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Una dottoressa nell'alta società: Harmony Bianca
Una dottoressa nell'alta società: Harmony Bianca
Una dottoressa nell'alta società: Harmony Bianca
E-book155 pagine2 ore

Una dottoressa nell'alta società: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Nell'alta società non c'è posto per l'amore, solo per gli affari e il successo.

Faith Fogarty ha lavorato per un intero anno fianco a fianco al dottor Wakefield, trascorrendo le sere, i weekend e le feste comandate a cercare una cura per il Parkinson. Impossibile non lasciarsi coinvolgere da un uomo sexy, preparato e affascinante come Vale, ma Faith sa che il suo concetto di impegno si limita a una sola notte. Per questo deve stare attenta e proteggere il proprio cuore. Non aveva previsto però che lui le chiedesse di accompagnarlo a un matrimonio nell'alta società e che, nella sua lussuosa villa in riva al mare, l'unica camera disponibile per gli ospiti fosse proprio quella di Vale. Difficile, in questa atmosfera da sogno, non concedersi un piccolo peccato.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513600
Una dottoressa nell'alta società: Harmony Bianca
Autore

Janice Lynn

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una dottoressa nell'alta società - Janice Lynn

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Flirting with the Society Doctor

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Janice Lynn

    Traduzione di Francesca Tessore

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-360-0

    1

    «Te lo puoi scordare, che io ti accompagni a un matrimonio.» Faith Fogarty scosse la testa. Stavolta il suo capo aveva proprio esagerato. «Non voglio essere classificata come una delle tue donne.»

    Nessuno sembrava prestare loro la minima attenzione, notò, sollevata, mentre seguiva il dottor Vale Wakefield nel suo ufficio. Probabilmente i loro collaboratori stavano cercando di sembrare il più impegnati possibile, per non attrarre l’attenzione del capo.

    «Non ti sto chiedendo di esserlo» puntualizzò lui.

    Certo che no. Non sono il tuo tipo. Ho troppo cervello, io.

    «Ti sto solo proponendo di accompagnarmi a una riunione di famiglia, per evitare di venire massacrato senza pietà. Se mi presentassi da solo, farebbero di tutto per accoppiarmi con qualcuna.» Vale si lasciò scappare un sospiro.

    Ma Faith si strinse nelle spalle. Per quanto fosse uno degli scapoli più ambiti di New York e uno dei neurochirurghi più famosi, non era affatto solidale con lui. «Porta Lulu.» La bionda mozzafiato che aveva presenziato con lui il sabato prima a un famoso evento benefico. Faith aveva letto il resoconto della festa sul giornale della domenica, un’intera colonna dedicata all’interrogativo se l’esotica modella sarebbe stata la fortunata a riuscire a portare all’altare l’erede dei Wakefield. Alla fine aveva appallottolato il quotidiano e l’aveva buttato nel cestino, il posto giusto per quei pettegolezzi da strapazzo. Figurarsi se Vale l’avrebbe sposata!

    «Per parafrasarti, te lo puoi scordare» dichiarò lui, calcando ogni parola. «Già ci sarebbero dei grossi problemi se portassi Lulu o qualunque altra donna con me a una riunione di famiglia... figuriamoci a un matrimonio.» Vale fece una smorfia disgustata, come se avesse appena assaggiato un cibo pessimo. «Si sentirebbero suonare le campane a festa ancora prima dell’inizio della cerimonia. Non posso portare una vera fidanzata al matrimonio di mia cugina.» La fissò, un’espressione determinata negli occhi azzurri. Difficile resistergli. «Porterò te.»

    Ecco qual era la funzione di Faith nella vita di Vale. Essere un cervello asessuato che lo toglieva dai guai. Come donna non la vedeva neanche.

    Traendo un profondo sospiro, Faith scosse il capo con decisione. «No, grazie. Accompagnarti alle riunioni di famiglia non fa parte delle mie mansioni.»

    «Potrei sempre chiedere al mio avvocato di aggiungere una voce al tuo contratto» ironizzò lui, indirizzandole uno dei suoi irresistibili sorrisi.

    «Scordatelo.» Faith gli lanciò uno sguardo il più minaccioso possibile, date le circostanze. Perché non era immune dal suo fascino? «Non verrò a quel matrimonio con te.»

    «Ti pago.»

    Come se questo potesse farle la differenza. Come neurologa esperta del morbo di Parkinson, guadagnava già bene. E il suo lavoro non includeva difendere Vale da vogliose damigelle d’onore e da parenti apprensivi.

    «No.» Lottando per mantenere il proprio autocontrollo, Faith afferrò dalla scrivania di mogano una pila di cartelle cliniche. Una per una cominciò a guardarle, scegliendo i casi più urgenti di cui voleva discutere con lui come possibili candidati per un intervento.

    Vale la raggiunse, così vicino che le sarebbe bastato un piccolo movimento per scontrarsi con lui. Non l’avrebbe guardato, non si sarebbe girata, ma per favore, poteva smettere di fissarla in quel modo?

    «Una cosa, però, potresti concedermela, Faith.» Vale le appoggiò una mano sulla spalla, provocandole una serie di piccoli brividi che la fecero tremare fin nel profondo. «Alla lunga riesco sempre a ottenere ciò che voglio.»

    Aveva ragione. Raggiungeva sempre i suoi obiettivi. Con le donne. Nella vita. Vale Wakefield conduceva un’esistenza dorata. Il destino gli aveva elargito denaro, fascino, intelligenza, un raro talento chirurgico, e quel di più che rendeva semplicemente impossibile non apprezzarlo. Le donne lo volevano. Gli uomini lo invidiavano. Persino le vecchiette lo blandivano con torte e biscotti! E se anche al lavoro Faith riusciva a mantenere le distanze, nascondendo accuratamente l’attrazione che provava per lui, come avrebbe fatto a un matrimonio? Gli sarebbe bastata una sola occhiata per rendersi conto che gli moriva dietro.

    Un matrimonio.

    Nemmeno per Vale Faith ne avrebbe affrontato un altro. No. Non avrebbe ceduto. E poi chi aveva stabilito che quell’uomo dovesse sempre ottenere tutto ciò che voleva schioccando di dita? Stavolta aveva superato ogni limite.

    «E quello che voglio adesso è che tu questo fine settimana mi accompagni a casa di mia madre per il matrimonio di Sharon.»

    Faith lasciò cadere sulla scrivania le cartelle cliniche e si girò verso di lui, furibonda. Non gli passava nemmeno per la testa che magari il ventiquattro luglio poteva anche essere di turno? «Non pensi che per questo fine settimana potrei già avere dei programmi? Che oltre al lavoro io abbia anche una vita?»

    Era raro cogliere Vale di sorpresa. Così come era raro che, se qualcuno riusciva a sorprenderlo, lui lo desse a vedere. Ma il suo improvviso accigliarsi rivelò a Faith che effettivamente no, non aveva mai pensato che lei non vivesse ogni momento della sua vita nell’attesa che le chiedesse di fermarsi al lavoro fino a tardi, o di presentarsi nel fine settimana per discutere di qualche importante intervento chirurgico, o di lasciare tutto e andare con lui al matrimonio della cugina con soli quattro giorni di preavviso. Insomma, Vale non aveva mai pensato che lei potesse avere degli altri impegni. Perché avrebbe dovuto? Non trovandola affatto attraente, probabilmente non riusciva a capacitarsi che per qualcun altro potesse esserlo. Come se, poi, questo fosse vero...

    Faith strinse le labbra. Non aveva il glamour delle donne con cui Vale usciva, certo. E non l’avrebbe avuto nemmeno se ci avesse provato. Non con i suoi capelli dritti e lisci come spaghetti, di un biondo slavato, né con gli occhi di un banale verde o con la bocca troppo grossa. Eppure, vederlo così palesemente scioccato di fronte alla possibilità che qualcuno volesse trascorrere del tempo con lei fuori dall’ambito lavorativo la feriva.

    Inutile negarlo. Da quando, diciotto mesi prima, aveva iniziato a lavorare con Vale, gli moriva letteralmente dietro. Diciotto mesi vissuti con un misto di piacere e sofferenza, nella consapevolezza che pur interagendo con lui quotidianamente, Vale non la considerava niente più che una neurologa che condivideva la sua passione per la ricerca di una cura al morbo di Parkinson. Il che, poi, non era nemmeno così negativo, visto che una notte di passione con lui – l’unica cosa che Vale sembrava gradire – avrebbe distrutto la sua carriera alla Clinica neurologica Wakefield & Fishe.

    «È fuori discussione. Non verrò al matrimonio di tua cugina.» Se solo non le fosse stato così vicino... Il contorno azzurro più scuro che gli circondava gli occhi vivaci, l’aroma muschiato del suo dopobarba, il suo corpo così incombente che le sarebbe bastato un piccolo passo per toccarlo...

    Se gli si fosse presentata davanti nuda, si sarebbe accorto che era una donna? O si sarebbe limitato a corrugare la fronte, esortandola a rivestirsi perché avevano ancora una mappatura cerebrale da fare? O, magari, le avrebbe detto che l’attrazione che provava per lui era dovuta solo all’effetto sulle sue narici del testosterone che emetteva, facendole innalzare nel sangue i livelli di cortisolo e facendole venire voglia di baciarlo?

    «Hai già qualche programma per il fine settimana?» insistette, proprio come Faith si aspettava. Da bravo ragazzo ricco e viziato, non poteva accettare che le cose non andassero come voleva lui. Il suo destino era già scritto ancora prima dell’inizio della conversazione. «Qualcosa che ti impedisce di venire con me?» Il suo sguardo la inchiodò, come se sapesse già la verità.

    Faith avrebbe voluto mentire. Sì, venerdì sera ho un appuntamento con un uomo super sexy, che non vede l’ora di portarmi fuori a cena e stare con me, innalzando i miei livelli di cortisolo fino alle stelle.

    «Non ho in mente niente di speciale» disse, invece. Pulire casa e portare a spasso Yoda, il suo barboncino, erano ormai una routine. «Ma non è questo il punto.»

    Vale si illuminò. «Sì, invece. Tu non hai programmi e io ho bisogno che tu mi accompagni a Cape May. Quando saremo lì potremo anche dare un’occhiata agli ultimi dati del Brainiac Codex, così non sarà un fine settimana interamente sprecato. Perfetto, direi.»

    «Per niente. Non voglio venire con te a un matrimonio nel sud del New Jersey.» E non voleva trascorrere il fine settimana a rileggere la ricerca computerizzata che stavano conducendo sulla mappatura del cervello. Amava il suo lavoro, certo, ma aveva anche pensato che, con Vale fuori città per un paio di giorni, per una volta avrebbe finalmente avuto un po’ di tempo per sé. Perché, anzi, stava perdendo tempo a discutere con lui? Perché pensava di poterlo dissuadere, quando lui si era messo in mente qualcosa? Impresa impossibile, eppure non intendeva desistere.

    «No. No. No

    «Non ti piacciono i matrimoni?» Una ruga profonda gli solcò la fronte. «Ma no, che sto dicendo?» mormorò, scuotendo la testa. «A tutte le donne piacciono i matrimoni.»

    Forse nel tuo mondo. Nel mio no di sicuro.

    «A questa no.»

    Vale inarcò le sopracciglia, e Faith si rese conto di aver parlato troppo. La determinazione era una cosa, la stupidità un’altra.

    «Perché no?» le chiese Vale.

    Forse per tutte le volte in cui ho dovuto fare da damigella d’onore a mia madre? A disagio, Faith si passò una mano sulla nuca. «Non mi piacciono e basta» tagliò corto. Non gli avrebbe detto una parola di più, anche se si fosse messo a pregarla.

    Per un lungo istante, Vale la studiò, poi scosse la testa, come non valesse nemmeno la pena di prendere in considerazione il suo rifiuto.

    «Questo ti piacerà, vedrai» le assicurò. «Mia cugina Sharon non ama le mezze misure e il suo fidanzato è il quarterback dei Philadelphia Eagles. Ti divertirai.»

    «Certo. Ecco perché anche tu sei così entusiasta all’idea di andare...» Faith si lasciò scappare un sospiro. Non sarebbe mai riuscita a dissuaderlo. Vale non avrebbe mai mollato la presa. Che lei lo volesse o no, avrebbe trascorso il fine settimana a Cape May, nella villa sulla spiaggia della famiglia di Vale, impersonando il ruolo di fidanzata alle nozze della sua cara cuginetta. I paparazzi adoravano Sharon Wakefield e la reginetta di bellezza era perfettamente a suo agio sotto le luci dei riflettori.

    «Okay, hai ragione» ammise lui con una smorfia. «Non sono fatto per i matrimoni, ma Sharon è la mia cugina preferita. Non posso mandarle un regalo e non farmi vedere alla cerimonia.»

    «Come fai di solito con le altre riunioni di famiglia?»

    Per quanto i media fossero a conoscenza dell’evento, i dettagli erano circondati dal più stretto riserbo. Ma di sicuro, realizzò Faith

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