Una rischiosa distrazione: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
IL CLUB DEI MILIONARI - Amori appassionati e nuovi scandali nel club più esclusivo d'America.
L'arrivo dell'agente speciale Bailey Collins, per indagare su un caso di rapimento al Texas Cattleman's Club, non lascia indifferente Gil Addison. Abituato a comandare nella sua proprietà e in qualità di presidente del club, Gil mal sopporta i modi decisi della detective. Ma come non notare quel corpo perfetto sotto il distintivo? Per troppo tempo Gil ha rinunciato a qualsiasi relazione per dedicarsi al figlioletto, e ora sembra venuto il momento di recuperare. Bailey ha però una missione da portare a termine e quell'uomo autoritario e sexy da morire è una distrazione rischiosa, troppo rischiosa.
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Recensioni su Una rischiosa distrazione
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Anteprima del libro
Una rischiosa distrazione - Janice Maynard
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Beneath The Stetson
Harlequin Desire
© 2014 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Rita Pierangeli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-505-6
www.harlequinmondadori.it
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1
A Gil Addison i federali non erano simpatici. Anche se di aspetto seducente. Forse erano le tracce di sangue Comanche nelle sue vene a mantenere viva una memoria atavica... tutte quelle promesse fatte dal governo e mai mantenute. Non c’erano dubbi che Gil fosse un uomo bianco che viveva in un mondo di maschi. In lui non restava molto dell’eredità del nativo americano, a parte i capelli neri, gli occhi castani e la carnagione olivastra.
Tuttavia permaneva la diffidenza.
In casa, con una mano a scostare la tenda, osservava la berlina scura che percorreva il lungo viale. Da un punto di vista tecnico, la donna che aspettava non era un federale. Era un’investigatrice di stato, però era stata addestrata dai federali, che era quasi la stessa cosa.
«Chi è, papà?»
Cade, suo figlio di quattro anni e una curiosità inesauribile, gli si aggrappò a una gamba. Benché alquanto agitato, Gil lo guardò sorridendo. «Una signora che vuole parlare con me. Non ti preoccupare. Non ci vorrà molto.» Aveva promesso a Cade che quel giorno sarebbero andati a cavalcare.
«È bella?»
Gil inarcò un sopracciglio. «Che importanza ha?»
Il bambino, dai grandi occhi fin troppo svegli, sorrise. «Be’, se lo è, tu potresti invitarla a uscire, innamorarti, sposarla e poi...»
«Di nuovo?» Con un gesto scherzoso, Gil gli tappò la bocca, quindi si inginocchiò e lo guardò negli occhi. «Io ho te. Sei tutto quello di cui ho bisogno.» Il mestiere di genitore single non era per i deboli di carattere. Abbracciò il figlio prima di rialzarsi. «Temo di averti lasciato guardare troppa TV.»
Cade scostò ancor di più la tenda e osservò la vettura che si arrestava. La portiera si aprì e ne scese una donna. «Lei è bella» dichiarò Cade, saltellando con un’energia che sembrava inesauribile.
Anche se con riluttanza, Gil diede ragione al figlio. Bailey Collins, malgrado il severo tailleur pantalone, scuro e anonimo come la sua auto, faceva colpo su un uomo. Solo di qualche centimetro più bassa del metro e ottantasei di Gil, il suo portamento tradiva sicurezza. Il sole accendeva riflessi ramati negli ondulati capelli castani, lunghi fino alle spalle. Gli occhi, dalle folte ciglia, erano scuri quasi quanto quelli di Gil.
Anche se era ancora troppo lontana perché lui potesse distinguere quei due ultimi particolari, aveva una buona memoria. Quella non era la prima volta che incontrava Bailey Collins.
Mentre la donna saliva i gradini, aprì la porta, rifiutandosi di ammettere che il cuore batteva a un ritmo più veloce del solito. La prima volta che l’aveva incontrata, si trovavano ai lati opposti di una scrivania alla stazione di polizia di Royal. Anche allora aveva provato un potente miscuglio di attrazione sessuale e risentimento, adesso però Bailey si trovava sul suo territorio. Sarebbe stato lui ad avere in mano la situazione. Anche se lei era convinta che le sue credenziali le dessero potere, non era disposto ad accettarle supinamente.
Bailey inciampò nell’ultimo gradino e rischiò di cadere a faccia in giù. Per fortuna, recuperò l’equilibrio all’ultimo istante perché la porta si spalancò e sulla soglia apparve un uomo che riconobbe anche troppo bene.
Gil Addison.
Anche mentre ammetteva che il cuore le aveva fatto un balzo nel petto, fu colta di sorpresa dalla presenza di un secondo maschio. L’uomo per il quale provava una sgradita attrazione viscerale non era solo. Teneva per mano un bambino, molto probabilmente – stando al dossier su di lui – suo figlio. Avrebbe potuto intuire la parentela anche senza verifica scritta. Il piccolo era in pratica la copia carbone della versione adulta.
Cade si liberò dalla stretta del padre e avanzò raggiante. «Benvenuta a Straight Arrow» la salutò, porgendole la mano e mostrando una commovente maturità. Il suo sorriso sdentato era contagioso. «Io sono Cade.»
Bailey si accovacciò e tese la mano, avvertendo per un breve istante il calore di quel piccolo palmo a contatto con il proprio. «Ciao, Cade. Io sono Bailey.»
«Signora Collins» la corresse Gil con un lieve cipiglio. «Sto cercando di insegnargli le buone maniere.»
«Non sono cattive maniere usare il nome di battesimo se io lo consento» replicò Bailey con calma, alzandosi e affrontando l’uomo che le aveva già procurato notti insonni.
Cade guardò da un adulto all’altro. L’antagonismo appena velato tra di loro era deplorevole, perché Cade sembrò dapprima confuso, quindi triste. Gli tremò il mento.
«Volevo che tu piacessi al mio papà» bisbigliò, fissando Bailey con i grandi occhi azzurri che doveva aver preso dalla madre.
Il cuore di Bailey si sciolse. «Il tuo papà e io ci piacciamo» dichiarò, sfidando Gil a contraddirla. «A volte gli adulti sono frustrati, questo però non significa che siamo in collera.» Perfino a trentatré anni, aveva un vago ricordo dei litigi dei suoi genitori. Urla. Scambi di insulti e parole amare che era impossibile non udire.
Bailey sapeva cosa significava essere bambini senza avere il potere di forgiare il corso degli eventi. Era perché capiva la costernazione di Cade che evocò un sorriso quasi genuino e lo indirizzò a Gil. «Grazie per avermi ricevuta. Se possiamo sederci per qualche minuto, le prometto che non le ruberò troppo del suo tempo.»
Con Cadde irremovibile tra loro due, a Gil non restò altro che accettare. Arruffò i capelli al figlio, e dal suo sguardo era chiaro che si arrendeva per amor suo. «Perché non si unisce a noi in cucina, signorina Collins? A quest’ora, di solito io e Cade beviamo una limonata e facciamo uno spuntino.»
«Può chiamarmi Bailey» borbottò lei, ma non avrebbe saputo dire se Gil l’aveva udita. Li seguì attraverso la casa fino a una cucina dall’atmosfera storica ma attrezzata modernamente. Gil aveva rilevato la proprietà dai genitori quando erano andati in pensione e si erano trasferiti ad Austin. I vecchi Addison avevano ereditato Straight Arrow dai nonni di Gil. Il ranch, il cui nome ironicamente descriveva a pennello il suo proprietario, Freccia dritta, era una tenuta di proporzioni enormi.
Quattro anni prima, quando sua moglie si era suicidata, Gil aveva assunto un esercito extra di braccianti e governanti, così da potersi occupare di persona del figlioletto. Bailey conosceva la situazione per aver svolto indagini su di lui... e lo ammirava per la sua dedizione. Ma non era disposta a perdonarlo per il modo in cui le aveva risposto evasivamente durante i loro precedenti colloqui. Anche se il suo dossier su Gil Addison era esaustivo, non per questo era vicina a comprenderlo.
Cade le scostò una sedia, suggellando così il loro accordo. Quel bambino era irresistibile. Era chiaro che Gil non stava scherzando quando aveva detto di insegnargli le buone maniere. Assistere al modo in cui il piccolo interagiva con il padre, indusse Bailey a rivedere il suo giudizio su Gil. Un uomo così affettuoso e attento con un bambino non poteva non avere dei lati buoni.
L’esperienza di Bailey con un padre era più simile a uno schiaffo metaforico. Riga dritto. Non lamentarti. Sii autosufficiente. Neanche il giudizio più generoso dei motivi per cui suo padre si comportava così lasciava spazio a un’immagine di lui che non fosse quella di un prepotente e un tiranno e questo spiegava come mai sua madre se ne fosse andata, abbandonando la figlioletta.
Un po’ a disagio, Bailey si sedette e posò il cellulare sul tavolo. Mentre Gil si affaccendava a prendere i bicchieri dai pensili e ad affettare mele, Cade sottopose Bailey al terzo grado. «Hai dei bei giochi sul tuo cellulare?»
«Alcuni.»
«Angry Birds?»
«Sì. A che livello sei?»
Cade lanciò un’occhiata al padre e abbassò la voce. «Secondo lui, passare troppo tempo con i giochi mi... ehm...» Cade s’interruppe, cercando la parola giusta.
«Ti atrofizzerà il cervello.» Gil posò i bicchieri sul tavolo, quindi tornò con il piatto di mele. Occupando la sedia di fronte a Bailey, prese la mano del figlio e la voltò, palmo insù. Era sporca. «Vatti a lavare, Cade. La signorina Collins e io aspetteremo che ritorni.»
Quando Cade scomparve lungo il corridoio, Bailey sorrise. «È fantastico. E di una maturità eccezionale per un bambino di quattro anni.»
«Ne compirà presto cinque. Non ha avuto molte occasioni di frequentare altri bambini prima che cominciassi a portarlo di tanto in tanto all’asilo nido del club, ed ecco perché parla come un adulto. Anche se mi mancherà molto, penso che gli farà bene frequentare la scuola materna questo autunno.»
Bailey inclinò la testa. «Può darsi che l’abbia giudicata male, Gil Addison. Credo che lei abbia un cuore.»
«Non confonda l’amore paterno per debolezza, signorina Collins. Non le permetterò di manipolarmi per aiutarla a incastrare uno dei miei amici.»
L’improvvisa aggressione la fece trasalire. C’era una maschera dura sui lineamenti classici di Gil, ed era scomparsa ogni traccia di dolcezza. «Non si fida di me neanche un po’, vero?» chiese, con un’ombra di rammarico nella voce per quella dimostrazione di ostilità.
«Non mi fido di quelli della sua specie» chiarì Gil. «Alex Santiago era stato rapito, ma adesso l’hanno ritrovato. Prima o poi recupererà la memoria e potrà dirci chi è il responsabile. Perché non potete lasciar perdere e non permettete che siamo noi di Royal a risolvere i nostri guai?»
Bailey guardò verso il corridoio, consapevole che Cade poteva tornare da un momento all’altro. «Sicuramente, lei non è così ingenuo» replicò in tono pacato. «Proprio perché Alex non ricorda niente di quello che gli è successo c’è il rischio che sia ancora in pericolo. Non possiamo fare altro che scovare i suoi rapitori. Non dubito che lei lo capisca.»
«Quello che non capisco è perché pensa che il responsabile sia qualcuno che io conosco.»
«Alex era molto benvoluto a Royal, anche se è ovvio che aveva almeno un nemico. Lei conosce un sacco di gente. È da qualche parte in mezzo a tutto questo che io spero di trovare la verità. Ho bisogno soltanto del suo aiuto.»
Cade entrò saltellando. «Sono affamato» annunciò. A un cenno del padre, prese due fette di mela e cominciò a mangiare.
Gil ne offrì una a Bailey e lui stesso ne addentò una. Lei si sforzò di mangiare, ma il cibo le rimase bloccato in gola. Aveva bisogno che Gil stesse dalla sua parte, e che si fidasse di lei. Forse ci sarebbe voluto del tempo.
Mordendosi il labbro, posò la fetta di mela ancora intatta e assaggiò invece la limonata. Di solito non era facile innervosirla tuttavia, per un qualche motivo, riteneva importante conquistare l’approvazione di Gil.
Quando il suo cellulare squillò, lui diede un’occhiata al numero e fece una smorfia. «Mi scusi, signorina Collins. Devo rispondere, in privato. Non ci metterò molto.»
«Non ti preoccupare, papà» disse Cade. «Ci penso io a intrattenerla.»
Quando tornò, mezz’ora dopo, Gil si sentiva un po’ in colpa per aver abbandonato Bailey nelle grinfie del figlio. Non tutte le donne erano brave con i bambini, e Bailey gli dava l’impressione di essere più una donna in carriera che una mamma. Quando varcò la porta della cucina, si arrestò di colpo. Seduti al tavolo, dove li aveva lasciati, adesso loro due erano seduti fianco a fianco, con le teste chine sul cellulare di Bailey.
Lei scosse la testa. «Ricordati gli angoli» disse. «Non limitarti a sparare a casaccio.»
Quando vide suo figlio alzare lo sguardo su