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La guerra del cuore (eLit): eLit
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E-book190 pagine2 ore

La guerra del cuore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Washington, 1861 - La vigilia della guerra tra nordisti e sudisti non è certo il momento migliore per innamorarsi. Jack, l’ultimo dei rampolli del magnate australiano Tom Dilhorne, e Marietta, figlia di un senatore americano, si abbandonano comunque a un sentimento travolgente. Allo scoppio della guerra si separano con la promessa di scriversi in attesa delle nozze. Non sanno, però, che l’invidia altrui è nemica dell’amore più della lontananza...



Volumi della saga:

Terre lontane - I Dilhorne vol. 1

L'australiano - I Dilhorne vol. 2

Corsa all'oro - I Dilhorne vol. 3

La guerra del cuore - I Dilhorne vol. 4

Una moglie per Cobie - I Dilhorne vol. 5

L'uomo dai mille volti - I Dilhorne vol. 6
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788858966549
La guerra del cuore (eLit): eLit
Autore

Paula Marshall

Nata e cresciuta in Inghilterra, a dieci anni leggeva già Dickens e Tackeray. La passione per la storia e per l'epoca della Reggenza in particolare ha ispirato in seguito i suoi deliziosi romanzi, avventurosi e ricchi di umorismo.

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    La guerra del cuore (eLit) - Paula Marshall

    successivo.

    1

    Washington, aprile 1861

    «Stai ancora lavorando, cara? Credevo che avessi promesso a tua cugina Sophie di accompagnarla dai Clay questo pomeriggio. Sai che non mi piace vederti sempre alla scrivania. Meriti un po' di svago. La vita non dev'essere fatta di solo lavoro.»

    Marietta alzò gli occhi e guardò con affetto suo padre, il senatore Jacobus Hope. «Andare a trovare i Clay non è esattamente quello che io intendo per svago e poi ero indietro con la posta» replicò ironica. «Ho appena finito di sbrigare la corrispondenza e comunque zia Percival è andata con Sophie al mio posto.»

    Suo padre sospirò e si sedette di fronte a lei. Marietta pensò con tristezza che stava cominciando a dimostrare tutta la sua età. Da sette anni era la sua assistente e non si era mai pentita della scelta fatta. Dopo che era stata corteggiata assiduamente da tutti i cacciatori di dote degli stati settentrionali dell'America, Marietta aveva deciso che non si sarebbe mai sposata ed era diventata la segretaria di suo padre. Ora, a ventisette anni, era il suo braccio destro e Jacobus Hope era convinto che nessun uomo avrebbe potuto assolvere l'incarico di assisterlo con maggiore efficienza di sua figlia. Se Marietta fosse stata un maschio, sarebbe stata un senatore eccezionale; tuttavia, essendo donna, la carriera politica le era preclusa.

    Ben sapendo tutto questo, il senatore provò un profondo rammarico perché stava per darle una notizia spiacevole. Tuttavia non poteva attendere oltre, se non altro per correttezza nei confronti di sua figlia.

    «Bambina mia, sicuramente ti renderai conto che l'età avanzata sta limitando sempre più la mia capacità di far fronte in modo efficiente agli obblighi che m'impone la mia posizione. Solo la tua insostituibile assistenza mi ha permesso di assolvere i miei impegni politici negli ultimi anni. Ho fatto male ad appoggiarmi così tanto a te, ma mi è stato naturale volerti sempre vicina. Tu sei la mia adorata figliola, il frutto tardivo della mia unione con tua madre nonché il ricordo vivente della donna che ho tanto amato. Mi è dispiaciuto quando hai rifiutato la proposta di matrimonio di Avory Grant, sette anni fa. So che lo consideravi un ragazzo superficiale e inaffidabile, ma il tempo e il matrimonio l'hanno reso un uomo serio.»

    «Con tutto il rispetto, cosa stai cercando di dirmi, padre?» intervenne timidamente Marietta.

    «Mi addolora informarti che non riproporrò la mia candidatura quando terminerà il mio mandato. Se non fossi stato sicuro dell'imminenza del conflitto, non mi sarei candidato per il Senato nel milleottocentosessanta, ma dopo aver continuato a mettere sull'avviso tutti quanti che la guerra era inevitabile, decisi che avrei dovuto fare la mia parte quando si fosse giunti al conflitto» dichiarò Jacobus in tono grave. «Non ho rimpianti, figlia mia. Ho avuto una vita lunga e piena di soddisfazioni. L'unica cosa che mi turba è la consapevolezza che tu hai sacrificato la tua giovinezza per stare al mio servizio ed è per questo che vorrei vederti sposata prima della scadenza del mio mandato. Non voglio pensare che resterai sola quando io non ci sarò più.»

    A quelle parole, Marietta sollevò una mano in segno di protesta. «Oh, padre, è troppo presto per pensare a questa eventualità. Sono sicura che hai ancora molti anni davanti a te.»

    Jacobus scosse la testa. «Il mio medico non la pensa come te, purtroppo. È addirittura possibile che io non sopravviva sino al termine del mio mandato. È mio desiderio condurti all'altare finché il mio povero cuore regge ancora.»

    Marietta tentò di sorridere malgrado la preoccupazione le stringesse il cuore. «E chi vuoi che sia disposto a sposarmi? Ho ventisette anni e non sono neppure bella!» protestò con leggerezza forzata.

    «Figlia mia, sai bene anche tu che ci sono molti uomini che ti vorrebbero in moglie.»

    «Certo! I cacciatori di dote...» commentò lei con disincantato sarcasmo.

    In effetti tutti sapevano che Marietta avrebbe ereditato un'ingente fortuna in dollari, terra, proprietà e investimenti.

    «Sì, al mondo esistono anche degli approfittatori senza scrupoli, ma non tutti gli uomini mirano alla tua dote. Tu sei molto intelligente e io confido nella tua capacità di discernimento che ti permetterà di scegliere il marito giusto. Mi sento in colpa per non aver insistito abbastanza affinché accettassi un'altra proposta di matrimonio dopo aver rifiutato quella di Avory, ma tu eri irremovibile come sempre e io sono stato egoista. Se tornassi in società avresti frotte di corteggiatori ai tuoi piedi.»

    «Vuoi che mi rimetta in vendita al mercato del bestiame?» osservò Marietta con pungente ironia. «A me non interessa» dichiarò con amarezza.

    «È sempre preferibile a una vecchiaia solitaria. Vuoi diventare come zia Percival? Neanche un patrimonio consistente come il tuo addolcirebbe un destino di solitudine.»

    L'espressione scontenta della figlia fece capire al senatore che aveva toccato un tasto dolente, anche se Marietta non era affatto d'accordo con il suo consiglio. Sospirò e si alzò, ma indugiò sulla soglia prima di recarsi a una riunione del Senato e guardò la figlia con affetto venato di preoccupazione.

    «Ti prego di riflettere attentamente su quello che ti ho appena detto, Marietta.»

    Quando la porta si chiuse alle spalle del senatore, Marietta si appoggiò allo schienale della sedia. La sua mente ora era piena di dubbi fastidiosi. Si chiese se non fosse stata sciocca a respingere la proposta di Avory Grant invece di dimostrarsi matura e lungimirante, come aveva creduto di essere. Avory le era sembrato decisamente giovane e irresponsabile, mentre per lei il marito ideale sarebbe dovuto essere un uomo con cui poter ragionare, a cui confidare tutti i suoi più intimi pensieri. Forse era stata troppo dura nel giudicare Avory, sicura che lui volesse sposarla per interesse e non perché provava un affetto sincero nei suoi confronti.

    Marietta non nutriva alcuna illusione sulle proprie attrattive. Era l'unica ragazza scialba in mezzo a una serie di cugine graziose, tutte con boccoli biondi, guance rosee e figura a clessidra che gli americani del suo tempo consideravano il culmine della perfezione in fatto di femminilità. Invece lei aveva un viso dall'espressione altera e volitiva, capelli castani e un fisico snello e atletico, non certo prosperoso.

    A diciotto anni, durante il ballo del suo debutto in società, Marietta aveva notato chiaramente le occhiate di disapprovazione dei presenti e i commenti bisbigliati alle sue spalle al suo passaggio. Convinta di essere una delusione per suo padre, aveva cercato di compensare con l'intelletto le attrattive fisiche che era convinta di non possedere. Era sicura che gli uomini la trovassero interessante unicamente per la sua dote, e dopo un paio d'anni di noia e imbarazzo in cui aveva tentato di ambientarsi in società, aveva abbandonato ogni frivolezza per dedicarsi unicamente al lavoro. Fino a quel momento non aveva mai rimpianto di non aver fatto un'altra scelta, perché la carriera politica del padre le aveva dato molto da fare e anche grandi soddisfazioni.

    Purtroppo quel modo di vivere non sarebbe durato più di tre anni, forse anche meno. Cosa le sarebbe rimasto allora?, si chiese Marietta con amarezza. Sarebbe diventata una vecchia zia arcigna da chiamare solo quando si aveva bisogno di qualche favore. La sua unica alternativa sarebbe stata trasformarsi in una di quelle vecchie riccone americane che spendevano la loro fortuna girando per l'Europa e sfogavano le loro frustrazioni tiranneggiando i domestici.

    Per il momento lei preferì accantonare quelle preoccupazioni per il futuro e dedicarsi ai suoi impegni imminenti. Quella sera avrebbe dovuto partecipare all'ennesimo ricevimento alla Casa Bianca con suo padre e sua cugina Sophie. La sua unica consolazione era quella di essere riuscita almeno a defilarsi per non recarsi dai Clay quel pomeriggio.

    Era l'ora del tè. Prima di chiamare Asia, la nuova cameriera di colore, Marietta decise di non farsi servire nello studio come al solito e di scendere invece nel salottino, dove avrebbe potuto sorbire il tè in santa pace e in tutta comodità. Quella stanza, dove passava gran parte del suo tempo, improvvisamente le sembrava soffocante.

    Tuttavia il suo desiderio di solitudine era destinato a non essere soddisfatto. Quando entrò nel salottino trovò un uomo in piedi davanti alla finestra. Il nuovo arrivato le voltava le spalle e si girò sentendola entrare. I due si guardarono, entrambi con un'espressione di sorpresa. Marietta si avvicinò e lo fissò con aria interrogativa.

    «Scusate, siete venuto a trovare mio padre?» gli chiese con cortese distacco. «Temo che non siate stato annunciato.»

    Lui fece un accenno d'inchino. «Siete in errore, sono venuto in visita alla signorina Sophie Hope. Una domestica mi ha fatto accomodare e non è più tornata.»

    Marietta sospirò. «Deve trattarsi di Asia. È la nostra nuova cameriera e non è stata ancora addestrata in modo adeguato. Purtroppo devo deludervi. Mia cugina è uscita. Asia avrebbe dovuto dirvelo.»

    L'uomo fece un passo avanti. Era alto, biondo e muscoloso, molto attraente. Aveva occhi di un azzurro intenso, segnati da una sottile rete di rughe, come i lati della bocca. Marietta pensò che era un indice del fatto che rideva spesso. Era ben vestito, ma aveva un accento strano. Incuriosita, Marietta suppose che dovesse essere sulla trentina.

    «Forse sono stato inopportuno» le spiegò lui con disinvoltura. «Ultimamente io e la signorina Sophie ci siamo visti diverse volte. Ieri sera mi ha invitato a passare a trovarla, ma non mi ha dato un appuntamento preciso. Poiché ero libero oggi pomeriggio, ho deciso di venire. Permettete che mi presenti, signorina. Sono John Dilhorne, ma tutti mi chiamano Jack.»

    Lei rispose al suo inchino con un secco cenno del capo. «Marietta Hope» si presentò a sua volta. «Piacere di conoscervi» aggiunse con un'espressione che lasciava intendere l'esatto contrario.

    «Vi devo le mie scuse. Toglierò subito il disturbo» si affrettò a dire lui, avendo evidentemente notato la sua scarsa cordialità.

    Marietta, che non agiva mai d'impulso, prese d'un tratto una decisione inaspettata. «Stavo giusto per prendere il tè. Volete tenermi compagnia?» gli propose, forse per rimediare alla leggerezza con cui sua cugina aveva invitato il gentiluomo.

    Lui la fissò con la stessa curiosità con cui lei l'aveva esaminato e pensò che la ragazza doveva essere la figlia del senatore Jacobus Hope, la cugina di cui Sophie gli aveva parlato la sera prima. Sophie gliel'aveva descritta come una persona seria che passava il suo tempo quasi da reclusa, completamente avulsa dalla vita mondana, e si dedicava unicamente ai suoi impegni di segretaria e assistente del senatore.

    Lui e Sophie si erano conosciuti a un ballo dato dai Lancey. Attratto dalla sua bellezza, l'aveva corteggiata con una certa assiduità. Ora era alquanto deluso di aver trovato, invece di Sophie, la cugina Marietta. Non che Marietta fosse scialba come gliel'aveva dipinta Sophie, pensò. La severità del suo aspetto era dovuta più che altro all'acconciatura austera, che non rendeva giustizia alla sua folta chioma castana, e al suo abbigliamento più adatto a una matrona di cinquant'anni che a una donna sicuramente non ancora trentenne. L'abito scuro, benché di buona fattura, non valorizzava affatto la sua figura slanciata.

    John Dilhorne era molto esigente in fatto di donne e la caratteristica fisica che apprezzava di più era il corpo snello e sodo. Purtroppo la moda era tale da negargli la possibilità di valutare a prima vista la bellezza di un fisico femminile, coprendolo completamente con strati interminabili di drappeggi e crinoline. Più di una volta durante un incontro amoroso aveva scoperto, con delusione, che il fisico della donna con cui si stava intrattenendo non era all'altezza del suo faccino grazioso.

    Comunque l'espressione di Marietta Hope, il suo portamento e la sua reputazione erano tali da fargli sospettare che nessun uomo avrebbe mai avuto il privilegio di apprezzare le sue grazie senza veli.

    Marietta lo fece accomodare su una poltrona con un atteggiamento freddo e formale, poi tirò il cordone accanto alla porta per chiamare il maggiordomo e ordinare il tè per due.

    «Vi chiedo scusa perché vi trattengo distogliendovi dai vostri impegni» disse lui con garbo. «So che siete l'assistente del senatore.»

    «Sì, ma mio padre è a una riunione e non tornerà fino a tardi» gli spiegò Marietta. «La guerra imminente ci tiene tutti molto affaccendati, come avrete sicuramente notato. Voi siete straniero, vero?»

    «Vengo da Sydney in Australia, signorina Hope. Sono qui per affari. Risiedo momentaneamente al Willard's Hotel in attesa di trovare una sistemazione adeguata. Quindi, per tornare al conflitto, siete sicura che scoppierà la guerra?»

    «Non c'è dubbio» rispose lei con fermezza. «Come può essere altrimenti, ora che il signor Lincoln è presidente? Le due fazioni opposte sono così irremovibili sulle rispettive posizioni che sette stati del Sud hanno già dichiarato la secessione dall'Unione.»

    Jack la guardò divertito. Si capiva chiaramente che, dato il suo ruolo di segretaria del senatore, era informata quanto un uomo sulla situazione politica del paese, contrariamente a sua cugina Sophie che condivideva con le altre fanciulle della buona società interessi ben più frivoli.

    Dopo qualche secondo entrò Asia, a testa bassa, spingendo un carrello. Marietta congedò la cameriera e servì lei stessa Jack Dilhorne, versando il tè e offrendogli dolcetti, torta, biscotti e minuscoli tramezzini in perfetto stile inglese. La zia Percival teneva moltissimo alla forma e aveva dato precise disposizioni ai domestici perché il rito pomeridiano del tè fosse impeccabile.

    Jack accettò con entusiasmo tutto ciò che Marietta gli porgeva e fece onore alle prelibatezze che accompagnavano la bevanda calda e forte. Notando l'espressione ironica con cui lei lo guardava mangiare di gusto, Jack le sorrise. «Ho sempre avuto un buon appetito» le spiegò. «Inoltre devo complimentarmi per l'accuratezza con cui seguite la tradizione inglese del tè in questa casa.»

    «Immagino che per voi siano importanti le tradizioni, visto che nel Nuovo Galles del Sud siete ancora più lontani di noi dalla madrepatria» commentò Marietta.

    «Brava! Siete la prima persona americana che sa esattamente dove sia situata Sydney» si complimentò Jack con entusiasmo. «In effetti da noi i legami con l'Inghilterra sono importanti, ma è difficile seguire le tradizioni, date le notevoli differenze d'ambiente e di clima. Potrei avere un'altra fetta di torta, per favore?»

    Marietta gli tagliò ancora del dolce e gli riempì di nuovo la tazza. «Se non sono indiscreta, posso chiedervi quali affari vi hanno condotto qui a Washington?»

    «Non è affatto un segreto»

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