un socio disposto a versare denaro nell'attività, allora...»

    «È esattamente ciò che ho fatto.»

    Non appena le parole le uscirono di bocca, Lucy si chiese cosa diavolo stesse facendo. Era stato il riferimento a Marcus a spingerla a mentire al suo avvocato creandosi un socio immaginario? Chiuse gli occhi disperata, riconoscendo la propria vulnerabilità.

    McVicar la osservava sollevato e sorpreso. «Bene, è una splendida notizia, Lucy. Pone tutta la questione sotto una luce diversa» affermò entusiasta, l'espressione talmente compiaciuta che il rimorso di Lucy aumentò a dismisura. «La miglior soluzione auspicabile. Ma, ovviamente, ne dobbiamo discutere. Propongo un incontro con il suo potenziale socio prima possibile. Naturalmente, dobbiamo avvertire la sua banca dell'evolversi della situazione. Saranno di sicuro più flessibili, sapendo che del capitale fresco fluirà nella Prêt a Party. Ritengo sia una buona idea rendere pubblica la notizia, anche tramite la stampa, soprattutto quella letta dai suoi clienti, ribadendo che il suo ex marito è stato estromesso dall'agenzia e che lei ha un nuovo socio. Così argineremo l'effetto disastroso del comportamento del suo ex marito.»

    Lucy si sentì intrappolata nella sua stessa menzogna. Possibile che temesse a tal punto la disapprovazione di Marcus infilarsi da sola in un vicolo cieco? Come avrebbe potuto ammettere, ora, di aver mentito?

    «Ehm... Al momento io non posso fare il nome del mio socio, dottor McVicar» riprese lei a disagio. «È ancora confidenziale. Lei capisce... questo genere di rapporti d'affari...»

    «Naturalmente. Ma devo ricordarle che il tempo, in questo caso, stringe.»

    Lucy annuì e fece in modo di concludere subito la discussione.

    Per quale motivo aveva mentito così spudoratamente? Andava contro tutte le sue convinzioni. Adesso, uscendo nel sole autunnale di Mayfair, provava del rimorso, ma soprattutto una profonda vergogna e faticò a respingere le lacrime di autocommiserazione che aveva trattenuto a stento in presenza del legale.

    Voltò l'angolo automaticamente e si ritrovò in Bond Street, dove non degnò della minima occhiata le vetrine delle boutique di alta moda. Gli abiti firmati non facevano per lei, preferiva l'abbigliamento vintage.

    Sotto un certo aspetto, si considerava una ragazza all'antica, e desiderava una vita semplice e serena.

    Per la verità, non aveva desiderato che sposarsi e avere tanti bambini, che lei e il marito avrebbero allevato in una grande casa di campagna.

    Invidiava le sue due migliori amiche per il loro matrimonio felice, anche se non l'aveva mai lasciato intendere. Dopotutto, aveva il suo orgoglio. Ed era stato proprio quello a spingerla a dare vita alla Prêt a Party. Lo stesso orgoglio che la aveva portata a mentire così stupidamente.

    Mentre meditava sull'errore che aveva appena commesso, le riviste di un'edicola attrassero la sua attenzione e si fermò per dare un'occhiata. In bella vista, come sempre, c'era A-List Life. Lucy sorrise. Il suo eccentrico proprietario, Dorland Chesterfield, era un suo buon amico e si era servito della sua agenzia per organizzare diverse manifestazioni. Lei aveva persino preso in esame la possibilità di rivolgersi a lui per un aiuto finanziario, ma aveva rinunciato perché se c'era qualcosa che metteva in secondo piano la spontanea bontà d'animo di Dorland, era l'impulso irrefrenabile di passare alla stampa qualsiasi pettegolezzo. E l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che la sua storia venisse sbattuta sulla prima pagina di A-List Life.

    Naturalmente, le sue due amiche, ora ex socie dell'agenzia, le avevano spontaneamente offerto un aiuto finanziario, ma lei non aveva voluto accettarlo. Prima di tutto per quel dannato orgoglio, in secondo luogo perché non era solo di denaro che aveva bisogno, ma anche di qualcuno che lavorasse al suo fianco. Avere a disposizione del denaro per pagare i debiti della Prêt a Party sarebbe stato un buon inizio, ma lei voleva disperatamente provare al mondo intero di non essere la sciocca che tutti reputavano, e di poter tenere in piedi un'attività di successo.

    D'accordo, sposare Nick era stato un errore e doveva riconoscere che,

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