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Corsa all'oro (eLit): eLit
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E-book192 pagine3 ore

Corsa all'oro (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Victoria/Melbourne, 1851 - Nessuno può sospettare che sotto le spoglie di Freud Waring, un barone ingenuo e svagato, si nasconda il ricchissimo Thomas Dilhorne, che ha perso la memoria. La vita nel campo dei ricercatori d’oro non è certo adatta all’erede di un impero, ma permette a lui di fuggire da un passato doloroso e da se stesso. Essere diventato un uomo diverso ha i suoi vantaggi, non ultimo quello di conoscere di nuovo l’amore...



Volumi della saga:

Terre lontane - I Dilhorne vol. 1

L'australiano - I Dilhorne vol. 2

Corsa all'oro - I Dilhorne vol. 3

La guerra del cuore - I Dilhorne vol. 4

Una moglie per Cobie - I Dilhorne vol. 5

L'uomo dai mille volti - I Dilhorne vol. 6
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788858966532
Corsa all'oro (eLit): eLit
Autore

Paula Marshall

Nata e cresciuta in Inghilterra, a dieci anni leggeva già Dickens e Tackeray. La passione per la storia e per l'epoca della Reggenza in particolare ha ispirato in seguito i suoi deliziosi romanzi, avventurosi e ricchi di umorismo.

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    Anteprima del libro

    Corsa all'oro (eLit) - Paula Marshall

    successivo.

    Prologo

    Villa Dilhorne, Sydney, 1851

    Thomas Dilhorne entrò nella cameretta di suo figlio a villa Dilhorne, l'abitazione dei suoi genitori. La madre di Thomas, Hester, aveva appena finito di dare da mangiare al bambino. Quando Thomas si sedette accanto a lei, Hester porse il piatto vuoto alla cameriera e il piccolo Lachlan al padre.

    Thomas prese il bimbo sulle ginocchia con una certa goffaggine, temendo che potesse macchiargli i suoi abiti eleganti. Mentre appoggiava la testolina di Lachlan su una spalla con circospezione, baciandolo delicatamente su una guancia, Hester seguiva con lo sguardo i suoi gesti, cercando di non fargli vedere il dolore che affiorava nei suoi occhi. Thomas era un uomo serio e compassato; il suo viso dall'espressione fredda e grave non si rilassava mai.

    Hester voleva immensamente bene a suo figlio, ma a volte era preoccupata dalla sua compostezza e dalla sua quasi totale mancanza di umorismo, rispetto alla personalità brillante del padre e del gemello Alan. Thomas era sempre stato un bambino responsabile e riservato, che di rado dimostrava apertamente il suo affetto. Da grande era rimasto pressoché uguale; per l'intelletto era simile al padre, ma nell'aspetto fisico e nel temperamento non aveva alcuna somiglianza con lui.

    L'unica persona che fosse mai riuscita a fargli abbandonare temporaneamente la sua calma abituale era stata sua moglie Bethia ed Hester sospirò nel ricordare la felicità che aveva benedetto l'unione di Thomas e Bethia prima che fosse colpita dalla disgrazia.

    Il viso severo di Thomas si rilassò e i suoi lineamenti dalla fredda bellezza furono illuminati da un debole sorriso quando il bimbo gli accarezzò una guancia. Sentendosi osservato da sua madre, Thomas si ricompose in fretta e le riconsegnò il figlioletto.

    «Adesso devo proprio andare» annunciò, alzandosi. «Io ho molto da fare oggi. Il piccolo Lachlan dovrà aspettare fino a stasera per giocare con il papà.»

    Sua madre lo guardò con aria di disapprovazione, pensando che quello che Thomas chiamava giocare era tenere in braccio il figlio per un paio di minuti per poi passarglielo come se fosse stato un pacco. «Non dimenticare che abbiamo gente a cena, stasera.»

    Thomas si avviò verso la porta, poi si fermò e guardò Lachlan. Il suo sorriso appena accennato ricomparve, ma svanì subito. Si voltò e se ne andò, a spalle dritte e passo deciso, diretto verso il mondo del lavoro, il solo mondo che gli interessasse.

    Undici anni prima Thomas aveva sposato la sua fidanzata, Bethia Kerr, che conosceva da quando era bambino giacché era figlia del dottor Alan Kerr, il migliore amico di suo padre. Il matrimonio era stato molto felice. Bethia era una fanciulla affettuosa, dolce e gentile. Per lei Thomas era il centro dell'universo; aveva una predilezione spiccata per la gestione domestica e la loro bella villa nella parte nuova di Sydney era curata, sempre aperta agli amici e piena di amore e felicità. L'unica pecca in un'atmosfera così idilliaca era il fatto che la loro unione non fosse stata ancora allietata dalla nascita di un figlio.

    Sulle prime, Thomas e Bethia non vi avevano badato più di tanto. Tuttavia, con il passare del tempo si erano sentiti sempre più delusi. Anche se alla fine si erano rassegnati, un'ombra attraversava il viso di Bethia ogni volta che apprendevano della nascita di un nuovo pargolo nella famiglia di Alan, il gemello di Thomas.

    Improvvisamente, dopo anni di matrimonio, era successo il miracolo. Una sera, a cena, Bethia aveva informato Thomas che il loro sogno si era avverato: aspettavano un bambino. Per una volta il freddo autocontrollo di Thomas si era infranto e i due sposi si erano abbracciati, commossi. La gravidanza di Bethia era stata facile; anche il parto si era svolto senza grandi difficoltà e lei stessa aveva messo nelle braccia di suo marito il tanto sospirato erede.

    Purtroppo, di lì a poco erano sorte delle complicazioni e in capo a due giorni la povera Bethia era deceduta. A volte Hester pensava che suo figlio fosse morto insieme alla moglie. Thomas era sempre stato quieto e riservato, ma ora era diventato impenetrabile. Tutto l'affetto che aveva mai provato per un altro essere umano era sceso nella tomba insieme a Bethia. Non aveva mai pianto per lei e il giorno del suo funerale era rimasto fermo, immobile, freddo e rigido tra i suoi cari commossi. Lui era stato l'unico, tra i presenti, a non versare neppure una lacrima e a non mostrare alcuna emozione.

    I suoi genitori sospettavano che Thomas sopportasse il piccolo Lachlan solo perché era l'ultimo anello che lo legava al ricordo della moglie. Il tempo non gli aveva portato alcun miglioramento; anzi, aveva avuto il penoso effetto di farlo richiudere ancora di più in se stesso. Thomas aveva lasciato la sua casa e si era trasferito a villa Dilhorne per il bene di Lachlan, ma si comportava come un pensionante e non partecipava affatto alla vita di famiglia.

    «Sono preoccupata per lui» confidò Hester a suo marito nel pomeriggio di quello stesso giorno.

    «Lo so» confermò Tom sospirando. «Tuttavia c'è ben poco che possiamo fare per lui tranne che sperare. Ho cercato di suscitare in lui interesse per qualcosa che non sia il lavoro, ma invano.»

    «Non dimostra neppure una briciola di affetto per Lachlan. Sembra indifferente a tutto.»

    «So che è stato un terribile colpo per lui perdere Bethia, che era stata capace di farlo uscire dal guscio, ma ora vi si è rifugiato con un'ostinazione che ha qualcosa di morboso. Ho cercato d'incoraggiarlo a essere più indulgente con se stesso, ma quando gli faccio delle raccomandazioni mi guarda come se fossi un estraneo.»

    Tom e sua moglie restarono in silenzio per qualche minuto, pensosi.

    «Tutto quello che ha intorno a sé gli ricorda il passato» disse infine Tom, con una lieve nota di speranza nella voce. «Forse gli farebbe bene cambiare aria per un po'. Potrei mandarlo a Melbourne. Da quando è cominciata la corsa all'oro, la città è diventata un centro importante. Thomas può occuparsi delle nostre attività laggiù, fare degli investimenti nella nuova ferrovia e cercare altre imprese interessanti per allargare la nostra azienda. Thomas è ancora un bravo uomo d'affari. Anzi, il lavoro è l'unica cosa che sembra interessarlo, il che ovviamente non è abbastanza.»

    Hester annuì, con aria triste. «Hai ragione» concordò, pur non essendo affatto entusiasta dell'idea di suo marito. Aveva già un figlio lontano, stabilitosi in Inghilterra, e non aveva alcuna voglia di veder andare via anche l'altro gemello, benché lo stato di Victoria non fosse all'altro capo del mondo come Londra. Però sapeva che le esigenze di Thomas avevano la precedenza sul suo amore materno. Per quanto fosse difficile, era ora che lui chiudesse i ponti con il passato. Bethia era morta e soffrire per lei non sarebbe servito a riportarla in vita.

    La mattina dopo, Thomas era seduto a tavola per fare colazione quando suo padre si avvicinò e si sedette di fronte a lui. Alle sue spalle c'era un enorme paravento giapponese che correva lungo tutta la parete della sala da pranzo. La tigre feroce che vi era raffigurata sembrava guardare Thomas con occhi minacciosi.

    «Sto diventando vecchio» esordì Tom d'un tratto, versandosi una tazza di tè.

    «Non è vero» protestò suo figlio.

    «Ho sicuramente passato i settanta» continuò Tom, che non conosceva esattamente la propria età. «Non sono più in grado di stare dietro a tutti i progressi che si susseguono a ritmo incalzante in questo periodo. Con le miniere d'oro che spuntano come funghi, il progetto della nuova ferrovia e l'incremento del commercio e dei trasporti, uno di noi dovrebbe proprio andare a Melbourne. Visto che Jack è a Macao, non resti che tu.»

    «No» rifiutò Thomas con fermezza. «Non voglio lasciare Sydney.»

    «Stai diventando più abitudinario e rigido di una zitella» borbottò suo padre. «Ti farebbe bene andare a Melbourne.»

    «Non ho bisogno che mi diciate cosa può farmi bene» ribatté Thomas. «Sono stufo di avere te e la mamma come balie. Sono adulto e voglio essere lasciato in pace a vivere come mi pare, altrimenti tornerò a casa mia con Lachlan» dichiarò, fissando suo padre con risentimento e sfidandolo con lo sguardo.

    Si chiese perché non smettesse di tentare di mandarlo via da Sydney a tutti i costi. I suoi genitori speravano di farlo guarire dal dolore facendolo allontanare, ma non capivano che per lui andare via sarebbe stato come perdere di nuovo Bethia, staccandosi dai luoghi in cui erano stati felici insieme e dove tutto gli parlava di lei.

    «Non ti ho mai dato un ordine, neanche quando eri piccolo. Tu non eri come Alan, che aveva bisogno di essere indirizzato» disse Tom. «Però ora ti ordino di andare a Melbourne. Hai bisogno di una vacanza. Va' a cercare nuovi contatti per conto dell'azienda, divertiti, rilassati, prenditela comoda per una volta. Goditi la vita e lasciati andare.»

    «Mi staresti suggerendo di bere, giocare d'azzardo, provocare qualche rissa nelle taverne e trovarmi un paio di donne?» replicò Thomas, in tono offeso e con lo sguardo adirato. «Vuoi che faccia il galletto come avete fatto tu e Alan? Non è così che voglio vivere, ormai avresti dovuto capirlo. Oppure preferiresti che io vivessi come mio nonno Fred Waring, che non era certo un perfetto esempio di virtù? Guarda un po' che fine ha fatto, tra il bere, le donne e il gioco!»

    «Io ho compreso perfettamente come sei fatto» disse suo padre con stanchezza. «E quello che vedo non mi entusiasma.»

    «Non sono interessato a fare qualcosa solo per accontentarti. Hai detto alla mamma che vuoi che io vada via da casa e conduca la vita di un debosciato? È davvero un bel consiglio da dare al proprio figlio!»

    I due uomini si fissarono con la stessa espressione determinata. Thomas notò che lo sguardo di suo padre era identico a quello della tigre che gli stava alle spalle. Gli occhi della belva avevano la medesima ferocia predatoria di quelli di Tom Dilhorne.

    «Sei un bacchettone rigido e arrogante» lo accusò Tom a quel punto. «Non avrei mai immaginato di ritrovarmi un figlio dalla mentalità ristretta e presuntuoso come te. Pensi sempre e solo a te stesso, mai a quelli che ti stanno intorno, che ti vogliono bene e si preoccupano per te. Il povero Lachlan potrebbe anche non avere affatto un padre, per quanto poco ti curi di lui. È nella tua mente, non nella mia, che i piaceri della vita sono associati alla dissolutezza.»

    Thomas guardò suo padre che lo rimproverava con il tono calmo e fermo di chi sta discutendo d'affari. Era capace d'insultarlo con una calma tale da farlo infuriare. Fino a quando Bethia era morta, Thomas non aveva mai creduto di avere dentro di sé tanta rabbia.

    Si alzò e sbatté il tovagliolo sul tavolo con foga. «Dunque è questo che pensi di me! Avrei dovuto saperlo che ogni mio sforzo è vano. Non basta che io cerchi di vivere in modo onesto e serio, tu devi per forza tormentarmi. E sia, andrò a Melbourne, farò il mio dovere e lavorerò per la ditta solo per allontanarmi da te. Non riferirò alla mamma i tuoi oltraggiosi consigli e ti avverto che non ho intenzione di vivere secondo i tuoi parametri. Ho già visto qui a Sydney i luoghi dove si può godere dei piaceri che tu decanti tanto e ti confesso che non mi attirano affatto.»

    Thomas si diresse verso la porta a passo deciso, poi si fermò e si voltò a guardare suo padre. Tom non si era mosso; aveva la stessa espressione di uno che ha appena scambiato delle impressioni garbate sul tempo mentre sorbisce una tazza di tè.

    «Farai il tuo dovere» ripeté suo padre in tono impersonale. «Vedo che tutta la tua vita si è ristretta solo a questo imperativo. Il tuo dovere

    Thomas si girò e sbatté la porta, ritenendo che l'argomento non meritasse una replica.

    Solo allora Tom si concesse un mezzo sorrisetto compiaciuto. Tanta furia era il segno che suo figlio non era definitivamente diventato un uomo di ghiaccio. Forse c'era ancora speranza per lui.

    Thomas si comportò con estrema correttezza nei confronti di suo padre mentre faceva i preparativi per il viaggio a Melbourne. I suoi modi continuarono a essere formali e gelidi anche la sera prima della sua partenza. Quando era pronta per andare a dormire, sua madre lo baciò e gli raccomandò di fare attenzione.

    «Melbourne è un città pericolosa» lo avvertì.

    «Sta' tranquilla, non darò retta ai consigli di mio padre» replicò Thomas con sarcasmo, prima di andare a letto a sua volta.

    La mattina dopo, quando era ormai partito, Hester andò da suo marito e gli chiese spiegazioni sul commento del figlio.

    «Io gli ho semplicemente consigliato di divertirsi a Melbourne. Lui ha reagito come se gli avessi suggerito di scendere a dare un'occhiata all'inferno.»

    «Lo so, Thomas è esagerato a volte, ma tu sai com'è. Non avresti dovuto provocarlo.»

    «Proprio perché conosco mio figlio voglio che esca dal suo guscio» replicò Tom. «È un uomo capace di grandi passioni anche se non ne è consapevole. Uno di questi giorni se ne accorgerà e Dio solo sa cosa succederà allora. Non può continuare a reprimere il suo carattere per tutta la vita. È l'immagine precisa di tuo padre com'era prima che i liquori lo distruggessero. Sicuramente Thomas teme di finire per comportarsi come lui e di non potersi più controllare, perciò si nega tutti i normali piaceri della vita. In questo momento odia tutto e tutti, ma soprattutto il sottoscritto perché cerco di aiutarlo. Se Bethia non fosse morta tutto sarebbe stato diverso, ma ora Thomas prova solo risentimento nei miei confronti.»

    A quel punto scosse le spalle tristemente ed Hester lo abbracciò per consolarlo.

    «Non preoccuparti. Chissà che non finisca per divertirsi a Melbourne. Quando sarà lontano dai suoi ricordi, le cose potrebbero migliorare per lui.»

    Tuttavia Tom non credeva a quello che diceva e sapeva che neppure Hester ne era convinta.

    1

    «È grande, papà» disse Kirstie Moore debolmente, scuotendo la testa. «Melbourne è ancora più grande di quanto pensassi. Sei sicuro di aver preso la decisione giusta?»

    «Ballarat è molto più piccola, vedrai» replicò Sam Moore in tono convinto. «E comunque tu sai bene che noi non potevamo restare alla fattoria. Ti ho già spiegato la situazione prima di partire.»

    Kirstie annuì, titubante. Stava per appellarsi al buonsenso di suo padre citando qualche saggio

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