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Playboy in corsia: Harmony Bianca
Playboy in corsia: Harmony Bianca
Playboy in corsia: Harmony Bianca
E-book173 pagine2 ore

Playboy in corsia: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Lui è un quotato cardiochirurgo, ma è capace di spezzare molti cuori.

Lei è un'infermiera seria e preparata, ma non all'attrazione che la sta per travolgere.



Blair Pendegrass non riesce a capire come mai in ospedale non si fa altro che parlare del suo nuovo capo, il dottor Oz Manning. Certo, è affascinante e ha la fama del seduttore incallito, ma è proprio da quel tipo d'uomo che lei ha deciso di stare alla larga.



Tuttavia non è facile per Blair stare alla larga da un uomo che approfitta di ogni occasione per sedurla. E che per la prima volta dopo tanto tempo le fa battere di nuovo il cuore. Infatti, proprio nel tentativo di respingerlo, si è perdutamente innamorata di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858971130
Playboy in corsia: Harmony Bianca
Autore

Janice Lynn

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Playboy in corsia - Janice Lynn

    1

    Come poteva evitare Oz Manning, quando lui si ostinava a starle intorno? L'infermiera di Cardiologia Blair Pendergrass non sapeva proprio come fare.

    Sforzandosi di non pensare all'affascinante cardiochirurgo, fresco acquisto del Madison Memorial, inserì un catetere nella vena di Latham Duke, fissandoglielo sul braccio con del nastro adesivo.

    «Complimenti per il suo tocco leggero» L'uomo distese finalmente le dita, rilassandosi. «L'ultima infermiera mi aveva letteralmente torturato.»

    Blair sorrise. Adorava il suo lavoro ed era orgogliosa di come sapeva trattare i pazienti. «Speriamo che non sia il dottor Manning a farle male.»

    Da quando era arrivato, Oz aveva visto cadere ai suoi piedi ogni singola donna dell'Alabama. Tranne Blair, che aveva deciso di ignorare quel fusto di un metro e ottantacinque, che notoriamente spezzava molti più cuori di quanti non riuscisse a curarne.

    Era un playboy irriducibile, come già lei stessa lo aveva catalogato qualche anno prima, quando Oz era venuto a trovare il suo mentore, il dottor Ted Talbot. Sarebbe stato capace di sedurre una suora con un solo schiocco delle dita. E Blair aveva già abbastanza esperienza dei tipi come lui, uomini egoisti, pieni di sé e basta. E ne portava ancora le cicatrici.

    Eppure, considerando quello che Oz ora stava facendo per il dottor Talbot, avrebbe tollerato la sua presenza.

    Il cuore le si strinse. Da quasi sei mesi Ted stava combattendo coraggiosamente contro la metastasi diffusa che gli aveva colpito colon, pancreas e fegato.

    «So che una arteriografia è un esame abbastanza comune, ma l'idea di una sonda che mi risale dalla gamba sino al cuore mi spaventa da morire» ammise a bassa voce il signor Duke. «Soprattutto se, a guidarla, è un medico nuovo.»

    Blair gli sfiorò una mano. «Il dottor Manning lavora da poco al Madison Memorial, è vero. Ma sono anni che esercita e prima di venire qui stava in uno dei centri cardiologici più famosi del paese.»

    «L'ho sentito.»

    «Vede?» Blair somministrò all'uomo l'anestetico. «Con l'assenza del dottor Talbot» aggiunse, il cuore che le si spezzava al pensiero del suo rapido e inesorabile declino, «il dottor Manning è il miglior chirurgo che abbiamo a disposizione. Non c'è nessuno di cui mi fidi di più.» In effetti, il curriculum di Oz era davvero eccellente.

    «Che dolce!» commentò una voce maschile alle sue spalle. «Non avrei mai creduto che avessi una così elevata opinione di me.»

    Imprecando mentalmente per la pessima tempistica, Blair si voltò. Oz la stava fissando, un lampo divertito nei profondi occhi azzurri, le guance solcate da due deliziose fossette che aggiungevano un'aria da bravo ragazzo al suo indubbio fascino.

    Perché non poteva essere strabico, calvo e grasso?, si domandò, sconfortata.

    Le labbra di Oz si incurvarono in un sorriso sornione, provocandole un intenso flusso di calore nel corpo, non dissimile, pensò lei, a quello che veniva descritto come effetto collaterale primario dai pazienti che erano sottoposti a un esame con liquido di contrasto.

    «Buongiorno, Latham.» Oz diede una veloce occhiata ai vari monitor a cui il paziente era collegato. «Blair la sta trattando bene?»

    «Fantasticamente» annuì l'uomo, indicando la flebo. «Direi che, considerando la delicatezza con cui mi ha messo questo aggeggio, da questo momento è ufficialmente la mia infermiera preferita.»

    «Non è il primo a dirmelo.» Oz lanciò a Blair uno sguardo malizioso. «La nostra Blair raccoglie il favore di tutti quanti, soprattutto del pubblico maschile.»

    Bugia.

    I capelli corti e scuri e gli occhi di un verde qualsiasi rendevano il suo aspetto piuttosto normale. Senza contare che la gravidanza le aveva lasciato i fianchi larghi, i seni generosi e dieci chili di peso in più da smaltire. Era da tanto che non raccoglieva il favore di un uomo. Forse, anzi, non le era mai successo.

    «Bella e brava» riassunse scherzosamente il signor Duke. «Un vero angelo custode.»

    «Concordo in pieno.» Oz la scrutò con intensità, e quando i loro occhi si incontrarono, una strana luce gli attraversò lo sguardo.

    Scossa, Blair indietreggiò di un passo. Oz amava prenderla in giro, sembrava quasi che vivesse per farlo. E quello era il motivo per cui lei cercava di evitarlo. Ma in quell'istante le era parso più serio che mai. Così serio da diventare quasi pericoloso.

    «Per fortuna io sono un ragazzo usa e getta, o per me sarebbero guai grossi» commentò ancora Oz, ironico.

    Sollevata da quel cambio di tono, Blair si lasciò scappare un lieve sospiro. Fino a quel momento, senza nemmeno accorgersene, aveva trattenuto il fiato.

    Senza darle più retta, Oz tornò a concentrarsi sulla procedura. Dopo aver avvertito il paziente dei possibili effetti collaterali che essa avrebbe comportato,diede un'ultima occhiata alla cartella clinica per verificare l'assenza di allergie, e alla fine gli iniettò il liquido di contrasto.

    «Bene...» mormorò, mettendosi a studiare con attenzione l'immagine che era apparsa sullo schermo.

    «È single?»

    Blair sbatté le palpebre, attonita. Cosa aveva appena chiesto il signor Duke?

    «Sì» confermò Oz, accennando un sorriso. «Ma, se non ricordo male, lei è sposato.»

    «Mio figlio è appena tornato a Madison, dopo essersi laureato in economia a Yale.» L'uomo si lasciò scappare un sorriso pieno d'orgoglio. «È un ragazzo davvero in gamba. Affascinante, come il padre» aggiunse, facendo l'occhiolino. «Mi piacerebbe che incontrasse una brava ragazza» continuò, indirizzando a Blair uno sguardo ammirato, «e che si sistemasse, sposandosi.»

    Sistemarsi? Sposarsi? Accidenti! A Blair bastò il pensiero per sentirsi male. Non aveva tempo per frequentare un uomo, figuriamoci per diventarne la moglie! La sua vita era già abbastanza complicata così, con una figlia di cinque anni, Addy, da crescere, una sorella minore, Reesee, a cui badare e il dottor Talbot. Non c'era posto per l'ego di un uomo. Né lei voleva trovarlo. La sua esistenza, tutto sommato, le piaceva, eccezion fatta per la malattia di Ted e la presenza fastidiosa di Oz.

    «Dovrebbe segnalare a suo figlio la raccolta fondi che stiamo organizzando per contribuire alle spese mediche del dottor Talbot» intervenne, stufa che i due uomini continuassero a parlare di lei come se non ci fosse. «Ci sarà un'asta benefica, in cui verranno messi in palio delle serate con degli scapoli e con delle ragazze single.»

    Il signor Duke aggrottò le sopracciglia. «In che senso?»

    «Sa che le dico?» continuò Blair. «Mi piacerebbe scambiare due chiacchiere con suo figlio. Se accettasse di essere messo all'asta, sarebbe un bel colpo per noi. Un giovane e affascinante uomo d'affari ci potrebbe far raccogliere molto, per una buona causa.»

    «Siete ancora a corto di volontari?» domandò Oz, senza alzare lo sguardo dal paziente. «Eppure avevo sentito personalmente Will Major.»

    Oz si era offerto di aiutare nell'organizzazione dell'evento, ma, sorprendentemente, si era rifiutato di partecipare all'asta. Per quanto avesse insistito, Blair non era riuscita a smuoverlo da quella decisione. E non ci era riuscita nemmeno Stephanie, la coordinatrice della serata. Strano, continuava a pensare Blair. Sarebbe stata disposta a scommettere che vedere delle donne lottare pubblicamente per accaparrarselo, lo avrebbe inorgoglito. E invece...

    «Abbiamo bisogno ancora di due volontari.»

    «Due... » Oz rimase focalizzato su quello che stava facendo. Lentamente guidò la sonda nell'arteria femorale del paziente e poi sempre più su, fino al cuore.

    Anche se si trattava di una procedura oramai di routine, Blair non riusciva a fare a meno di sentirsi un po' in ansia. Non era capace di prendere del tutto le distanze dai pazienti, forse perché sua madre era mancata durante un'isterectomia quando lei aveva appena diciannove anni.

    «Ah, ecco qui il primo problema» annunciò Oz a un tratto, inducendo Blair e il signor Duke a girarsi verso lo schermo. «C'è una piccola occlusione arteriosa. Niente di grave, comunque. La sistemeremo in quattro e quattr'otto con uno stent.»

    Il paziente chiuse gli occhi, appisolato, mentre Blair continuava a tenergli sotto controllo i parametri vitali. Oz posizionò lo strumento dove il diametro dell'arteria si era significativamente ridotto, impedendo il flusso sanguigno e bloccando l'ossigenazione del tessuto cardiaco.

    Un attimo dopo, il sangue aveva ripreso a scorrere senza difficoltà. Oz aveva un tocco magico per curare i cuori ammalati.

    Lavorando fianco a fianco con il dottor Talbot, Blair aveva imparato moltissimo, ma non aveva mentito al signor Duke. Non si sarebbe fidata di nessun cardiologo come di Oz Manning. Il suo talento e le sue capacità erano indiscutibili.

    Il che, in fondo, era in netto contrasto con l'atteggiamento ironico e malizioso con cui trattava le donne, sempre pronto a passare dall'una all'altra senza il minimo rimorso di coscienza. Anche se, in quelle circostanze, con il dottor Talbot in quelle condizioni, Oz si stava davvero comportando da bravo ragazzo.

    Prima di mettere fine all'arteriografia, Oz posizionò altri due stent nelle arterie del paziente, spiegandogli in tono leggero quello che stava facendo e intrattenendolo come se stessero guardando insieme una partita di calcio.

    Il dottor Talbot, da questo punto di vista, era completamente diverso. Dolce e adorabile fuori dall'ospedale, durante gli interventi era quasi intrattabile. Blair si era abituata alle sue maniere autoritarie e sbrigative, e la leggerezza di Oz la disorientava un po'.

    Lui la disorientava. Punto.

    Persino in quel momento, l'aroma mascolino del suo profumo le solleticava fastidiosamente le narici. Per non parlare dell'effetto che le facevano le sue spalle larghe, il torace muscoloso e i glutei scolpiti... Se solo avesse potuto toccarlo!

    Okay, Oz era molto attraente. Bella scoperta. Non era cieca. Ma per nessuno motivo al mondo avrebbe consentito a un uomo come quello di avvicinarla. Aveva già commesso quell'errore, e non lo avrebbe ripetuto. Certe lezioni erano dure da imparare, ma lasciavano addosso delle impressioni che un'intera vita non sarebbe bastata a cancellare.

    Blair deglutì, sforzandosi di focalizzare la propria attenzione sul paziente, anziché sul sexy chirurgo.

    «Purtroppo non posso sistemarle la valvola mitralica tramite la sonda» spiegò Oz. «Il danno è troppo esteso per poterlo riparare ora.»

    Piano piano Oz diminuì la dose di anestetico somministrata al signor Duke, rimovendogli nel contempo il catetere dall'arteria femorale. A quel punto Blair posizionò un peso sull'inguine dell'uomo, esercitando una leggera pressione per fermare il sanguinamento.

    Il paziente impallidì, ma non certo per la perdita di sangue. «Mi sta dicendo che dovrò subire un intervento a cuore aperto?»

    «Purtroppo non ci sono alternative.» Oz si sedette sullo sgabello accanto al letto. «Se acconsente, la mettiamo in lista già per domani. Altrimenti può aspettare,ma non più di qualche settimana.»

    Il signor Duke scosse il capo in segno di diniego. «Temo che dovrò optare per questa seconda via. Non posso essere operato subito. Ci sono delle cose che devo sistemare, prima.»

    «E chi se ne occuperà, se lei dovesse morire per un attacco di cuore? Chi si prenderà cura della sua famiglia?»

    Blair non riusciva a staccare gli occhi da Oz. Aveva sul viso un'espressione decisa, quasi severa. Ma erano soprattutto i suoi occhi a ipnotizzarla.

    In quel momento si accorse per la prima volta che anche lui era vulnerabile. Qualcuno, un tempo, doveva averlo ferito. E a Blair non piacque affatto il sentimento di empatia che cominciò a farsi strada in lei. Nemmeno un po'.

    Lasciandosi scappare un lieve sospiro, controllò per l'ennesima volta che tutto fosse a posto.

    «Cosa succederebbe se decidessi di non sottopormi all'intervento?» si informò il signor Duke con un filo di voce. «Gli stent che mi ha posizionato oggi non sarebbero sufficienti a farmi stare bene? In fondo non ho mai avuto altri sintomi che una leggera mancanza di respiro.»

    «Potrebbe anche non accadere niente.» Oz scrollò le spalle. «Ma è altamente probabile che le venga un infarto o che sviluppi altre gravi patologie cardiache, come la fibrillazione atriale. Gli stent hanno aperto le arterie bloccate, ma non possono fare niente per la valvola mitralica. Se non funziona bene, il flusso di sangue che raggiunge l'aorta diminuisce, causando un allargamento del ventricolo e di tutto il muscolo cardiaco.»

    «Insomma, senza intervento, le mie condizioni peggiorerebbero» concluse l'uomo, sconfortato.

    «Sì» annuì Oz, senza la minima esitazione. «Più aspetta, più il danno alla valvola rischia di aggravarsi, con il rischio che debba essere sostituita con un elemento meccanico.»

    L'uomo deglutì, visibilmente preoccupato. «Ho bisogno di un po' di tempo per pensarci. «Non devo decidere subito, vero?»

    «No.» Oz gli sorrise. «Tornerò da lei più tardi. Nel frattempo obbedisca in tutto e per tutto alla nostra deliziosa infermiera.»

    Blair ignorò deliberatamente quel complimento sdolcinato.

    «Grazie, dottore. Ci rifletterò su e chiederò consiglio ai miei famigliari.»

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