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I segreti della nonna: Harmony Collezione
I segreti della nonna: Harmony Collezione
I segreti della nonna: Harmony Collezione
E-book176 pagine2 ore

I segreti della nonna: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Doveva rischiare il tutto per tutto. Nell Vandermeer sa benissimo a che cosa sta andando incontro, ma quanto ha scoperto nel vecchio diario di sua nonna è troppo importante. Il mistero si infittisce subito, per colpa di una inquietante sensazione.

Chi e perché la sta pedinando?
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788858965870
I segreti della nonna: Harmony Collezione
Autore

Sandra Field

Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.

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    Anteprima del libro

    I segreti della nonna - Sandra Field

    successivo.

    1

    «Oh...» gridò Nell, «guardi che panorama! Per piacere, Wendell... può fermarsi un attimo?»

    «Sono solo le lande» rispose lui. «Niente di speciale.» Tuttavia, con condiscendenza, mise il piede sul freno e il vecchio furgone si fermò stridendo.

    Nell aprì la portiera, che protestò cigolando penosamente, e scivolò a terra. Si guardò intorno, ammutolita dallo stupore. Sono tornata a casa, pensò. È qui che devo vivere.

    Non era la prima volta che provava quella sensazione, ma mai l'aveva colpita con tanta intensità. Terranova, l'isola al largo della costa orientale del Canada, le aveva preso il cuore non appena era scesa dall'aereo che l'aveva portata a St. John e aveva respirato l'aria tiepida e profumata di mare. L'incanto l'aveva stregata ogni giorno di più e ora ne era totalmente prigioniera. Non so come, ma in un modo o nell'altro devo rima nere qui, si disse di nuovo.

    Non avrebbe potuto ritornare in Olanda e riprendere a vivere placidamente una vita che le sembrava ormai così remota da appartenere ad un altro pianeta, una vita così estranea alla donna che era diventata dopo sole due settimane.

    Wendell si schiarì vigorosamente la gola. «Vogliamo andare, signorina? Io devo arrivare a Caplin Bay in tempo per scaricare tutta questa mercanzia prima che riparta la nave costiera.»

    Wendell doveva avere più di settant'anni e il suo abbigliamento era ancor più malandato del suo furgone, ma i suoi occhi intensamente azzurri erano così vivi da far pensare che da giovane dovesse essere stato irresistibile. Per tre ore l'aveva deliziata con storie di fantasmi, contrabbandieri e naufragi da far rizzare i capelli in testa. «Vorrei fermarmi qui per un po'» disse impulsivamente lei. «Mi lasci scaricare il mio bagaglio dal retro del furgone.»

    «Fermarsi qui? E perché?»

    Perché è così bello che potrei morire di felicità sull'istante, o perché voglio ritardare il più possibile il momento in cui mi imbarcherò sulla nave costiera che va a Mort Harbour, si disse Nell. «Voglio fare qualche fotografia» mormorò invece. «È così bello, qui.»

    «Un inferno, nella stagione fredda» disse Wendell grattandosi il mento ispido. «Non mi va l'idea di lasciarla qui, signorina. Qui non è come a St. John. Non c'è tanto traffico su questa strada e non so se riuscirà a trovare un altro passaggio.»

    «Sono abituata a fare l'autostop. Poi ho la mia tenda e porto sempre del cibo con me. Starò benissimo.» Gli rivolse un rapido sorriso e si affrettò a scaricare dal furgone il suo zaino e ad issarselo sulle spalle. Poi si avvicinò al finestrino e gli tese la mano. «La ringrazio molto, Wendell. È stato un piacere conoscerla. Forse ci rivedremo a Caplin Bay.»

    «Passo spesso da quelle parti. Adesso, però stia molto attenta, signorina.» Le strinse la mano con sorprendente energia, le strizzò l'occhio e ripartì con gran fracasso di ingranaggi, lasciandosi alle spalle una nuvoletta di fumo nero. Nell si spostò sul ciglio ghiaioso della strada e si guardò intorno.

    Superata l'ultima curva della strada che saliva attraverso la boscaglia, erano improvvisamente apparse le lande, un catino di tonde rocce di affioramento, circondate da arbusti e lambite dalla rosea schiuma dei lauri da pantano in fiore. Delicate piante di larice s'infittivano nelle cavità. Il sole del pomeriggio brillava sulle pozze d'acqua, che sembravano monete d'oro buttate qua e là da una mano generosa sopra il paesaggio. Il silenzio era così intenso da divenire una presenza esso stesso.

    Nell inspirò profondamente l'aria tiepida e pulita. Come avrebbe potuto ritornare in Olanda? Vi sarebbe morta soffocata. Forse, chissà, quando fosse giunta a Mort Harbour, sarebbe stata accolta bene...

    Con la coda dell'occhio vide sulla destra, profilarsi contro un picco di roccia, un caribù che era uscito allo scoperto. Le avevano detto che era molto difficile trovare lì dei caribù durante l'estate, perché avevano la tendenza a migrare verso l'alto per sfuggire alle mosche. Sentendo il cuore batterle per l'eccitazione, attraversò la strada e con cautela passò al di là del fosso. I caribù erano animali relativamente addomesticati per cui, con un po' di fortuna, sarebbe riuscita a vederli da vicino e magari a fotografarli.

    Camminare su quel terreno instabile e scivoloso era molto difficile e pericoloso, specialmente con un pesante zaino sulle spalle. Nell se lo sfilò e lo nascose sotto un cespo di arbusti, dopo averne tolto una sacca più piccola che conteneva la macchina fotografica, un paio di mele e una bottiglia d'acqua.

    Si fermò per applicarsi dell'insettifugo e vide, con un moto di gioia, che un piccolo aveva raggiunto il primo caribù. Guardandolo con il binocolo riusciva a vedere perfino i resti delle foglie che gli pendevano dal muso.

    Nell abbassò lentamente il binocolo. Stava inginocchiata in mezzo ai fiori rosati del lauro, tra le pagliuzze di mica del granito che scintillavano come piccoli gioielli, mentre un passero cinguettava piccole note chiare tra i rami di un abete rosso. Per la frazione di un secondo si sentì parte del mondo che la circondava, travolta da un'ondata di felicità così pura che le sembrò di svanire nella luce del sole.

    Fu solo un attimo, ma avrebbe ormai fatto parte della sua memoria per sempre. Con un sospiro di soddisfazione vide un terzo caribù avvicinarsi agli altri due. Tutti e tre si erano fermati a brucare l'erba. Si avvicinò loro tenendosi il più nascosta possibile e li osservò col binocolo molto da vicino. Avevano la pelle lucida e il pelo color crema a macchie più scure. Come il caffellatte, pensò sorridendo.

    Il tempo passava. Nell rosicchiò una mela e fece un paio di fotografie, poi udì provenire dalla strada il rombo di un motore che si avvicinava. Poco dopo, apparve sulla curva un veicolo che era un incrocio tra una jeep e un furgone. Con sua grande delusione, lo sentì rallentare e lo vide fermarsi. Vide anche brillare, in lontananza, una luce che non poteva provenire che da un altro binocolo.

    Si accucciò ancor di più, sicura di non poter essere vista, ma si oscurò in volto quando vide scendere dal veicolo un uomo che si stirò lentamente. Non le andava di dividere la sua solitudine con qualcun altro e sperò che lo sconosciuto, dopo aver dato un'occhiata intorno, se ne sarebbe andato.

    Invece lui chiuse la portiera senza fare alcun rumore, attraversò la strada e si diresse verso i caribù. Anche da lontano, notò che zoppicava leggermente.

    Vattene, pensò irritata. Vai via, vai a Caplin Bay, a Drowned Island o a St. Swithin, ma ti prego, non venire qui.

    Un passero che volò su un cespuglio vicino, la distrasse per un attimo. Inorridita, si rese conto che stava guardando in cagnesco quell'uomo come se fosse il suo peggiore nemico. Normalmente non era così antisociale, pensò, ma nulla nella sua vita era stato più normale da quel giorno, verso la fine di maggio, in cui aveva deciso di ripulire l'attico della casa di Middlehoven dove era cresciuta.

    In un vecchio baule spinto sotto il camino, aveva trovato un diario che era appartenuto a sua nonna Anna, una figura incolore che ricordava di aver visto una volta sola quando era ancora bambina. Aveva preso il diario e l'aveva letto da cima a fondo fino a tarda sera.

    Erano passati solo due mesi, ma le sembrava un'eternità.

    L'uomo, fu lieta di constatare, si muoveva tra le rocce e gli arbusti con la stessa difficoltà che aveva trovato lei. Però se avesse continuato a seguire la direzione che aveva scelto, avrebbe finito col venirle addosso. In quel luogo così vasto e deserto, dove le persone erano così poche e così lontane l'una dall'altra, sarebbe stata una vera ironia della sorte se uno sconosciuto fosse venuto a rovinare la sua pace e la sua felicità, pensò Nell, sempre più irritata.

    Adesso si era fatto più vicino, tanto che riusciva a sentire il rumore dei ramoscelli che si spezzavano al suo passaggio e lo struscio dei suoi stivali sulla pietra. Era in jeans e portava una camicia a quadri, con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Con un po' d'inquietudine notò che era alto, robusto e aveva un'espressione arcigna sul volto. Nessun momento di felicità, per lui. Sembrava che stesse andando al funerale del suo migliore amico.

    Doveva darsi da fare, altrimenti se lo sarebbe trovato addosso. Con quella faccia, non sarebbe stato assolutamente simpatico vederselo davanti proprio lì. Si piegò in avanti, abbracciandosi le ginocchia e chiedendosi se dovesse schiarirsi la gola per far sentire la sua presenza.

    Ma fu lui a risolvere il dilemma. Improvvisamente scivolò su un piede, si piegò in avanti e afferrò l'esile tronco del larice più vicino per sostenersi, emettendo un involontario grido di dolore che le fece rizzare i peli sul collo. Quando si voltò istintivamente per aiutarlo, lo sconosciuto incominciò a imprecare, con una imprevista e sorprendente abilità, in francese.

    Il suo senso dell'umorismo, che le aveva procurato guai in più di un'occasione, le fece ignorare la sua espressione torva e la piega dolorosa della bocca. Nell si mise in ginocchio e, con aria divertita, aggiunse, sempre in francese, un altro paio di espressioni molto colorite che aveva imparato da giovane durante un soggiorno a Parigi.

    Lui si voltò di colpo e, all'improvviso, prima di poter emettere un gemito di protesta, Nell si trovò sbattuta per terra sul granito sotto il corpo di lui che la schiacciava in modo tale da farle penetrare la roccia nella spina dorsale. Con le mani le premeva le spalle e, nel volto, a pochi centimetri dal suo, gli occhi gli fiammeggiavano come quelli di un demente.

    È un pazzo, pensò lei. Ho fatto tutto questo viaggio per finire assassinata da uno psicopatico.

    Ma Nell, che aveva girato mezza Europa da sola, aveva imparato anche a difendersi e non era il tipo da lasciarsi sopraffare dalle avversità del destino. Eccitata dal terrore e dall'adrenalina, con la velocità del lampo, alzò un ginocchio e tentò di colpirlo al basso ventre. Ma non trovò il suo corpo e il ginocchio colpì solo l'aria.

    Lo sconosciuto non le diede il tempo di riprovare perché la rimise in piedi scuotendola come se fosse un tappeto da battere. Infuriato, si mise a urlare: «Ma che diavolo di gioco stavi pensando di fare, spiando così da dietro un albero?».

    Nell lo respinse puntandogli le mani sul petto e non riuscì più a trattenersi. «Sei un pazzo furioso? Come osi attaccarmi così? Non stavo spiando, stavo guardando i caribù» gridò, fuori di sé per la rabbia.

    «Sei proprio una stupida! Avrei potuto ucciderti!» esclamò lui continuando a scuoterla e Nell, sempre più infuriata, gli tirò un calcio negli stinchi.

    Lui imprecò di nuovo, in inglese questa volta.

    Nell rimase immobile osservando che lo sguardo gli stava ritornando lentamente normale. Aveva gli occhi di un blu così intenso da sembrare quasi neri. Lo sentì fremere per tutto il corpo e la sua collera svanì insieme al terrore. Lo sconosciuto chiuse gli occhi e inghiottì con forza, poi lasciò cadere le spalle e Nell sentì il peso delle sue mani sulla camicia, il peso e il calore, un calore che era stranamente conturbante.

    Non era un pazzo, di questo era sicura, anche se non avrebbe saputo dire da dove le veniva quella certezza.

    «È un peccato che tu abbia tralasciato un paio di imprecazioni francesi molto eloquenti» disse Nell con una leggerezza che la sorprese. «Il francese riesce a essere così espressivo, non ti pare? Io stavo proprio per alzarmi e parlarti quando sei caduto.»

    Lui riaprì gli occhi e si adirò di nuovo. «Per amor del cielo, devi proprio ricordarmelo?»

    «Per amor del cielo, devi proprio urlare così?»

    «Anche tu stai urlando.»

    «Non c'è da meravigliarsi.»

    Il sole le batteva, obliquo, sul volto lasciandole in ombra gli zigomi e il naso diritto, ma dando un tocco dorato alla sua pelle. Lui fu scosso da un altro lungo brivido e la fissava come se non avesse mai visto una donna prima di lei, come se volesse imprimersi le sue fattezze nella memoria.

    Nell rimase immobile, sorpresa dalla sensazione di intimità che il suo sguardo le procurava. Le sembrava che quell'uomo potesse leggerle sul volto tutti i suoi segreti. Poi lui disse tranquillamente: «Quand'ero bambino, usavamo cogliere mazzi di erba verdazzurra da regalare alla maestra. Non l'hai mai vista? Fa fiori colore azzurro e porpora insieme. I tuoi occhi me l'hanno ricordata.»

    «Oh!» fece lei, sentendosi arrossire e cercando in ogni modo di reprimere la sensazione che quell'uomo fosse uno dei più attraenti che avesse mai conosciuto.

    Con un'esclamazione di disgusto per se stesso, l'uomo lasciò cadere le braccia e cambiò umore. «Anche tu hai visto i caribù dalla strada. Ecco perché ti eri nascosta.»

    Nell si era dimenticata dei caribù. Si guardò in giro e sussurrò: «Se ne sono andati». Si oscurò in volto ripensando a quel momento di gioia perfetta.

    «Si sono spaventati quando sono caduto.»

    «Devono essersi spaventati quando mi sei saltato addosso. Peggio di un lupo affamato.»

    «Non ci sono lupi a Terranova.»

    «Allora peggio di un orso.»

    «Gli orsi non muoiono di fame durante l'estate.» Un lampo ironico gli illuminò gli occhi. Affascinante? Aitante? Seducente? Tutte e tre le cose insieme? «Dovresti almeno chiedermi scusa» gli disse. «Normalmente non mi aspetto che degli sconosciuti mi schiaccino sul granito e poi mi scuotano come un vecchio zerbino.»

    Esitava. Nell si

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