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Una famiglia a sorpresa: Harmony Bianca
Una famiglia a sorpresa: Harmony Bianca
Una famiglia a sorpresa: Harmony Bianca
E-book155 pagine2 ore

Una famiglia a sorpresa: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Chloe: Mia sorella Hannah e la mia nipotina sono l'unica famiglia che mi sia rimasta; così, quando la piccola Amy si è ammalata e Hannah è scomparsa, ho dovuto prendere in mano la situazione. Per fortuna è venuto in mio aiuto Jon Lambert, un pediatra dal talento e dal carisma innegabili. La sua vicinanza mi ha sostenuto nei momenti difficili, anche se ha messo in allerta tutti i miei sensi.

Jon: Salvare la piccola Amy è la mia priorità, adesso, anche se questo vuol dire dover stare a stretto contatto con Chloe. Avvicinarmi a una donna e allentare le difese è una cosa che avevo giurato a me stesso non avrei fatto mai più, dopo la fine del mio matrimonio. Ma la determinazione di Chloe, la sua lealtà e la sua sensualità mi hanno aiutato a ricordare che cosa vuol dire avere una famiglia.
LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2018
ISBN9788858986998
Una famiglia a sorpresa: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Una famiglia a sorpresa - Annie Claydon

    successivo.

    1

    I pettegolezzi da ospedale erano come il vento: imprevedibili e soggetti a raffiche improvvise in una direzione o nell'altra. Le notizie potevano facilmente raggiungere l'estremità opposta dell'edificio, prima che le persone coinvolte se ne rendessero conto. Così per Chloe Delancourt non fu una sorpresa scoprire in mensa che si era parlato di lei.

    «Cos'è questa storia del tuo fidanzato che ha una bambina?» le domandò una delle dottoresse più giovani, mentre si trovavano in coda.

    «Il mio fidanzato?» Jake se n'era andato da parecchio tempo e se avesse avuto una bambina sicuramente la cosa non la riguardava.

    Petra accennò un sorriso. «D'accordo, non è il tuo fidanzato. Ma dal momento che è di bell'aspetto, single e vive con te, devi aver dimenticato di dirci qualcosa.»

    «Stai parlando di Jon?» Chloe aveva visto il dottor Jonathan Lambert per dieci minuti, da quand'era andato a vivere in casa sua due settimane prima.

    «Con quanti uomini di bell'aspetto vivi in questo momento?»

    «Uno...» Quei dieci minuti le erano bastati per rendersi conto che era di bell'aspetto e aveva un sorriso delizioso. Ma tutto quello che sapeva di lui era che si trattava di un buon amico del fratello e che teneva il bagno in ordine. Aveva preso servizio in ospedale sei settimane prima del previsto e aveva bisogno di un posto dove stare, visto che i lavori di ristrutturazione nella sua nuova casa non erano ancora terminati.

    «Se ce ne fosse stato più di uno, ti avrei chiesto d'invitarmi a cena nel weekend.»

    Chloe diede un'alzata di spalle. «Puoi venire, se vuoi. Non faccio niente di particolare. Ma saremo noi due. Lui non c'è quasi mai.»

    «Se lavora di notte, non lo vedrai spesso in settimana...» mormorò Petra.

    «E nel weekend trascorre tutto il tempo a casa sua. Non lo incontro mai.» Forse Jon cercava di evitarla. O non voleva disturbare. In ogni caso a Chloe andava bene così. Preferiva non farsi coinvolgere troppo.

    «Be', è qui. Con una bambina.»

    «Che tipo di bambina?»

    Petra alzò gli occhi al cielo. «Due braccia, due gambe... il solito. Una bambina. L'ha chiamata Amy...»

    «Come?» domandò Chloe, passando a Petra il suo vassoio. «Dov'è adesso?»

    «Cinque minuti fa era in Pronto Soccorso. Ha chiesto dell'Ortopedia...» Petra s'interruppe, perché Chloe si era girata di scatto e si stava precipitando verso l'uscita.

    Fece al volo tre rampe di scale e tornò di corsa in Ortopedia. Jon era passato e le aveva lasciato un messaggio, per avvisarla che stava scendendo in Pronto Soccorso. E quando finalmente raggiunse la Pediatria d'Emergenza, Chloe quasi non riusciva a respirare.

    «Sono entrati adesso. Stanza tre» le comunicò la receptionist senza perdere tempo.

    Chloe fece un respiro profondo. Ringraziò e si diresse a passo lento verso gli ambulatori.

    Ma se Amy era lì, dov'era Hannah? E, se Hannah aveva affidato la figlia a Jon, c'erano molte domande che avrebbero dovuto trovare risposta. Bussò leggermente alla porta ed entrò nella stanza.

    Jon stava prendendo Amy dal seggiolino. Doveva essersi vestito in fretta, perché la camicia non era allacciata correttamente.

    La bambina cominciò ad agitarsi, poi sembrò decidere che le braccia di Jon potevano essere considerate un porto sicuro, per lasciarsi andare.

    «Ma che cosa...?» Chloe non aveva mai notato quanto gli occhi di Jon fossero azzurri e tenero il suo sguardo. E nemmeno come i capelli castani, che gli ricadevano sulla fronte, gli conferissero un'aria da ragazzino. Le sue mani forti apparivano incredibilmente grandi rispetto alle piccole dita di Amy.

    «Siediti» le disse lui con gentilezza e Amy si rannichiò contro il suo petto. Non sembrava preoccupata di non vedere la madre ma Chloe non si sentiva per niente tranquilla.

    «Dov'è mia sorella?»

    «Hannah è a casa tua» replicò Jon, guardandola pieno di comprensione. «Siediti...»

    Era chiaro che stesse succedendo qualcosa e che lui non avesse intenzione di dirglielo, finché non si fosse seduta. Chloe spostò la giacca di Jon sullo schienale della sedia. Il suo profumo le pervase i sensi. Ma non era quello il momento, né il luogo... Lo sguardo e il sorriso di Jon la invitavano alla calma. «Dimmi che cos'è successo.»

    «Hannah era preoccupata per Amy. Stamattina l'ha portata dal medico, che le ha diagnosticato un virus. Ma tua sorella non era tranquilla e ha preferito portarla da te.»

    «E...?» Chloe allungò una mano per toccare la fronte di Amy. La bambina aveva le guance arrossate e sembrava avere qualche linea di febbre.

    «Ho parlato con Hannah e ho portato qui la bambina, per una visita.»

    «Ma dov'è adesso Hannah?» domandò Chloe, senza riuscire a nascondere il senso di frustrazione.

    «Ha preferito rimanere a casa tua. Era un po'... agitata.»

    Chloe lo guardò preoccupata. Non c'era bisogno che cercasse di minimizzare.

    «Piangeva e ha insistito per restare a casa, mentre portavo qui Amy.» Chloe alzò le sopracciglia e lui le sorrise. «Stai tranquilla. Ho conosciuto Hannah, quando sono stato a casa di James. Non ha affidato Amy a uno sconosciuto.»

    James le aveva raccontato come un amico gli avesse dato una mano con Hannah e avesse trascorso del tempo con lei, cercando di farla parlare. Ma Chloe non aveva capito che si trattasse di Jon.

    «Quindi sai che Hannah è... vulnerabile.» Anche se vulnerabile non era proprio la parola giusta. Quando voleva, sua sorella sapeva essere forte e determinata. Ma era giovane. E alle volte insicura.

    «So che ha circa dieci anni meno di te e che ne aveva solo nove, quando avete perso i genitori. Che tu e James avete fatto del vostro meglio per occuparvi di lei e che non è stato sempre facile.»

    «No, infatti.» Hannah aveva sempre desiderato vivere con Chloe e lei aveva lavorato duro, risparmiando il più possibile, per potersi concedere una casa adeguata per sé e per la sorella. Ma dopo due mesi che si erano trasferite, Chloe si era ammalata e Hannah era andata a stare da James, senza mai veramente ambientarsi a casa sua.

    «Credimi, Hannah sta bene in questo momento.»

    «Lo sai che ha soltanto diciott'anni? E che il padre di Amy non è presente?» Era scappata di casa due settimane prima del sedicesimo compleanno. Chloe era troppo malata per poter fare qualsiasi cosa, ma James aveva cercato di ritrovare la sorella. E quando c'era riuscito, aveva scoperto che viveva con un ragazzo di diciannove anni, che si era mostrato felicissimo di liberarsene, appena James aveva chiesto, se le nausee mattutine di Hannah potessero dipendere da una gravidanza.

    «Questo lo so. Ma sta bene. Davvero.» Jon sembrava completamente concentrato su Amy.

    «Mi sentirei meglio, se potessi vederla con i miei occhi» affermò Chloe con un tono leggermente accusatorio.

    «Ho pensato fosse meglio visitare subito Amy. Quando lei ha visto che mi prendevo cura della bambina, si è calmata e ha promesso di rimanere tranquilla mentre ero via.»

    «Mi dispiace... Grazie.» Era chiaro che non fosse colpa di Jon. Hannah lo aveva messo in una posizione difficile e lui aveva preso la decisione migliore. Chloe tese le mani verso Amy. «La prendo io adesso.»

    Lui non si mosse. «Perché non lasci prima che la visiti? Il mio turno inizia tra circa tre ore.»

    «Pensi di essere più qualificato di me?» Jon era specializzato in Pediatria d'Emergenza e, anche se era arrivato soltanto da due settimane, si era già fatto la fama di ottimo medico.

    «Sì. E non sono la zia di Amy» affermò lui in tono deciso. «Credo che tu invece saresti molto più brava a trattare con Hannah. Perché non la chiami, mentre vado a prendere lo stetoscopio?»

    Chloe annuì e lui le porse la bambina.

    «Ha due anni, è in regola con le vaccinazioni e non prende farmaci.» Se doveva fare la parte della zia, tanto valeva che desse a Jon le informazioni rilevanti. E facesse le domande giuste. «Che cosa ne pensi?»

    «Non posso dire ancora niente» dichiarò lui, alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.

    Si era svegliato al rumore della porta d'ingresso che si richiudeva e si era alzato, pensando di aver dormito troppo. Poi aveva sentito piangere Amy ed era sceso al piano di sotto, scoprendo che si trattava di Hannah.

    L'ospedale gli aveva chiesto di sostituire un collega e aveva dovuto prendere servizio con sei settimane di anticipo. Così era andato a stare per qualche tempo a casa di Chloe, la sorella di James.

    Il suo appartamento gli rammentava la famiglia che non aveva, ma i lavori di ristrutturazione nella casa appena acquistata gli avevano fornito la scusa perfetta per starsene lontano quando non era in ospedale e tornare a casa quando lei era al lavoro.

    Mantenere il distacco però era impossibile. Dormiva lì, vedeva in bagno ogni giorno gli oggetti di Chloe e la sua roba da mangiare in frigo. Si era già innamorato del suo profumo... Jon tornò in ambulatorio, ripetendosi le ragioni per cui non doveva lasciarsi coinvolgere.

    Lei teneva Amy sulle ginocchia, aveva il telefono infilato tra la testa e la spalla e appariva estremamente concentrata. «Non preoccuparti. Controlleremo che stia bene. Tu come ti senti?» Dopo una pausa accennò un sorriso, apparentemente rassicurata da quello che sentiva. «Bene. Rimani lì, finché non torno. Me lo prometti? Sì... anch'io ti voglio bene.» Terminò la chiamata.

    «Hannah?»

    «Sembra stia bene, ma non verrà in ospedale. Dice che...» Chloe scosse la testa. «Ha una gran paura che la gente non la consideri una buona madre.»

    Jon annuì serio. Spesso erano le madri più affettuose e capaci a sentirsi inadeguate. Ma non poteva dire che i rapporti familiari fossero il suo forte. «Avanti, diamo un'occhiata ad Amy.» Sentiva su di sé lo sguardo di Chloe. Amy appariva agitata. Si concentrò nel tentativo di calmarla, cercando di trasformare la visita in un gioco. «Penso possa trattarsi di un'infezione alle vie urinarie» affermò alla fine.

    «Come puoi dirlo?»

    Anche lei era medico e bisognava tenerne conto. «Ha la febbre, ma non il raffreddore. La pressione è leggermente alta e...» Jon diede un'alzata di spalle. «Le ho cambiato il pannolino, prima che tu arrivassi.»

    «E...?»

    «Nei bambini piccoli con infezione alle vie urinarie la pipì presenta spesso un odore caratteristico.»

    Lei annuì e Jon ebbe l'impressione che le tremassero le labbra. «Non si tratta di una diceria popolare?»

    «È stato statisticamente confermato.»

    «Il che significa che hai bisogno di prelevare un campione di urina?»

    «Sì. Non penso sia necessario inserire un catetere.» Riceveva spesso domande da parte di genitori preoccupati, ma con Chloe era diverso.

    Improvvisamente lei accennò un sorriso e lui ne

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