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Un'infermiera da favola: Harmony Bianca
Un'infermiera da favola: Harmony Bianca
Un'infermiera da favola: Harmony Bianca
E-book156 pagine2 ore

Un'infermiera da favola: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Dopo aver passato una notte da favola con l'infermiera Abby Arnold, il dottor Dirk Kelley vuole mettere bene in chiaro le cose. Quello che è successo non è destinato a ripetersi, lui non è alla ricerca di una relazione stabile, non è alla ricerca dell'amore e soprattutto su di lui l'atmosfera del Natale non ha alcun effetto. Anzi, lui odia il Natale! Ma lo spirito natalizio di Abby, la gioia che mette in ogni gesto, finiscono per contagiare Dirk che, per la prima volta nella sua vita, inizia a credere nei miracoli.

LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2013
ISBN9788858907634
Un'infermiera da favola: Harmony Bianca
Autore

Janice Lynn

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un'infermiera da favola - Janice Lynn

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Nurse Who Saved Christmas

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2010 Janice Lynn

    Traduzione di Marzia Delli Colli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5890-763-4

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Il dottor Dirk Kelley, nell’abito rosso di Babbo Natale, sedeva su una sfarzosa poltrona dorata, vicino a un grande abete dalle decorazioni scintillanti, e cercava di trattenere sulle ginocchia un bambino molto vivace.

    Abby Arnold, in piedi accanto a lui, lo guardò preoccupata.

    «Sorridi, Dirk, è il momento della foto» gli mormorò dolcemente. Intanto sbirciava, un po’ in ansia, la lunga fila di gente accorsa nel grande Centro Ricreativo Cattolico di Philadelphia, per il tradizionale incontro dei bambini con il panciuto personaggio con barba e stivali. I piccoli gli salivano sulle ginocchia, per confidargli quali doni desideravano trovare, insieme alla calza appesa sotto il camino.

    Con sollievo, Abby vide Babbo Natale inventarsi un sorriso controvoglia, gli occhi azzurri stretti dietro le lenti cerchiate d’oro. Come fosse riuscita lei, infermiera, a far indossare al dottor Kelley il costume di Babbo Natale, per sostituire un volontario sparito all’ultimo momento, era ancora un mistero.

    In realtà Abby, rimasta priva di aiutanti, si era rivolta a Dirk, per mantenere l’impegno preso con il Centro. Chiedergli quel favore le era costato, anche perché, da quando il nuovo dottore era entrato nell’ospedale, due mesi prima, doveva fingere che fossero solo amici, e muoversi con estrema cautela, ignorando le impetuose tensioni segrete esistenti tra loro fin dal primo istante.

    «Allora, cosa vorresti quest’anno, per Natale?» chiese il dottore al bimbo, ridendo forte, con una voce profonda, quasi minacciosa, di sicuro non conforme allo spirito gioviale del personaggio.

    Ma cosa gli prende, pensò Abby. Possibile che da piccolo Dirk non sia mai salito sulle ginocchia di un Babbo Natale, che non lo ricordi in qualche spettacolo alla televisione, nella magia indimenticabile della festa più bella dell’anno?

    Onestamente, Dirk sembrava privo di quel tipo di esperienze, comuni a tutti, nell’infanzia.

    Purtroppo, a parte un episodio di sesso folgorante, esploso tra loro qualche tempo prima, all’alba, dopo una drammatica notte nel Pronto Soccorso, Abby sapeva molto poco su Dirk. L’affascinante dottore l’aveva colpita subito, a prima vista, ma in sostanza per lei restava ancora uno sconosciuto.

    Dirk non le aveva detto nulla del suo passato, ma grazie a quella mattina d’amore, adesso Abby pensava molto a lui, e a quanto le sarebbe piaciuto continuare ad averlo accanto in futuro.

    Il bambino, più o meno cinque anni, tirò su con il naso, iniziando a snocciolare una lunga serie di richieste. «Voglio un nuovo videogioco, il cellulare, l’apparecchio per aumentare la voce, e anche...»

    La lista continuò, con l’aggiunta di dispositivi elettronici sempre più complicati. Ormai di biciclette e guanti da baseball neanche l’ombra, pensò Abby, rassegnata.

    Babbo Natale sollevò le folte sopracciglia bianche, sorpreso. «E dimmi, sei stato davvero così bravo, quest’anno?»

    Il piccolo annuì, passandosi il dorso della mano sul naso umido. «Certo, molto bravo, e buono.»

    «Vedrò cosa posso fare» rispose Dirk, intercettando lo sguardo ansioso della madre del bimbo. «Però, vedi, Babbo Natale deve portare regali anche a tanti altri bambini come te» aggiunse, diplomatico. «Quindi credo che sceglierò al massimo un paio di oggetti tra quelli che desideri» concluse, rimettendolo giù.

    Invece di allontanarsi, il piccolo gli gettò le braccia al collo, stampando un bacio sonoro sulla guancia rossa di fard, applicato con generosità da Abby, per completare il travestimento. «Ti voglio bene, Babbo Natale!»

    Abby osservò la scena, commossa. Vale la pena dedicarsi al volontariato, e organizzare eventi simili, a Natale, pensava, per contribuire a mantenere viva in tutti le atmosfere magiche di questi giorni di festa.

    Solo Dirk, in quel momento, sembrava poco disposto a coglierle. In silenzio, le inviò una disperata richiesta di aiuto. Abby comprese al volo. Tutto ciò che vuole, pensava. Ormai non potrei rifiutargli niente.

    Bastava il suo sguardo, a ricordarle la straordinaria intesa, non solo professionale, che si era creata tra loro, poi culminata nella intensa, perfetta sintonia, anche fisica, di quella mattina, dopo la terribile notte nel Pronto Soccorso. Era stato qualcosa di reale, tangibile, da cui trarre grande conforto, e donarne in cambio.

    D’altronde, Abby era brava nell’aiutare gli altri, nel suo lavoro di infermiera, e anche fuori dell’ospedale; la generosa volontaria di sempre. Chi la conosceva, si aspettava il massimo, da lei, specialmente a Natale.

    «Anche Babbo Natale ti vuole bene, sai?» disse al bambino, toccandogli una spalla. «E non dimenticare di comportarti benissimo, da qui a Natale. Lui ti controllerà sempre.»

    «Anche mentre sono nella vasca da bagno?»

    «No, saprà solo se sarai stato buono o cattivo.»

    Con un sorriso di scusa, la madre si affrettò ad allontanare il figlio, mentre il piccolo si girava più volte a salutare agitando una mano.

    Dirk si alzò in piedi, la figura resa ancora più alta dalla pedana. «Babbo Natale chiede una breve interruzione» mormorò chinandosi all’orecchio di Abby.

    Avvolta dal tepore del suo respiro Abby sentì la vera magia del momento: la forte attrazione per Dirk, il suo incredibile magnetismo, nonostante il costume da Babbo Natale. Calma, pensò, devo ricordarmi dove ci troviamo... Il luogo meno adatto per cedere a certe sensazioni. E alle tentazioni.

    Meglio controllarsi, e ricordare che Dirk aveva accettato di farle un favore, e davvero non era il caso di baciare, con slancio appassionato, Babbo Natale davanti a tanti bambini. Abby si limitò ad annuire, per tranquillizzarlo. Poi si rivolse ai presenti. «Chiedo scusa ai piccoli amici, ma Babbo Natale deve parlare subito con gli gnomi suoi aiutanti, per accertarsi che tutti i giocattoli siano costruiti a dovere» annunciò sorridendo. «Torneremo tra dieci minuti.»

    Qualche protesta salì dalla lunga coda degli astanti. Abby intuì l’esitazione di Dirk, il suo desiderio di non deludere i piccoli. Mi piace anche per questo, pensò, ma aveva compreso che aveva comunque bisogno di una pausa. Lo prese decisamente sottobraccio.

    «Andiamo, Babbo Natale» disse a voce alta. «Seguimi, ti condurrò dove con il tuo telefono speciale potrai chiamare il Polo Nord, e trasmettere le richieste udite finora. Mancano solo due settimane a Natale, gli gnomi dovranno lavorare sodo, no?»

    Dirk annuì, lo sguardo grato, e la seguì, salutando bimbi e genitori con un cenno e un breve sorriso.

    «Ancora non capisco come tu sia riuscita a convincermi a recitare in questa messinscena» mormorò, uscendo con Abby nel corridoio attiguo alla sala. «È pura follia, una commercializzazione totale.»

    Veramente neanche io capisco come mai tu abbia accettato, pensò Abby. Lavorando insieme, aveva compreso presto che Dirk mostrava con i bambini un atteggiamento chiuso, riservato, segno inequivocabile di un certo disagio. Danielle, sua collega e amica, definiva il dottor Kelley il Vero Uomo dei Sogni. Per Abby, invece, Dirk ormai era tutto ciò che desiderava di più per Natale, ma non osava dirlo ad alta voce, neanche a Mistletoe, il suo gatto tigrato.

    D’accordo, Dirk le aveva risolto un problema. Ma gratitudine a parte, non esitò a rimproverarlo. «Ehi, cosa ne è del tuo spirito natalizio?»

    Lui scosse il capo, agitando il berretto rosso bordato di pelliccia bianca. «Non lo so. Devo averlo perduto tra la richiesta di un nuovo computer e quella di una Mercedes-Benz. Dove sono i bambini che volevano scatole di costruzioni in legno e tricicli?»

    Abby si strinse nelle spalle. «Anch’io me lo sono chiesto spesso. Ma siamo nell’epoca tecnologica, forse dovresti aggiornare i tuoi aiutanti.»

    «Sembra ovvio» replicò lui. Appena entrati nella stanza riservata alle pause caffè dei volontari, Dirk sospirò, affranto. «Non credo che resisterò un’altra ora, Abs. Natale non è roba per me.»

    «Sciocchezze, tu non sei come il burbero Scrooge, quello del Canto di Natale di Dickens, vero?» reagì lei, convinta che Dirk non dicesse sul serio. Intanto esultava, perché l’aveva chiamata con il suo diminutivo, e... Insomma, ogni volta che lo udiva, ripensava immediatamente a quando glielo aveva sussurrato, abbracciandola tra le lenzuola. «Invece credo che potrai farcela benissimo» sospirò, con enfasi. «A meno che oggi perfino uomini capaci di resistere non siano un ricordo del passato.»

    «Forse non ci crederai» sorrise lui, con uno scintillio allusivo nello sguardo. «Ma la mia resistenza è ottima. Notevole, direi.»

    Non ne dubito, pensò Abby. Il goffo travestimento non riusciva a celare del tutto il fascino di Dirk, pensava intanto; impressione confermata dagli sguardi ammirati da parte di alcune mamme presenti.

    D’altronde, grazie a quella notte di lavoro particolarmente difficile, penoso, quando avevano lavorato insieme per la prima volta, Abby aveva imparato tutto sulla reale capacità di resistenza di Dirk.

    Se almeno fosse riuscita a dimenticare il vigore che le sue magiche dita sapevano infondere, e con quale energia le aveva donato tutto se stesso. Due volte.

    Al dottor Kelley non serviva certo una slitta volante, trainata da renne, per innalzare una donna ad altezze infinite.

    Forse meriterei un rimprovero, perché continuo a pensare a quella mattina, pensò Abby. Del resto, entrambi si erano detti d’accordo di aver commesso un errore. Ma i ricordi tornavano, insistenti, la spingevano a desiderare di sedersi anche lei, come una bambina, sulle ginocchia di Babbo Natale, per dirgli cosa voleva trovare sotto l’albero, la mattina, al risveglio.

    Una famiglia, per esempio. Abby la sognava da anni. Bambini ansiosi di aprire pacchetti, strappando la carta colorata. Zie, zii, cugini, nonni e genitori, tutti impegnati a preparare una tavola splendida, pronti ad offrire il loro regalo a qualcuno. Il più bello, perché inaspettato. Abby sognava soprattutto un uomo da amare e con cui dividere la vita, un uomo che l’amasse, e che in quel giorno la sorprendesse con un dono speciale, unico, pensato solo per lei.

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