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Fuga tra le tue braccia: Harmony Collezione
Fuga tra le tue braccia: Harmony Collezione
Fuga tra le tue braccia: Harmony Collezione
E-book161 pagine2 ore

Fuga tra le tue braccia: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ossessionata dalla prospettiva di un matrimonio "combinato" Olivia Franklin sceglie proprio la festa di fidanzamento per fuggire all'interno di un furgone per il trasporto dei cavalli di un ignaro allevatore, in compagnia dell'inseparabile cagnolina Puddin. Quando l'aitante allevatore Noah Raybourne si accorge di aver ben due clandestini a bordo, però, il piano di Olivia rischia di saltare. Non solo lui la scambia per una ladra, seppur carina, ma la minaccia di...

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941416
Fuga tra le tue braccia: Harmony Collezione
Autore

Celeste Hamilton

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Fuga tra le tue braccia - Celeste Hamilton

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her Wildest Wedding Dreams

    Silhouette Special Edition

    © 2000 Jan Hamilton Powell

    Traduzione di Maria Caterina Mortillaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-141-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    Olivia sapeva bene che un ricevimento come quello sarebbe stato il sogno di qualsiasi ragazza alla vigilia del matrimonio.

    Una lieve brezza addolciva la serata di fine maggio, mentre il vasto cielo del Texas si tingeva di rosa a occidente, rivaleggiando con le viole del pensiero e le petunie che crescevano intorno al patio. Un quartetto d’archi accompagnava le risate gaie degli invitati e il tintinnio dei calici di cristallo. C’era tutta l’alta società di Austin, ansiosa di partecipare al matrimonio della figlia di Roger Franklin.

    Sì, perché lei era solo quello per quegli sconosciuti che la attorniavano: la figlia di Roger Franklin, che presto sarebbe diventata la moglie di Marshall Crane.

    Tutto qui.

    Olivia posò il suo bicchiere su un tavolino e si allontanò senza che nessuno la notasse. All’altra estremità della veranda suo padre teneva banco, mentre Marshall gli stava accanto sorridente.

    Il giorno successivo, quando lei avrebbe pronunciato il fatidico , sarebbe diventato molto di più del giovane e promettente socio in affari di uno degli uomini più ricchi d’America. Sarebbe entrato a far parte della famiglia. In quel modo sia lui sia Roger avrebbero avuto ciò che volevano.

    E io? Che cosa desidero io?

    Olivia si sentì mancare il respiro. Entrò in casa e salì al piano di sopra, mormorando qualche scusa alle poche persone che si accorsero del suo passaggio. Che strana ironia! Lei era la sposa, l’ospite d’onore della festa, eppure poteva andarsene quasi inosservata.

    Un abbaiare eccitato l’accolse non appena entrò nella sua camera. Una piccola palla di pelo saltò giù dal letto e prese a saltellarle intorno alle gambe. Lei si inginocchiò e accolse tra le braccia lo Yorkshire Terrier.

    «Ciao Puddin’, tesoro. Ciao piccolina.»

    Un fruscio alle sue spalle l’indusse ad alzarsi di nuovo in piedi e a voltarsi in direzione della porta. Sulla soglia in quell’istante comparve Mary Gunther, la sua tata, con le braccia ingombre di abiti.

    «Che ci fai qui?» chiese la donna con quella familiarità che le derivava da venticinque anni durante i quali l’aveva accudita come una madre.

    «Non importa a nessuno se sono alla festa o no. Tutta quella gente è venuta per vedere papà, non me.»

    «Su, su, non dire così...» cercò di rassicurarla Mary col tono che avrebbe potuto usare con una bimba di dieci anni.

    «Ma è vero!» protestò Olivia, osservando dalla finestra il lento avanzare lungo il viale d’ingresso di un camper che trainava un trasporto per cavalli.

    «Non essere stupida» insistette bonaria la tata.

    Il camper si era fermato davanti alle scuderie. Olivia sospirò e si voltò verso la donna. «Sono solo la figlia di un grande uomo d’affari. Non sono un genio come mio padre e neppure una bellezza come mia madre. Non ho niente di speciale. La gente mi rivolge a malapena un paio di sguardi curiosi perché ho trascorso tutta la mia vita sotto chiave.»

    «Tuo padre ha solo cercato di proteggerti, e sai perché.» Il rimprovero nel tono di Mary era evidente.

    Olivia si morse il labbro per reprimere una risposta irriverente. Certo che conosceva le ragioni di suo padre. Roger Franklin, un giovane genio dell’elettronica, aveva impiantato la sua azienda a soli vent’anni. A trentacinque era già miliardario, e aveva sposato la debuttante più ambita di Austin, da cui aveva avuto un’unica figlia.

    Quando Olivia aveva otto anni, però, sua madre era stata rapita. Roger aveva pagato il riscatto, ma la bella Leila Franklin era stata uccisa ugualmente. Da quel momento lui non aveva smesso di biasimarsi per non essere riuscito a impedire quella tragedia, e aveva blindato la vita della figlia per tenerla al sicuro.

    Olivia aveva sempre cercato di perdonare e di capire suo padre per quell’atteggiamento iperprotettivo, benché la facesse sentire come un cavallo selvaggio chiuso in una stalla.

    Aveva accettato le guardie del corpo che l’accompagnavano ovunque, persino durante i suoi rari appuntamenti galanti. Durante il college si era adattata a vivere nella casa di famiglia ad Austin invece che in un pensionato universitario come tutti i suoi compagni. Aveva persino rinunciato alle sue inclinazioni e al desiderio di intraprendere una carriera in campo artistico. Suo padre, d’altro canto, non aveva mai preso in considerazione l’idea di accettarla nella propria azienda.

    Quella sera conosceva pochi invitati alla festa perché suo padre aveva voluto così. Aveva scoraggiato ogni suo rapporto sociale e i pochi amici che la ragazza era riuscita a conoscere al college dopo un po’ di tempo avevano mostrato insofferenza per tutte le misure di sicurezza che scandivano la sua vita.

    Lei trascorreva la maggior parte del tempo lì, al ranch, dove spesso suo padre dava dei ricevimenti. Olivia, allora, interpretava il ruolo della padrona di casa, ma non entrava mai in rapporti amichevoli con gli ospiti.

    Agli occhi di alcuni la sua era una vita idilliaca: nessuna preoccupazione economica, una casa magnifica, abiti firmati, cavalli di razza selezionata, una piscina, campi da tennis... Per non parlare dello stuolo di camerieri sempre al suo servizio e della possibilità di viaggi esotici, sempre che suo padre lo ritenesse sufficientemente sicuro.

    E Olivia aveva tentato con tutte le sue forze di considerarsi fortunata.

    Quando Roger l’aveva spinta a uscire con Marshall dapprima ne era rimasta stupita, poi era nato in lei un sentimento di gratitudine. In quel giovane pretendente aveva visto, infatti, l’opportunità per evadere dalla sua gabbia dorata.

    Inoltre si trattava di un uomo piacevole, colto e di bell’aspetto. Non si era mai illusa di amarlo, ma lo trovava gentile e premuroso, e condividevano molti interessi, dai cavalli, alla musica, ai libri.

    Olivia non vedeva l’ora di trasferirsi nella sua nuova casa al ritorno dalla lunga luna di miele in Europa. Aveva immaginato di condurre una vita normale, serena, lontano dall’ombra di paura nella quale il suo unico genitore l’aveva costretta a vivere.

    Quel pomeriggio, però, Marshall l’aveva informata che sarebbero vissuti lì, al ranch, sempre con le telecamere a circuito chiuso in giardino, le guardie al cancello e qualcuno che spiava ogni loro movimento.

    Quando lei aveva protestato, il suo fidanzato le aveva ricordato che solo lì era al sicuro.

    Al sicuro? Sarebbe stato più appropriato dire in trappola!

    In quel momento Olivia aveva capito che quel matrimonio per lei era solo una via di fuga dalla lussuosa prigione in cui era segregata. Prima di allora aveva cercato di autoconvincersi che desiderava davvero costruire una vita insieme a Marshall, ma ora sapeva che lui era pronto a unirsi a suo padre in qualità di carceriere.

    Per tutto il giorno aveva fantasticato su una possibile fuga. Poteva dare un calcio ai tavoli ingombri di doni nuziali e uscire dalla porta principale. Oppure poteva rubare una divisa da cameriera e scivolare via dall’ingresso per la servitù. O, infine, nascondersi nell’auto di uno degli ospiti...

    Le erano tuttavia tornati in mente i suoi passati tentativi di ritagliarsi degli spazi liberi, tutti falliti grazie all’efficienza delle guardie del corpo. Non poteva allontanarsi neppure per andare al cinema o per fare una passeggiata senza rendere conto dei suoi movimenti.

    Suo padre aveva sempre bollato quelle brevi fughe come prove dell’immaturità di Olivia. La definiva impulsiva e ingenua e la faceva sentire una mezza squilibrata senza cervello. Naturalmente, allo stesso tempo, le diceva di amarla e di volerla proteggere.

    Forse per quello lei non riusciva a odiarlo anche se la faceva sentire inadeguata. Credeva davvero di agire per salvarla, cosa che non era riuscito a fare con sua madre. I rapitori, infatti, erano stati assunti per lavorare al ranch, Roger si era fidato di loro, e lo avevano tradito. Per quello vigilava con tanto zelo sulla figlia.

    Ancora una volta Olivia si sentì mancare il respiro.

    «Stai bene?»

    La ragazza sollevò lo sguardo per incontrare quello preoccupato di Mary, e cercò di controllarsi.

    «Io... io sono solo... eccitata.»

    «Certo che lo sei.» Con un sorriso la tata le indicò l’abito di satin bianco. «Domani indosserai il vestito da sposa di tua madre, percorrerai la navata centrale della chiesa, ballerai al ricevimento al country club e sarai la sposa più bella che Austin abbia mai visto. Il signor Roger e il signor Marshall saranno così orgogliosi di te. E tutti gli ospiti che stanno festeggiandoti di sotto non ti dimenticheranno mai.»

    Sì, l’avrebbero ricordata, ma non avrebbero mai saputo chi era veramente Olivia Kay Franklin. D’altra parte neanche lei sapeva bene chi fosse.

    La porta si aprì con decisione e, non appena Roger Franklin entrò nella stanza, Puddin’ saltò giù dal grembo della padrona per andare a fargli le feste.

    Non era un uomo alto, e non poteva definirsi bello a meno di fare uno sforzo d’immaginazione. I suoi capelli rossi, che la figlia aveva ereditato, erano diventati grigi sulle tempie. Gli occhi scuri, simili anch’essi a quelli di Olivia, illuminavano un viso altrimenti anonimo. Ciò che gli mancava a livello estetico era però ampiamente compensato dalla forte personalità, dal potere, dalla sicurezza di sé e dalla forza che trasparivano da ogni suo gesto.

    «Dovresti essere di sotto con gli ospiti.»

    «Lo so.»

    «Allora perché sei qui?»

    «Avevo bisogno di assentarmi per qualche minuto.»

    «Marshall ti vuole al suo fianco.»

    «Davvero?» Per quanto ci provasse, Olivia non riuscì a evitare una punta di sarcasmo nella propria voce.

    Suo padre sollevò un sopracciglio. «Qualcosa non va?»

    Semplicemente tutto, avrebbe voluto rispondergli. Ma che cosa avrebbe ottenuto? Scosse dunque il capo.

    «In tal caso sarà meglio che tu ritorni alla festa, anche perché io dovrò assentarmi per una mezz’ora.»

    «Come mai? C’è qualche problema?»

    «L’allevatore che acquisterà Royal Pleasure è appena arrivato.»

    Sentire menzionare la

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