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Un mistero da svelare: Harmony History
Un mistero da svelare: Harmony History
Un mistero da svelare: Harmony History
E-book219 pagine5 ore

Un mistero da svelare: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1816
Quando l'anziana gentildonna per cui lavora muore nel sonno, Miss Ruth Harrington sospetta immediatamente che ci sia qualcosa di poco chiaro e decide di rivolgersi all'affascinante Hugo Prentiss, che la fatidica sera era ospite nella residenza, perché l'aiuti a svelare il mistero. A poco a poco i due giovani scoprono di sentirsi attratti l'uno dall'altra, ma Ruth è convinta che lui sia ancora legato al ricordo di un amore perduto e così cerca di concentrarsi soltanto sulla risoluzione del caso. Ma la realtà, nella vita come nell'amore, non è sempre quella che sembra...
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522626
Un mistero da svelare: Harmony History
Autore

Anne Ashley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un mistero da svelare - Anne Ashley

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Ideal Companion

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2014 Anne Ashley

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-262-6

    1

    «Oh, mia cara! Venite a riscaldarvi davanti al fuoco, dovete essere gelata.»

    Miss Ruth Harrington accettò di buon grado l’invito e anche il vino di Madera che Lady Beatrice Lindley le aveva versato in un bicchiere. Ruth non aveva l’abitudine di bere di mattina, ma, dopo essere andata al mercato con quel freddo così insolito per la stagione, aveva sentito il bisogno di qualcosa di forte per riprendersi dalla lunga passeggiata, quando aveva raggiunto Lady Beatrice per la consueta chiacchierata prima di pranzo.

    Si sedette accanto al fuoco e, mentre assaggiava il vino, non poté fare a meno di pensare al rapporto privilegiato che intratteneva con la sua datrice di lavoro, la vedova di mezza età che le era seduta accanto.

    Quando le vedevano insieme, tutti pensavano che fossero imparentate, che Ruth fosse una nipote, o una cugina più giovane. Nessuno supponeva che dieci anni prima fosse giunta a Dunsterford Hall per assumere l’umile posizione di dama di compagnia presso la gentildonna. Non si era mai sentita una dipendente, né era stata trattata come tale.

    In verità la sua datrice di lavoro si comportava più come una madrina che come una padrona, con una considerazione che avrebbe fatto pensare a un sincero affetto per lei; anche se Ruth si era resa conto, abbastanza in fretta, che Lady Beatrice era del tutto incapace di provare sentimenti di quel genere per chiunque, anche per coloro che la circondavano.

    Sapeva essere molto gentile, certo, ma anche egoista e intrattabile. Una conseguenza, riteneva Ruth, del suo infelice matrimonio con Lord Charles Lindley, un tiranno senza cuore che aveva distrutto per sempre nella moglie la capacità di dare e ricevere amore.

    «Sembrate pensierosa, mia cara» osservò Lady Beatrice. «Mi sono stupita quando Whitton, stamattina, mi ha detto che eravate uscita nonostante questo freddo, così inconsueto per l’inizio di ottobre. Sembra quasi di essere a gennaio.»

    Solo una tempesta avrebbe impedito a Ruth di uscire per la consueta passeggiata mattutina, lontano da Dunsterford Hall. Non che le dispiacesse l’antica dimora di pietra grigia, anche se l’edificio mancava del tutto di pregi architettonici; ma aveva bisogno di allontanarsi dall’atmosfera tetra di quel luogo, che i visitatori percepivano alla prima occhiata, forse per gli alberi secolari che circondavano la costruzione e facevano da schermo alla luce naturale.

    A Dunsterford Hall, comunque, non giungevano molti visitatori, o almeno ne erano arrivati ben pochi da quando era diventata la dama di compagnia di Lady Beatrice. La sua padrona non incoraggiava le visite, a parte quelle del vicario e del dottore, e di due o tre signore che abitavano nel villaggio.

    Proprio per quel motivo, anche con il clima più inclemente, Ruth usciva sempre, al mattino, e percorreva il miglio di strada fino al mercato del paese. Altrimenti non avrebbe incontrato nessuno, fatta eccezione per Lady Beatrice e i domestici, per il resto della giornata.

    «Dan Smethers ha previsto neve, prima di sera» dichiarò.

    «E chi sarebbe questo Smethers?» le domandò Lady Beatrice inarcando un sopracciglio.

    A Ruth sfuggì un sorriso. La gentildonna non approvava che si desse confidenza a coloro che reputava socialmente inferiori. «Il figlio del fabbro, milady» rispose.

    «Preferirei, mia cara» affermò Lady Beatrice con un brivido di disappunto, «che non fraternizzaste con gente del genere. È sconveniente che una giovane come voi frequenti le classi inferiori, non dà una bella impressione.»

    «Milady, con tutto il rispetto, non mi sento affatto superiore a chi lavora per vivere. Faccio molto poco per meritarmi quello che mi date, non solo lo stipendio, ma anche i privilegi che spetterebbero a persone molto più altolocate di me» obiettò lei alzando il bicchiere con il vino di Madera e portandolo come esempio di quanto stava dicendo.

    «Devo ricordarvi che il vostro nonno paterno era Sir Mortimer Harrington, un generale, e che vostra madre era una Worthing? Un vero peccato che suo padre non avesse il senso degli affari e avesse portato la famiglia sull’orlo della rovina, con i suoi investimenti sbagliati. Quando ero giovane, vostra madre era una delle mie più care amiche, una creatura incantevole per aspetto e per carattere. Se avesse avuto la possibilità di debuttare in una Stagione londinese, di certo sarebbe riuscita a trovare un ottimo partito.»

    Aveva ragione, Ruth lo sapeva. Suo padre le aveva fatto un ritratto, ai tempi del loro fidanzamento, che adesso si trovava nella sua camera da letto e che testimoniava la bellezza materna.

    «La mamma non si è mai lamentata di non essersi potuta permettere una Stagione a Londra, milady. Mi ha sempre raccontato di essersi innamorata a prima vista di mio padre, e che lo stesso era stato per lui. Una vera tragedia che sia rimasta vedova a un anno dal matrimonio, ma da allora non ha mai guardato un altro uomo.»

    «In questo, almeno, ha dimostrato di avere buonsenso» fu il parere di Lady Beatrice. «Non intendo affatto criticare vostro padre, mia cara, che conoscevo appena. L’ho incontrato soltanto un paio di volte e devo confessare di non aver mai visto un uomo più attraente, anche se egoista, come tutti quelli del suo sesso. Non appena seppe che vostra madre era incinta, partì per godersi un bel viaggio in Italia. Era un artista molto dotato, devo ammetterlo, e se fosse vissuto più a lungo avrebbe di sicuro avuto molto successo e acquisito la fama che meritava. Tutto sommato è stata una fortuna che sia partito senza vostra madre, altrimenti anche lei sarebbe rimasta contagiata della stessa malattia che ha causato la sua morte prematura. Resta il fatto che l’ha lasciata senza alcun sostegno. Perfino suo padre, il generale, l’aveva diseredato, quando aveva rifiutato di trovarsi un lavoro normale.»

    «È vero» ammise Ruth, «ma il nonno era rimasto molto addolorato per la sua morte, anche se aveva disapprovato il suo matrimonio con la mamma, prima di tutto perché non disponeva dei mezzi per mantenere una famiglia.»

    «Non si sbagliava affatto! E, se ben ricordo, fu vostra madre a non accettare il suo aiuto, una volta rimasta vedova. Ha perfino rifiutato di venire a vivere qui con me, insieme a voi, quando eravate ancora una bambina.»

    «Era troppo orgogliosa, suppongo» ribatté Ruth, la quale comprendeva perfettamente il motivo per cui la madre avesse preferito provvedere da sola a mantenere se stessa e la figlia. «Comunque il nonno mi ha lasciato qualcosa in eredità, nel suo testamento.»

    «Una somma di cui potrete entrare in possesso solo al vostro matrimonio, o al compimento del trentesimo anno di età, dato che allora non avrete più speranza di trovarvi un marito» le ricordò Lady Beatrice. «Comunque, mia cara, desidero sappiate che non avrete alcun bisogno di sposarvi, se non lo vorrete. Ho parlato recentemente con Pearce, il mio avvocato, per quanto riguarda il mio testamento. Lascerò tutto a voi, a parte qualcosa per i domestici e qualcos’altro da distribuire in beneficenza.»

    Ruth rimase stupita da tanta generosità. «Milady, vi ringrazio moltissimo, ma avete delle sorelle e dei nipoti...» si permise di ricordarle.

    «Non hanno bisogno del mio denaro» la interruppe la gentildonna. «Le mie sorelle hanno fatto degli ottimi matrimoni. Il loro futuro e quello dei loro figli è assicurato, il vostro no. Del resto non vi ho mai considerato come una dama di compagnia, ma piuttosto come una figlia. Temevo che aveste ereditato l’orgoglio di vostra madre, per questo vi ho proposto un impiego, invece di limitarmi a invitarvi a vivere qui con me. Non sono pentita di averlo fatto, perché adesso provvedete voi a mandare avanti la casa e non devo più occuparmi di niente. I domestici ormai chiedono ordini a voi, non a me, perfino quando abbiamo degli invitati.»

    Il che avveniva molto di rado, pensò Ruth.

    Proprio in quel momento sentì bussare al portone di casa. «Chi può essere?» domandò. «Aspettavate qualcuno, milady?»

    «Credo che sia il dottore. Lo riceverò qui.»

    «Non vi sentite bene?»

    «Sapete che non godo di buona salute ma, se il mio cuore me lo permetterà, conto di restare ancora un bel po’ di tempo qui a godere della vostra compagnia. Se adesso volete far entrare il medico, mia cara...»

    Ruth obbedì e accompagnò lei stessa il dottor Maddox nel salotto. Quindi salì nella sua stanza, dove trovò Agatha Whitton che stava riponendo nell’armadio la biancheria lavata e stirata.

    «Sarebbe ora che comperaste qualcosa di nuovo, Miss Ruth» osservò la cameriera. «In tutti questi anni non avete acquistato nulla, nemmeno un nastro per il cappellino.»

    Era la pura verità, Ruth non tentò di confutare le sua parole. Del resto, fino a pochi minuti prima, si era sempre considerata poco più di una domestica in quella casa, e non aveva ritenuto di dover spendere del denaro per rinnovare il proprio guardaroba.

    «Hai ragione, Aggie» convenne. «Oggi pomeriggio andremo in paese a fare una visita alla merceria, se Lady Beatrice è d’accordo.»

    «Non credo proprio che sarà possibile, Miss Ruth. Guardate!» esclamò Agatha, accennando alla finestra.

    I primi fiocchi di neve stavano già cadendo, come era stato previsto dal figlio del fabbro.

    «Non è mai nevicato così presto, da quando vivo qui» commentò Ruth.

    «Anche se è insolito, è già capitato. Ricordo addirittura una nevicata a settembre, quando ero ancora una ragazzina.»

    Dalla finestra si godeva una splendida vista della brughiera. Era così bello passeggiare ammirando i colori della vegetazione che cambiavano a ogni stagione. Con la neve, però, la brughiera diventava una inospitale terra di nessuno, nella quale i viaggiatori potevano perdersi.

    «Aggie, non ti è mai venuta voglia di viaggiare, di vedere il resto del Paese?»

    «Si vede che siete una signora» fu la risposta della domestica, con tutto l’affetto che aveva sempre avuto per Ruth, di qualche anno più giovane di lei. «La mia famiglia è sempre vissuta qui, per generazioni e generazioni, e nessuno di noi ha mai pensato di viaggiare. La cameriera personale di Lady Beatrice, invece, non è mai riuscita ad abituarsi a Dunsterford Hall, per questo è tornata a Londra e io ho avuto il suo posto. Per voi è diverso e trovo che non sia giusto, da parte di Lady Beatrice, tenervi qui per tutto l’anno, senza vedere nessuno. Una bella fanciulla come voi dovrebbe già essere sposata.»

    «Se mia madre non fosse morta, probabilmente lo sarei. Mi avrebbe mandato ai balli del paese, se non altro. Lady Beatrice, però, la pensa diversamente, soprattutto per quanto riguarda gli uomini e il matrimonio. Sappiamo benissimo che il suo è stato molto infelice e mi stupisco perfino che permetta al dottore di frequentare questa casa.»

    «Penso che siate troppo indulgente verso di lei, Miss Ruth» fu il parere di Agatha.

    Lei non rispose e si limitò a osservare la neve, sperando che smettesse presto di cadere.

    Le sue speranze furono vane. Ruth fu costretta rinunciare al proposito di tornare in paese e andare a fare acquisti nella merceria. A metà pomeriggio una spessa coltre di neve copriva la zona circostante Dunsterford Hall.

    Dalla finestra stava guardando il vialetto che portava al cancello, quando vide arrivare due cavalieri. Procedevano piano in mezzo alla tormenta, il volto coperto per difendersi dal freddo. Chissà chi erano? Si voltò verso Lady Beatrice, la quale stava ricamando davanti al fuoco, e le annunciò la presenza degli inaspettati visitatori. «Milady, credo che due viaggiatori sfortunati stiano venendo a cercare rifugio da noi.»

    «Davvero? Viaggiatori? Volete dire che non li avete riconosciuti?»

    «Hanno il volto coperto a causa del freddo. Sono a cavallo e mi sembra di vedere dei bagagli legati alla sella. Allora questo significa che non sono del posto.»

    Lady Beatrice non parve affatto contenta della notizia. «Immagino sia nostro dovere di buoni cristiani offrire un rifugio a quei due poveretti, almeno fino alla fine della tormenta» concesse con una certa riluttanza. «Conto su di voi per occuparvi della faccenda. Andate e chiedete loro di cosa hanno bisogno, mia cara. Dato che viaggiano a cavallo e non in carrozza, devono essere persone di poco conto. Dite al maggiordomo di dar loro la camera sopra la stalla, se intendono fermarsi per la notte.»

    Quando Ruth aprì il portone, vide che il viaggiatore più alto era sceso da cavallo e che stava entrando sotto il portico. Si tolse la sciarpa e il cappello, agitando l’ampio mantello per far cadere la neve.

    Era davvero un uomo molto alto e forte, non bello, forse, ma di aspetto gradevole, a parte la cicatrice che partiva dall’occhio destro e finiva alla base del naso.

    Aveva gli occhi azzurri, il naso dritto, labbra ben modellate che in quel momento erano incurvate in un sorriso. «Perdonate il disturbo» l’apostrofò in tono rispettoso. «Potrei chiedervi un rifugio per me, per il mio valletto e per i nostri cavalli, fino a quando non smetterà di nevicare?»

    La voce era calda e profonda, l’accento e la scelta delle parole rivelavano una persona istruita e altolocata, a differenza di quello che aveva pensato Lady Beatrice, come pure la stoffa e il taglio del mantello. Il che però rendeva solo più difficile la situazione, perché Ruth non poteva rispondergli di andare a dormire sopra la stalla.

    «Entrate» lo esortò, quindi incaricò una giovane cameriera che sopraggiungeva dalla cucina di accompagnare il valletto alla stalla.

    «Siete davvero gentile a ospitare uno sconosciuto» pronunciò lui mentre Ruth prendeva in consegna il cappello e il mantello. «Lasciate che mi presenti. Mi chiamo Hugo Prentiss.»

    «Non c’è alcun bisogno che mi ringraziate» replicò lei. «Sono Miss Ruth Harrington. Vi dispiace seguirmi?»

    Lo accompagnò in salotto, ansiosa per il modo in cui avrebbe reagito Lady Beatrice vedendo quell’estraneo in casa sua.

    Infatti la gentildonna non parve affatto contenta, ma quando l’uomo le fece un inchino perfetto e si presentò, cambiò atteggiamento.

    «Hugo Prentiss? Venite dall’Hampshire?» gli domandò.

    «Non posso negarlo, milady. I miei fratelli e io abbiamo scandalizzato l’intera contea, temo, con le nostre baldorie giovanili.»

    Lady Beatrice riuscì perfino a sorridere. «Mi ricordo del debutto in società di vostra sorella, l’anno in cui morì mio marito...»

    Il sorriso svanì dalle sue labbra e il visitatore dovette credere che fosse ancora addolorata per la vedovanza, mentre Ruth sapeva benissimo che Lady Beatrice si rammaricava soltanto che suo marito non fosse morto prima.

    Naturalmente non disse nulla, ma per impedire che Mr. Prentiss sprecasse il fiato in inutili condoglianze, lo invitò a sedersi.

    «Se ben ricordo eravate un colonnello dell’esercito, vero?» chiese Lady Beatrice mentre Ruth offriva a lei e all’ospite un bicchiere di vino.

    «Non lo sono più» rispose lui dopo averne bevuto un sorso. «Mi sono ritirato, da quando siamo in pace.»

    «E che cosa vi ha portato da queste parti?»

    «Ho acquistato una casa nel Dorsetshire e questo mi pareva il momento giusto per venire a controllare i lavori di restauro e rivedere alcuni vecchi amici che vivono vicino a Lynmouth. Mi sono sbagliato, evidentemente, perché la tormenta ci ha colto mentre stavamo per attraversare la brughiera, un percorso che ci avrebbe permesso di risparmiare molte ore di viaggio rispetto alla strada costiera. Vi assicuro che avrei preferito la costa, se avessi immaginato condizioni climatiche proibitive, già in questa stagione.»

    «Purtroppo il tempo può peggiorare in fretta in questa zona, colonnello, ma voi siete il benvenuto e potete rimanere quanto volete.» Lady Beatrice si rivolse a Ruth. «Sareste così gentile da far preparare una camera per il nostro ospite? Quella azzurra mi sembra l’ideale.»

    Ruth si meravigliò di nuovo per una simile accoglienza, che la gentildonna non avrebbe mai riservato a nessuno di sua conoscenza. Quando uscì dal salotto incrociò Agatha, che veniva dalla cucina.

    «Il Colonnello Prentiss sembra aver conquistato Lady Beatrice» le confidò. «Ha deciso addirittura di offrirgli la camera azzurra. Credo che conosca la sua famiglia.»

    «Dev’essere un tipo davvero speciale, se vuole dargli quella stanza!»

    «Può darsi che abbia soltanto pensato che è troppo alto per gli

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