Chi era Cristoforo Colombo?: Argomentazioni sull'identità sardo-genovese dello scopritore del Nuovo Mondo
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All’interno di questo articolato panorama, una nuova prospettiva è offerta dalla ricercatrice Marisa Azuara, la cui indagine rivoluziona la direzione degli studi condotti sull’argomento. Mentre i più quotati pretendenti, ovvero i Genovesi e i Catalani, continuano a scontrarsi per appropriarsi della figura di Cristoforo Colombo, l’Azuara prende in considerazione l’unico territorio che era stato loro comune: la Sardegna.
Per mezzo di una capillare analisi delle fonti storiche, tanto documentarie quanto iconografiche, eterogenei percorsi d’indagine – di tipo genealogico, araldico, cartografico, paleografico, etc. –, un brillante metodo deduttivo e una prosa scorrevole, la studiosa spagnola riconduce le dibattute origini all’isola.
Un viaggio appassionante, attraverso le innumerevoli sfumature di un’epoca complessa e sfaccettata, il cui brillante approdo finale è destinato a modificare in modo irreversibile il nostro modo di leggere il personaggio che ha cambiato le sorti della Storia mondiale.
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Anteprima del libro
Chi era Cristoforo Colombo? - Marisa Azuara
Marisa Azuara
Chi era Cristoforo
Colombo?
Argomentazioni sull’identità sardo-genovese
dello scopritore del Nuovo Mondo
traduzione di Igino Sanna
con la collaborazione di Gabriela Degastaldi
ISBN 978-88-7356-944-2
Condaghes
Indice
Avvertenze per il lettore
Introduzione storica
Premessa
I – L’età di Cristoforo Colombo
II – La patria di Cristoforo Colombo
III – Cristoforo Colombo suddito dei Re cattolici
IV – La famiglia di Cristoforo Colombo
V – I genitori di Cristoforo Colombo
VI – Il luogo di nascita di Cristoforo Colombo
VII – I rapporti dei Colombo con i Piccolomini della città di Siena
VIII – I motivi che costrinsero Cristoforo Colombo a nascondere le sue origini
IX – I rapporti tra Cristoforo Colombo e i Re cattolici
X – Gli amici di Cristoforo Colombo e la Sardegna
XI – I successori di Cristoforo Colombo e il Regno di Sardegna
Conclusioni
Riferimenti fotografici
Cronologia essenziale
Bibliografia
L'Autrice
La collana Pósidos
Colophon
Avvertenze per il lettore
Sull’identità di Cristoforo Colombo è stato detto e scritto di tutto. I tentativi da parte di città e Paesi di accaparrarsi la sua origine sono numerosi e contrastanti: alla teoria classica che vede Genova come città natale del navigatore, si contrappongono il comune di Cogoleto e Terrarossa Colombo, in provincia di Genova, Cuccaro Monferrato, nell’alessandrino, e Bettola, nel piacentino.
Oltre all’Italia, tra i Paesi che rivendicano i natali di Colombo annoveriamo la Catalogna, il Portogallo e la Polonia.
In questa congerie di ipotesi contrastanti, una svolta negli studi sull’argomento giunge dalla Spagna attraverso la studiosa Marisa Azuara, la quale propone un’altra identità dello scopritore del Nuovo Mondo, riconducendo le sue origini all’isola di Sardegna.
Nella ricerca proposta, l’autrice argomenta ogni passaggio della sua teoria attraverso un ragionamento deduttivo basato su un’analisi capillare delle fonti storiche, superando la cripticità di molte testimonianze essenziali giunte fino a noi.
Come mai tante incognite ruotano ancora intorno a questa figura di fondamentale importanza? Pe quale motivo Colombo non poteva dichiarare apertamente la propria identità?
Per giungere alle conclusioni proposte, Marisa Azuara ha affrontato un complesso e articolato studio di tipo genealogico e araldico, tasselli fondamentali al fine di ricostruire e riportare alla luce i legami di parentela tra i membri di una o più famiglie.
Il lettore che voglia addentrarsi nel percorso affrontato nel presente volume deve immergersi totalmente nelle sfumature sociali, culturali e politiche di un’epoca ormai lontana, in cui non esisteva ancora lo Stato moderno – né tantomeno lo Stato di diritto –, ma l’Europa era retta da monarchie assolute in cui il potere era concentrato nelle mani dei re e della Chiesa, che avevano la potestà di concedere o destituire i titoli nobiliari secondo gli intenti delle loro politiche, nel quale non esisteva il concetto di cittadinanza nei modi in cui lo intendiamo oggi, ma la società era permeata dall’altrettanto complesso concetto di sudditanza; in cui le terre, e i diritti che ne derivavano, venivano frequentemente conquistate, acquisite, comprate, barattate o procacciate; in un universo, insomma, intessuto di innumerevoli sfumature.
Questo era il mondo nel quale si muoveva Christòval Colòn. Per perorare la sua causa, egli visitò le più importanti corti europee, ottenne l’appoggio della Chiesa e trattò con la nobiltà dell’epoca. Come sarebbe stato possibile tutto ciò, se non fosse stato egli stesso di nobile famiglia o non fosse stato in possesso di un salvacondotto di profonda autorevolezza? Il figlio di un umile tessitore di Genova avrebbe potuto avere accesso con tale frequenza a corti e palazzi reali? Sarebbe stato per lui possibile ottenere udienza dalle figure più potenti dell’epoca, e ricevere ingenti risorse e preziose concessioni? Avrebbe potuto condurre una vita così agiata, se la sua famiglia non possedeva patrimoni di una certa entità?
Per comprendere a fondo il contenuto dell’innovativa visione proposta, è dunque opportuno distaccarsi dagli schemi mentali tuttora dominanti sull’argomento, pregni di una visione storica ormai obsoleta, incapace di fornire risposte concrete, e addentrarsi con occhi nuovi in una realtà storica dalle complesse sfaccettature, alla scoperta della vita di uno dei più grandi navigatori di tutti i tempi.
Introduzione storica
Il XV secolo fu un periodo di grandi cambiamenti per l’Europa. Segnò la fase di passaggio tra il Medioevo e il Rinascimento ma, soprattutto, diede avvio al dominio dell’Occidente sul mondo intero, supremazia che ebbe inizio con la scoperta del continente americano.
All’inizio del 1400 e per tutta la prima metà del secolo, la civiltà europea affrontò periodi di profondi sconvolgimenti. L’Europa emergeva dal flagello della peste, che, dopo la sua prima devastante comparizione e diffusione tra il 1347 e il 1353 – che falcidiò un terzo della sua popolazione –, si ripresentava regolarmente a sconvolgere lo scorrere della vita nel Vecchio Continente. A questo si aggiunse la scalata dell’Impero turco, in diretto conflitto con il mondo cristiano; e nel 1453 si assistette alla fine dell’Impero bizantino, con la conquista di Costantinopoli, e, nel 1461, a quella dell’Impero di Trebisonda.
La caduta dell’Impero romano d’Oriente fu in realtà anticipata dalle crescenti difficoltà commerciali nel passaggio tra occidente e oriente. Infatti, già da due secoli si cercava un percorso alternativo per giungere alle Indie, come testimonia tra gli altri il fallito tentativo di esplorazione compiuto, nel 1291, dei fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi. Il blocco da parte dell’Impero ottomano minava irrimediabilmente la storica via delle spezie.
Nel frattempo, in Europa si assisteva a guerre fratricide tra regni confinanti e a lotte intestine in seno alla Chiesa.
La minaccia turca, sempre più incombente, indusse papa Pio II (1458-1464) a fare di una nuova crociata il motivo dominante del suo pontificato. Egli, però, non riuscì a portare a termine l’impresa, che fu lasciata in eredità al suo successore, papa Paolo II (1464-1471), il quale se ne disinteresserà totalmente.
Il pontefice Pio II – fine letterato e storiografo, ma anche esperto geografo ed etnografo – diede all’organizzazione della nuova crociata un’impronta indubbiamente diversa dalle precedenti, caratterizzata da un’aspirazione all’universalità e animata da un grande slancio idealistico. Risale a quell’epoca il progetto di raggiungere i popoli lontani dalla Cristianità europea seguendo due possibili vie: circumnavigando l’Africa, oppure navigando verso occidente, attraverso l’Atlantico, aggirando così lo sbarramento musulmano. Questa visione fu certamente tra gli ideali alla base delle storiche spedizioni di Bartolomeo Diaz e di Cristoforo Colombo.
Le esplorazioni trovarono compimento, però, solo verso la fine del Quattrocento, e furono rese possibili, oltre che dallo sviluppo delle tecniche navali e di navigazione, dall’appoggio dei due grandi regni cattolici della Penisola iberica.
Quest’ultima, nell’epoca in analisi, era ancora divisa nei cinque regni di Castiglia, Leòn, Aragona, Navarra e Portogallo, a cui si aggiungeva quello musulmano di Granada.
La svolta verso il cammino unitario della Spagna avvenne nel 1474, quando Enrico IV di Castiglia morì e salì al comando del regno sua sorella Isabel.
Nel frattempo, il regno d’Aragona aveva conosciuto una grandissima espansione commerciale e territoriale nel Mediterraneo, politicamente caratterizzata dalle tendenze accentratrici del nuovo monarca, Giovanni II. Fu proprio quest’ultimo a compiere un secondo e decisivo passo fondamentale verso l’unificazione delle realtà politiche in analisi quando, nel 1469, riuscì a concludere le trattative mirate al matrimonio tra suo figlio, Ferdinando, e la regina di Castiglia, Isabella; unione che avrebbe gettato le basi della futura formazione del regno di Spagna.
Il Portogallo, impossibilitato ad allargare i propri domini a causa della maggiore