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Un matrimonio chiacchierato: Harmony History
Un matrimonio chiacchierato: Harmony History
Un matrimonio chiacchierato: Harmony History
E-book214 pagine3 ore

Un matrimonio chiacchierato: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, primo '800
Quello tra lady June e lord William Pemberton è un matrimonio ricco d'amore e passione. La loro unione, però, non è ancora stata allietata dalla nascita di un erede, e la cosa pesa sempre più sulla coscienza della gentildonna. In breve tempo, e senza che i due possano rendersi conto del perché, il matrimonio entra in crisi. Sulla scena, infatti, ricompaiono prima lady Constance, bellissima ex fidanzata di William che sembra ancora nutrire per lui gli stessi sentimenti di una volta, quindi Gavin Blackmore, compagno di scuola di lord Pemberton, che si accompagna sempre più spesso a June. A causa delle malelingue che alimentano la loro reciproca gelosia, i due ben presto vengono travolti dagli eventi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518698
Un matrimonio chiacchierato: Harmony History
Autore

Mary Brendan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un matrimonio chiacchierato - Mary Brendan

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Scandalous Marriage

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2004 Mary Brendan

    Traduzione di Marina Boagno

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-869-8

    1

    «Che straordinaria coincidenza!»

    Lord William Pemberton alzò la testa al tono aspro della sua solitamente dolce consorte. Gli occhi azzurri che fino a quel momento avevano contemplato il brandy che si stava intiepidendo nel bicchiere panciuto che teneva nel palmo della mano incontrarono lo sguardo tagliente della donna, che subito dopo si fissò su un punto imprecisato alle sue spalle.

    «Ci imbattiamo di nuovo nella tua vecchia amica! Tutto a un tratto, pare che abbiamo una quantità di conoscenze in comune con lady Bingham... Ha un’aria un po’ delusa. Ah, ma adesso che ti ha visto sembra molto meno imbronciata.»

    «June...» sospirò William stancamente.

    Lady June Pemberton indirizzò al marito un fugace sorriso.

    «Stavolta non interferirò con i vostri affettuosi ricordi, te l’assicuro. Stavo giusto per andare a cercare le mie sorelle, in ogni caso.» Fece per allontanarsi, stringendo spasmodicamente fra le dita le pieghe dell’abito di seta color avorio.

    «Ne ho abbastanza di queste tue continue insinuazioni» sibilò William a denti stretti, mettendole una mano sul braccio in un gesto insolitamente autoritario. «Accusami di qualcosa, o smettila!»

    «Accusarti? E di che cosa, di grazia?» ribatté June, arrossendo.

    Si era subito pentita di avergli dato a vedere che la donna bruna, elegante, che era appena entrata nel salone da ballo dei Clegg l’aveva turbata a tal punto. Quella settimana si erano trovati già per tre volte a frequentare gli stessi salotti. Tre volte lady Constance Bingham era arrivata poco dopo di loro, e in un’occasione era riuscita ad accaparrarsi William per una chiacchierata a quattr’occhi sui vecchi tempi, quando erano stati intimi amici. E quello che preoccupava June era che, di recente, aveva scoperto che, in effetti, erano stati intimi amici.

    Nei mesi precedenti, Constance Bingham aveva limitato il suo interesse per William a lunghi sguardi quando le loro carrozze si incrociavano durante una passeggiata pomeridiana, o a un’occhiata civettuola quando si trovavano ad ammirare le stesse vetrine.

    In una di quelle occasioni, a un commento scherzoso di June che si congratulava con il marito per le sue attrattive, William si era mostrato dapprima divertito, poi pensieroso, e infine aveva mormorato che doveva essersi sbagliata. Le aveva rammentato la propria reputazione di tipo piuttosto insignificante. Doveva guardare ai suoi affascinanti cognati per trovare dei gentiluomini che potessero rivestire credibilmente il ruolo di rubacuori, le aveva detto con un sorriso che le aveva riscaldato il cuore.

    Così, al principio, June era stata perfino orgogliosa che il suo William avesse attirato l’attenzione di una gentildonna che aveva relazioni sociali tanto importanti.

    Ma questo era accaduto più di un mese prima, e l’interesse di lady Bingham stava diventando abbastanza insistente perché altri lo notassero e lo commentassero. Non quando June poteva sentire, naturalmente. Lei sapeva bene che a volte certe conversazioni si interrompevano al suo arrivo in un salotto elegante.

    Di recente era stata addirittura sul punto di chiedere se fosse per caso diventata invisibile, considerando quanto apertamente lady Bingham faceva gli occhi dolci a suo marito, ma era stata troppo vicina a scoppiare in lacrime di rabbia per rischiare di sfidarla, esponendosi così a una figura imbarazzante.

    Lady Bingham lasciava intendere chiaramente di considerare irrilevante la moglie della sua preda, e questo era quanto mai irritante.

    «Non è una vera coincidenza che lady Bingham si materializzi a ogni ricevimento al quale interveniamo? E devo credere che sia stata solo la buona educazione a spingerti ad accompagnarla sulla terrazza, qualche giorno fa, quando ha detto che si sentiva svenire?»

    «Per l’amor del cielo!» L’esclamazione fu pronunciata a voce talmente alta che una coppia poco distante scoccò a William un’occhiata curiosa. «Ritenevo di averti già spiegato quell’episodio» sibilò lui. «Lady Bingham ha detto che si sentiva male e mi ha chiesto di accompagnarla fuori a prendere un po’ d’aria. Avresti preferito che la lasciassi svenire ai miei piedi?»

    Gli occhi color ambra di June scintillarono come quelli di una tigre.

    «Certo che no, signore» ironizzò. «Avrei preferito che le consigliassi di servirsi dei suoi sali o, meglio ancora, di andarsene a casa. Ma qualunque cosa tu abbia fatto per rianimarla, di sicuro ha funzionato. Quando siete ricomparsi insieme era piuttosto rossa in viso... radiosa, mi pare che abbia detto tua madre, quando ha attirato la mia attenzione su di voi.»

    William socchiuse gli occhi, sibilando un’imprecazione.

    «Avrei dovuto sapere che mia madre aveva una parte in questa storia. Vieni, ce ne andiamo. Ne ho abbastanza.»

    «Troppo tardi, temo. I tuoi genitori stanno accompagnando qui lady Bingham.» June aprì la propria reticella, tirò fuori una boccetta d’argento e la mise in mano al marito. «Ecco! Prendi i miei sali. Offrili pure alla tua ammiratrice, se dovesse essere sul punto di svenirti fra le braccia. Le risparmierà una gita sulla terrazza, a rischio di una polmonite. Quel fazzoletto di stoffa che ha indosso è decisamente indecente, e la proteggerà ben poco dal freddo della notte...»

    Senza un’altra parola, June girò sui tacchi e si allontanò.

    William la seguì con lo sguardo. La cascata di riccioli rosso oro che le ricadeva sulle belle spalle nude scintillava alla luce delle candele, alimentando il suo desiderio frustrato.

    Con un sospiro, si costrinse a distogliere gli occhi da lei. Non aveva alcuna voglia di subire la studiata affabilità di sua madre o la civetteria di lady Bingham, ma una tranquilla chiacchierata con suo padre gli avrebbe fatto piacere. Con una smorfia, finì il liquore che aveva nel bicchiere e si allontanò fra la folla, sperando di trovare un po’ di normale compagnia maschile priva di complicazioni.

    A dire il vero, quella sera non sarebbe neppure voluto uscire di casa, immaginando la situazione che si sarebbe potuta creare. Ma, con falsa gaiezza, June aveva evitato il suo malizioso tentativo di persuaderla a passare una serata intima in casa e aveva insistito per andare a quel ricevimento.

    Sapevano entrambi da qualche settimana che era necessario un chiarimento a proposito delle speciali attenzioni che lady Bingham gli riservava. La costante tensione fra loro stava turbando la loro armonia coniugale, oltre al carattere solitamente tranquillo di William.

    Lord Pemberton stava cominciando ad ammettere che i sospetti di sua moglie avevano un fondamento. Ovunque andassero, era quasi certo che Constance non solo si materializzasse all’improvviso, ma anche che si attaccasse a lui con una qualunque scusa. Sapeva anche che l’iniziale moderata irritazione di June si era ormai trasformata in qualcosa di più forte, da quando erano cominciati i pettegolezzi...

    Il fatto che la sua stessa madre coltivasse l’amicizia di Constance, esacerbando così la tensione fra lui e la moglie, incuriosiva palesemente il ton. D’altro canto, William era abituato all’ostilità di sua madre nei confronti di sua moglie.

    «June sta poco bene? Ho avuto questa impressione quando mi è passata vicino un momento fa. Salutandomi a malapena, potrei aggiungere.»

    William serrò la mascella e imprecò fra sé, riconoscendo la voce. Si era sbagliato a pensare che sua madre avrebbe rinunciato così facilmente, anche se suo padre e lady Bingham, notò con la coda dell’occhio, avevano cambiato direzione e si stavano dirigendo verso la sala da pranzo.

    Pamela Pemberton si aggiustò ostentatamente la leggera stola attorno alle braccia magre.

    «Diamine, William! Penso che dovresti dire a tua moglie due parole sulle buone maniere. Sono diversi anni che siete sposati. Abbastanza, avrei detto, per aver migliorato un po’ la sua educazione, frequentando noi.»

    William le indirizzò uno sguardo gelido. «Sì, sono diversi anni che siamo sposati, e June mi piace ancora come sempre.»

    Pamela sbuffò. «E la vostra nursery è ancora vuota. Dove sono i miei nipoti?»

    «Avete una nipote, se ben ricordo... La figlia di Hanna.»

    «Non ho figlie. Non ho più figlie da quando lei ha sposato quel bifolco...»

    «È una scelta vostra, allora, di non avere neppure nipoti» sottolineò William, secco. «E tanto peggio per voi, perché la bambina è bellissima e io sono fiero di essere suo zio.»

    «Questo è comprensibile.» Pamela sospirò drammaticamente. «Forse, se tua moglie ti piace tanto, dovrai rassegnarti a far conto sui figli degli altri.»

    «Lo farò, se dovrà essere così.» William si allontanò di un passo. «Andiamo a casa. June non sta bene ed è andata a salutare le sue sorelle.»

    «A casa?» protestò Pamela, afferrandogli il braccio. «Ma siete appena arrivati. Constance è qui, ed è impaziente di vederti.»

    «Perché?»

    «Perché che cosa?»

    «Perché Constance è impaziente di vedermi? Ci sono altre persone che conosce, qui. Perché scegliere proprio me per accordarmi un simile favore?»

    «Forse ti trova divertente...» rispose Pamela a denti stretti. «Come posso saperlo?»

    «È solo che pensavo che voi poteste proprio saperlo, mia signora...» fu il sarcastico commento con cui William si congedò da sua madre.

    «Se è a caccia di un nuovo marito, ora che ha smesso il lutto, il meno che può fare è trovarsene uno tutto per lei» osservò Rachel Flinte, contessa di Devane, lanciando un’occhiata bellicosa alla schiena di lady Bingham.

    «E non dovrebbe esserle difficile, se è vero ciò che si dice circa l’eredità lasciatale dal vecchio Charles Bingham» aggiunse sua sorella, Mrs. Isabel Hauke. «Etienne dice che corre voce che abbia ereditato proprietà in tre contee, oltre a una flotta di navi ancorate a Bristol. Una bella attrattiva per un gentiluomo con le tasche vuote.»

    June sorrise, secca, ai commenti delle sorelle maggiori. «Grazie tante! Vorrei che non me l’aveste detto... È davvero un ottimo partito. E inoltre è una donna molto attraente, non è vero?»

    Rachel scrollò le spalle, noncurante. «Una persona a cui piacciono le amazzoni brune potrebbe anche pensarlo...»

    Isabel scosse la sua capigliatura da sirena.

    «Ma è chiaro che William non è uno di questi» proseguì. «È ancora pazzo di te, come lo è sempre stato. Da quando lo hai lasciato, pochi minuti fa, non ha fatto che seguirti con lo sguardo. Sembra... piuttosto furioso, June. Non è da lui. Si è liberato di quella strega di sua madre proprio in questo momento, e sta venendo da questa parte.»

    June dovette ammettere che la descrizione della ricca vedova fatta da sua sorella era assai poco caritatevole. Constance Bingham era alta e snella e i suoi capelli erano di un ricco colore castano scuro. E lei aveva appreso di recente che suo marito la trovava attraente... o almeno, l’aveva trovata attraente in passato.

    Da quando sua suocera le aveva rivelato che un tempo i due erano stati fidanzati, la sua irritazione per l’attenzione che lady Bingham riservava a William si stava trasformando in gelosia, ma non riusciva comunque a interrogare William in proposito. Lui stesso, quando si erano conosciuti, le aveva raccontato di essere stato fidanzato, a vent’anni, con una certa miss Palmer, che poi lo aveva piantato per sposare un uomo più ricco. Non si era addentrato in particolari e, all’epoca, June non aveva sentito la necessità di insistere per saperne di più. Anzi, aveva praticamente dimenticato quella storia. Perché avrebbe dovuto curarsene? William aveva sposato lei. William amava lei. Fino a pochi mesi prima non gliel’aveva forse ripetuto almeno una volta al giorno, a parole, e, la notte, con la sua passione? Ora, invece, quella costante tensione stava scavando un solco fra loro.

    Sua suocera era stata tanto buona da soddisfare la sua curiosità inespressa circa il passato di lady Bingham e la parte che William vi aveva avuto. Constance Bingham, nata Palmer, era tornata a Londra dal Devonshire e frequentava di nuovo la società, concluso il periodo di lutto per il marito.

    Pamela Pemberton le aveva chiesto se fosse a conoscenza del fatto che William era stato sul punto di sposare quell’aristocratica signora, quindi aveva sorriso soddisfatta di fronte all’eloquente espressione della nuora. Da allora, un senso di gelo stringeva lo stomaco di June, e la ricca vedova, ora, ostentava sfacciatamente il fatto che trovava ancora attraente il suo fidanzato di un tempo.

    «Se William non fosse un così perfetto gentiluomo, sono sicura che a quest’ora avrebbe fatto capire chiaramente a Constance Bingham che lo infastidisce» asserì Rachel.

    «Sta quasi per raggiungerci?» domandò June bisbigliando. Al discreto cenno d’assenso di Isabel, sollevò il mento. «Be’, sorridete, allora. Non voglio che pensi che sono una strega gelosa, anche se, stupidamente, mi sono comportata come tale, stasera.»

    «William!» Rachel salutò il cognato e gli passò una mano sotto il braccio. «Connor vi cercava, poco fa. Penso che sia andato a vedere se eravate a un tavolo da gioco.»

    «Un’altra volta, forse. June e io stiamo andando via.»

    June gli scoccò un’occhiata sorpresa.

    «Che tono autoritario» osservò scherzosamente. «Farai credere a Rachel e Isabel che mi porti a casa in castigo. Preferirei restare. Stavamo per andare a cena...»

    Così dicendo, fece per prendere sottobraccio le sorelle, ma William la fermò e l’attirò al proprio fianco, chinandosi a parlarle all’orecchio.

    «La maggior parte di queste brave persone sarebbe felice di avere qualche altra ragione per spettegolare su di noi» mormorò alla moglie. «Cerchiamo almeno di trovarci d’accordo nell’andarcene da questo posto infernale. Ecco, fingi di sentirti poco bene e fiuta i tuoi sali, amore.»

    June gli scoccò un’occhiata da sotto le lunghe ciglia e lui le indirizzò un sorriso che le fece capire chiaramente in che modo avrebbe cercato una riconciliazione, una volta rientrati nell’intimità della loro casa. Lei arrossì.

    «A quanto pare, dovrò essere una moglie obbediente e accontentare il mio signore e padrone» disse, con una traccia di asprezza.

    William lanciò uno sguardo alle cognate, che si erano diplomaticamente defilate, prima di guardare in tralice la moglie.

    «Se lo facessi, sarebbe certo una novità, mia cara» ironizzò. «Mi sembra che sia passato molto tempo da quando mi hai accontentato in una qualsiasi cosa.»

    Detto questo, le mise la mano sotto il gomito, salutò con un cenno le cognate e la condusse via.

    Una pesante atmosfera gelida che aveva ben poco a che vedere con la temperatura esterna accompagnò la coppia nel percorso fino a casa, a St. James.

    June tentò, un paio di volte, di decifrare con una rapida occhiata l’espressione del marito. La mano che le aveva appoggiato alla vita, aiutandola a salire in carrozza, era stata meravigliosamente carezzevole, e lei aveva desiderato tanto essere presa fra le sue braccia.

    Lui, invece, aveva appoggiato la testa all’indietro e aveva iniziato a studiare il soffitto della carrozza, come se avesse potuto vedervi le stelle attraverso.

    June avrebbe voluto trovare il coraggio di scivolargli vicino e accoccolarglisi contro. Quella situazione non era colpa sua e, ammise, probabilmente neppure di William. Ma si sentiva fragile, vulnerabile, e aveva assolutamente bisogno di essere rassicurata dall’uomo che amava, di sentirsi amata in quel momento, allo stesso modo in cui lo era stata pochi mesi prima, quando lady Constance Bingham, nata Palmer, non era ancora entrata nella sua vita.

    «È una serata molto fredda» osservò, rompendo il silenzio che regnava nell’abitacolo. Quando il suo tentativo di rappacificazione non ottenne altra risposta che un grugnito, si raggomitolò sul sedile stringendosi le braccia attorno al corpo.

    Il viso di suo

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