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Il passato di Amelie: Harmony History
Il passato di Amelie: Harmony History
Il passato di Amelie: Harmony History
E-book216 pagine3 ore

Il passato di Amelie: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1805
Da qualche settimana a Richmond sta succedendo qualcosa di strano: ragazze madri finite nei guai con la legge che non scontano la pena, piccoli ladruncoli che evadono dalle case di correzione... Preoccupati da tale interferenza, che minaccia di pregiudicare le loro opere di bene, i membri del Consiglio Parrocchiale della cittadina chiedono a un loro rappresentante, Lord Nicholas Elyot, di indagare. Il giovane gentiluomo sospetta subito dell'incantevole Lady Amelie, da poco trasferitasi a Richmond, ma per incastrarla deve agire con discrezione. Senza dubbio la strategia migliore è fingersi innamorato e starle vicino per cercare indizi contro di lei. Il suo piano, però, si trasforma ben presto in qualcosa di molto, molto diverso.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501522
Il passato di Amelie: Harmony History
Autore

Juliet Landon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il passato di Amelie - Juliet Landon

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Scandalous Mistress

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2006 Juliet Landon

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-152-2

    1

    La punta della spada del più giovane dei due duellanti colpì proprio sul cuore il panciotto imbottito del suo rivale, che scoppiò a ridere soddisfatto.

    «Temo che non riuscirò più a sconfiggerti, figlio mio» dichiarò felice il Marchese di Sheen, passando la lama al maestro d’armi, che stava applaudendo come tutti i presenti.

    «Farò del mio meglio perché tu non ci riesca» gli rispose Lord Nicholas Elyot togliendosi la maschera che gli proteggeva il volto. «Ho faticato troppo per arrivare a batterti.»

    Strinse la mano che il padre gli tendeva, ammirando la sua forza e la sua agilità, sorprendenti per un uomo di cinquantadue anni.

    Padre e figlio si somigliavano in maniera impressionante, erano uno l’esatta replica dell’altro, anche se il marchese aveva i capelli completamente bianchi e il figlio quasi neri. Entrambi erano alti, belli e affascinanti e avevano spezzato più di un cuore femminile, nella loro vita.

    Si sedettero sulle panche contro le pareti della sala d’armi di Sheen Court per guardare gli altri duellanti che si affrontavano l’uno dopo l’altro.

    «Sei in piena forma» si complimentò Nicholas.

    «È vero, ma ho troppi pensieri per la testa. Devo pur trovare una giustificazione per la sconfitta, no?»

    «Dove sono i tuoi problemi, papà? A Londra o a Richmond?»

    «A Londra. Ci torni domani, non è così?»

    «Sì, è ormai da cinque settimane che sono qui a Richmond, credo di averne abbastanza della pace agreste.»

    «Scommetto che ci torni per andare da qualche donna. Quella Miss Selina... o come diavolo si chiama.»

    «Non vedo più da tempo quella Miss Selina di cui stai parlando, papà. Non sei molto aggiornato sui miei affari di cuore.»

    Il Marchese di Sheen sorrise.

    «Chissà quante altre donne l’hanno sostituita» commentò divertito.

    «La verità, papà, è che vorrei riportare qui a Richmond il nostro Seton, prima che si rimetta nei guai. No, non temere, non mi risulta che mio fratello ne abbia combinati altri a Londra, ma trovo più prudente che venga a godersi l’aria di campagna.»

    Sotto l’occhio vigile del fratello maggiore e del genitore, naturalmente.

    «Potresti tenerlo occupato con qualche piccola indagine, Nicholas. Avrei proprio bisogno del suo aiuto, oltre che del tuo.»

    «Ancora bracconieri nella tenuta?» si allarmò Lord Elyot.

    «Niente di così semplice, purtroppo. Il Consiglio Parrocchiale è preoccupato per alcuni incidenti che sarebbe meglio approfondire. Su, vieni, andiamo a cambiarci» disse il padre alzandosi. «Preferisco parlartene in privato.»

    Il Marchese di Sheen, come molti altri gentiluomini di vecchio stampo, ricopriva diversi incarichi di responsabilità. Era scudiero di Re Giorgio III e giudice di pace, ma anche capo del Consiglio Parrocchiale, il Vestry, che amministrava la giustizia in quella contea. Molto spesso i colpevoli di qualche reato venivano mandati in un istituto di pena che era in realtà un opificio, dove imparavano un lavoro e ricevevano cibo e vestiti.

    Anche a Richmond, come in molte altre cittadine, c’era uno di quegli istituti ed era proprio il padre di Nicholas a occuparsene.

    «Qualcuno» spiegò il marchese al figlio, «ha fatto liberare due donne corrompendo le guardie. Anche un paio di condannati per debiti sono riusciti a sfuggire alla loro pena.»

    «E tu vuoi scoprire chi c’è dietro questa storia?» domandò Nicholas mentre il suo valletto lo aiutava a infilarsi il panciotto, un’elegante giacca grigia da mattino e gli sistemava la cravatta e i polsini.

    «Il Marchese di Sheen non può tollerare impunemente di venire preso per il naso» dichiarò suo padre.

    «Credi che sia qualcuno del Consiglio Parrocchiale a far mettere in libertà i condannati?»

    «Se c’è, io lo voglio scoprire, ne va del prestigio della nostra famiglia.»

    Il valletto si inginocchiò per lucidare i magnifici stivali ungheresi di Nicholas, poi gli porse il cappello, i guanti e il bastone con il pomo d’argento.

    «Tornerai per cena?» gli chiese il padre mentre lui usciva.

    «Non ne sono ancora sicuro, te lo farò sapere.»

    «D’accordo, figliolo, ma non dimenticare che questo mese tua sorella compie gli anni» aggiunse il marchese.

    «Siamo già ad agosto?»

    «Siamo a settembre, Nicholas.»

    «E quanti anni compie?»

    Il padre si spazientì.

    «Che cosa vuoi che ne sappia io! Chiedilo a tua madre, se torni per cena.»

    Si lasciarono con un rapido inchino, senza sentirsi minimamente in colpa per il fatto di non rammentare l’età della giovane e per la scarsa importanza che davano alle ricorrenze familiari.

    Il negozio di Mr. Rundell, Bridge and Rundell, argentiere e gioielliere a Ludgate Hill, era fra i più alla moda di Londra, nonché fra i più cari. I suoi clienti potevano permettersi di non badare ai prezzi, anche perché non erano interessati a nulla che non fosse di eccelsa qualità, e di conseguenza erano disposti a pagare bene. Entravano in punta di piedi e vagavano silenziosi ammirando i pezzi in mostra nelle vetrine, assistiti da commessi in livrea nera che sussurravano come se fossero in chiesa.

    Lady Amelie Chester aveva letto di quel negozio sulle pagine del Ladies’ Magazine e aveva deciso di visitarlo prima di tornare a Richmond dalla capitale, sperando di trovarci qualcosa di bello.

    La sua carrozza l’attendeva da più di un’ora in strada e il cocchiere aveva già percorso un paio di volte la via per tener buoni i cavalli, ma la padrona non si faceva ancora vedere. Era ammaliata dai gioielli e dagli argenti nelle vetrine.

    Miss Caterina Chester, la nipote diciassettenne, non sembrava altrettanto affascinata da quello che la circondava.

    La prima cosa davvero interessante che le capitò di vedere, da quando era entrata nel negozio, furono due giovani gentiluomini di aspetto rimarchevole che entrarono chiacchierando. Uno di loro aveva circa trent’anni e il portamento e l’autorità di un ufficiale dell’esercito, l’altro sembrava di poco più giovane, ma era altrettanto prestante e affascinante.

    Entrambi erano elegantissimi e certamente facoltosi, perché nessuno metteva piede in un negozio come quello se non aveva denaro da spendere in abbondanza.

    Inevitabilmente, pensò Caterina sospirando, la loro attenzione sarebbe stata calamitata dalla grazia e dal fascino di sua zia Amelie. Gli uomini perdevano letteralmente la testa per lei, e non c’era da meravigliarsene. Le altre donne, invidiose, cercavano invano un difetto nella bellissima vedova di Sir Josiah Chester.

    Caterina vide che il più giovane dei due gentiluomini aveva già notato zia Amelie. La stava osservando dopo aver preso in mano il monocolo che penzolava dal suo panciotto, senza nascondere la propria ammirazione. Poi, dopo aver sussurrato qualcosa al suo accompagnatore, lasciò cadere il monocolo e si avvicinò insieme a lui, come due cacciatori che volessero stanare la preda.

    Lady Amelie non badava a loro, troppo presa da una magnifica scatola d’argento per il tè, con i manici d’avorio e il coperchio sormontato da una piccola ghianda.

    «Splendida scelta» si complimentò il commesso con un sospiro. «È un Bateman.»

    La zia aveva già spostato la propria attenzione su un altro pezzo di notevole qualità, un vasetto per il miele a forma di alveare, dorato e con un’ape sul coperchio.

    «È di Paul Storr, milady» le mormorò lo stesso commesso. «È arrivato soltanto ieri, ma speriamo di riuscire ad avere altre sue opere in futuro.»

    «È perfetto. Aggiungetelo agli altri che ho già messo da parte, lo porterò con me a Richmond.»

    Il maggiore dei due gentiluomini che erano appena entrati trasalì.

    «Richmond?» le chiese incuriosito. «Credevo di conoscere tutti a Richmond, milady. Non siamo ancora stati presentati, ma permettetemi di rimediare. Sono Nicholas Elyot e questo è mio fratello, Seton Rayne.»

    «Lord Elyot, Lord Rayne» li salutò il commesso con un breve inchino.

    «Sono Amelie Chester» si presentò lei con una riverenza, mentre Caterina si avvicinava furtiva per sapere qualcosa dei due giovani gentiluomini.

    Prevedeva che non si sarebbero accorti di lei, tanto erano ammaliati dalla zia. Succedeva sempre così, anche se Amelie non faceva nulla per attirare l’attenzione degli uomini né ne sembrava particolarmente lusingata.

    Amelie era una vera bellezza, aveva gli occhi scuri e le sopracciglia delicatamente arcuate, i capelli castani che sfuggivano dal cappellino in lunghi riccioli, sfiorando i suoi zigomi alti. La pelle era perfetta, il sorriso incantevole.

    Ormai il periodo di lutto per la morte del marito era quasi finito, i suoi abiti non erano più neri, ma grigi o color viola pallido. Sul cappello ornato da una fibbia d’argento era fissata qualche piuma di cigno, che ondeggiò quando si inchinò ai due gentiluomini.

    L’eleganza di sua zia era così classica e raffinata, pensò Caterina, che si sentì un po’ in imbarazzo per lo scialle di pizzo che aveva insistito a portare con sé. Se lo tolse in fretta e lo passò a Lise, la cameriera personale di Lady Amelie, che già teneva lo scialle di cachemire nero della padrona.

    «Rimarrete a lungo qui a Londra?» le domandò Lord Elyot.

    «Mia nipote e io siamo venute solo oggi per fare acquisti. Vi posso presentare Miss Caterina Chester, la figlia di mio cognato?»

    Era finalmente arrivato il suo momento, pensò la fanciulla, facendosi avanti con un certo batticuore. Si esibì nella sua migliore riverenza e, per quanto l’etichetta le avrebbe prescritto di tenere gli occhi bassi, non poté trattenersi dal lanciare un’occhiata furtiva ai due fratelli, per vedere quale effetto aveva fatto su di loro.

    I suoi occhi castani dai riflessi dorati si soffermarono soprattutto sul più giovane, ma purtroppo così facendo si rese conto che non badava già più a lei. La sua attenzione era subito tornata alla bellissima Amelie.

    «Com’è possibile che non vi abbiamo mai notate a Richmond?» chiese galantemente il fratello maggiore a Caterina.

    «È da poco che ci siamo trasferite a Richmond, da circa cinque settimane, e non abbiamo fatto vita sociale.»

    Di nuovo lo sguardo di Caterina tornò a Lord Seton, ma purtroppo si accorse che il giovanotto sembrava piuttosto perplesso. La fanciulla si sentì imbarazzata per tutti i pizzi e i nastri che decoravano il suo abito e il bolerino che indossava, per i fiori sul cappellino e i guanti di trine. Fino a un attimo prima aveva pensato che fossero molto civettuoli, ma adesso le sembrarono soltanto leziosi, come dovevano apparire agli occhi del giovane Lord Rayne.

    «Mio fratello Seton e io eravamo venuti qui per acquistare un regalo di compleanno a nostra sorella. Un’incombenza, devo ammettere, per cui né io né lui ci sentiamo molto portati. Chissà, se voi e vostra nipote aveste la bontà di aiutarci...» osò chiederle Lord Nicholas. «Dagli splendidi oggetti che avete comperato, posso arguire che possedete un gusto molto sofisticato» aggiunse, rivolgendo un’occhiata ai suoi acquisti allineati su un bancone.

    «Non è facile comperare qualcosa per qualcuno che non si conosce. Vostra sorella è sposata o è ancora nubile? Quanti anni ha?» li interrogò Lady Amelie.

    Nicholas e Seton si scambiarono un’occhiata imbarazzata.

    «Ha due o tre anni più di me» disse il minore. «È sposata e ha due mocciosi... Volevo dire, due bambini.»

    «È nata a settembre, ma all’inizio o alla fine?» chiese ancora Amelie.

    «Che differenza fa?» si informarono i due in coro.

    «Era solo per sapere il suo segno zodiacale, mi potrebbe aiutare nella scelta del regalo.»

    «Verso la fine del mese, mi pare» tirò a indovinare Seton.

    «Ma no, verso la metà» lo smentì Nicholas. «Milady, siate così buona da occuparvene voi, vi prego. Abbiamo fretta di tornare a Richmond e ci fidiamo ciecamente del vostro buongusto. Fate mettere il regalo sul nostro conto, Mr. Bowyer ce lo manderà a casa.»

    Mr. Bowyer, il commesso, approvò con un sorriso.

    «Molto obbligato, milady. Spero che ci rivedremo presto a Richmond» la salutò Nicholas prima di andarsene, togliendosi di nuovo il cappello.

    C’era qualcosa di particolare in lui, pensò Amelie mentre i due gentiluomini prendevano congedo. A differenza del fratello minore, sapeva come far sentire la donna con cui stava parlando la più importante per lui, la sola che contasse fra i presenti. Non tutti gli uomini ci riuscivano, era un’arte difficile. Dipendeva dal modo in cui la guardava, in cui le parlava. Anche Caterina lo aveva notato e aveva sperato che il fratello minore facesse lo stesso con lei, ma invano.

    Appena furono usciti Caterina si mise a cercare il regalo adatto alla sorella dei due giovani, ma non Amelie. Le interessava di più ascoltare quello che si stavano dicendo sul marciapiede, appena chiusa la porta del negozio.

    «Perché dobbiamo tornare a Richmond questa sera?» protestò Seton.

    «Non ti ho detto che nostro padre ha un problema?» ribatté Nicholas.

    «Che problema?»

    «Qualche stupido benefattore si sta dando molto da fare, a Richmond, per togliere dalla casa di pena dei piccoli malfattori e rimetterli sulla strada» gli spiegò Nicholas, prendendo un pizzico di tabacco da una bella tabacchiera d’argento e portandoselo al naso. «Il Consiglio Parrocchiale non vuole che la cosa si ripeta, ci sono anche troppi ladri e vagabondi in circolazione.»

    «C’è gente che non ha proprio di meglio da fare» commentò Seton. «Bisognerebbe mettere sotto chiave anche quegli imbecilli che credono di essere dei filantropi e invece non fanno altro che aumentare i problemi della comunità in cui vivono.»

    Il cuore di Amelie prese a battere forte, perché stavano parlando di lei. Era stata lei, infatti, a fare in modo che qualche povera donna incinta, qualche ladruncolo alle prime armi e un paio di poveracci in prigione per debiti potessero riguadagnare la libertà.

    Il modo in cui i due gentiluomini giudicavano la sua filantropia la fece impallidire di sdegno. Non si aspettava certo che gente come loro avesse pietà e comprensione per i propri simili più sfortunati, ma la offendeva essere considerata una povera sprovveduta senza cervello.

    «Caterina? Hai trovato qualcosa che possa andar bene?» domandò distrattamente alla nipote.

    La giovane le mostrò due graziosissimi piatti d’argento per i dolci, con figurine cinesi in rilievo.

    «Carini» commentò Amelie, un po’ dubbiosa.

    «Oppure un vassoio come questo. Un vassoio è sempre utile, no?»

    Se c’era una cosa che una donna odiava, ma Caterina era troppo giovane per saperlo, era ricevere un regalo utile per il proprio compleanno. Una donna voleva qualcosa per sé, che le piacesse, che gratificasse i suoi gusti e i suoi interessi personali.

    Risentita per quello che Nicholas e Seton avevano detto di lei, pur senza sapere di chi stavano parlando, Amelie si diede subito da fare per trovare un regalo per la sorella dei due, ma che fosse così privo di gusto e tanto costoso da punirli come meritavano.

    Non fu facile, ma finalmente vide quello che stava cercando: una teiera monumentale, d’argento dorato, sorretta da tre sfingi su una base a forma di piramide e con un cobra sul coperchio. Era veramente mostruosa, pensò congratulandosi con se stessa.

    Caterina sembrava titubante.

    «Sembra costosissima» si permise di obiettare.

    «Deve esserlo di sicuro» approvò Amelie.

    «Sei certa che le piacerà?»

    «Sono certa che è quello che ci vuole per la sorella di Lord Elyot e di Lord Rayne» si limitò

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