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Influenza Indebita: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #5
Influenza Indebita: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #5
Influenza Indebita: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #5
E-book325 pagine4 ore

Influenza Indebita: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #5

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Info su questo ebook

Sasha e Connelly tornano in Influenza Indebita, un thriller giuridico al cardiopalma dall'autrice bestseller per USA TODAY Melissa F. Miller.

 

Nemmeno i più tormentati fra i casi di Sasha l'hanno preparata alla sfida che deve affrontare ora: trovare un luogo per il ricevimento di nozze su cui sua madre e Connelly siano d'accordo.

 

Ma i problemi di preparativi diventano l'ultimo dei suoi problemi quando Bodhi King, un patologo forense alle dipendenze della città di Pittsburgh, viene a chiedere il suo aiuto. Giovani donne stanno morendo in tutta la città e Bodhi sospetta che le loro morti siano collegate. Dopo aver dato voce ai propri sospetti, il medico viene preso di mira. Bodhi ha bisogno dell'aiuto di Sasha e Connelly per dissotterrare la verità prima che essa venga seppellita assieme ad altre vittime… e a lui, se chiunque stia cercando di zittirlo avrà successo.

 

La pista è lunga e sporca, e conduce a clientelismi, affari sottobanco, e al più grosso studio legale della città. Ma Sasha e Bodhi non si fermeranno prima di liberare la città dalla morsa della corruzione… a qualunque costo.

LinguaItaliano
Data di uscita19 mar 2023
ISBN9781940759982
Influenza Indebita: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #5

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    Anteprima del libro

    Influenza Indebita - Melissa F. Miller

    1

    Bodhi King fissò il corpo freddo e rigido di Jasmine Courtland. La donna aveva una zazzera di riccioli rossi, gambe lunghe da ballerina e uno spruzzo di lentiggini sulla pelle pallida. Nessuna ferita, nessuna traccia di patologie, nulla che suggerisse che fosse qualcuno di diverso da una ventiduenne in perfetta salute. A parte il palese fatto che era morta.

    Stando al rapporto dei soccorritori, la neolaureata accusava da due giorni febbre e affaticamento. Qualche ora prima, stava leggendo un romanzo accanto alla piscina dei suoi genitori. Quando suo padre era uscito per chiederle se volesse unirsi a lui per pranzo, aveva trovato il suo corpo immobile riverso a terra accanto alla sdraio.

    A rigor di logica, la scena avrebbe dovuto presentarsi agli occhi di Bodhi, il patologo forense a cui era stato affidato il caso, come una morte bizzarra ed enigmatica. Sfortunatamente, non era così.

    Lui sapeva già cosa avrebbe trovato nel momento di eseguire l’autopsia al cuore: la causa della morte si sarebbe rivelata essere miocardite, un’infezione cardiaca.

    La miocardite colpiva di rado persone che vivessero negli Stati Uniti ed era ancora più raramente fatale. Tuttavia, nell’ultima settimana e mezza, aveva provocato la morte di due giovani donne per il resto in salute in Allegheny County. Una volta che lui avesse concluso l’esame e firmato il certificato di morte, Jasmine Courtland sarebbe diventata ufficialmente la terza donna di Pittsburgh a morire di miocardite negli ultimi dieci giorni, assieme a Nina Penrose e Christa Taylor.

    I media avrebbero dichiarato la sua morte inspiegabile, un’anomalia statistica.

    Ma lo era davvero?

    Bodhi voltò le spalle al corpo e si girò verso il portatile posato sul tavolino di acciaio inossidabile alle sue spalle. Era sua abitudine scrivere appunti mentre eseguiva le autopsie. Digitò alcune righe nel file denominato Courtland, Jasmine, quindi cliccò sulla cartella degli appunti per effettuare una ricerca incrociata con i file Penrose e Taylor, nella speranza che emergesse qualche elemento in comune a collegare quelle tre morti apparentemente scollegate.

    Bodhi rimase di stucco. Controllò l’elenco dei file e il suo battito accelerò. Penrose, Nina e Taylor, Christa non c’erano.

    Non è possibile, borbottò fra sé.

    Aprì lo strumento di ricerca e cercò un file per volta nell’intero disco fisso. La casella di ricerca gli rispose Nessun file trovato.

    Bodhi ebbe un tuffo al cuore. Tenne le dita sospese sopra la tastiera, ma gli tremavano le mani. Per cui, si prese un momento per rallentare il respiro e bloccare il tremore prima di ripetere la ricerca… questa volta, attingendo al database on-line ufficiale dei casi.

    Sebbene mantenesse una copia locale di ciascuno dei suoi casi attivi sul portatile, perché il database era notoriamente lento, non mancava mai di salvare tanto sul suo disco fisso quanto on-line, nel caso il portatile morisse. Avrebbe potuto sempre scaricare i file dall’archivio on-line.

    Attese con pazienza mentre la clessidra girava pigramente sul suo schermo, informandolo che il computer stava lavorando sulla sua richiesta. La clessidra girò a lungo. Così a lungo, in realtà, che l’ansia si trasformò in noia. Alla fine, il database comunicò i risultati della ricerca.

    Nessun file trovato.

    Bodhi corse dalla sala esami al suo piccolo e organizzato ufficio. Ogni superficie orizzontale era in ordine. L’unico tocco personale era una scatola di legno squadrata piena di sassi lisci e sabbia bianca che lui rastrellava quando aveva bisogno di schiarirsi la mente.

    Si accovacciò e aprì l’ultimo cassetto dello schedario di metallo su cui era appoggiato il giardino di pietra. Prese il primo quaderno da una pila di quaderni per appunti. Accovacciatosi accanto allo schedario, aprì il quaderno e cominciò a sfogliarlo.

    Le sue labbra si contrassero e lui cominciò a girare le pagine più in fretta, passando ciascun foglio fra pollice e indice. Arrivò all’ultima pagina e chiuse il quaderno, quindi lo girò per esaminare la quarta di copertina: 3 agosto 2012 – 18 marzo 2013 era scritto con un pennarello nero.

    È il quaderno sbagliato. In cima alla pila avrebbe dovuto esserci quello più recente.

    Bodhi rimosse l’intera pila dal cassetto e la controllò, rallentando consciamente il respiro. Il resto dei quaderni era in ordine cronologico inverso. Nessuno era fuori posto o mancante. Ma il quaderno che Bodhi stava usando in quel periodo era svanito e con esso le voci che lui aveva scritto quando aveva svolto le autopsie di Nina Penrose e Christa Taylor.

    Malgrado Bodhi conservasse i documenti ufficiali in formato elettronico, teneva anche dei quaderni scritti a mano, dove appuntava le sue opinioni personali e i suoi sentimenti riguardo ai casi. Quelle voci erano il suo modo per onorare le vite dei defunti che passavano per le sue mani. Bodhi immortalava su carta i pensieri che gli attraversavano la mente durante le autopsie, catturando dettagli che suggerivano le minuzie e le complessità della vita, come un tatuaggio tribale, le smagliature sul ventre di una madre, vecchie cicatrici chirurgiche o calli sulle punte delle dita: il risultato di lavoro manuale o dell’esercizio nella chitarra?

    Bodhi dubitava che i passaggi che aveva scritto riguardo alle giovani defunte avessero un qualche valore forense, ma con i suoi file elettronici dispersi nell’etere, aveva voluto verificare. Il fatto che la sua documentazione informatizzata fosse sparita era bizzarro e fastidioso, ma probabilmente i tecnici avrebbero potuto ricostruirla. Ma la perdita – no, meglio usare la parola giusta: il furto – dei suoi quaderni privati gli sembrava una violazione molto intima.

    Rimise a posto i quaderni e si dondolò sui talloni.

    Saul David passò di fronte alla sua porta aperta.

    Ehi, Bodhi, cosa scrisse il coroner buddista come causa della morte?

    La vita, rispose automaticamente Bodhi, concludendo la barzelletta preferita del suo collega e chiudendo il cassetto.

    La risatina di Saul lo seguì lungo il corridoio.

    Bodhi si alzò e allungò una mano verso il piccolo rastrello metallico appoggiato all’angolo della scatola di legno. Mentre tracciava linee curve attorno ai sassi e attraverso la sabbia, prese nota di due sensazioni molto poco familiari che attraversavano il suo corpo: una rabbia bruciante e una paura nauseabonda.

    2

    Sasha McCandless sorrise pazientemente all’avvocato seduto dall’altro lato del lucidissimo tavolo della sala riunioni. Attese mentre l’uomo frugava in un mucchio di cartellette, ciascuna etichettata con cura e contenente un singolo documento.

    L’uomo si schiarì la voce, ma tenne lo sguardo abbassato sulle carte che aveva di fronte. Alla fine, disse: Sospendiamo la verbalizzazione.

    Le dita della stenotipista smisero di muoversi. La donna si sciolse il collo e prese la sua copia della Pittsburh Post-Gazette, aperta sulla pagina dello sport. La piegò in due per lungo e spostò l’attenzione dallo starnazzare degli avvocati ai risultati dell’hockey.

    Chip Clark si schiarì nuovamente la voce e congiunse le punte delle dita. Mantenne un tono di voce tranquillo, ma guardò Sasha con occhi da cucciolo, implorandola di non metterlo in imbarazzo.

    Se solo il tuo cliente rispondesse alle domande, Sasha. Questi argomenti fanno parte delle sue competenze–

    Sasha lo interruppe immediatamente. Dai, Chip. Lo hai chiamato a deporre a titolo personale. Se volevi una deposizione da rappresentante aziendale, avresti dovuto presentarne richiesta in base alla regola federale 30(b)(6). Tu lo sai e io lo so. Il signor Nelson è qui per rispondere a domande riguardanti la sua conoscenza personale del contratto fra la VitaMight e la Greenway Pharmacies, nient’altro. Rivolse al suo avversario un sorriso stiracchiato e vide il volto dell’uomo colorarsi di viola.

    Sasha, sii ragionevole.

    "Sono ragionevole. Non spetta a te scegliere il rappresentante aziendale: spetta alla VitaMight. E ti dico subito che non avrebbero mandato il signor Nelson in tale guisa. Per cui, se hai altre domande per il signor Nelson, falle pure. Se hai intenzione di continuare a fare domande a cui solo un rappresentante aziendale potrebbe dare risposta, concluderemo la deposizione e la finiremo qui. Sono certa che il signor Nelson gradirebbe tornare a casa in tempo per non perdersi l’inizio della partita dei Penguins, vero, Alex?"

    Mmm? Il testimone di Sasha, visibilmente annoiato dallo scambio di battute fra i due avvocati, stava allungando il collo per leggere la prima pagina del giornale della stenotipista. Si voltò verso di lei. Scusi. Come ha detto?

    Sasha gli rivolse una lunga ed eloquente occhiata che significava presti attenzione.

    Chip raddrizzò le spalle e provò un’ultima volta a bullizzarla. Credo che dovremo chiamare il giudice, a questo punto.

    Sasha si trattenne dallo scoppiare a ridere di fronte a quella minaccia vuota, ma solo a malapena.

    Fai pure. Vuoi che chiami io per te? Sasha attirò a sé il telefono a forma di stella. Sono certa che il giudice Sawyer sarebbe felicissimo di occuparsi di questa faccenda di venerdì pomeriggio.

    Chip la fissò.

    Lei ricambiò.

    La stenotipista sbadigliò e Alex Nelson continuò a leggere il giornale.

    Riprendiamo la verbalizzazione, disse infine Chip.

    Alex sollevò lo sguardo dal giornale e giunse le mani di fronte a sé: il ritratto di un testimone attento e ligio al dovere.

    La stenotipista mollò la pagina dello sport e tenne le dita sospese sopra i tasti, pronta a riprendere la sua digitazione silenziosa e rapida una volta che Chip avesse ripreso il suo interrogatorio idiota.

    La stanza rimase silenziosa per un lungo momento.

    Non ho altre domande, disse Chip.

    Aprì la valigetta, usando violenza ai poveri fermagli, e ci ficcò dentro alla rinfusa le sue ordinate pile di carte.

    Desiderate il verbale condensato e la versione completa? chiese la stenotipista, imperturbata dall’imbarazzante conclusione della deposizione.

    Sì, disse Chip. Poi chiuse con uno scatto la valigetta e uscì dalla stanza senza aggiungere altro.

    Simpatico, osservò la stenotipista. E lei?

    È sufficiente una copia elettronica; ottimizzata, per favore, disse Sasha, trattenendo una risata di fronte alla frettolosa uscita di Chip.

    La versione elettronica della trascrizione della deposizione avrebbe contenuto tanto la versione completa quanto quella condensata, il tutto ridotto in quattro pagine su un singolo foglio di carta. Le avrebbe dato tutto ciò di cui lei aveva bisogno e l’avrebbe aiutata a perseguire il suo obiettivo di evitare di morire sotto una valanga di carta.

    Certo.

    Sasha raccolse ordinatamente i suoi documenti mentre la stenotipista e Alex si scambiavano opinioni riguardo all’ultimo acquisto dei Penguins: un portiere molto famoso.

    Se l’è cavata benissimo, mentì Sasha, accompagnando Alex alla porta.

    Alex era un testimone nervoso e lei aveva trascorso due intere giornate a prepararlo affinché non regalasse informazioni, non tirasse a indovinare e prestasse attenzione. Ma l’uomo sembrava quasi impossibile da istruire. L’errore di Chip li aveva salvati. Se avesse richiesto la deposizione di un rappresentante aziendale e l’azienda avesse mandato avanti Alex, Sasha avrebbe avuto una bella gatta da pelare. Già Alex aveva combinato un disastro con le poche domande che lei aveva permesso a Chip di rivolgergli.

    Alex si fermò sulla soglia e le sorrise radioso. La tensione abbandonò le sue spalle e lei provò un pizzico di simpatia nei suoi confronti. Tutti odiavano rilasciare deposizioni e la maggior parte della gente lo faceva in maniera pessima. Alex era un uomo d’affari, non un avvocato.

    Non dimentichi di dirlo ad Harper, disse l’uomo, stringendole la mano.

    Oh, farà sicuramente rapporto all’ufficio legale, disse lei.

    La valutazione di Sasha sarebbe stata più onesta del premio di consolazione che Alex aveva appena ricevuto, ma lei non avrebbe mancato di concentrarsi sugli aspetti positivi. Harper Roberts era un tipo ansioso. Non era il caso di alimentare quell’ansia… non per una causa che Sasha avrebbe quasi certamente vinto con un giudizio sommario, soprattutto ora che la fase di esibizione delle prove si era conclusa e il vecchio Chip aveva dimenticato di chiamare a deporre un rappresentante aziendale.

    Alex sorrise. Grazie. Mi stia bene.

    La accompagno, disse Sasha.

    Oh, non serve. Faccio un salto di sotto a prendere un brownie, disse l’uomo.

    Normalmente, Sasha avrebbe insistito, ma camminare accanto ad Alex le dava la sensazione di esibirsi al circo.

    L’uomo era alto due metri. Lei arrivava a malapena al metro e mezzo. Le sarebbe venuta la cervicale prima ancora di raggiungere il bar al pianterreno.

    D’accordo. Buon fine settimana, allora.

    Alex sollevò una mano in segno di saluto e uscì dalla porta.

    Sasha si voltò verso la stenotipista, che aveva messo via la sua attrezzatura e stava infilando il giornale nella grossa borsa di vinile.

    Tutto a posto? chiese Sasha.

    Sì. La donna le rivolse un sorriso amichevole. Forza Pens!

    Sasha ricambiò il sorriso e le tenne aperta la porta.

    Dopo che la stenotipista se ne fu andata, Sasha fece capolino nell’ufficio di Naya, ma la sua assistente legale non si vedeva da nessuna parte. Chiuse la porta e tornò nel suo ufficio per controllare i messaggi e vedere se la sua casella e-mail fosse scoppiata nel corso della deposizione.

    Stava digitando un’e-mail indirizzata ad Harper quando Naya apparve sulla soglia, con una tazza di caffè in mano.

    Com’è andata? chiese, attraversando la stanza e posando la tazza sulla scrivania di Sasha.

    A me? chiese Sasha, distratta dall’odore del caffè forte di Jake.

    Naya annuì, un sorriso sardonico sulle labbra. A chi, se no? So che sei in crisi di astinenza da caffeina. Quanto c’è voluto, quattro ore?

    Almeno, concordò Sasha. Che Dio benedica il tuo cuoricino scontroso, disse, sollevando la tazza nella direzione di Naya prima di bere.

    Devi provare la Champion Fuel, disse Naya.

    Cosa?

    La Champion Fuel. Dove vivi, sotto un sasso? La nuova bevanda energetica? Il carburante ufficiale dei Pittsburgh Penguins? Quella che ha aperto una nuova struttura di imbottigliamento a South Side? Hai presente?

    Sasha scosse la testa. Mi dispiace. Sa di caffè?

    No.

    Allora che me ne faccio?

    Capito, disse Naya, lasciandosi cadere sulla sedia per gli ospiti di Sasha. Allora, com’è andata la deposizione?

    Sasha fece spallucce e sorseggiò il caffè.

    Alex era sulla buona strada per il disastro, ma io ho messo Clark sulle spine e gli ho detto che, non avendo seguito la procedura di cui alla 30(b)(6), non poteva fare domande che andassero al di fuori della conoscenza personale di Alex.

    Naya rise. È la conoscenza personale di Alex riguardo al sottoparagrafo 16(g)(iii) dell’accordo di distribuzione ammonta a… un bel niente?

    Esatto. Lui non ha negoziato quell’accordo. Non lavorava nemmeno per la VitaMight al momento della firma. Le vendite alla Greenway sono state incorporate per puro caso nel suo dipartimento dopo che la VitaMight ha venduto il ramo erboristico dell’attività. Per cui, nonostante lui si sia impegnato duramente ad aiutare la controparte, dovremmo riuscire a far chiudere la causa con un giudizio sommario.

    Un sorriso lento e soddisfatto si allargò sulle labbra di Naya. Fico.

    Sasha aveva notato che l’interesse di Naya nella strategia sottostante alle loro cause, già forte, era cresciuto da quando era stata ammessa alla scuola di legge.

    Naya se la sarebbe cavata benissimo, Sasha lo sapeva. La domanda era: come avrebbe fatto Sasha a mandare avanti lo studio senza di lei?

    Si rese conto che Naya la stava fissando.

    A cosa pensi? chiese Naya.

    Niente.

    Sasha si scrollò di dosso la sua inutile preoccupazione. Aveva gestito l’ufficio da sola prima che Naya si unisse a lei; avrebbe potuto ricominciare a farlo, se necessario.

    D’accordo. Sono quasi le cinque. Hai tempo di bere qualcosa?

    Il telefono sulla scrivania squillò prima che Sasha potesse rispondere. Naya allungò il collo e si sporse sulla scrivania per leggere lo schermo.

    È il centralino della Prescott. Vuoi che risponda io?

    Sasha scosse la testa e premette il pulsante del vivavoce.

    Sasha McCandless.

    Sasha, sono Garrett English. Come va?

    La voce eccessivamente gioviale all’altro capo del telefono rievocò una sfortunata immagine mentale dell’ex collega di Sasha. Era l’estate del 2006 e Sasha e Garrett – assieme a una manciata di altri astri nascenti – erano stati invitati a una festa sulla barca del direttore del Dipartimento Controversie. La festa era a beneficio degli associati estivi di quell’estate: studenti di legge che venivano pagati cifre oscene e ricevevano una visione edulcorata di come poteva essere la vita alla Prescott & Talbott. Cause di alto profilo per clienti da Fortune 100. Pasti di lusso. Feste elegantissime. Cene intime nelle ville dei soci. E gite in yacht. Sasha chiamava quegli eventi TQPET: Tutto Questo Può Essere Tuo!

    Naturalmente, nulla di tutto ciò sarebbe stato loro. A meno che e non prima che le nuove leve sopravvivessero a un decennio o più di abusi psicologici micidiali.

    Ma quel giorno, sullo yacht di Noah Peterson, il compito di Sasha e Garrett era stato di comportarsi come se trascorressero tutti i fine settimana navigando lungo l’Allegheny River assieme a soci multimilionari invece che incatenati alle scrivanie dall’alba fino al momento in cui i ristoranti del centro chiudevano e Pittsburgh ritirava i marciapiedi.

    Garrett, purtroppo per lui, aveva assunto un colorito sempre più verdastro man mano che navigavano lungo il fiume. E poi, mentre Noah raccontava di quella volta in cui aveva sfidato l’avvocato della controparte a un incontro di pugilato nel bel mezzo di una deposizione e Sasha spalancava gli occhi come se non avesse ascoltato la versione romanzata di quella storia almeno due dozzine di volte, Garrett si era rivolto all’associato estivo che centellinava una Corona accanto a lui e gli aveva detto Con Noah non si scherza! con quella stessa vocetta allegra.

    Proprio in quel momento, la barca si era inclinata e, a quanto pareva, lo stesso aveva fatto lo stomaco di Garrett, perché questi si era voltato e aveva vomitato sulle scarpe di Noah.

    E, pensò Sasha nel presente, era stata quella pessima mira ad aver fatto precipitare Garrett nel purgatorio dei collaboratori esterni: il limbo di quegli avvocati che erano troppo anziani per continuare a essere associati, ma avevano preferito la vita privata alla promozione a socio oppure, come nel caso di Garrett, aspettavano invano di essere chiamati a più alti ruoli.

    Va benissimo. Cosa posso fare per te? chiese lei.

    Ti sto chiamando per chiederti di innalzare una muraglia cinese attorno alla tua causa di inadempienza contrattuale per conto della VitaMight.

    Notizia lampo: lavoro da sola. Chi dovrei escludere, esattamente?

    La tua assistente.

    Sasha spostò lo sguardo dall’altra parte della scrivania e incrociò lo sguardo stupito di Naya.

    E perché dovrei?

    L’allegria forzata svanì dalla voce di Garrett.

    Perché la Prescott rappresenta la ditta di integratori che ha acquistato la divisione erboristica del tuo cliente e Naya potrebbe essere assegnata a quel fascicolo quando si unirà a noi a settembre.

    Sasha tacque per un istante, permettendo al lampo di rabbia di sbiadire prima di rispondere.

    "In primo luogo, la VitaMight non è soltanto una mia cliente. È anche una vostra ex-cliente, ricordi? Non mi dirai che lo studio rappresenta un cliente i cui interessi sono in contrasto con quelli della VitaMight, soprattutto quando io so per certo che i vostri specialisti in affari e finanza hanno rappresentato la VitaMight nella vendita della divisione erboristica oggetto della mia causa."

    Quando l’abbiamo rappresentata in quella causa, la VitaMight ha accettato che noi avremmo rappresentato la Herbal Attitudes in futuro per quanto riguardava l’erboristeria, disse l’uomo.

    Sasha proseguì come se lui non avesse parlato.

    "In secondo luogo, tu mi stai chiedendo di mettere in panchina Naya perché potreste assegnarla a lavorare per questo cliente in un momento futuro quando – chiedo scusa, se – verrà a lavorare da voi? È assurdo. Lei potrebbe decidere di non frequentare la scuola di legge e rifiutare la vostra offerta di borsa di studio e di lavoro. La Herbal Attitudes potrebbe smettere di avvalersi dei vostri servizi prima di settembre. Ci sono troppi dubbi, Garrett. La causa potrebbe chiudersi con un accordo… oppure, più probabilmente, io vincerò. Per non parlare del fatto che Naya lavorava qui, in questo momento. Se, quando arriverà da voi, si configurerà per lei un conflitto di interessi, sarà obbligo della Prescott escluderla dalla rappresentanza. Io non ho alcun dovere al riguardo."

    Ascolta–

    Non interrompermi. Io ti ho lasciato parlare. Ora, tu fai lo stesso.

    L’uomo scese immediatamente a più miti consigli.

    Mi dispiace. Prosegui pure.

    In terzo luogo, il vostro cliente non è nemmeno parte in causa. Nessuna delle due parti ha citato la Herbal Attitudes.

    Dopo aver atteso un attimo per assicurarsi che Sasha avesse finito, Garrett disse: "Questo è vero. Ma tu hai allegato una citazione duces tecum di terzi."

    Sasha chiuse gli occhi. Garrett aveva ragione, naturalmente. Lei aveva inviato un ordine duces tecum – una richiesta, in quel caso di fornire dei documenti – alla compagnia erboristica, per chiedere qualunque fascicolo essa possedesse riguardo alla disputa per la distribuzione dell’integratore per il potenziamento della memoria che era l’oggetto della causa.

    È vero. Tu rappresenti la compagnia a tal proposito?

    Sì.

    Avresti dovuto rispondere alla richiesta conoscitiva oggi, Garrett. Vediamo se indovino: mi hai chiamato per questa faccenda del conflitto, ma già che ci siamo, volevi anche chiedermi una proroga alla scadenza per la presentazione dei documenti.

    Era una strategia da manuale per la Prescott & Talbott. Prima, fare una richiesta eccessiva, che sicuramente sarebbe stata rifiutata; poi, chiedere quello che si voleva davvero. L’idea era di mettere l’avversario con le spalle al muro: un avvocato che negava non una, ma due richieste di conciliazione da parte della controparte correva il rischio di sembrare irragionevole nel caso la faccenda fosse mai stata presentata di fronte a un giudice.

    A giudicare dal modo in cui Naya contrasse la bocca in un sorriso complice, Sasha capì che anche lei aveva riconosciuto la mossa.

    I

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