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Danno irreparabile: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #1
Danno irreparabile: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #1
Danno irreparabile: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #1
E-book359 pagine4 ore

Danno irreparabile: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #1

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Info su questo ebook

L'avvocato Sasha McCandless ha un solo obiettivo: diventare socia del miglior studio legale della città. Poi, una causa prestigiosa la getta in un mondo di inganni e pericolo.

 

Quando un volo di linea precipita, provocando la morte di tutti i passeggeri, Sasha è incaricata di difendere la compagnia aerea. È la sua grande occasione: una controversia legale ad alto rischio per conto di un cliente importante. Ma mentre Sasha scava fra le prove, la gente vicina al caso inizia a morire.

 

Sasha scopre che lo schianto è stato provocato intenzionalmente, tramite una app in grado di scavalcare i controlli della cabina di pilotaggio. Ma non sa a chi poter confidare l'orribile verità. Unisce le forze con un agente federale e assieme a lui cerca di prevenire un nuovo disastro aereo.

 

Presto, Sasha si ritrova con un obiettivo del tutto nuovo: fermare un pazzo prima che la uccida.

LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2022
ISBN9781940759821
Danno irreparabile: I gialli giudiziari di Sasha McCandless, #1

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    Anteprima del libro

    Danno irreparabile - Melissa F. Miller

    1

    Da qualche parte in volo sopra Blacksburg, Virginia

    L’anziano controllò il suo nuovo orologio d’oro, che gli era stato donato in segno di apprezzamento per cinquant’anni di servizio alla città di Pittsburgh. Sollevò la zanzariera e permette la testa contro la finestra ovale dell’aereo. Il vetro era freddo contro la sua pelle rugosa. Da qualche parte, nell’oscurità, le Blue Ridge Mountains della Virginia si levavano dalla Terra. Lui si sforzò, ma non riuscì a vederle.

    Abbassò la zanzariera, più bruscamente di quanto avrebbe voluto, e lanciò un’occhiata ai suoi vicini. Costoro non reagirono al rumore. Accanto a lui sedeva una ragazza magra, probabilmente una studentessa universitaria, che si era stretta nel sedile di mezzo, si era ficcata le cuffie nelle orecchie e aveva chiuso gli occhi, persa nella musica; accanto a lei stava un uomo d’affari, probabilmente un manager di medio livello, a giudicare dalla giacca spiegazzata e dalla valigia malridotta. Come chiunque viaggiasse per lavoro, approfittava del volo per recuperare il sonno. La sua testa era appoggiata al poggiatesta e la sua gamba sporgeva nel corridoio.

    L’uomo tossicchiò nel pugno e ripensò all’ultima volta in cui aveva volato. Erano passati quasi dieci anni. Sua figlia minore e il marito di lei, un attore povero, avevano fatto venire lui e sua moglie da Los Angeles in modo che fossero presenti alla nascita del loro primogenito – il quarto nipote dell’uomo, la prima femmina. Maya era venuta al mondo strillando e, perlomeno sulla base delle telefonate settimanali che lui faceva con la madre, sembrava che non avesse mai smesso. L’uomo ridacchiò fra sé al pensiero e immediatamente, sentì gli occhi colmarsi di lacrime. Sbatté le palpebre e si rigirò la sottile fascia d’oro che portava all’anulare. La sua mente corse a Rosa. Cinquantadue anni insieme.

    Tossicchiò di nuovo e tirò fuori un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi la bocca. Dopo aver piegato con cura il panno bianco, controllò di nuovo l’orologio, trafficò con il cellulare che aveva in grembo, strizzò gli occhi per confermare che le coordinate fossero corrette e premette INVIA. Poi, Angelo Calvaruso si mise comodo, chiuse gli occhi e si rilassò – si rilassò completamente – per la prima volta da settimane.

    Due minuti dopo, l’Hemisphere Air Flight nr. 1667, un Boeing 737 in volo dal Washington National al Dallas-Fort International, si schiantò contro una montagna a massima velocità ed esplose in una ondata infuocata di metallo e carne bruciata.

    Uffici della Prescott & Talbott

    Pittsburgh, Pennsylvania


    Sasha McCandless soffiò via i residui di ombretto dallo specchietto della palette che teneva nel primo cassetto a sinistra della scrivania e controllò il suo riflesso. Il cassetto era la sua casa lontano da casa. Conteneva uno spazzolino e dentifricio da viaggio, una scatola di mentine, una confezione ancora chiusa di preservativi, trucchi, un paio di lenti a contatto di ricambio, un paio di occhiali e una spazzola. Sasha sorrise fra sé e riaprì il cassetto, aprì la confezione e infilò un preservativo nella borsa coperta di perline.

    Si scrollò di dosso il cardigan di cashmere grigio che aveva indossato per tutto il giorno sopra il tubino nero e si tolse le scarpe. Frugò nella credenza alle spalle della sua scrivania fino a trovare le scarpe da serata sotto un mucchio di bozze destinate al tritadocumenti. Scostò le carte e tirò fuori le scarpe. Stava cercando di allacciare la minuscola cinghia rossa di quella sinistra quando udì il trillo di una nuova e-mail ricevuta.

    No, no, no, gemette mentre, lentamente, si raddrizzava. Era da settimane che non aveva un vero appuntamento. Sperò disperatamente che l’e-mail non avrebbe rivelato mozioni urgenti, clienti furiosi o la necessità, all’ultimo momento, di sostituire qualcuno per una deposizione a Omaha, Detroit o New Orleans.

    Aveva bisogno di una bistecca, una bottiglia di vino rosso troppo caro e della luce delle candele. Quello di cui non aveva bisogno era l’ennesima serata a base di cibo da asporto cinese consumato alla scrivania.

    Temendo quasi di guardare, cliccò sull’icona della busta ed esalò il fiato, sorridendo. Era solo un’allerta di Google riguardo a un cliente. Sasha aveva attivato le notifiche per ricevere le notizie riguardanti tutti i clienti con cui lavorava. I soci rimanevano sempre colpiti quando lei sapeva cosa era successo ai clienti prima che lo sapessero loro. Colpiti e anche un po’ spaventati.

    La Hemisphere Air era il cliente più importante di Peterson. Sasha aprì l’e-mail per vedere come mai fosse comparsa nelle notizie. Una fusione, magari? Quella era una delle compagnie aeree più sane e da tempo cercava di assimilare un concorrente più piccolo, soprattutto dopo che Sasha e Peterson l’avevano cavata fuori da un piccolo impiccio con l’antitrust.

    Gli occhi verdi di Sasha si spalancarono e poi si strinsero mentre leggeva l’e-mail. Il volo 1667, pieno a tre quarti, partito da D.C. e diretto a Dallas, si era appena schiantato in Virginia, causando la morte di tutti e 156 i passeggeri.

    Sasha si levò le scarpe e prese il telefono per rovinare la serata all’uomo con cui sarebbe dovuta uscire. Poi compose il numero di cellulare di Peterson per rovinare anche la sua.

    Il telefono di casa di Noah Peterson suonò quasi nello stesso istante in cui il suo cellulare cominciò a emettere un brano irriconoscibile di musica classica di pubblico dominio. Entrambi erano posati sul suo comodino. Noah non sollevò la testa dalla rivista che stava leggendo.

    Laura attese per un minuto per vedere se lui si sarebbe mosso. Non lo fece, per cui lei sospirò profondamente, infilò un segnalibro nel suo romanzo e si allungò a scrollarlo per un braccio. Noah aveva preso il vizio di appisolarsi mentre leggeva a letto. Laura non aveva idea di come trovasse quella posizione comoda abbastanza per dormire e non capiva perché negli ultimi tempi fosse sempre stanco. Aveva sempre lavorato a lungo in ufficio, ma il ritmo sembrava pesargli di più, in quel periodo.

    Noah, il telefono. Anzi, i telefoni. Laura gli scosse l’avambraccio più energicamente.

    Noah sussultò e si aggiustò gli occhiali da lettura, che gli erano scivolati fino al ponte del naso. Afferrò il cellulare e passò il telefono di casa a Laura. Strizzando gli occhi nel guardare lo schermo, riconobbe il numero dell’ufficio di Sasha McCandless.

    Mac, rallenta, disse quando un torrente di parole del suo socio senior lo travolse. Poi si zittì, ascoltando, e le sue spalle si curvarono sotto il peso di ciò che stava dicendo Sasha.

    Laura gli tirò la manica, coprì la cornetta con la mano e bisbigliò ad alta voce: È Bob Metz.

    Noah annuì. Metz era il consulente legale della Hemisphere Air.

    Mac, ho Metz al telefono di casa. Mantieni la calma. Prepara il caffè. Arrivo subito. Chiuse il telefono.

    Laura gli porse il telefono di casa e lui andò a vestirsi nel suo camerino mentre tranquillizzava l’uomo sconvolto all’altro capo della linea.

    Una delicata luce calda si riversava dalle lampade di rame su ciascun lato della testiera del letto, immergendo Laura in un bagliore romantico. Lei aveva pagato una somma principesca per quell’illuminazione sensuale, ma veniva usato di rado per il suo proposito. Col senno di poi, una luce da lettura sarebbe stata più utile. Laura scivolò per rivendicare il centro del letto matrimoniale dalle lenzuola di pregio e dalle coperte di cashmere; sembrava che avrebbe avuto quel lusso tutto per sé, quella notte. Di nuovo. Riaprì il libro e riprese a leggere.

    2

    Bethesda, Maryland

    Jerry Irwin sedeva nel suo ufficio buio, dove l’unica luce era quella dello schermo del computer. Digitò un breve messaggio: La dimostrazione ha avuto un successo perfetto, come di certo avrete saputo. Il secondo spettacolo si svolgerà venerdì. Le parti interessate dovranno inviare le loro offerte confidenziali entro la mezzanotte di venerdì.

    Irwin rilesse due volte il messaggio per assicurarsi di aver usato il tono giusto: sicuro e conciso, ma non sfacciato o spaccone. Soddisfatto, avviò il programma di occultamento e inviò la comunicazione a un elenco di destinatari selezionati.

    Spense il computer e si alzò dalla sedia ergonomica, fischiettando un brano stonato. Non sarebbe stato il caso di celebrare fino a quando non sarebbero arrivate le offerte e il vincitore non avrebbe pagato, ma era proprio il momento di un bicchiere di buon scotch.

    3

    Uffici della Prescott & Talbott

    23:50

    Nel tempo che Peterson aveva impiegato ad arrivare dalla sua bella casa coloniale a Sewickley, Sasha aveva già preparato una caffettiera di caffè forte; radunato un gruppo di associati junior esausti, strappati a una serie di verifiche documentali notturne; e distribuito copie degli stringati rapporti mediatici sullo schianto e un riassunto di una pagina riguardo alla cultura aziendale e alla politica sulle controversie legali della Hemisphere Air.

    Gli associati radunati erano stanchi, ma elettrizzati. La promessa di azione li energizzava. Avevano trascorso lunghe settimane, se non mesi, di giornate fra le dodici e le quindici ore a rivedere migliaia e migliaia di documenti elettronici e a valutare l’applicabilità del segreto professionale e la spendibilità in casi ai quali non si sarebbero mai nemmeno avvicinati. Ciascuno sedeva a un lucidissimo tavolo nella sala riunioni, pregando che quell’orribile incidente aereo sarebbe stato il proprio biglietto per uscire dall’inferno delle verifiche documentali.

    Peterson entrò a grandi passi nella stanza. Nonostante – o forse proprio perché – fosse quasi mezzanotte e il suo cliente più importante fosse in crisi, l'uomo aveva un’aria fresca e imperturbata. Indossava pantaloni color cachi immacolati e una polo rosa.

    Sasha gli diede una tazza di caffè e una copia di tutti i documenti.

    L’uomo si chinò e disse: Questa è tutta gente della Prescott, vero?

    Lei annuì. La Prescott & Talbott aveva affrontato la crisi economica creando un sistema di caste. Gli avvocati a contratto – ritenuti indegni di una vera assunzione sulla base dei loro risultati accademici e del loro status sociale – venivano convocati per contribuire alle più onerose verifiche documentali e pagati una cifra oraria offensivamente bassa per i loro sforzi. Non solo non avrebbero mai avuto il prestigio di diventare associati, ma i loro guadagni non avrebbero minimamente intaccato le decine (o, probabilmente, centinaia) di migliaia di dollari di prestiti che avevano accumulato per laurearsi.

    I consulenti a contratto erano supervisionati dal personale legale – avvocati considerati degni di ricevere uno stipendio e benefit direttamente dalla Prescott & Talbott, ma comunque non abbastanza da essere veri avvocati della Prescott. Il personale legale svolgeva i lavori più umili e aveva il divieto di firmare qualunque documento fosse stampato su carta intestata; i suoi membri erano etichettati come personale legale sul sito web e sui biglietti da visita e non avevano la minima illusione riguardo al fatto che la loro posizione non avesse sbocchi di alcun genere.

    Il personale legale, a loro volta, era supervisionato dagli associati junior – gli uomini e le donne dagli occhi brillanti che in quel momento stavano guardando Peterson seduti attorno al tavolo. Erano i migliori delle loro università; curatori di riviste di settore; la prole delle famiglie ricche i cui membri giocavano a golf, nuotavano o andavano in chiesa con i soci della Prescott & Talbot; o una combinazione di tutte e tre le cose.

    Dando per scontato che lo studio non li masticasse per poi sputarli fuori, gli associati junior avrebbero un giorno raggiunto il livello di Sasha. In quanto associata all’ottavo anno, lei lavorava direttamente con i clienti, discuteva cause in tribunale e aveva la responsabilità principale della stesura delle memorie e della conduzione dei casi di minor rilevanza. In un caso importante, come sarebbe stato quello dell’incidente, Sasha affidava la supervisione giornaliera del caso alla squadra e lavorava alla strategia con Peterson.

    Purché Sasha non si facesse venire un esaurimento nervoso, presto avrebbe raggiunto il grado di socio non azionario. In primavera, i soci paritari della Prescott & Talbott avrebbero votato e quasi certamente le avrebbero offerto il ruolo di socio non azionario. Il che avrebbe significato, per lei, arrivare in cima a un palo ingrassato molto alto. Solo una manciata delle dozzine di giovani avvocati entusiasti che cominciavano a lavorare ogni settembre alla Prescott arrivava così in alto. Quella era la buona notizia. La cattiva notizia era che tutti i risultati da lei conseguiti l’avrebbero posta al fondo di un palo ancora più alto e più ingrassato: quello che si frapponeva fra lei e il rango di socio paritario.

    Peterson le rivolse un cenno del capo, per farle capire che apprezzava il suo giudizio. Sasha avvertì un piccolo brivido di soddisfazione per averlo compiaciuto e poi una fitta di disgusto ugualmente piccola per il fatto che le importava di compiacerlo. Si scrollò di dosso entrambe le emozioni e si versò un’altra tazza di caffè.

    Peterson tirò indietro la sedia che era rimasta vuota a capotavola e si guardò attorno. Incrociò lo sguardo di ciascun paio d’occhi e lo sostenne per un attimo, per far sì che la gravità degli eventi della serata fosse chiara a tutti.

    Per quelli di voi che non mi conoscono, io sono Noah Peterson, direttore del Dipartimento Controversie Complesse. Per quelli che non sanno chi sia la Hemisphere Air, si tratta di uno dei clienti più vecchi della Prescott, nonché, ogni anno, uno dei nostri clienti più importanti in termini di ore fatturate e ricavi. La Hemisphere Air è un’orgogliosa istituzione di Pittsburgh e farà affidamento su di noi perché la aiutiamo a superare questa spaventosa tragedia.

    Sasha sollevò lo sguardo dal taccuino per assicurarsi che tutti stessero annuendo nei momenti giusti. Era così.

    Tornò a stendere una lista dei compiti da svolgere e a fare delle ipotesi di assegnazioni. Il problema immediato era trovare il miglior assistente legale e metterlo o metterla al lavoro su quel caso. Un ottimo assistente legale era molto più prezioso di tutti i talenti costosi e ancora non provati seduti attorno al tavolo.

    Lei sollevò lo sguardo quando si sentì chiamare per nome.

    Sasha McCandless dirigerà la squadra. Sasha conosce molto bene questo cliente e le sue necessità. Se avete domande o preoccupazioni, riferitele a Sasha. E non a me, villici, era il sottinteso perfettamente chiaro.

    Otto paia di occhi si spostarono da Peterson a Sasha. Lei posò la penna.

    Ci incontreremo tutte le mattine alle 8:30 per un aggiornamento rapido e per assegnare gli incarichi prioritari della giornata. A cominciare da adesso, voi lavorerete esclusivamente per la Hemisphere Air. Se avete bisogno che io interceda per farvi rimuovere da altri impegni, ditemelo subito; altrimenti, mi aspetto che vi liberiate completamente da ogni altro incarico entro la fine della giornata di domani.

    Sasha attese un istante per vedere se qualcuno avesse obiezioni. Nessuno ne aveva. A quel punto delle loro carriere, tutti sarebbero stati disposti a strapparsi un braccio a morsi per sfuggire alla trappola che era la verifica dei documenti.

    Non potevano certo aver immaginato che, da avvocati novelli, avrebbero trascorso le loro giornate, serate e fine settimana fissando schermi di computer, leggendo un’e-mail inutile dopo l’altra – passando al setaccio barzellette inoltrate, pubblicità di Viagra e noiosi dettagli dei nuovi rimborsi chilometrici di un cliente nel tentativo di trovare prove di insider trading, formazione di cartelli commerciali o consigli legali riguardanti qualche atto della compagnia. Sasha era dispiaciuta per loro. Se non altro, quando a lei toccava rivedere documenti, aveva la possibilità di viaggiare in luoghi esotici come Duluth e setacciare scatole di carta ingiallita in magazzini privi di riscaldamento, invece di doversi sorbire la collezione di porno di qualche sconosciuto.

    Proseguì. Dobbiamo partire in quarta. Diamo per scontato che il primo gruppo di querelanti farà causa domani. Chiunque agirà per primo avrà buone possibilità di essere nominato legale di causa e, se dovesse emergere una serie di casi consolidati, legale coordinatore di MDL.

    Sasha si ritrovò oggetto di alcuni sguardi vacui.

    "MDL – mulditistrict litigation? ¹" spiegò.

    Era ridicolo che gli studi come la Prescott volessero le menti legali più brillanti e poi impedissero loro di esercitare la professione legale per i primi anni di carriera.

    Una volta che il pubblico ricominciò ad annuire, Sasha proseguì: Avremo bisogno che qualcuno faccia un’analisi sul conflitto giurisdizionale, nel caso la prima querela venga registrata in Virginia – il luogo dell’incidente – ma possiamo immaginare che ci ritroveremo in un tribunale federale qui, nel Western District of Pennsylvania.

    Joe Donaldson aveva una domanda. Come fa a esserne così sicura? È perché la Hemisphere Air ha qui il suo quartier generale? Perché i querelanti dovrebbero affrontare la Hemisphere Air in un contesto dove la compagnia giocherebbe in casa?

    Giusta osservazione, Joe. Guarda fuori dalla finestra alle tue spalle.

    Joe e gli altri quattro avvocati sul suo lato del tavolo fecero girare le sedie per guardare nella direzione della indicata. Le tre persone sedute dalla parte opposta si alzarono parzialmente in piedi e allungarono i colli, per vedere a loro volta. Solo Peterson non si mosse. Si limitò a sorridere.

    Vedete il Frick Building? Era un basso edificio di pietra, perso in un mare di grattacieli di vetro. L’intero edificio è buio, giusto? Con l’eccezione di cinque finestre al terzo piano.

    Le teste degli avvocati junior stavano facendo su e giù. Si voltarono a guardarla.

    Quelli sono gli uffici di Mickey Collins. Mickey è uno dei procuratori civili più abili della zona. La Aston Martin parcheggiata sotto la luce di sorveglianza del parcheggio accanto è sua. Lavoro qui da otto anni e posso contare sulle dita di una mano il numero di volte in cui l’ho vista nel parcheggio dopo le sei. Lui è lì, al telefono, alla ricerca della vedova di qualcuno che era su quell’aereo, in modo da poter andare in tribunale domani mattina presto con il nome di un rappresentante di causa in mano. Potete contarci.

    Joe abbassò lo sguardo imbarazzato.

    Ehi, Joe, era una buona domanda. Sasha stimava le persone disposte a prendere la parola in mezzo a un gruppo. Perché non ti metti al lavoro per cercare informazioni sui giudici del Western District che più probabilmente verranno assegnati al prossimo caso di MDL?

    Va bene. Joe raddrizzò la schiena.

    Ottimo. Qualcuno si offre volontario per l’analisi sul conflitto di giurisdizione?

    Kaitlyn Hart sollevò la penna. Io.

    Ottimo. Sasha si rivolse a Peterson. Domani hai appuntamento con Metz, Noah?

    Sì. Verrà qui per un pranzo di lavoro. Lo faremo in ufficio. Domani, la stampa prenderà d’assalto la loro sede.

    Ottimo. Questo significa che avrà bisogno di entrambi i memorandum entro metà mattina, per consultarli prima che Noah e io ci incontriamo con il consulente legale del cliente.

    Joe e Kaitlyn annuirono mentre prendevano appunti.

    Voialtri riceverete i vostri incarichi alla riunione di domani mattina.

    Sasha si sentì leggermente in colpa per il fatto che gli altri erano stati strappati alle loro revisioni serali solo per sentirsi dire di aspettare, ma così andava la vita nei grandi studi legali. C’erano delle inefficienze spaventose.

    Altre domande?

    Nessuno parlò. Alcuni scossero la testa.

    Era quasi l’una di notte. Ora di lasciar andare la gente.

    Allora abbiamo finito. Ci vediamo domani mattina.

    4

    Fuori Blacksburg, Virginia

    Mentre un flebile sole invernale sorgeva su per le montagne, la squadra di salvataggio passava al setaccio quello che restava del volo 1667. Era solo ottobre, ma il terreno era già coperto di dura brina.

    Gli uomini e le donne che avevano iniziato le operazioni di soccorso a tarda notte erano gelati ed esausti. Una volta messi in posizione i riflettori e posato lo sguardo sul luogo dell’incidente, avevano capito che non ci sarebbe stato nessuno da soccorrere e l’adrenalina che li aveva tirati fuori dai loro letti caldi si era prosciugata.

    Ora – sotto la supervisione di un gruppo di cupi e per lo più silenziosi esponenti di TSA ¹ e NTSB ² – i vigili del fuoco volontari, i soccorritori e gli agenti della polizia locale lavoravano spalla a spalla, raccogliendo e catalogando parti del corpo bruciate, lamiere di metallo contorte, schegge di telefoni cellulari e computer portatili e frammenti di valigie.

    Marty Kowalsky vide un frammento di tessuto a pallini e si chinò, le ginocchia che scricchiolavano, a osservarlo. Era grossomodo delle dimensioni di un foglio protocollo e un tempo aveva avuto un color panna, punteggiato allegramente di rosa leggero, marrone moka e azzurro. Sembrava vagamente familiare, ma Marty non avrebbe saputo dire il perché.

    Dove aveva già visto un tessuto come quello? Il suo cervello stanco passò al setaccio i ricordi, ma non trovò nulla. Marty rigirò il tessuto e scoprì che era appiccicato: sul retro c’era una specie di plastica che si era parzialmente fusa con il terreno. Mentre Marty lo liberava, lo strato di plastica smosse qualcosa nei suoi ricordi e lui si rese conto che stava guardando ciò che restava di una confezione di pannolini: un allegro motivo color pastello, avvolto da una plastica protettiva.

    Una madre aveva contato con cura i pannolini di cui credeva di aver bisogno per il volo, più qualcuno di scorta. Poi, aveva aggiunto una confezione di salviettine e una confezione da viaggio di crema emolliente, buttato in valigia un giocattolo morbido o un libro illustrato per distrarre il bambino sull’aereo, e probabilmente aveva ficcato in aggiunta al tutto una vecchia coperta o un animale di pelouche.

    Ora, tutto ciò che restava era quel lacero pezzo del sacchetto e madre e figlio erano sparpagliati in mezzo alle ceneri che il vento soffiava sul pianoro fumante. Lo stomaco di Marty si rivoltò. Corse verso gli alberi, nel caso dovesse vomitare.

    Si piegò in due, appoggiando le mani irrigidite sulle cosce, subito sopra le ginocchia. Ebbe dei conati, ma nulla risalì, per cui sputò qualche volta e si asciugò la bocca con il dorso della mano. Mentre si raddrizzava, intravide un luccichio metallico fra i cespugli. Scostò il sottobosco a calci dello stivale dalla punta di acciaio e fissò. Una scatola di acciaio inossidabile fortemente ammaccata, grossomodo delle dimensioni della sua cassetta degli attrezzi, giaceva riversa. Era stata dipinta di un arancione vivace. Le parole REGISTRATORE DATI DI VOLO NON APRIRE erano stampigliate in grandi caratteri neri.

    Ehi! gridò. L’ho trovata. Ho trovato la scatola nera.

    Da tutte le direzioni, la gente si mise a correre verso la sua voce.

    5

    Pittsburgh, Pennsylvania

    Meno di quattro ore dopo essere andata a letto, Sasha aprì gli occhi esattamente cinque minuti prima dell’orario della sveglia, come tutte le mattine. Si stiracchiò completamente, allungando le dita dei piedi e allargando le braccia sopra la testa, toccando con le dita la testiera. Si sedette, inarcò la schiena, sciolse il collo e disattivò la sveglia che ancora doveva suonare.

    La genialità del suo appartamento in stile loft era che la camera da letto si trovava solo a tre gradini dalla cucina, con i lucidi elettrodomestici in bronzo (il nuovo acciaio inossidabile, secondo l’agente immobiliare). Sasha percorse il breve tragitto fino alla cucina ed ebbe in mano una gigantesca tazza di caffè fortissimo e caldissimo prima ancora di essersi svegliata completamente.

    Aveva imparato subito che macinare il caffè, preparare l’acqua e impostare il timer della macchinetta del caffè la sera prima rendeva le mattinate molto più semplici. Aveva persino preparato la tazza la sera prima, appoggiandola proprio accanto alla macchina sul piano di vetro riciclato (che lo stesso agente immobiliare aveva definito il nuovo granito).

    Per un breve periodo, Sasha aveva frequentato Joel Tal dei Tali, un purista del caffè che era inorridito alla vista di quella routine. Joel le aveva fatto un lungo discorso sugli olii dei chicchi e sulla temperatura dell’acqua. In occasione del loro appuntamento successivo – nonché ultimo – le aveva regalato una piccola french press e le aveva suggerito di imparare l’arte di prepararsi il caffè una tazza perfetta alla volta.

    Sasha aveva buttato la french press in un cassetto, dove si trovava tuttora, ancora inscatolata. Aveva ributtato Joel dove lo aveva pescato, indisposta a tollerare il suo snobismo caffeinico.

    Quello che Sasha sacrificava in gusto preparando il caffè la sera era più che compensato dall’immediata dose di caffeina che le veniva incontro tutte le mattine.

    Portò il caffè nella camera da letto, dove indossò le scarpe da corsa. Aveva imparato anche che dormire con l’abbigliamento da

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